Sembra ieri, ma è passato un anno.
Sembra un secolo fa, ma è passato un anno.
Esattamente un anno fa mio marito Schroeder se ne andava di casa, dopo un interminabile mese e mezzo di estenuante convivenza da separati-che-nessuno-ancora-lo-sa.
A distanza di un solo anno, la situazione ha vissuto peripezie e capriole inenarrabili, il nostro rapporto, il nostro modo di relazionarci ha fatto evoluzioni acrobatiche che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Io sono passata attraverso tutte le gradazioni possibili di emozioni e sentimenti.
Ho perso 9 chili (di lacrime).
Ho creduto che tutto avrebbe potuto salvarsi, e poi che era ormai definitivamente morto. Ho creduto che entro pochi giorni sarebbe tornato indietro strisciando, e avrei preteso di vedere proprio le striature del sangue sull'asfalto, quando lui si fosse fatto in ginocchio il pellegrinaggio del perdono da casa sua a casa nostra, prima di riaccoglierlo in casa e salvare la famiglia.
Non è stato così.
Lui, imperterrito, ha perseguito la sua nuova strada e il suo nuovo intento.
Ho provato dolore, molto dolore.
E tutti se ne meravigliavano intorno a me. Chi mi istigava all'omicidio, chi mi suggeriva di trasformarmi in un incubo prosgiuga-finanze, chi mi consigliava di rendergli la pariglia.
E tutti che si stupivano.
Tu non sei arrabbiata. Come fai a non urlare? Come fai a non avere voglia di rompergli la faccia?! Tu sei addolorata, e questo è ancora peggio, perché lui ti ha fatto un male immenso ma tu non riuscirai mai a vendicartene! Perdonarlo?! Ma come ti può saltare in mente?
E così via.
È passato un anno, eppure sembra ieri, eppure sembra un secolo fa.
È passato un anno e solo da poco sono riuscita a prenderne le distanze. Da quel dolore, quell'umiliazione, quell'implosione.
È passato un anno e sono più serena.
È passato un anno e, per festeggiare, me ne vado a fare un pupazzo di neve a Torino.
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