11/07/25

Il samurai

Il percorso ciclabile che mi porta da casa alla ludoteca, di svolge maggiormente sulla riva del fiume Dora Riparia, uno dei 4 fiumi di Torino.
La Dora è rappresentata come donna nelle due famose statue di Piazza CLN, e in effetti è molto "femmina"; le si addice anche il nome. In città ha un letto variegato, inizialmente attraversa selvaggiamente un parco, creando anche una micro spiaggia dove qualche secolo fa io mi sono persino immersa i piedi, poi viene regolata e instradata in modo molto urbano e controllato, con argini in muratura, ponti futuristici, piccoli dislivelli che creano movimento, fino a darle la gloria lasciandola tornare selvaggia, all'interno di un altro parco, detto "della confluenza", dove si trova il punto esatto in cui si immette nel Po.

Sul tratto che percorro io, a un certo punto il letto si allarga tantissimo e il flusso d'acqua è così placido da sembrare quasi fermo. A me ha sempre ricordato il mare.
Certo, il colore è molto diverso, ma la sua calma è rassicurante, nonché nascostamente infida, perché è comunque un fiume e la sua corrente è forte. E' proprio una donna.

Stamattina, proprio su quel tratto di fiume pacato, stava un uomo di etnia orientale, anziano. 
L'ho visto da lontano, tutto vestito di nero e bianco al punto che mi sembrava in smoking, invece poi da vicino ho visto che indossava una vestaglia, o forse il kimono.
Se ne stava in piedi, dritto e fermo, si sosteneva con una stampella e guardava il fiume.
Io stavo pedalando, l'ho visto bene solo per pochi secondi, ma mi ha colpito molto la sua compostezza e soprattutto quello sguardo. Era proprio assorto, quasi perso.
Mi sono commossa.
Ho immaginato che guardasse il fiume magari rievocando il fiume della terra che ha dovuto lasciare; o forse anche lui in quel tratto di fiume ci vede un'imitazione del mare, ed era al mare che pensava.

Quella visione mi ha colpito molto, sembrava proprio un samurai a riposo.

10/07/25

La vecchia in bicicletta

Buono: ho miracolosamente evitato un ragazzo che attraversava la strada mentre io percorrevo la pista ciclabile.
Meno buono: mi ha urlato che avrei dovuto andare più piano ed io gli ho replicato: "Ma mi vedi? Sono una vecchia in bicicletta! Come potrei andare più piano di così?! Sei tu che sei passato senza nemmeno guardare!"
Simpatico: mi ha dato della str*nza.
Ottimo: in realtà sono una vecchia in bicicletta che va veloce e che ha degli eccellenti riflessi.

09/07/25

Il ciclista umiliato

Non succede con tutti i maschi, ma quando succede è con un maschio.

Da maggio a settembre io mi muovo prevalentemente in bici. In questo periodo in cui lavoro con il centro estivo, esco di casa in bici poco prima delle 7 e ne faccio la mia attività di cardiofitness che dà l'avvio alla giornata.
Non corro davvero, non ne ho il fisico, ma vado spedita. 
Il tragitto è per lo più pianeggiante, tranne un paio di salite toste delle quali una breve ma intensa, l'altra meno in pendenza ma molto più lunga. Entrambe le affronto con grande impegno, prendendomi anche una buona rincorsa e preferisco sentire i quadricipiti urlare piuttosto che scalare la marcia (quello lo faccio solo durante la prima settimana in cui riprendo la bici, poi vado sempre e solo con la sesta marcia, ché altrimenti che ci stiamo a fare?).

Incontro spesso altri ciclisti, anche perché io preferisco sempre fare un giro un po' più lungo - se serve - ma viaggiare il più possibile sulla pista ciclabile.

