30/04/19

Eppure...

Eppure mi piacerebbe riprendere a suonare il pianoforte.
Ci vorrebbe un vecchietto, o una vecchietta, con in salotto un pianoforte che ormai non suona più nessuno, che mi accogliesse con piacere un paio di volte in casa sua per permettermi di esercitarmi.
Tanto, probabilmente, sarebbe pure un po' sordo/a per cui non avrei nemmeno ansia da prestazione.

29/04/19

La nuova adolescenza

Dice che sono di nuovo (ancora?) in una fase adolescenziale della mia vita, nella titanica impresa di costruire la mia identità; un'identità che io per prima non (ri)conosco e che ho provato a costruire sulla base di riconoscimenti dall'esterno, e che, dopo qualche fallimentare tentativo, devo ricominciare a costruire con i pezzi che ho già al mio interno. Il problema è che, a guardarli, sono pezzi così malassortiti che sembra che qualcuno abbia mischiato 12 diversi puzzle in un grande sacco, poi vi abbia tuffato dentro la mano, abbia estratto un pugno di pezzi e, mettendomeli in mano, mi abbia detto "Tò, vedi cosa ne cavi fuori".
Sono due pezzi di cornice, quattro solo coi piolini, uno grandissimo ed un altro con alcune macchie di colore fosforescente "glow in the dark".

Ho detto: ma ne verrò a capo mai?
Ha risposto: se dopo un anno e mezzo viene ancora qui vuol dire che vuole farlo.

19/04/19

Passaggio generazionale

Grazie al redivivo stile "oversize", Matilde ha iniziato a indossare il mio giubbotto jeans.
Le sta molto comodo, in effetti, ma lei ne è soddisfatta, e allora, visto quanto è difficile portarla in giro a comprare vestiti, preferisco di gran lunga così.
Certo non mi lascia indifferente l'idea che siamo arrivati al momento in cui mia figlia indossa i miei abiti. Per fortuna per le scarpe siamo ancora mooooooolto fuori target.

E' un passaggio generazionale anche questo.

18/04/19

Andiamoci a prendere questa brutta notizia

Non voglio specificare di cosa si tratta, ma sarebbe stato qualcosa che non mi avrebbe di certo risolto la vita, ma mi avrebbe senz'altro dato una piccola speranza di poter accedere con più facilità a quegli strumenti che forse si che me la possono risolvere la vita.

Dice: "Ma hai controllato sul sito come ti è andata a finire?"
"Non ancora. Dai, controlliamolo insieme, andiamoci a prendere questa brutta notizia"

E infatti la brutta notizia c'era.

Non ci avevo mai davvero creduto, ma ci avevo molto intimamente sperato.

Mi ingozzo di cioccolato e penso a una soluzione alternativa.

17/04/19

Donne fortunate

"Lucy, che cosa è successo?"
"Non è successo niente, Bambino. Torna in salotto da Bambina"
"È sangue? Lucy, ti sei fatta male?"
"Non ti preoccupare, Bambino. Vai a giocare"
"Lucy ti sei fatta male nel culetto? Ti esce il sangue dal culetto?"
"Bambino, vai a giocare con Bambina, ti raggiungo subito"
"Ti esce dal pisellino? Ti sei fatta male nel tuo pisellino?"
"Non ce l'ho io il pisellino, Bambino. Sto solo facendo pipì. Vai a giocare"

Provo enorme invidia per le mamme di quei bambini che dimostrano di non aver mai visto una donna ripulirsi dal sangue, perché significa che queste fortunelle inconsapevoli hanno ancora diritto alla propria privacy durante le varie necessità in bagno.
Le mamme di quei bambini non sanno quanto sono fortunate. E nemmeno le loro tate, probabilmente.

16/04/19

È bastata la parola

Non sono mai stata troppo esigente con le babysitter delle mie figlie. Vuoi anche perché erano già grandi quando ho iniziato ad averne bisogno, ma fondamentalmente gli aspetti che valuto sono, in ordine d'importanza:
- la puntualità
- l'uso corretto della lingua italiana, sia parlata che scritta
- l'iniziativa autonoma nel segnalarmi eventuali avvisi sul diario, materiale scolastico da procurare ecc. a prescindere dalla possibilità che me le comunichino le mie figlie.

Ho avuto babysitter che avevano accudito decine di bambini o alla prima esperienza. Non è mai stato un aspetto che ho indagato più di tanto, ma non me ne pento.

Però ce ne vuole a non avere mai-ma-proprio-mai aver avuto a che fare con un farmaco pediatrico comunissimo...


Sarà anche vero che io ho usato il nome commerciale di un farmaco senza specificare che si trattava di uno sciroppo, ma... quanti zero di bambini hai mai frequentato se pensi che così, per un mal di testa, io chiedo tramite whatsapp alla babysitter di fare una puntura a mia figlia?!
In pratica ha letto la parola "siringa" e il panico che le è esploso in testa le ha offuscato il raziocinio.

