Non ho mai più visitato la tomba di Andrea dopo il suo funerale.
Spesso, in questi 17 anni, sono passata in macchina dallo svincolo autostradale per il paesino dove si trova sepolto, ed ogni volta mi sono ripromessa di farcela, una volta, un gita fuori porta e con l'occasione fargli visita. Non l'ho fatto mai. Non so il perché. Forse perché tanto non scappa, sta lì e ci resterà per sempre.
Ma adesso sono io che me ne sto andando, sono io che non starò più qui. Chissà quando se ne riparlerà di passare di nuovo lungo quell'autostrada. Me ne sto andando e sto organizzando la tabella dei saluti alle persone più care. Era doveroso inserire anche lui.
E così ci sono andata. Ci sono andata in compagnia, perché forse andarci da sola sarebbe stato peggio, ci sono andata di proposito, deviando dal percorso più veloce appositamente per passare da quel paesino, e ci sono andata partendo presto la mattina per essere sicura che il cimitero fosse ancora aperto.
E' stato un piccolo sollievo accorgermi di ricordare quasi precisamente la localizzazione della cappella di famiglia. Nonostante 17 anni di vita intensa e ricca, non ho dimenticato quel giorno, quel momento, quel dolore.
Dopo aver girovagato guidati in modo sbagliato e confuso dal guardiano, ho seguito il mio istinto e i miei ricordi, e l'ho trovato.
L'ho salutato. E' stato rassicurante, doveroso, triste. Importante.
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