"E' un peccato, un grande spreco, un tempismo sbagliato.
Mi hai lasciato a fine inverno, quando eravamo già usciti dai giorni più gelidi, dalle notti di neve, dai cieli più grigi. Mi hai lasciato proprio quando avevo imparato a riscaldarti le mani, avevo imparato a dosare nella giusta proporzione l'acqua e le erbe per la tisana della sera, avevo imparato a cogliere il momento giusto per andarmene e lasciarti dormire.
E' un peccato non poterti affrontare in primavera, non poter imparare altro su di te. Non saprò mai arginare la tua energia che si risveglia; non potrò scoprire se il sole di Torino ti riscalda adeguatamente, o se anche qui il polline ti da allergia.
E' un grande spreco poterti guardare distrattamente mentre ti vesti più leggera. Ho assistito al declino dall'autunno all'inverno, mentre ti coprivi sempre di più, maglia su maglia, lana su cotone, trasformandoti nella più affascinante delle befane fuori stagione, che per arrivare a sfiorarti la pelle mi sembrava di non arrivare mai, e anche quando credevo di essere giunto c'era ancora una maglietta a difenderti. Adesso ti vedo: finalmente non copri più il collo, e trovo che sia un grande spreco il fatto che ormai sia così a portata di baci, ed io non abbia più il permesso per farlo.
E' un tempismo sbagliato, il nostro, devo proprio dirtelo. Mi hai preso quando non ero ancora pronto a darmi, né tu eri pronta a ricevere. La vita ci ha fatti un po' strani e ingarbugliati, lo ammetterai. Siamo stati le persone sbagliate, l'uno per l'altra e viceversa, compresa l'ostinazione con cui abbiamo insistito e tenuto duro per mesi e mesi. Eravamo sbagliati, ma non volevamo ammetterlo. Ci siamo amati in modo sbagliato, con aspettative sbagliate, nei tempi sbagliati. E mi hai lasciato, persino, nel tempo sbagliato. Hai scelto la fine dell'inverno, hai scelto la primavera. Mi hai concesso di te il periodo peggiore; mi stai negando quello migliore.
Che tempismo sbagliato. Che spreco. Che peccato."
"Soli, d'inverno, è cosa da morire!", cantano Mimì e Rodolfo sul finire del terzo atto della Bohème di Giacomo Puccini, "Mentre a primavera c'è compagno il sol".
Certo, alla fine lei muore, va bene, non è esattamente un buon auspicio, ma l'analogia mi ha colpito.
***Disclaimer: non ho mai ricevuto questa lettera, né ho mai ascoltato queste parole. Non faccio scempio dei sentimenti e della privacy altrui con tale mancanza di rispetto. E' frutto di una fugace riflessione MIA odierna, mentre guardavo il mio riflesso sullo specchio del bagno che pulivo. Ma anche il fatto che queste parole io le abbia solo immaginate (desiderate?) accentua ancora di più il senso di peccato, spreco e tempismo sbagliato.***
Peccato, spreco e tempismo sbagliato sono esattamente le parole che uso per descrivere molto di quello che mi succede (e che a te è successo).
RispondiEliminaC'è un così tanto spreco di felicità che mi sembra davvero una follia.