29/10/24

La piccola passeggera innocente

 "Io mi chiamo Lucy", ho detto stamattina alla ragazzina seduta sul sedile passeggero della macchina che ostruiva il passaggio per la mia macchina.

Mi è sembrata l'unica cosa sensata da dire, mentre - dopo averle chiesto il permesso - sono entrata nella sua macchina, mi sono seduta al sedile del guidatore, ho messo in moto e fatto un metro in retromarcia per liberare lo spazio per poter passare io con la mia macchina.
Che altro avrei potuto fare? Era stata lasciata lì da sola, dentro una macchina in doppia fila, insieme al telefono del guidatore che lei aveva provato a chiamare per almeno 3 minuti cronometrati con l'orologio, il mio.
Avrà avuto 15 o 16 anni.
"Io mi chiamo Alessia" mi ha risposto, e poi si è profusa in mille scuse. "Io non so ancora guidare", ha aggiunto.
"Non ti preoccupare, abbiamo risolto", le ho detto sorridendo.
Poi ho sperato che chi l'aveva lasciata in macchina mi desse il tempo di andarmene prima di ritornare, perché la piccola Alessia di 15 o 16 anni non aveva nessuna colpa, ma chi guidava la macchina e l'aveva lasciata lì me lo sarei mangiato così, crudo e scondito, che da vegetariana mi trasformavo in cannibale senza che nemmeno se ne accorgesse.

27/10/24

Una gioia

 Lo chiameremo Il Capitano, e ci metto pure l'articolo.

L'ho conosciuto online diversi mesi fa. E' uno scrittore, è un musicista, è un nerd. E' anche un ingegnere, ma non si può avere tutto nella vita, ed evidentemente io ho un samskara ancora in sospeso con gli ingegneri.

E' un mio amico.

E lo sta diventando per davvero, in una relazione così anomala che soltanto io potevo averla. Ci scriviamo quotidianamente, ci raccontiamo le nostre cose, ci teniamo compagnia a distanza. Ogni tanto ci incontriamo, all'incirca due-tre volte al mese perché gli ho chiesto di aiutarmi a migliorare nel suonare la chitarra. Poi, ovviamente, è anche un pretesto per vedersi e scambiare due chiacchiere di persona.

Non è amore, anche se forse ad oggi è il sentimento che più di tutti gli si avvicina. Non c'è nemmeno troppa attrazione fisica. Io lo trovo un bel ragazzo, ma non ci faccio i "sogni". Lui mi trova attraente, ma non riesce a scindere il corpo dal cuore, ed è ancora fortemente innamorato della sua ex.

Sì, in realtà un "approccio" c'è stato qualche settimana fa, ma non ha portato a niente, quindi è evidente che non è quello il nostro destino. 

Però insieme stiamo bene. Il tempo che trascorriamo insieme scorre velocemente, parliamo tanto, ridiamo, ci arrabbiamo, ci confidiamo.

Lui mi insegna a suonare la chitarra, ed io lo sto davvero facendo. Ho scoperto che posso sul serio imparare a suonare la chitarra, al di là dei 4 accordi che mi servono per il kiirtan. E cantiamo anche.

Alla lezione di oggi c'è stato un momento in cui mi sono sentita felice, dopo tantissimo tempo che non mi capitava, ed è stato proprio durante un "duetto" con lui. Stavamo suonando e cantando "La canzone del sole", ed eravamo ben accordati e sincronizzati.

Non è amore, anche se forse ad oggi è il sentimento che più di tutti gli si avvicina. E oggi, con lui, mi sono sentita ancora capace di essere felice.

25/10/24

Cose da non dire a un'insegnante di yoga #4

 Io, parlando con la mamma di un mio piccolo allievo: "Bene, mi dai il tuo numero di telefono?"
Lei: "Certo... #######"

Lui: "...e ai papà non lo chiedi il numeri di telefono?"

Io l'ho sempre detto che la parte più difficile del lavorare coi bambini e dover avere a che fare con gli adulti.

24/10/24

Le cose che mi mancano di te

 In effetti ridevamo spesso. Anche se ero io, per lo più, che ti facevo ridere per le mie mille idee strampalate e le duemila pazzie che ne derivavano.

Mi manca la certezza di tornare a casa con qualche aneddoto irritante da raccontare, su genitori, insegnanti, personale di segreteria scolastica ecc, ed essere certa che tu mi avresti ascoltato.

