Lo sapete, è la mia storia "fantasy-romance".
Sto ricevendo le relazioni-recensioni di chi si è offerto di leggerlo. Persone che si sono meritate un posto in eterno nei miei pensieri e nel mio cuore per il solo fatto di aver dedicato a me il loro tempo. Sembra una sciocchezza, o potrebbe sembrare un'adulazione, ma in realtà sono sincera.
Io, che vedo il tempo scorrermi via tra le dita, senza che riesca a fare un decimo di ciò che mi prefiggo di fare durante la giornata, eppure non avendo quasi mai un momento per semplicemente mettermi seduta, do al "tempo" un valore immenso. Il pensiero che qualcuno si sia messo lì, con calma e impegno, a dedicare il proprio tempo alla lettura del mio romanzo, invece di curare il giardino, preparare la cena, cazzeggiare su internet, fare una passeggiata o anche solo stare a fissare un muro bianco facendo il vuoto nel proprio cervello, è un gesto stupendo.
Se poi, dopo averlo letto, mi mandano anche pagine e pagine di considerazioni, riflessioni, suggerimenti e critiche, allora la mia stima nei loro confronti lievita.
Il problema, poi, è quando faccio i conti tra me e me, assimilando e metabolizzando quelle parole.
Nel 90% dei casi hanno maledettamente ragione. Il "Principe" (che è il titolo con cui il l'ho sempre chiamato) ha ancora tanti punti deboli che non avevo mai visto prima. Ecco perché fa bene alla scrittura la diffusione ampia. Come per i propri figli, è difficilissimo scovarne i difetti.
Quella storia, nella mia testa, è perfetta. Il problema è che non lo è sulla pagina. Io, in testa, ho tutto ben chiaro. Io. Il difficile è renderlo chiaro anche al lettore che si trova fuori dalla mia testa.
E quindi siamo di nuovo qui. Con tante altre limature da fare.
Però poi mi chiedo: ma per farne cosa?
Alterno momenti di delirio di superbia, dove mi dico che ce la posso fare, devo solo tirare a lucido il testo e mandarlo alla case editrici "giuste", perché una storia come quella non può non piacere!, a momenti "down" in cui mi chiedo che senso abbia stare lì a rivedere, correggere, tagliare, riscrivere... con la vaga sensazione che a furia di scrivere e cancellare il foglio finirà per bucarsi.
E allora mi dico che mi va bene così, che io scrivo perché mi piace farlo e va già bene se mi accontento di far leggere agli amici ciò che scrivo, senza eccessive illusioni ché tanto non riuscirò mai a "sfondare" come scrittrice.
Eppure si pubblicano tante porcherie... molte delle quali non hanno nulla da invidiare a quella mia ! Però quelle vengono pubblicate da case editrici anche grandi, mentre la mia porcheria no.
Vabbè, oggi è una giornata di quelle down, non so se si era capito. Ieri sera ho passato 3 ore a girovagare tra i siti di scrittura e mi sono scoraggiata.
Ma magari entro stasera cambia, e trovo la forza, la voglia e il coraggio di riprendere in mano "Il figlio di Kelium" per l'ennesima revisione.