Ci vado per argomenti, perché in ordine cronologico rischierei di ripetermi.
Il climaIl primo scontro con la città è stato di tipo climatico. Noi, belli freschi come tre quarti di pollo, siamo partiti con bagaglio leggero sotto tutti i punti di vista. Io che sono freddolosa, ho voluto fare l'azione di portarmi una maglietta a maniche lunghe, ma sapevo che sarei stata derisa dai miei fratelli. Siamo partiti da Malpensa che c'erano 35°; io coi jeans lunghi, ma solo perché non mi ero fatta la ceretta; i miei fratelli invece in pinocchietti e t-shirt. Atterriamo a Copenhagen e il comandante annuncia un generico "Tempo buono anche se un po' ventoso", però quando l'aereo (pieno di danesi di ritorno dalle vacanze in Italia) si è fermato e tutti si sono alzati dai loro posti, hanno tirato fuori dagli zaini i giubbotti e i maglioni, e a quel punto noi tre sprovveduti ci siamo guardati preoccupati. Usciti dall'aereo sembrava di essere entrati dentro un frigorifero. Poco male, ci siamo detti, arriviamo in città e ci compriamo qualcosa di più coprente, tanto erano solo le 5 del pomeriggio. Il problema è che lì i negozi chiudono inderogabilmente alle 17.30 quindi siamo stati tutta la serata a correre e tremare, e bere per riscaldarci.
In albergo abbiamo dormito coi piumini (e mio marito mi diceva che era barricato a casa con l'aria condizionata a mille perché c'erano 42°). Insomma, siamo stati bene, freschi, anche troppo, ma l'aspetto più insolito è stata la totale assenza di umidità nell'aria, nonostante il mare, i laghetti, i canali e tutta l'acqua nei dintorni, siamo stati una giornata intera a pedalare sotto il sole e non abbiamo versato nemmeno mezza goccia di sudore. Probabilmente è un buon posto per disestatare (quale sarà il corrispettivo estivo di "svernare"??)
Il ciboNon sappiamo cosa mangiano i danesi, per due ragioni, anzi tre.
La prima ragione si aggancia alla storia dei negozi che chiudono alle 17.30. Noi, gente del sud, siamo abituati a calcolare l'ora di cena in base al tramonto: è impensabile, per noi, cenare prima che cali il sole. Lì, che alle 22.30 c'era ancora luce, la cena viene servita tra le 18.30 e le 20. I nostri pancini hanno iniziato a brontolare verso le 21 e non abbiamo trovato un posto "danese" che fosse aperto e disposto a sfamarci. C'erano aperti i cinesi, i Mc Donald's e i ristoranti italiani. Ora... vi pare che ce ne siamo andati in Danimarca per mangiare un big mac, due involtini primavera o un piatto di tagliatelle col ragù? Non ci siamo arresi prima di aver girato tutto il centro storico (mentre il solitamente nauseabondo odore di frittura dei cinesi cominciava a diventare interessante) e alla fine abbiamo deciso per un tristissimo Burger King, pena il digiuno. L'indomani abbiamo deciso di fare man bassa alla colazione dell'albergo, e così il pranzo se n'è andato coi panini col salame, mentre la sera ci siamo imbucati al gay pride e abbiamo mangiato ad un chiosco tailandese... insomma: siamo stati due giorni interi a Copenhagen e non abbiamo idea di cosa mangino i danesi.
Però ho adorato alla follia il loro pane: si sbizzarriscono con gli impasti, mescolando tra loro i semi, e allora c'è il pane coi semi di zucca, quello coi semi di girasole (il mio preferito), quello coi semi di papavero ecc... ma la cosa meravigliosa è che i semi sono proprio nell'impasto e non solo in superficie, come si usa qui coi semi di sesamo... Buono, buonissimo...
Il bereLo avevamo stabilito prima ancora di partire: andiamo lì per berci tutti i tipi di birra possibili e immaginabili. Orbene: in Danimarca sono due le birre danesi più famose, la Tuborg e la Carlsberg. Alla fine, però, nei pub servono solo la Carlsberg, sebbene abbiano tutti i bicchieri (sia di vetro che di plastica) marchiati Tuborg.