Mi manca la sensazione di farti sentire utile, importante e indispensabile quando, arrivati alla pompa di benzina automatica, fermavo la macchina e ti dicevo "Il pieno, grazie" e tu sorridevi, scendevi e facevi il pieno, tutte le volte.

Mi manca la tranquillità che alla cena delle ragazze pensavi sempre tu, e talvolta anche al pranzo quando lavoravi da casa, ed io ti dicevo che eri ossessionato, che loro potevano anche cavarsela da sole, ma adesso che spesso devono cavarsela da sole, mangiano solo piadine con la filadelfia e uova a occhio di bue.

Mi manca che quando tornavi a casa dopo una giornata pesante mi chiedevi un abbraccio.

Mi manca la certezza che quando avevo un problema tu avevi spesso la soluzione.

Mi manca il tuo gatto, che doveva essere mio, che lo avevo voluto io, l'ho cercato e adottato io ed ha pure il mio nome e numero di telefono impressi nel microchip, ma ha scelto te dopo 24 ore che era in casa con noi.

In effetti ci volevamo bene. Ma a quanto pare non era sufficiente per dare un senso ad una vita insieme, ad una convivenza.

23/10/24

La telefonata

 E comunque, quando usate il telefono di lavoro per chiamare l'insegnante di yoga e avere informazioni sui corsi per bambini, ricordatevi che, per quanto una possa avere la coscienza pulita specchiata e immacolata, a vedere arrivare una telefonata da certi intestatari un accenno di batticuore e sudorazione fredda la può avere facilmente chiunque.



22/10/24

Che nostalgia! Che tempi!

 Una cosa buona di un trasloco fatto in fretta è che quando cerchi qualcosa di non fondamentale importanza, non hai idea di dove l'hai infilata nella fretta e nella furia di sgomberare la casa nuova dagli scatoloni. Ti ritrovi, dunque, a frugare lì dove hai messo le cose-che-poi-glielo-troviamo-un-posto e scovi certi reperti archeologici che non ricordavi nemmeno di avere ancora con te, e invece scopri che hanno letteralmente attraversato gli oceani del tempo e dello spazio.

E così ritrovi la targa di premiazione del concorso letterario del liceo, quando hai vinto. E appena guardi la scatola riemerge dai meandri della memoria l'immagine di te, piena di orgoglio, che inserisci dentro la confezione una copia della poesia che è stata premiata. Apri la scatola, sollevi il supporto della targa ed eccolo lì, un foglio di carta ripiegato. Lo apri e riconosci facilmente i tipi della macchina da scrivere Olivetti di tuo padre, elettrica quindi modernissima, con la quale hai dattiloscritto quella poesia per presentarla al concorso. Era l'anno scolastico 1995/1996.
Che nostalgia! Che tempi!
Quindi decidi di approcciarti al testo e rileggere la poesia.
Mentre la leggi le parole ti vengono automaticamente richiamate in mente: dopo 29 anni potresti ancora recitarla a memoria.
Che nostalgia! Che tempi!
La rileggi.
Ti soffermi un attimo a riflettere.
Ti ricordi esattamente tutti i turbamenti interiori ed esteriori che te l'hanno ispirata, tutti gli sconvolgimenti emotivi di te diciassettenne, adolescente sfigata e disadattata della provincia palermitana, piena di brufoli, paranoie di tutti i tipi, disagi assortiti e altre amenità simili.
E poi ti dici: ma quanto fa schifo sta poesia?!
Eppure te l'hanno premiata.
Forse eri raccomandata, oppure eri l'unica a partecipare.


21/10/24

Forse sono rotta

 Certe volte non riesco a capire se sono io che non riesco a notare la mia "stranezza", semplicemente perché la vivo da dentro, oppure se in realtà è tutto normale così, e le mie caratteristiche appartengono alle normali peculiarità individuali di ciascuno di noi.

La mia "stranezza" è che sono dissociata tra il corpo e il cuore. Mi affeziono senza desiderare; desidero senza amare.

Inutile mentire: da qualche mese ho avuto un po' di "storielle". Giusto per ingannare il tempo, giusto per riprendere l'attività, giusto per non dimenticarsi di come si fa, dato che la mia ultima crisi sentimentale mi ha ingabbiato per più di un anno e mezzo di assenza totale di quel genere di roba.

