Capisci di essere tanto stanca quando chiudi un attimo gli occhi sull'autobus e li riapri alla fermata appena successiva alla tua. Per fortuna.
30/01/25
27/01/25
Vuoti
25/01/25
Ai tuoi tempi...
24/01/25
Sfida ardua
22/01/25
I voti di yoga
21/01/25
Il mio record
Mattina: due lezioni alla scuola dell'infanzia
Pomeriggio: due lezioni alla scuola primaria
Sera: due lezioni con gli adulti
Fino a fine febbraio questa è la mia agenda del martedì. A questo sono sopravvissuta, ai prossimi chissà.
20/01/25
Solo stress
18/01/25
Mi ricorda qualcosa
16/01/25
Dare un nome alle cose
Stamattina mi sono svegliata con la morsa dell'ansia alla bocca dello stomaco, e non mi capitava da diverso tempo.
Inizialmente non sono riuscita a capire che cosa l'avesse scatenata. Mi sentivo preoccupata per qualcosa. Preoccupazioni economiche? Quelle ci sono sempre. Preoccupazioni sulla salute? quelle ci sono sempre. Per non parlare della preoccupazione costante nei confronti delle mie figlie.
Qualcosa era imploso, qualcosa di non ben definito, e mi stava corrodendo da dentro.
Allora ho preso in mano il mio diario cartaceo, ed ho iniziato a scrivere lasciando che la penna scorresse per tradurre in segni colorati i miei pensieri.
Ho sempre fatto una netta distinzione tra ciò che scrivo al pc e ciò che scrivo a mano. Al pc vengo colta dal narcisismo letterario e, complice il dispositivo che lo permette, leggo e rileggo e correggo ciò che scrivo. Quello che scrivo a mano, invece, no. Non lo rileggo nemmeno.
Da questo punto di vista, il diario che scrivo a mano ha un valore molto terapeutico, molto di più di questo blog, ad esempio.
Ho lasciato fluire i pensieri, quindi, e alla fine è venuto fuori, gli ho dato un nome.
Dare i nomi alle cose è importante. Ci permette di riconoscerle e soprattutto da loro la giusta dignità di esistere. Perché io credo che ogni cosa, anche lo schifo più schifoso, ha la sua dignità di esistere. Anche il male, anche la crudeltà, anche la cattiveria hanno dignità di esistere, perché solo riconoscendo la loro esistenza, e quindi dando loro la "dignità di esistere", possiamo agire per modularli, trasformarli, metabolizzarli, combatterli o quel che crediamo sia necessario fare.
Dunque è fondamentale che tutto, anche un disagio, anche un "mostro" che causi un attacco di ansia, abbia un nome e una sua dignità di esistere.
Il mio mostro si chiama "senso di colpa".
Da qualche giorno mi ritrovo, consciamente e inconsciamente, ad evitare il Capitano, a rimandare l'occasione di restare a dormire da lui, a rifiutare di incontrarlo adducendo scuse che non reggono molto.
La verità è che mi sento in colpa.
Mi sento in colpa perché sono felice e innamorata, innamorata e amata. Felice.
Mi sento in colpa nei confronti delle mie figlie, a lasciarle da sole in casa mentre io "vado a spassarmela" col mio fidanzato; ma forse mi sento in colpa nei confronti dell'Ingegnere più di tutto.
Mi sono resa conto di avere paura che lo scopra, che venga a sapere che ho un fidanzato. E non perché mi senta legata a lui, ma solo perché mi sento di avergli fatto tanto male in questi anni, tanto male nell'accanirmi a stare con lui, ma soprattutto a lasciarlo da solo. L'ho rivisto sabato scorso e mi ha fatto tanta pena. E' un uomo solo.
Lo so che non sono responsabile per lui, ma ci sto male.
Ecco, adesso gli abbiamo dato un nome e quasi un volto.
L'ansia poi è sfumata, e sono fiduciosa nel fatto che probabilmente non tornerà, non per questo stesso motivo, per lo meno. Ma sono altrettanto convinta che finché non scioglierò questo nodo del senso di colpa non riuscirò a godermi appieno questo nuovo amore e questa nuova vita.
Ma come si fa?
15/01/25
Cose da non dire a un'insegnante di yoga #6
"Ma fate yoga con la chitarra? E che pezzi suonate?"
(Sì, io suono la chitarra durante le lezioni di yoga coi bambini, perché trovo che renda bellissimo il momento del canto del mantra. No, io non "suono pezzi" come fossi una cantante)
12/01/25
Questa benedizione
La cosa più bella non è stata, semplicemente, fare l'amore.
La cosa più bella non è stata, semplicemente, restare per altre due ore abbracciati.
La cosa più bella non è stata, semplicemente, cantare insieme le "nostre" canzoni.
La cosa più bella non è stata, semplicemente, il suo "Grazie" dopo una condivisione.
