C'è il metallaro col chiodo in pelle nera, i capellacci lunghi e sciolti, barba e cuffie alle orecchie. Lo immagino studente universitario, ma non saprei dire di cosa.
C'è la signora in bici col casco giallo fluo, che mal si abbina al suo outfit da dirigente di un qualche ufficio della pubblica amministrazione.
C'è il ragazzino di prima, massimo seconda liceo, col bomber rosso e blu, e l'espressa pulita di chi studia tanto e bene.
C'è il ragazzo con gli occhiali, capelli neri e ricci, baffi e barbetta, con cappotto lungo e nero, e la valigetta di chi lavora disegnando.
Queste quattro persone sono i miei punti fermi lungo il tragitto da casa al lavoro. Lì incrocio quasi quotidianamente e quasi sempre negli stessi punti della strada.
Probabilmente abbiamo gli stessi orari, al punto che in base alle nostre intersezioni posso capire se sono in anticipo o in ritardo.
Sono sicura che anche loro mi notano, e mi annoverano tra le persone fisse dei loro tragitti giornalieri, magari definendomi: la ragazza con la sacca rosa, che cammina parlando sempre al cellulare.
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