Mi ero persino convinta di riuscire a rinunciarvi del tutto, tanta era la non voglia di chiudere quella relazione. E no, non sono mai stata capace di fargli le corna.

Da quando ho lasciato quella relazione e quella casa ho avuto alcuni incontri. Due sono andati "fino in fondo", ma si sono fermati lì. Uno l'ho bloccato io prima che potesse incamminarsi ancora su quel sentiero. Un altro è ancora lì in sospeso. Lui mi corteggia come un pazzo, come non sono stata corteggiata mai in vita mia, ma non so. Non capisco se è semplicemente un collezionista o se è un pazzo. Di sicuro io non voglio essere una collezionista, e siccome non sono per niente coinvolta sentimentalmente, a parte quella comprensibile affezione che può nascere quando ci si comincia a frequentare, a parlare, a raccontarsi... no, non credo che concluderò. Però, dannazione, il mio corpo reagisce. Reagisce eccome. Chattare con lui è come vivere una sessione costante di preliminari. Va a sollecitare la mia vanità, il mio ego. Il mio volermi sentire desiderata, cosa che raramente mi è capitata in vita mia, e forse le uniche due volte è stato con un uomo che per giunta era ancora sposato, quindi non se n'è fatto ovviamente nulla.

Ma com'è possibile che la mia mente dice "Che idiota!" e il mio corpo commenta "Oh, sì!"

Si guarisce da questa forma di dissociazione? Perché sento proprio una rottura dentro, come se fossi composta da due metà distinte e separate che stanno insieme solo per la sottile guaina di pelle che le contiene.

Il cuore, poi. Quello ormai è fermo da anni.

18/10/24

Cose da non dire a un'insegnante di yoga #3

"Sono di recente ingrassata: oltre a rilassare, lo yoga fa anche dimagrire? E a 77 anni si può cominciare?"

Quello che ho risposto: "Lo yoga è per tutti. Non c'è problema per l'età, per il peso, per lo stato generale di salute. È la pratica che si adatta al praticante e non viceversa come può succedere con altre attività. Poi le dico che secondo me dipende moltissimo dall'insegnante, se sa prendersi cura o meno del singolo allievo. Per rispondere alla sua domanda, però: no. Lo yoga aiuta a riprendere contatto con il proprio corpo e le proprie emozioni, sul piano fisico preserva e migliora la flessibilità delle articolazioni, ma per quanto possa essere anche, a volte, faticoso non fa certamente dimagrire"

Quello che avrei voluto rispondere: "Per rilassarti e dimagrire bevi solo camomilla per un mese e otterrai il risultato" (Ma non sarebbe stato yogico)

17/10/24

Le barzellette

 Che fine hanno fatto le barzellette? Come mai non se ne raccontano più?

Questa riflessione la facevo qualche giorno fa, pensando alla metafora "cose da Pierino" con cui avevo definito il comportamento di una persona. I ragazzi di oggi sanno chi è Pierino? Capirebbero il significato di fare una cosa "come Pierino"?

Oggi si ride per i meme e per i reel che ci inviamo costantemente. E' cambiato l'umorismo, è cambiato il modo di ridere e di far ridere gli altri. Boh, non so se questa cosa mi piace.

16/10/24

Il piacere dell'inutilità

 Oggi ho fatto una riflessione. Siamo abituati a vedere e valutare ogni ogni cosa in base alla sua utilità. E anche quando non sembra, in realtà stiamo ugualmente cercando uno scopo, un obiettivo, un motivo valido. Anche delle attività che consideriamo futili e rilassanti. Fosse anche solo "per rilassarci", quello è già un fine, un obiettivo da perseguire.

Non di certo tutta la vita, ma io penso che sia importante che ognuno di noi si conceda ogni tanto il lusso dell'inutilità. E tanto più all'interno di un contesto finalizzato e finalizzante, ancora di più è importante concedersi l'inutilità.

Siamo abituati ad essere efficienti, a ottimizzare, a creare profitto, a fare cose utili. Ma la vita è una sola, e bisogna anche essere capaci di godere del momento presente e inutile.

14/10/24

Cose da non dire ad un'insegnante di yoga #2

"Ma poi qualche volta ce la porti qui a lezione la tua gattina?"

