Tempo fa, parlando con un amico in linea generale degli obiettivi di un percorso di psicoterapia, gli ho detto che il lavoro dello psicoterapeuta non è dare consigli o suggerire strategie di comportamento, né lasciare semplicemente che il paziente si sfoghi. Lo psicoterapeuta ti aiuta a trovare le parole adatte a definire ciascuno stato d'animo, pensiero, emozione o sentimento che vivi. E - grande magia - a scoprire che effetto ti fa quella parola, pronunciata ad alta voce, in quel momento, in quel luogo e per descrivere e definire quello che stai provando.
In queste prime sedute di psicoterapia ho già trovato due parole che hanno avuto in me un effetto forte:
- Nemico. Mentre raccontavo delle storie più o meno stabili, lunghe, durature e coinvolgenti che ho avuto dopo la fine del mio matrimonio (che hanno seguito un corso all'apparenza diverso tra loro mentre, ad un'analisi più accurata, ho notato che seguivano tutte lo stesso schema), la parola che mi è risuonata in mente parlandone è stata "nemico". La dottoressa mi ha fatto notare che, generalmente, il termine che si usa per definire un uomo con cui si ha una relazione è "compagno". 1-0 per lei e palla al centro.
- Dipendenza. Parlando delle ultime settimane trascorse dopo la fine della relazione con l'Amico Nerd, ho raccontato di alcuni aspetti pratici che abbiamo dovuto concordare e che riguardano le mie "dipendenze" nei suoi riguardi. La dottoressa mi ha chiesto perché parlassi proprio di "dipendenze", dato che sembravano più semplicemente "legami". 2-0 per lei, fine primo tempo.
Adesso mi ritrovo mesta negli spogliatoi, a riflettere e interrogarmi, in attesa di tornare in campo. Non ho speranza di rimontare, subirò una sconfitta, ma forse riuscirò a rifarmi alla giornata di ritorno.
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