Ecco, se pedalando al massimo della mia velocità (che potrà essere... boh? 20 km/h? Non saprei nemmeno come misurarla) supero una donna, fosse anche una donna più giovane e più atletica di me, non succede nulla.
Se supero un maschio, di qualsivoglia età, prestanza fisica, etnia e convinzione mentale, niente da fare, dobbiamo gareggiare a tutti i costi.
Stamattina ce n'era uno, che probabilmente si è sentito eccessivamente umiliato, che mi ha tallonato al limite dell'infarto, e lo so perché lo sentivo dietro di me, che passava sopra le foglie secche dopo di me, e ne sentivo il rumore della catena in discesa e che ha avuto la faccia tosta di salire sul marciapiede per superarmi perché la pista ciclabile era impegnata dal furgoncino degli spazzini ed io ho dovuto rallentare quasi a frenare e "dribblarlo" tra le macchine parcheggiate accanto.

L'ho recuperato al semaforo. Sono scattata prima di lui al verde, umiliandolo per la seconda volta, e lui di nuovo mi ha superato passando dalle strisce pedonali invece che dalla pista ciclabile.
E peccato non avergli potuto fare un video mentre, davanti a me, pedalava come un forsennato, come a voler fuggire da questa femmina attempata che, con una city bike scrausissima, aveva avuto l'ardire di superarlo.

Non succede con tutti i maschi, ma quando succede è con un maschio.

08/07/25

Meglio di un horror

"Maestra mio nonno è andato al pronto soccorso!"
"Oh, mannaggia, e come mai, cosa gli è successo?"
"Gli è uscito un verme dalla bocca!"
"..."
"Sì, un verme lungo lungo gli è uscito dalla bocca!"

Ok, non è che dovete proprio raccontarci tutto tutto tutto delle vostre vite familiari...

(No, non ho indagato con i genitori, e non lo farò)

06/07/25

Al sicuro

Solitamente dormo male.
Non solo durante il sonno, ma la posizione da distesa, anche da sveglia se mantenuta a lungo, mi fa risvegliare tutti i dolori, a volte a uno a uno, ma anche tutti insieme. Il mio sonno è sempre disturbato dalla schiena che fa male, dalla spalla che fa male, dal braccio che fa male, dal piede che fa male, dal collo che fa male, dalla mano che fa male. A volte pure dall'anima che - per non essere da meno - fa malissimo e mi fa svegliare in preda a sogni che mi turbano e che mi fanno stentare a riaddormentarmi.

Fatte salve le prime 2 o 3 volte, che ero agitatissima per un miliardo di motivi seri e meno seri, tutto questo non mi succede quando dormo con il Capitano.

I dolori ci sono lo stesso, la spalla, il piede, la schiena ecc ecc. Anche i sogni allucinati e allucinanti ci sono sempre - non tutte le volte - ma ci sono. Però mi riaddormento subito.
Mi giro e rigiro, come sempre, anche avendo paura di disturbare il suo sonno, ma mi basta ascoltare il suo respiro o intuire nella penombra la sagoma del suo corpo disteso accanto a me per chiudere gli occhi e riaddormentarmi.

E tutte le mie paranoie esistono ancora - oh! se esistono! - e anche tutti i miei dolori e per di più c'è anche di sottofondo l'ansia mista a senso di colpa perché se io sto dormendo in quel letto, in quella camera, in quella casa, significa che le mie figlie dormono da sole nei loro letti della loro camera in casa mia, ma non mi intaccano. Ci sono, esistono, si manifestano, mi svegliano, ma basta così. Sento che lui è accanto a me e mi riaddormento.

E' come se, per la prima volta, mi sentissi al sicuro.

05/07/25

Le mie possibilità

Uno dei motivi più comuni che mi mettono in difficoltà rispetto alle relazioni che ho, è scoprire che ciò che generalmente io sono disposta a fare per gli altri non è un'abitudine universale.

Non riesco davvero a capire se il problema è "mio", proveniente dalla mia educazione, dalla mia tradizione familiare, dal mio condizionamento culturale, oppure se è più generale: io sono disposta a fare per gli altri cose che gli altri non farebbero per me.

