11/03/25

Faccio paura

Per la prima volta, ieri, una mia allieva adulta ha avuto il coraggio di esternare quello che, probabilmente, anche altri pensano, ma non riuscivano a dire o a confidare nemmeno all'insegnante titolare del centro yoga, ossia che io faccio paura.

Parliamo di lezioni di yoga aereo, disciplina per la quale ho un debole più egoico che yogico - lo ammetto - ma per la quale sembro anche abbastanza portata.

Ieri avrei dovuto seguire la lezione da allieva, invece qualche ora prima l'insegnante ha avuto un imprevisto e mi ha chiesto di sostituirla. Ovviamente ho accettato, nonostante fossi stanchissima, nonostante io voglia frequentare lezioni di yoga anche da allieva, ma quando le ragazze sono arrivate, mi hanno vista ed hanno notato che c'ero io a tirare giù le amache da utilizzare e l'insegnante si stava cambiando, ho sentito una di loro dire all'altra: "Quando c'è Lucy io ho paura".
L'ha detto a voce bassa ma non troppo, quindi non ho avuto difficoltà a riderne dimostrandole che l'avevo sentita. Le ho detto di stare tranquilla, avremmo fatto una lezione normale e tranquilla perché ero già abbastanza stanca.

L'episodio mi ha fatto riflettere, però.
Ho sempre pensato, da insegnante, di dover essere "di più", invece devo solo essere quello di cui gli allievi hanno bisogno. E' stato un bell'insegnamento.

09/03/25

25 anni

Oggi mi concedo un piagnisteo come ai vecchi tempi. Sono passati 25 anni da quel giorno, quando ho ricevuto a casa la telefonata di una  mia ex compagna di scuola che mi comunicava che Andrea era morto.
Non so che tempo faccia oggi a Bagheria, a Torino è cupo, grigio e nuvoloso, ma quella mattina di 25 anni fa splendeva il sole. Io ho guardato ammutolita fuori dal balcone della mia stanza quel panorama di mare che tanto piaceva ad Andrea e il primo pensiero che ho avuto è stato che non lo avrebbe mai più potuto guardare davvero, per sempre.
L'inesorabilità della morte è stato ciò che mi ha colpito di più di tutto. La presa di coscienza dell'irreversibilità del processo. Il "mai più" che era improvvisamente diventato un mai più per davvero. Non ci potevo ripensare, non c'era più speranza di rimediare, di recuperare, di pentirsi, di scusarsi, di riavvicinarsi.
Mai più.
Mentirei se dicessi che gli ultimi 25 anni della mia vita non sono stati fortemente condizionati da quel momento, da quella presa di coscienza. Da quel dolore che esplodeva con tutta la sua magnificenza, marchiandosi senza pietà su ogni cellula del mio corpo, della mia anima, dei miei pensieri e dei miei sogni.
Lo sappiamo solo noi e la persona che mi ha accompagnato che, quando ho organizzato "il commiato" alla mia terra, prima di trasferirmi a Torino, io sono andata di nuovo su quella tomba, e non ci andavo dal giorno del funerale. Sono andata a rileggere il post di allora e lo trovo ancora vero, autentico. Ci stava.
25 anni sono tanti, ma non sufficienti a farmi dimenticare di lui, da vivo, né di lui da morto.
E' stato il primo vero amore tormentato della mia vita. A metà tra un amore corrisposto e non, a metà tra un'amicizia totalizzante e non, tra l'essere vittima e carnefice. Il primo enorme senso di colpa che mi porto ancora dentro e che - in virtù del "mai più" della morte - non si esaurirà; un "buco nel cuore" l'ho sempre definito, ed è ancora così.
Sono passati 25 anni e non riesco a smettere di ricordare la sua voce, il suo sorriso, la sua bravura nel disegno. L'amarezza nel suo sguardo, la rabbia soffocata che qualche volta esprimeva contro se stesso.
Ed io, che affacciata al balcone della mia stanza, lo aspettavo quasi tutti i pomeriggi per studiare insieme, e lo riconoscevo da lontano dal giubbino azzurro, e mi batteva forte il cuore.