Ho bevuto in quei due giorni più birra di quanta non ne abbia bevuta negli ultimi sei mesi, ma c'è da dire una cosa: è davvero molto leggera seppur corposa e saporita. Insomma, non è leggera perché è annacquata, ha un gusto ben definito e preciso, però ha una gradazione alcolica inferiore a quella che arriva, poi, in Italia. Forse è per questo che ne bevono a fiumi, oppure è il contrario: la fanno più leggera proprio perché è costume locale quella di berne almeno 4 pinte a serata. Comunque non ho avuto mai un attimo di annebbiamento (come invece mi capita bevendo quella italiana) e non può essere soltanto una questione di freddo o di abitudine...
Acqua, invece, non ce n'è. Non c'è in tutta la città una sola fontanella di acqua potabile: l'acqua te la devi comprare (e anche cara! una bottiglietta da mezzo litro costava 15 corone, circa 2 euro!) e anche nelle fontane grandi, con gli spruzzi e tutto il resto, l'acqua è al detersivo! Davvero! C'è la schiuma e un profumo di bucato appena fatto!
E allora, ecco perché in quei due giorni ho bevuto sempre e solo birra.......... :-D
I Danesi
Belli, bellissimi.
Probabilmente ci sono due razze diverse, ben distinte e poco mescolate: gli elfi e i vichinghi. Ci sono persone, sia uomini che donne, bellissimi ed eterei, coi lineamenti finissimi e delicati; li vedi fare i commessi al supermercato oppure i meccanici di biciclette ma ti dici che è impossibile, che dovrebbero fare i modelli o quanto meno mettersi dentro una vetrina per farsi ammirare dagli altri esseri umani.
Poi ci sono i vichinghi: faccie crude e dure, lineamenti selvaggi e guerrieri; li vedi fare i commessi nei supermercati o i meccanici delle biciclette ma ti dici che ce li vedevi benissimo, mille anni fa, con l'elmetto cornuto sulla testa, la clava e la pelle d'orso addosso a saccheggiare i villaggi o ad ammazzare un'alce e mangiarne la carne cruda.
Sono, tuttavia, un popolo freddo e poco incline ai rapporti interpersonali. Li vedi da soli o in gruppi di sole donne o soli uomini, e anche le famiglie o le coppie non si toccano, non si tengono per mano, non si sorridono.
Mentre eravamo lì c'erano le olimpiadi gay e, non so se per questa ragione oppure è così anche in tempi normali, si vedevano moltissime coppie omosessuali in giro. Paradossalmente erano loro quelli che chiacchieravano seduti al tavolino del pub, o che camminavano tenendosi per mano... Popolo strano.
L'arte
Non esiste.
Come avevo già avuto modo di notare, due anni fa, girando le capitali del Baltico, a quelle latitudini non hanno nulla, in confronto all'Italia, e allora si capisce come mai, quando vengono qui, ogni sgorbio li lascia a bocca aperta. Il loro vero problema, probabilmente, è che con il terremoto della riforma luterana, si sono persi il barocco cattolico. Loro non hanno immagini sacre, il loro rapporto con Dio è molto intimo e puro; le loro chiese sono vuote: intonacate di bianco e basta, scarne. Non siamo stati solo a ubriacarci, eh!, siamo anche entrati in una chiesa, ma non c'era niente: un grande palazzone tutto bianco e pulito. Deludente.
Inoltre, un altro grande problema che hanno dovuto affrontare fino a tempi recenti è quello degli incendi. Anche questo discorso vale per Stoccolma o per Helsinki: le case erano tutte costruite in legno e attaccate tra loro: bastava che qualcuno si dimenticasse una padella sul fuoco che si incendiava tutta la casa, e una volta che ne partiva una andava a finire che si bruciava tutta la città. E' anche per questa ragione che non esistono edifici veramente "storici". Copenhagen è stata distrutta dall'ultimo grande incendio a metà dell'800, quindi si capisce che non esiste nulla prima di quella data.
La sirenettaLa più grande delusione in tutto il viaggio.
Molto poetica, senza dubbio, ma è nascosta e poco valorizzata: infilata alla fine di un porto lontano dal centro storico, posata su uno scoglio difficile da raggiungere (un paio di turisti sono finiti col cuBo a mollo per arrampicarsi a farsi la foto!) insomma... l'intero turismo di tutta la nazione si fonda su quella statua, ma è davvero sovrastimata...
Io capisco che, probabilmente sempre nell'ottica dello stretto rapporto con la natura e la naturalezza che contraddistingue questo popolo, abbiano deciso di farla "verosimile": a grandezza naturale e posizionata lì dove sarebbe credibile vedere la piccola sirena che guarda malinconicamente la nave nuziale del principe che si allontana ed esce dal porto, ma insomma...!