Ripenso, ad esempio, ai motivi per cui da 4 mesi non sento più su nessun mezzo di comunicazione la mia Amica Palermitana. 
Mi manca? Sì, appena un pelino meno di quanto potrebbe mancarmi l'aria. 
Sono disposta a riprendere il contatto con lei? No.

L'amicizia con lei è nata nella primavera del 2010, io avevo Angelica nella pancia e avevo iniziato la formazione come consulente per l'allattamento al seno; lei era una delle formatrici, nonché la vicepresidente dell'associazione che gestiva un po' tutto quell'ambaradan. Sono 15 anni, mica poco. In questi 15 anni la sua vita è stata turbata da varie vicissitudini personali e professionali, ma la mia ha potuto annoverare eventi ben più tragici e difficili.

Non vuole - non ha mai voluto - essere una gara a chi se la passava peggio, ma io me la sono sempre passata relativamente peggio di lei, eppure sono sempre stata presente oltre i limiti delle mie possibilità. Solo quando stavo effettivamente lavorando, ossia facendo lezione oppure badando ai bambini, oppure al centro estivo ecc, mi sono negata a lei rimandando la telefonata, la videochiamata, la lettura di chilometri di messaggi o l'ascolto di ore di vocali a dopo, utilizzando i momenti di riposo. E lo facevo. Invece di riposarmi io le rispondevo, la ascoltavo, le offrivo il mio punto di vista esterno.

Centinaia di volte mi ha svegliato, mi ha distolto da una lettura, ha impegnato il mio raro momento di pace e silenzio. Eppure l'ho fatto, l'ho ascoltata sempre, l'ho accolta e contenuta sempre.

Anche io ho avuto spesso bisogno di lei, del suo punto di vista esterno o semplicemente del suo orecchio per sfogare la rabbia e la frustrazione delle mie vicissitudini personali, ma lei ha sempre centellinato il suo tempo a mia disposizione, offrendomi slot di disponibilità in base alla sua vita familiare, al clima, alla sua necessità di riposo ecc.

Non gliel'ho mai rinfacciato, né mai lo farò. Non sono pentita di essere stata sempre e comunque presente per lei, ma non posso fingere di non esserci rimasta male quando mi sono sentita dire che lei adesso è cambiata e non è più disponibile ad ascoltarmi sempre e su tutti gli argomenti.

Ecco, questa riflessione l'ho fatta proprio perché mi è capitato un altro episodio, con un'altra persona, alla quale io ho chiesto un favore e mi è stato rifiutato. Non entro nel merito del favore in sé, non è questo il punto. Si chiama assertività la grande capacità di saper dire di no a qualcosa che non ci si sente di fare. E' indice di maturità emotiva.
Però quello che ho pensato è: io, al contrario, lo avrei fatto e non ci avrei trovato nulla di male, così come non ci trovavo nulla di male nel rinunciare al mio tempo di riposo per ascoltare l'Amica Palermitana.

Il terzo giuramento che ho fatto durante la mia iniziazione nell'Ananda Marga è: io giuro di aiutare gli altri nei limiti delle mie possibilità. Il che significa che non posso/debbo mettere a rischio la mia sopravvivenza o la mia salute per aiutare gli altri (non è un genere di sacrificio che viene contemplato nella mia filosofia spirituale: la nostra vita e il nostro corpo sono preziosi e vanno preservati, perché è tramite essi che possiamo continuare ad agire e proseguire nel cammino di crescita spirituale), e allora mi chiedo se sono io che ho una percezione alterata di quali siano le mie possibilità, oppure se queste sono effettivamente superiori alla media degli altri esseri umani.

Io non penso di avere uno spirito particolarmente votato al sacrificio, o al martirio. Non sono una che si autocommisera. Magari a volte mi lamento, ma faccio quel che devo e quel che posso, riesco sempre a trovare le forze per farlo, e quando non le trovo mi fermo. L'ho fatto diverse volte.