La cosa più bella sono state le sue lacrime, dopo che ho risposto che io mi sento grata all'Universo per questa benedizione.
Tra tutto ciò che amo del Capitano, una delle cose più belle è la sua capacità di emozionarsi in maniera trasparente e libera dalla paura del giudizio.
10/01/25
Reperti archeologici di scrittura
Io ho sempre scritto.
09/01/25
Quando vai dal parrucchiere
Quando vai dal parrucchiere è sempre una scommessa. Entri con una certa idea, parlando col parrucchiere ti fai un'altra idea e ne esci con qualcosa che non assomiglia né alla prima né alla seconda.
(Li tagliamo molto o poco? - Poco - Dite sempre così)
Quando vai dal parrucchiere è come una specie di mix tra una seduta di psicoterapia, una partita a scacchi e il ballo della Bella e la Bestia.
(Hai un carattere forte, una personalità originale, e poi hai un riccio naturale bellissimo, e così tante sfumature di colore che sembrano fatte apposta e invece sono tue: meriti un taglio che ti rappresenti nella tua non banalità - Sì, va bene, ma vorrei che restassero così e cosà - D'accordo ma ti propongo anche questa piccola variazione - Ma sì, va bene, mi fido)
Quando vai dal parrucchiere, il vero giudizio lo puoi avere l'indomani mattina, quando sul nuovo taglio ci dormi su.
(Ma chi c'è qui in bagno con me, nel riflesso dello specchio? Ah, già, sono io col mio nuovo taglio di capelli)
07/01/25
Diario di coppia
Dalla Sicilia ho portato su l'ultima scatola di libri, cd e altre cose che erano ancora nella vecchia casa di Bagheria e che non avevo ancora portato a Torino. In pratica è appena finito ufficialmente il trasferimento iniziato nel 2017.
In questa scatola ho trovato molti libri a cui tengo, alcuni a cui tengo un po' meno, un quaderno di racconti da me scritti a mano dal 1999 al 2002, i miei diari scritti a penna stilografica con inchiostro colorato negli anni 2002-2003 e un diario di coppia che scrivevamo Schroeder ed io nel 2002-2003.
E' stato molto strano rileggerlo. Non mi ha fatto quell'effetto-nostalgia che temevo, ma è stata un'esperienza curiosa.
E' stato curioso immaginare il mio ex marito che mi scriveva quella cose, leggerle col senno del poi. E mi sono proprio chiesta a quale punto del nostro matrimonio, della nostra unione, è finito l'incantesimo. Quando si è rotta la nostra unione.
Boh, dopo tanti anni mi sembra strano stare ancora qui a parlarne o a ripensarci, ma non riesco a non farlo.
06/01/25
L'aspetto positivo
L'unico aspetto positivo dell'essere tornata in una città fredda e grigia come Torino, è stato rivedere il Capitano.
Durante i giorni trascorsi giù ci siamo sentiti quotidianamente, ci siamo mancati vicendevolmente ed abbiamo desiderato entrambi di rivederci.
Ho di nuovo trascorso la notte da lui e più sto con lui, più ho la sensazione che è ciò che ho aspettato per 46 anni.
Mi fa ridere, rasserenare, emozionare, commuovere nel modo esatto in cui l'ho sempre sognato.
Sono grata all'Universo, per aver permesso che le nostre strade si incontrassero.
04/01/25
Tornate
E' stato difficile, forse più delle altre volte. E' stato difficile andare, è stato difficile stare, è stato difficile tornare.
Non lo so perché, ma quest'anno ho sentito di più la fatica. Ovviamente non una fatica fisica, bensì emotiva.
E' stato emotivamente difficile partire trascinandomi dietro le ragazze che non avevano (più) nessuna voglia di andare in Sicilia. Nemmeno per rivedere il papà, nemmeno per rivedere la famiglia, nemmeno per l'idea di vacanza.
Eravamo sulla porta di casa quando Matilde ha detto che non voleva partire. Ho usato la mia autorità genitoriale per spiegarle che ormai era troppo tardi per discuterne. Gli altri non lo sanno, ma è probabile che quello appena trascorso sia stato l'ultimo natale che hanno trascorso insieme. E pazienza.
E' stato emotivamente difficile stare. Non sono più abituata a queste lunghe convivenze coi miei genitori, per quanto siamo una famiglia allegra e giocherellona, che annovera anche parecchi elementi scassaca##i. Bello, sì, ma 5 minuti.
E' stato emotivamente difficile andarsene. Non mi capitava da anni di piangere nei giorni precedenti la partenza. Ho pianto anche poco fa, appena arrivate, quando ho parcheggiato la macchina in garage.
Mi mancherà il mare, più di ogni cosa. Forse mi manca anche il senso di sicurezza che provo, comunque, quando sono giù dai miei genitori. Lì torno ad essere figlia, torno a pensare che andrà tutto bene perché se qualcosa va male ci sono i miei genitori ad aiutarmi.
Questa volta è stato proprio pesante.