Vabbè...

15/04/19

L'amanuense

Quando chiedi al Padre dei Bambini che accudisci se puo, in vista della risoluzione del vostro rapporto di lavoro, scriverti una lettera di referenze che potrei presentare alle agenzie di reclutamento che intendi interpellare per il tuo prossimo impiego, e lui, con il candore che lo ha contraddistinto nei due anni che lo hai frequentato ti chiede: "Certo, con vero piacere, ma... La devo scrivere a mano oppure va bene scritta con Word?"

E tu te lo immagini che si mette lì, di buzzo buono, con carta e penna, novello Dostoevskij, a scriverti una lettera al lume di una lampada a petrolio, intingendo il pennino nel calamaio, e descrivendoti come un perfetto angelo del focolare.

"Grazie, Papà dei Bambini, credo che possa andare bene anche un file Word".

12/04/19

Come i magneti delle zanzariere

Chissà perché due persone, ormai lontane nello spazio, nella vita e nel tempo, ogni volta che si rivedono, anche a distanza di mesi, si "ritrovano" all'istante nel preciso momento in cui si incontrano, come i lembi di quelle fantastiche zanzariere coi bordi magnetici che ci passano in mezzo persone, animali domestici e mostriciattoli selvatici, eppure si richiudono da soli subito dopo il passaggio.

11/04/19

I nodi

Adesso che coniugano i verbi, declinano nomi, aggettivi e pronomi, tutti i nodi della tata terrona vengono al pettine.

"Lucy, mi siedi sull'altalena?"
"Certo, Bambino, ehm... ti aiuto a sederti"

"Lucy, mi scendi dal seggiolone?"
"Certo, Bambina, ti faccio scendere io... gulp!"

Ma niente, due interi anni di "ti siedo io" e "ti scendo io" non possono essere cancellati così d'un tratto.

10/04/19

La proposta

Il vero dilemma non sta nell'accettare o rifiutare una proposta di lavoro che è di pochissimo inferiore all'aspettativa di retribuzione, che se stringi la cinghia di un altro buco nemmeno te ne ne accorgi, quanto nell'incertezza di accettare una proposta comunque sicura e concreta che, però, preclude altre possibilità (immaginarie, potenziali, auspicabili) che potrebbero (immaginariamente, potenzialmente, auspicabilmente) essere più remunerative.

Ma quanto tempo ancora potrò reggere una vita basata sulla precarietà e incertezza?

09/04/19

Le nuvole e quello nero

"Lucy, io voglio prendere le nuvole"
"Lucy, dov'è quello nero?"
"Bambina, le nuove non si possono prendere, sono troppo in alto"
"Lucy, dov'è quello nero?
"Sono troppo in alto?"
"Che cosa, nero?"
"Io le prendo, Lucy, le prendo con la scala"
"Lucy, quello nero dov'è?"
"Bambina, non si possono prendere nemmeno con la scala"
"Nemmeno con la scala lunga?"
"Bambino, ma che cosa è quello nero?"
"Nemmeno con la scala blu lunga di papà?"
"Quello nero, Lucy!"
"Bambina, non si può usare nemmeno la scala blu"
"Dov'è quello nero?"
"Quello nero è a casa!"
"Io le prendo con le mani"
"A casa tua?"
"Guarda, Lucy, con le mani"
"Sì, Bambino, è a casa mia"
"Ecco, guarda, prendo le nuvole"
"E perché è a casa tua?"
"Perché mi andava di portarmelo a casa mia"
"Io ho preso tutte le nuvole con le mani!"
"Serviva per Matilde e Angelica?"
"Brava, Bambina, ora mettile in tasca"
"Metto le nuvole in tasca"
"Sì, Bambino, quello nero serviva a Matilde e Angelica. Poi quando non serve più te lo riporto"
"Io ho le nuvole nelle tasche"
"Poi lo riporti? A quel signore?"
"Le tue tasche sono bellissime"
"Poi riporti a quel signore, Lucy?"
"A quale signore, Bambino?"
"Il signore di quello nero"
"Ah, sì, certo, poi lo riporto a quel signore, sì"

E così ce ne andiamo al parco, con le tasche piene di nuvole, la promessa di restituire quello nero al legittimo proprietario, e il cervello - il mio - che si va spappolando inesorabilmente, giorno dopo giorno.

