"Mamma, i miei compagni mi chiamano nana"
Ecco. A saperlo nemmeno te lo chiedevo com'era andata la giornata a scuola.
Che Matilde sia bassa è vero. Era già la più bassa della sua classe a Bagheria, figuriamoci nella classe degli spilungoni del nord. Purtroppo i Van Pelt sono alti (io sono sempre stata alta tra le mie coetanee) ma gli Schroeder sono bassi, e nella lotteria dei geni, tutte e due le bambine hanno optato per la statura paterna in favore della bellezza materna.
Ma poi rifletto: quando io andavo in seconda media, i miei compagni hanno iniziato a prendermi in giro per il mio naso. Non passava giornata in cui io non piangessi, o non mi trattenessi dal piangere. Certo, per alcuni versi avevano ragione: il mio naso è orribile, e lo era ancora di più sul viso di una ragazzina, ma loro erano davvero crudeli. Disegnavano alla lavagna la mia caricatura, mi chiamavano con un soprannome che mi offendeva. Da quel che mi dice, i compagni di Matilde si limitano a dirle "nana" ogni tanto, ma al contempo c'è anche qualcuno che invece la definisce "pucciosa".
E poi la più grande differenza è la mamma.
Non voglio che sembri che mi lamento sempre di come i miei genitori hanno svolto il loro compito, ma quando io ho raccontato la stessa cosa, il mio disagio è stato sminuito con un "lasciali perdere", quasi come se il mio dispiacere, il mio senso di offesa e umiliazione fossero esagerati, e finiva che sbagliavo io a prendermela. Non che pretendessi giustizia da parte loro, ma a volte la vera differenza sta nelle parole che si scelgono.
"Tesoro mio, è vero che sei bassina, ma mettila così: quando sarai adulta potrai indossare tranquillamente tutte le scarpe col tacco che vorrai, senza temere di far sfigurare l'uomo che ti starà accanto. Tu lo sai che, ad esempio, persino a piedi scalzi io sono più alta di papà... Ecco, nemmeno al nostro matrimonio ho indossato scarpe col tacco alto, ed è una cosa che mi è sempre dispiaciuta. La mia altezza, che magari qualcuno mi invidia, per me è stata una condanna alla femminilità. E per gli abbracci. Ogni volta che qualcuno mi abbraccia è sempre alla pari, invece... vieni qui, guarda... vedi com'è bello sentirsi avvolta nell'abbraccio di una persona più alta di te? Puoi poggiare la testa sul suo petto e sentirne battere il cuore"
"E' vero, è bello, fa sentire protetti"
"Già"
"Allora, se rimango una nanerottola potrò sfoggiare scarpe coi tacchi"
"Sì"
"E magari mi metto dei tacchi così tanto alti che divento più alta di te e ti posso abbracciare io così"
Io non vedo l'ora.
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