Piccola lista di premesse:
1) Anche se nessuno riteneva importante farlo, sto insegnando ai bambini che accudisco a chiamarmi per nome. In questo blog fingeremo che mi chiamino "Lulù" in quanto ripetizione della prima sillaba del nome Lucy. Ho trascorso interi pomeriggi a chiedere "Chi sono io? Come mi chiamo?" E loro trionfanti e gioiosi "Lulù!"
2) Io ho poca tolleranza verso i bambini che urlano come unico modo di comunicare.
3) Pur non essendo tenuta a farlo, in quanto non sono figli miei, mi spendo parecchio nella loro educazione, principalmente perché trascorro con loro circa 11 ore al giorno, e poi perché non sarei capace di fare soltanto la guardiana, e lo faccio a modo mio, ossia empaticamente e mettendo a frutto tutto il tempo impiegato a studiare la comunicazione efficace e l'approccio contenitivo e confortante, anche quando il Bambino urla, ossia per il 60% del tempo che trascorre sveglio e senza cibo in mano.
Corollario alle premesse:
- In quanto essere umano, ogni tanto anche io sclero.
***
"AAAAAAH!"
"Che succede, Bambino? Perché urli?"
"AAAAAAH!"
"Sto cucinando la pappa, ma non è ancora pronta. Bisogna avere un po' di pazienza"
"AAAAAAAAAAAAH!"
"Sì, ho capito che hai fame. Tra qualche minuto sarà pronta la pappa. Gioca insieme a Bambina"
"AAAAAAH!"
"Il tempo trascorre più in fretta se giochi"
"AAAAAAAAAAAAAAAAH!"
"Bambino, non urlare, per favore. Io non sono sorda e non ci voglio diventare. Gioca con Bambina. Guarda. Bambina sta giocando con le pinzette per il bucato"
"AAAAAAH!"
"Vabbè, Bambino, fai quello che vuoi. Io sto cucinando e più in fretta di così non posso fare. Tu non vuoi distrarti, preferisci urlare, va bene, fai quello che vuoi. Vuoi passare il tempo a urlare? Urla. Chi sono io per impedirti di urlare?"
"Lulù"
E' questo che mi frega. Che poi mi fanno ridere.
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