(Prima che qualcuno lo chieda: non ho la più pallida idea di cosa sia "quello nero")

08/04/19

Chissà perché

Poi una sera ti capita di girovagare sul tuo blog, un blog sul quale scrivi quasi quotidianamente da 11 anni e mezzo, e che in pratica racconta più di 1/3 della tua vita cosciente e senziente, e ci trovi un post del 2007 il cui titolo ti ha incuriosito, soprattutto perché appartiene a una categoria che nemmeno ricordavi di avere mai creato, infatti non ci scrivi più niente da 9 anni, ma che ti riporta alla memoria un tempo, una vita, una realtà che sembrano venire da mille anni fa.
E pensi che c'era stato un tempo in cui vi parlavate, un tempo in cui tu gli parlavi, e non te ne ricordavi, e non lo hai più saputo, e ti viene da domandarti quando, allora, è davvero cambiato tutto, ma te lo chiedi così, per il semplice spirito accademico, senza rimpianti, senza tristezza, senza alcuna vena polemica.
Però ti fa davvero strano.
Non è vero che le cose sono sempre state in un certo modo, no. Le cose hanno *iniziato ad andare* in quel certo modo, ma prima non lo facevano. Chissà perché.

05/04/19

Metodo Montessori bis


Questa è la porta del bagno di casa mia vista dall'interno della stanza.
La frase in siciliano si traduce con una sfumatura minacciosa e perentoria dell'italiano "ti tengo d'occhio".
Il prossimo passo prevede l'installazione effettiva di una fotocamera :-D

04/04/19

Deve raffinare la tecnica

La vedo sgattaiolare fuori dal bagno con fare sospetto. La seguo in camera. Guarda fuori dalla finestra.
"Matilde? Tutto bene?"
Lei continua ad avere quell'atteggiamento schivo.
"Si, mamma, tutto bene"
"Non è vero, non stai bene... Che ti succede?"
"Non ho niente"
La raggiungo. Non mi guarda. Guardo fuori anche io e non scorgo nulla di particolarmente interessante.
"Non è possibile. Che guardi? Perché stai qui a guardare fuori?"
"Volevo guardare fuori. Non posso?"
"Perché stai piangendo? È successo qualcosa?"
Finalmente mi guarda.
"Io non sto piangendo"
"Hai litigato con qualcuno? Che cosa è successo? Perché non mi vuoi raccontare le cose?"
"Mamma non è successo niente! Io non sto piangendo!"
"E allora perché stai qui a guardare fuori?"
"Ma perché, non posso guardare fuori adesso?"

La guardo. Il discorso del pianto l'ho tirato fuori apposta per provocarla. So perfettamente cosa c'è.

"Quindi non è successo niente?"
"No"
"Non stai piangendo?"
"No"
"Allora sei uscita dal bagno saltellando e ti sei nascosta in camera cercando di non farmi vedere la tua parte anteriore del corpo soltanto perché speravi che io non mi accorgessi che eri uscita dal bagno tenendo il telefonino in mano?"
"..."
"..."
"Sì".

Non so se, semplicemente, ero io più scaltra a 13 anni, oppure se davvero lei non è ancora riuscita a ingegnarsi per farmela sotto il naso senza che io, puntualmente, la sgami.

03/04/19

Il cuore e la tenebra

di Giuseppe Culicchia.

Non ho mai letto nulla di Culicchia, nonostante mi abbia spesso incuriosito. Mi sono ritrovata con l'audiolibro tra le nuove uscite audible e me lo sono ascoltato.
È uno stile strano, con toni abbacchiati, e vabbè che l'argomento è triste e angosciante. Non so, non posso dire che mi abbia particolarmente affascinato, ma non mi è nemmeno dispiaciuto. Poi c'è tutto quel meraviglioso ricordo evocativo di Palermo che, ormai si sa, ha un mordente pure eccessivo su di me.
Ottimi, seppur laceranti, spunti di riflessione sulla genitorialità, sulla coppia, sulla gestione della genitorialità all'interno della coppia e quando la coppia si separa che mi hanno risuonato abbastanza, nel bene e nel male, ma più di tutto, alla fine, ciò che questo libro mi ha lasciato addosso è la voglia incontenibile di ascoltare la registrazione integrale della sinfonia numero 9 di Beethoven, suonata dai Berliner Philharmoniker e diretta dal maestro Furtwangler in occasione del compleanno di Hitler, nel 1942.
Devo trovarla.

02/04/19

Il bel giubbotto

Dopo l'aneddoto del maglione dello scorso gennaio, oggi il Nonno paterno mi ha fatto i complimenti per il bel giubbotto di (finta) pelle.
Considerato che a luglio prossimo mi troverò con loro in Liguria, per la settimana al mare che trascorreranno masochisticamente con i Nipotini e la loro tata (cioe io), temo fortemente il momento in cui mi farà i complimenti per il bel costume da bagno.

01/04/19

Forza e coraggio...

...che dopo aprile viene maggio.

Questa è la frase con cui sveglio le mie figlie alle 6.40, ogni giorno scolastico.
La risposta tipica, mentre in genere si rintanano sotto le coperte, è che però siamo ancora a novembre, a gennaio, a carnevale ecc. Tranne oggi. Finalmente oggi è davvero aprile.
Il problema proverbiale del "dolce dormire" però resta.