(A scanso di equivoci, la domanda non mi è stata posta da un bambino)

13/10/24

Urge una soluzione felina

 La scorsa settimana la mia gatta si è arrampicata sul mobile dove tengo l'agenda e la penna blu e si è messa a giocare con quest'ultima. L'ha fatta cadere per terra e rotolare, ci ha giocato a catturarla, nasconderla, riprenderla e alla fine la penna è sparita.

Ed era la mia penna preferita.
Da quel giorno, vicino all'agenda ho messo una penna rossa, ed ho usato quella per scrivere tutti i vari nuovi impegni.
Stasera la gatta si è di nuovo arrampicata sul mobile, è andata verso la penna rossa ed ha iniziato a giocarci. "Ottimo!" ho pensato "Così ci giocherà come con la penna blu e almeno posso scoprire dov'è andata a finire".
La gatta ha fatto cadere la penna rossa per terra, l'ha fatta rotolare, ci ha giocato a catturarla, nasconderla, riprenderla e alla fine anche la penna rossa è sparita, inghiottita dalla stessa voragine della penna blu.
Da domani passo alla penna verde, ma giuro che la incateno al mobile.

11/10/24

Quarantasei e diciassette

 Questi sono gli anni che compiamo, oggi, questo blog ed io.

Certe volte ci penso. In pratica questo posto è la mia autobiografia, ma non solo. Il mio diario, ma non solo. Il mio romanzo di formazione, ma non solo.

E' proprio il supporto psichiatrico per chi mi conosce. Qui dentro ci sono tutta io, con tutti i cambiamenti, le evoluzioni e involuzioni che ho avuto in 17 anni. Non lo faccio, ma scommetto che se tornassi a leggere i post del 2008 o del 2010 o del 2014 che ne so, probabilmente non mi troverei più d'accordo con me stessa.

Chissà quanto durerà ancora.

Nel frattempo, auguri a noi.

09/10/24

Scene di ordinaria follia

 Sono sull'autobus. Deve aver saltato una corsa in precedenza, perché è stracolmo. Dopo 4 fermate non riparte. Ricevo una telefonata, mi distraggo, solo quando chiudo la conversazione mi rendo conto che siamo ancora fermi e chiedo alla ragazza accanto a me cosa stia succedendo.

"L'autista se n'è andato" risponde. Come se fosse la cosa più normale che possa succedere quando si decide di usare i mezzi pubblici.

Vedo arrivare un altro autobus dietro, della stessa linea. Scendo e mi preparo a salire sull'altro, dato che, visto che si muove, quello l'autista ce l'ha. Subito dietro c'è ancora un altro autobus, ma è di un'altra linea.

La fermata è strapiena di gente, non sono l'unica ad aver avuto quell'idea. Avvicinandosi, però, notiamo che l'autobus è vuoto, e accanto al numero della linea c'è la scritta "Fuori servizio", dunque la scena madre.

Una signora scende dal marciapiede e va sulla strada, brandendo una stampella e inveendo contro l'autista "Eh no, eh! Non si fa così" e mentre l'autobus devia sull'altra corsia per evitare di metterla sotto, lei continua a stillare "Ma dove ca##o vaaaaaaaaaaaaaai!".

Parte la risata collettiva degli astanti, un po' per la scena, un po' per esorcizzare la situazione.

L'autobus dietro è di una linea che può parzialmente portarmi a destinazione. Salgo anch'io, ancora ridendo.

08/10/24

Il corteggiatore

 Ho un corteggiatore.

Ma un corteggiatore di quelli veri, di quelli classici, che ti dicono apertamente che gli piaci, che ti invitano a uscire, che ti telefonano per chiacchierare, che ti fanno i complimenti.

Io un corteggiatore non lo avuto mai, questo è uno dei più grandi problemi della mia vita fino ad adesso. Non sono mai stata corteggiata in maniera classica, e sono sempre stata io a condurre le relazioni nel bene e nel male. Questa cosa mi destabilizza, non so come comportarmi. Ho sempre avuto di me l'idea di una persona che non sarebbe mai stata corteggiata, perché non abbastanza bella, non abbastanza interessante, non abbastanza desiderabile. Ho sempre pensato che gli uomini che stavano con me lo facevano soltanto perché non avevano di meglio da fare, non avevano donne migliori a portata di mano o anche famiglie migliori. La mia prima vera storia, secondo me, era basata esclusivamente sul fatto che la mia famiglia piacesse al mio fidanzato (che non stava bene nella sua) piuttosto che piacergli io, e non a caso per anni e anni dopo la fine della nostra relazione ha continuato a sentirsi con qualcuno dei miei familiari. 

