15/04/13

Quattro etti d'amore, grazie

Uno dei piaceri della domenica mattina è poter tornare a letto, dopo colazione, a leggere un libro mentre Schroeder e le bambine fanno sanno-loro-cosa-tanto-non-mi-riguarda. Un piccolo piacere che ho iniziato a concedermi da pochi mesi, forse da quest'inverno, quando Angelica ha finalmente capito che, anche se non mi vede, io continuo a esistere e che, spesso, la compagnia di suo padre e sua sorella è molto più divertente e variopinta della mia.

Ecco. Uno dei piaceri della domenica mattina di ieri è sfumato in una nuvola tiepida. Ho letto le prime 70 pagine del libro in oggetto (fresco fresco di tipografia/libreria/portafogli) e mi son detta: "Bah... forse se ca##eggiavo su feisbuc mi piaceva di più".

Ma chi mi conosce sa che, proprio perché aspirante e disperata scrittrice emergente (o immergente, non so), do sempre una seconda e anche terza possibilità ai romanzi che non mi "prendono" subito. Per rispetto all'autore che, in qualche maniera, ha impiegato il suo tempo, la sua fantasia, le sue energie e il suo cervello in quel lavoro che io ho tra le mani.
L'autrice in questione, tra l'altro, è Chiara Gamberale, della quale ho ADORATO "Le luci nelle case degli altri".

Ieri sera, dunque, ho impiegato un'altra oretta nel proseguimento della lettura e solo quando mi sono accorta che gli occhi scorrevano su parole che non leggevo, mentre la mia mente era persa altrove (fenomeno e immagine, tra l'altro, di cui si parla proprio in un paragrafo di questo romanzo), ho mollato. E mi dispiace, mi dispiace un sacco, perché il suo romanzo precedente è uno dei libri più belli che io abbia mai letto negli ultimi anni, uno dei pochissimi che secondo me sono valsi i soldi spesi. Ma questo no. E' di una noia mortale. Sono arrivata quasi a cento pagine e non è ancora successo niente.

Si tratta dell'alternarsi dei monologhi delle due protagoniste, un'attrice famosa e una mamma qualunque, che fanno la spesa nello stesso supermercato e si sbirciano i carrelli a vicenda, immaginando, dal contenuto, la vita l'una dell'altra. Va bene, per le prime 30-40 pagine va bene come presentazione dei personaggi, dell'ambientazione ecc, ma poi... qualcosa deve pur accadere, no? E non mi puoi trascinare in questo modo per 100 pagine, fosse anche se l'evento straordinario accadesse a pagina 101!

Niente, a malincuore, lo inserisco tra le mie arance vaniglia, non posso fare diversamente.
Magari tra un anno gli do un'altra chance.

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