I bambini che accudisco, invece, sono abbastanza sereni riguardo al sonno e non lo ritengono né un deprecabile segno di debolezza morale (come lo considerava Matilde), né un piacere da concedersi solo se tramite una tetta in bocca (come accadeva con Angelica). Quasi autonomamente, se uno dei due ha sonno, raggiunge gattonando il primo dei cuscini cosparsi sul pavimento della stanza dove stiamo, e poco a poco si addormenta. Se, invece, si sentono nervosi ed hanno bisogno di un rilassamento preventivo, mi salgono addosso, io li cullo un po' (spesso a turno, ma è anche capitato di averli addosso entrambi: quanto è capiente il corpo di una donna-mamma?) poi si spostano da sé sul cuscino e dormono ed io, memore delle passeggiate interminabili, e le notti insonni, e il logorio e la tentazione di sbattere la testa al muro, a volte la mia, a volte quella di una delle mie due figlie, resto sempre allibita ogni volta che succede.
Chissà come li hanno impastati per farli nascere così.
Elisa uguale. Ogni tanto spariva e se ne era andata a letto.
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