Il costo della vita
Copehagen è una città cara, carissima. Non si può davvero comprare nulla, a cominciare dai francobolli, che costano 8 corone, ossia qualcosa come 1,10 euro, quasi il doppio rispetto a quanto costano in Italia e così anche tutto il resto: il pane, il prosciutto, i succhi di frutta, i gelati...
E per concludere...
Il mio gesto illegalissimoSu consiglio di un amico che c'era già stato, non mi sono portata contanti dall'Italia per fare il cambio di valuta, perché le agenzie di cambio ci fanno una cresta esagerata, quindi mi aveva suggerito di arrivare in città e prelevare da un bancomat per avere la sicurezza che fosse applicato il tasso di cambio ufficiale. In effetti abbiamo verificato, coi miei fratelli, che la differenza per cambiare o prelevare 50 euro si aggira nei dintorni dei 4,50 euro che significa il 10% di differenza, che sono un sacco di soldi!
Quindi, non avendo io, poveretta e mischinella, un mio bancomat, sono partita con quello di mio marito. Ho prelevato l'equivalente di 100 euro ma se ne sono andati in due giorni, quindi la mattina del giorno della partenza, che avevamo deciso di dedicare all'acquisto dei souvenir, ero praticamente asciutta di contanti e ho deciso di usare il bancomat di mio marito per pagare anche nei negozi.
Il problema è che nei negozi non vale come bancomat, ma solo come carta di credito, quindi non si digita nessun pin, bensì si deve firmare la ricevuta di pagamento.
Immaginate la mia faccia quando la commessa mi ha messo davanti lo scontrino e la penna: io che parlo un inglese pessimo cercavo di spiegarle che non volevo firmare, ma volevo digitare il pin. Lei, che era cinese e che parlava l'inglese che aveva imparato dai danesi, non capiva. Alla fine, le ho indicato a gesti il tastierino numerico e lei mi ha mostrato lo scontrino con la linea tratteggiata su cui firmare.
Ho pensato: adesso mi arrestano... se mi chiede anche il documento sono completamente fottuta.
Ho deglutito, ho fatto finta di essere scema e non aver capito, ho impugnato con sicurezza la penna e, sorridendo, ho scritto a chiare lettere "Schroeder" sulla ricevuta.
Forse la cinesina si chiede ancora come mai, dopo aver firmato, mi sia dileguata frettolosamente masticando un rapidissimo "goodbye"...
In definitivaE' stato un viaggio stupendo: una parentesi di spensieratezza e serenità che negli ultimi anni non avevo mai conosciuto.
Non so se lo rifarei concretamente, ma la voglia ce l'ho. Chissà...
5 commenti:
Dunque, se ho capito bene, birra a fiumi, clima freddino, abiti leggeri e non una goccia di sudore. Come avete fatto per la pipì? Se voglio andare in Danimarca seguendo le tue orme devo sapere anche questo...
Antonella
P.S. Il tuo resoconto di viaggio è molto interessante, dovresti mandarlo alla Lonely Planet.
fantastico diario di viaggio! ecco dov'erano quelle casette colorate, le ho viste perché ci sono stata...
ti posso tranquillizzare sul cibo danese: non hai perso nulla. nulla che valga la pena, a parte il pane. e le aringhe che, se piacciono, son davvero buone.
non mi esprimo sulla sirenetta và! abbiamo scarpinato per ca. 4 km, tutto il molo, di sera, stanchi morti, per poi vedere questa nana con una pinna appollaiata su un sassetto e pure di spalle (giustamente guarda le navi che entrano nel porto).
però copenhagen è veramente bella e anche malmö, in svezia, collegata a copenhagen dal ponte.
anche la danimarca ha il suo fascino, ci son stato troppo poco per assaporarlo temo...
Che si provasse una forte delusione vedendo la sirenetta lo avevo già letto da qualche parte, ma sono sicura che tutto il resto sarà valsa la pena. Bentornata!
Katya
sono in partenza x la danimarca e la norvegia e dopo aver letto il tuo racconto e quello di un'altra blogger sono corsa a mettere pile e giacche a vento nel camper....è che da qui, dai nostri 40° con umidità 96% riesce difficile immaginare che tra pochi giorni dormiremo col riscaldamento acceso...e nn vedo l'ora!
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