Tornerai su questo mondo un giorno, Andrea. Forse per allora il nostro destino sarà diverso, o forse no.

07/03/25

...no, ma stia tranquilla!

Premessa: nel centro culturale che gestisco da ormai 5 anni, ho da poco iniziato a tenere un corso di yoga per bambini organizzato da un'altra associazione. Loro pagano me e l'affitto della sala, fanno la pubblicità e raccolgono le iscrizioni. Io faccio solo l'insegnante di yoga per bambini. 
Credo sia l'esperienza più comoda che abbia fatto negli ultimi 5 anni.

Arriva la volontaria e mi dice che c'è un nuovo iscritto, un bambino che partecipa già ad un altro corso organizzato da loro, ha 8 anni ed è cardiopatico.
Ok.
Ho bisogno di parlare coi genitori, ho bisogno di capire cosa posso e cosa non devo assolutamente fargli fare.

Parlo con il padre (catanese, manco a dirlo) che cade nel primo grande equivoco che riguarda lo yoga in generale e quello per bambini in particolare.
"Mio figlio può fare tutto, tanto è yoga e nello yoga si sta fermi, no?"

Ecco. No.
Io stessa, da allieva, ho momenti ti affaticamento e tachicardia nello yoga standard degli adulti; lo yoga per bambini - proprio perché è *per bambini* - è ancora peggio: ci muoviamo molto, saltiamo, facciamo corsetta sul posto, ci rotoliamo, ci trasciniamo...

Comincio quindi a fare domande più specifiche su cosa può e cosa non deve fare, elencandole. Il padre, bello sereno e tranquillo, mi dice che:
- il bambino ha un solo ventricolo
- può correre e saltellare ma per pochissimo tempo
- non deve cadere o sbattere perché prende un farmaco che interferisce con la coagulazione del sangue quindi può andare incontro a emorragie interne
- se si affatica va in desaturazione, impallidisce e le labbra gli diventano blu.

Quindi conclude con "Ma stia tranquilla, non perde i sensi, basta solo farlo fermare e calmarsi e si riprende da solo".

Tranquilla, certo, come no. Tranquilla che il bambino mi schiatta durante la lezione di yoga, certo. 

Comunque il bambino ha tenuto botta fino alla fine, si è divertito, ha partecipato, ha fatto tutto ed era molto contento di stare con altri bambini. 
Tranquilla no, non lo sono stata, ma felice e grata un poco sì.

05/03/25

Al museo egizio

 


Vuoi non fare le cose stupidine da bambini?

04/03/25

L'ansia a mille

Oggi faccio fatica persino a respirare.

Dovevo dirlo, dovevo scriverlo da qualche parte.

02/03/25

Follemente

Ho visto al cinema "Follemente" ed è stata un'esperienza piena e completa.

Ho riso, ho pianto, mi sono soffermata a riflettere - a volte divertita, a volte amareggiata. Certe situazioni sono - comprensibilmente - un po' tirate per i capelli, ma nel complesso è un film molto carino, divertente e ben fatto. Gli attori sono tutti formidabili, non ce n'è uno fuori posto. Ho trovato molto più simpatici gli uomini che le donne (tranne Giannetta per la quale ho proprio un debole) e certe scene proprio esilaranti, ma mi ha fatto riflettere l'universalità delle paranoie che ci facciamo nella vita, nei rapporti con gli altri, nelle relazioni di coppia... paranoie tutte uguali per tutti quanti.

01/03/25

Il nasino chiuso

"Adesso stiamo tutti dritti dritti, nella posizione del soldato, e facciamo un bel respiro grande grande"
"Io non lo so fare"
"Non sai fare la posizione del soldato? Ma la stai facendo"
"No, sono raffreddata, ho il nasino chiuso, non so respirare"

Non esiste un altro lavoro che possa regalare quotidianamente simili perle.