E poi un giorno ti siedi al tavolo della tua cucina da un lato che non è quello dove ti siedi di solito, così, giusto per cambiare prospettiva ogni tanto. Il tuo sguardo si posa su un foglio appeso alla parete della vetrinetta che si può vedere solo da quell'angolazione. E' un foglio che hai scritto poco più di due anni fa, il giorno dopo che ti è successo questo, e che raccoglie tutti i numeri di telefono da contattare in caso di necessità. All'epoca, l'hai scritto proprio per assicurarti che Matilde potesse chiamare aiuto, se serviva. E la mente va indietro nel tempo, proprio a quegli istanti, proprio a te, quando, seduta in lacrime sul divano di casa tua, scrivevi quel post. Sembra ieri.
Se solo potessi, vorresti tornare indietro nel tempo, proprio a quella sera, proprio a quel momento lì, a quando la te del passato ha cliccato il tasto "pubblica", e sedertici accanto, e abbracciarla e rassicurarla. Dirle rapidamente: "Stai tranquilla, andrà tutto bene. Io vengo dal futuro e posso assicurarti che, tra alti e bassi, ce la farai".
Ed è proprio lì che parte l'angoscia. Pensi questa cosa e automaticamente scoppi in uno dei più inconsolabili pianti della tua vita. Perché le ragioni sono altre, ma anche tu, adesso, tu del presente, ti senti in balia di un mare in tempesta, sballottata a destra e a manca da mille decisioni da prendere o non prendere, da scelte da fare o non fare, e ti guardi indietro e vedi che ce l'hai fatta ma se provi a proiettarti in avanti non sai se ce la farai ancora, e in che modo, e su quale strada e per quanto tempo ancora.
Mentre ti asciughi le lacrime, pensi che vorresti che si materializzasse la te del futuro, proprio lì e in quell'istante, a rassicurarti e a dirti: "Stai tranquilla, io vengo dal futuro e posso assicurarti che, tra alti e bassi, ce la farai".
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