Ok, questo post ci ho messo quasi una settimana intera a scriverlo. E' nato da una riflessione velocissima, ma le giornate complicate mi hanno impedito di scriverlo subito. 
E' rimasto in bozza per diverso tempo e ogni volta che lo ampliavo perdevo sempre di più il filo della riflessione iniziale, quindi ormai lo pubblico così, senza nemmeno ricordarmi che diamine avessi voluto dire.

Questa cosa mi ha fatto molto riflettere. Mi sono chiesta se è il mio grado di "gentilezza" nei riguardi degli altri che è superiore alla media o se, invece, non è

04/07/25

Amico/a del mio risveglio

Mi sveglio ogni mattina alle 5 per fare la meditazione paincajanya. 

A volte è facile, altre volte meno, raramente non ce la faccio, perché magari ho fatto particolarmente tardi la sera prima oppure perché - da grezza essere umana quale sono - ho voglia di dormire ancora un'altra oretta.

Il punto fermo dei miei risvegli antelucani, però, è lui/lei: il pianeta Venere, la stella del mattino.
Quando apro gli occhi alle 5, lui/lei è lì a guardarmi e dirmi che sì, quella è la mia strada.

Non a caso quando ho finito, intorno alle 5.40, non si vede più.



03/07/25

Cose che non vorresti mai vedere #48

La tavoletta del wc con delle allarmanti strisciate marroni e un pezzetto di carta igienica per terra che sembra coprire qualcosa di corposo e scuro di forma vagamente cilindrica, dopo che un bambino di 4 anni che frequenta il tuo centro estivo esce dal bagno sorridendo e dicendo: "Maestra ho fatto tanta cacca e mi sono pulito da solo!".

02/07/25

Ma come si fa?

"Maestra, non ci crederai! Mentre venivamo qui abbiamo visto un ragazzo sul motorino senza casco!"
"No, ma non mi dire!"
"Sì, nemmeno io ci potevo credere! E gliel'ho pure detto alla mamma!"
"Che assurdità! Ma come si fa ad andare in motorino senza casco?!"
"Eh, infatti... io gliel'ho detto alla mamma... ma come fa quel ragazzo ad andare in motorino senza casco!"

Piccolo bambino che frequenti il mio centro estivo... come potrei, io, raccontarti di quando a 15 o 16 anni sono stata la quarta passeggera portata da uno scooter molto in voga all'epoca, si chiamava Amico e non per niente, ma proprio perché ci si portavano su gli amici, e se il proprietario ne aveva tanti di amici, ecco, semplicemente ci si faceva secchi secchi e ci si andava tutti insieme.
Davanti, accucciata dietro il manubrio, la proprietaria che guidava praticamente coi denti, le due più rotondette si dividevano il sedile, tirandosi in dentro la pancia, ed io, la magrolina del gruppo, sedevo su quel vago accenno di portapacchi posteriore. La ragazza davanti a me mi teneva dalle ginocchia.
I caschi non si usavano. Forse non li avevano ancora inventati, o forse non erano cool perché rovinavano le acconciature. Vuoi mettere potersi fregiare del titolo "Ragazza più pettinata dell'obitorio"?

"Ma infatti, tesoro, ma come si fa?!"

01/07/25

L'uomo col cane

Un uomo vestito con pantaloni lunghi neri, camicia bianca a maniche lunghe, tutta abbottonata, e cravatta grigio scuro allacciata. Porta a spasso un cane, tenendolo al guinzaglio.
Ma non è tanto il suo abbigliamento, nonostante ci siano 37°. Non è nemmeno quello sguardo stralunato che gli caratterizza il volto (vestito in quel modo con questa temperatura...).
L'aspetto più strano e vagamente inquietante sono i guanti che indossa: rossi, da giardiniere, con il palmo gommato di nero.