Quindici anni fa era una giornata più tiepida e primaverile di questa. Il cielo era d'un azzurro più intenso, il sole riscaldava di più, il mio cuore era più vivo e presente.
Poi la telefonata.
E d'un tratto quel cielo azzurro s'è fatto nero, il sole si è raggelato e il mio cuore... beh, il mio cuore è stato attraversato da un proiettile che ha creato un buco, netto e ben delineato, dai contorni neri e bruciacchiati.
Ed è curioso come, a distanza di tanti anni e nonostante il mio cuore ormai - tranne sporadiche comparsate - sia praticamente inesistente, quel buco c'è ancora, ancora ben distinto al centro di un nulla, eppure se mi concentro mi sembra quasi di vederlo ancora fumare, come nell'istante successivo al passaggio del proiettile.
Sono quindici anni che sei morto, Andrea, ma non ne basterebbero centocinquanta per risanare quella ferita.
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