Nemmeno mio marito mi ha mai davvero corteggiato. Io ero pazza di lui, non ne aveva nessun bisogno. D'altro canto appena è arrivata un'altra a corteggiarlo lui non si è fatto troppi problemi a darle corda.

L'Ingegnere non mi ha corteggiato. Forse una delle volte intermedie in cui ci siamo lasciati mi aveva regalato dei fiori nell'anniversario di quando ci eravamo conosciuti, ma poi basta. Era uno che dimostrava i suoi sentimenti in modo molto misurato e senza gesti eclatanti.

Da quando ci siamo definitivamente lasciati, ho rifuggito come la peste i coinvolgimenti sentimentali. Ammetto di aver accettato un paio di coinvolgimenti di altra natura, ma proprio per la loro natura effimera e basata solo sul momento presente, non c'era alcuna base su cui presupporre un futuro, e sono finiti lì.

Io un corteggiatore non l'ho avuto mai prima di adesso, e questa cosa mi mette paura, perché non so come comportarmi.

05/10/24

Il MIO corso

Ieri sera è iniziato il MIO corso di Hatha Yoga. Nell'ultimo anno avevo già fatto lezione di yoga agli adulti, ma solo per prova, per "tirocinio" e per sostituire la mia insegnante. Stasera, invece, gli allievi (pochissimi ma preziosi) erano lì per me e sotto la mia assoluta responsabilità. Il progetto del corso, il focus della lezione, l'asana apicale, l'obiettivo e il filo conduttore sono stati quelli MIEI.

Ci ho pensato per tutta l'estate a questo corso, me lo sono immaginato, provato, ripetuto e ripetuto raccontandomi in mente le parole per guidare gli allievi, gli spunti di riflessione da proporre. Ho sperimentato le transizioni, gli esercizi preparatori e tutti i pranayama (e finalmente ho imparato a guidare Nadi Shodana, che avevo invece miseramente cannato proprio durante l'esame alla fine della formazione, mannaggia a me!).

Questo corso l'ho pensato io, in questo corso ci sono io.

E sono tornata alle origini, le mie.
Dopo tanti anni, tanti insegnanti, tanti stili, ho concluso la lezione con il canto di un mantra, come faceva spesso la mia prima insegnante, quella che mi ha dato l'imprinting dell'Hatha Yoga. E non a caso, ho scelto il mantra "Baba Nam Kevalam", che è il mantra per eccellenza dell'Ananda Marga, la tradizione spirituale che seguo, in quella versione "a cappella" dolce e semplice che cantavamo al centro yoga. Gli allievi si sono lasciati guidare anche in questo, e alla terza ripetizione si sono uniti a me nel canto.

Mi è sembrato *non* di chiudere un cerchio, perché non vedo la vita come cerchi che si chiudono, bensì come una nuova spira nella spirale evolutiva dell'esistenza.

Stasera è iniziato il MIO corso di Hatha Yoga. Si è creato un nuovo giro di spirale. E nonostante fosse tutto diverso da com'era, mi è sembrato di tornare a casa.

04/10/24

Ottimismo inspiegabile

 E' un periodo calante.

Ho ricominciato a lavorare, ma non ancora appieno. L'incertezza l'indefinitezza della mia condizione lavorativa è sempre la mia più grande fonte di apprensione. Da qualche parte, però, c'è sempre quel piccolo barlume di ottimismo: in qualche maniera si farà. Magari non mi è sempre chiaro quale sia la "maniera", però non riesco a non crederci.

Non so se la mia "fortuna" sia quella di avere fortuna oppure quella di avere questa piccola lucina di ottimismo sempre vivo.

01/10/24

La rabbia inespressa

 E' tornata nei miei sogni la rabbia inespressa.

L'evento scatenante e traumatico a quale non riesco a reagire né a controbattere. La paralisi del corpo e della voce.

Non mi capitava da anni. Ci voglio riflettere per capire cosa è cambiato o cosa si sta riproponendo al punto che sono tornata a fare questi sogni angoscianti.

Casomai mi fossi illusa di poter riposare sugli allori.