"Ops... Scusami, Angelica, la chiudo subito"
"Eh! Mica è normale che le persone che passano vedano le donne che si spogliano!"
Mi dice solo "Mamma". Io la guardo e la vedo con un fazzoletto insanguinato premuto sul naso.
Dopo la sorpresa iniziale, la porto in bagno, le faccio sciacquare le manine sporche, le sostituisco il fazzoletto e le chiedo "Ma cosa ti è successo? Hai battuto? Sei caduta?"
"No, mi sono messa un dito nel naso"
"Ah. E il fazzoletto te l'ha dato Matilde?"
"No, l'ho preso io. Sono scesa nel bagno di giù e ho preso la carta igienica. E poi sono salita in cucina a cercarti".
Non so spiegare il motivo del mio stupore. Forse perché me la sono immaginata mentre si soccorreva da sola, senza neppure chiedere aiuto alla sorella, dandosi da sé il "primo intervento", con serenità ed efficienza, e venendomi a chiamare soltanto dopo aver affrontato il momento critico.
Ha solo cinque anni, ma a me è sembrata proprio grande.
"Mamma, hai presente quei cuscini che avevate fatto voi, e li avevate imbottiti...? Ecco, come si chiamava quel tipo di imbottitura? Fiocchi... Fiocchi di puzzle...?"
"Memory, Matilde... Fiocchi di memory..."
-_-'
Una formica che, a fatica, trascina il cadavere di un altro insetto non meglio identificato lungo il piano di lavoro della cucina di casa tua.
"Uao mamma, sei bellissima!"
"Grazie Matilde"
"Mi piace soprattutto come sei truccata. Sei truccata proprio tanto bene"
"Aspetta... Sono eccessiva?"
"No"
"Sono truccata troppo? Il rossetto è troppo rosso? Sembro una poco di buono? Una ragazza poco raccomandabile?"
"In che senso, mamma?"
"Se tua figlia uscisse con una sua amica che è truccata come me, tu diresti a tua figlia che non ti piace che lei esca con quella ragazza truccata a quel modo?"
"Ehm... No... Non glielo direi..."
"Davvero? Sicura?"
"Certo. Anche perché io non ce l'ho una figlia..."
Anche questo è vero.
Non mi cachi da 20 anni.
Mi hai richiesto l'amicizia su facebook.
L'ho accettata.
Ho curiosato tra le tue foto ed ho scoperto che hai un figlio di circa due anni.
Ho chiuso facebook.
Dopo un paio d'ore l'ho riaperto ed ho trovato la mia home piena di tuoi post nei quali parlavi con tuo marito di argomenti tipo "Amò non ti scordare di prendere il pane per stasera" o simili, taggandolo.
Ti ho lasciato tra gli amici ma ho smesso di seguirti.
Che poi, te lo voglio proprio dire. Mi stavi un po' sul ca##o già vent'anni fa, quando eravamo amichette e compagnette di giochi estivi.
Sei durata due ore. Dalle quali sei uscita molto peggio di come ti ricordavo.
Non capisco se sono più arrabbiata col tizio che, nella macchina davanti a me, lanciava a millemila decibel una Pausini d'annata per il fatto che mi costringeva a tenere i finestrini chiusi e morire di caldo, oppure se per il fatto che la sua "Solitudine" mi ha rovinato le "Beatitudini" di Rino Gaetano che suonavano educatamente e discretamente nella mia autoradio.
Ho avuto la tentazione di tamponarlo apposta, per vedere di nascosto l'effetto che fa.
"Nonna! Nonna! Sai, abbiamo visto la pagella online! Ho preso tutti 10, tranne in arte, che ho preso 9"
"Ah! Brava! Ma... Che strano che hai preso 9 proprio in arte..."
"Beh, in effetti è strano, sì. A dire il vero io mi sarei aspettata il 9 in educazione motoria, visto che quando giochiamo a basket sono una schiappa"
Tutta sua madre.
È stata una gran fatica organizzare, racimolare i fondi, chiedere i permessi, decidere e comunicare data e orario, e comprare l'occorrente e trasportarlo, e metterci il proprio tocco personale rappresentato dall'hi-fi a cui collegare smartphone e memorie USB tramite il computer portatile, per "mettere la musica", ma quella che dicono loro, quella che ti fa sembrare sorella di matusalemme quando non sai chi sia Chiara o Fedez o Moreno o chicchessia. È stata una fatica immane, oggi, mettere in piedi la festicciola per la classe di Matilde.
Però.
Però ho ballato con Carlo, uno dei due bambini "con sostegno", che non aveva mai fatto una piroetta in vita sua e mentre lo facevo volteggiare rideva che nemmeno fosse stato alle giostre, e poi mi ha abbracciato e mi ha detto che quella era stata la festa più divertente della sua vita.
Però quando hanno visto le treccine con lo zucchero, i bambini hanno esultato, e uno di loro mi ha detto " Grazie, Daniela! Le treccine sono le mie preferite. Ti voglio bene! Cioè, vabbè, ti voglio bene a prescindere, comunque, mica solo perché hai comprato le treccine..."
Però tutti si sono messi in fila per cantare, quando hanno capito che tramite il mio smartphone potevamo cercare su YouTube i video di basi musicali e fare il karaoke.
Però molti di loro hanno fatto il turno per avere la mia di dedica sulla loro foto di classe, prima ancora di chiederla ai compagni e agli insegnanti.
È stata una faticaccia, ma quei 19 bambini li porto tutti nel cuore, e sento che per la maggior parte di loro è reciproco.
A volte basta fare la telefonata giusta alla persona giusta nel momento giusto per scoprirsi a ridere di cuore durante uno scambio di opinioni filosofiche circa gli effetti personali lasciati sul posto di lavoro trenta secondi prima che le proprie dimissioni diventino effettive.
E sentirsi dire "Sono felice di averti fatto ridere, ché non ce la facevo più a sentirti così demoralizzata" fa ancora più effetto della risata di poco prima.
Tre persone diverse, sconosciute tra loro e che conoscono me attraverso tre tipi di relazioni diverse, nel giro di 24 ore mi hanno detto la stessa cosa, con le stesse parole e la stessa speranza incoraggiante offuscata da un velo di malinconia negli occhi.
"Tu qui sei sprecata".
Con l'ironia che mi contraddistingue, ho chiesto a tutte e tre in quale modo, allora, avrei potuto diventare "fruttuosa" altrove, e tutte e tre mi hanno risposto con serietà "Non ti manca niente per riuscire. Solo il coraggio di tentare".
E ben protetta dallo schermo del mio PC e comodamente seduta alla scrivania di casa mia, ho fatto una ricerca molto superficiale e frettolosa che, tuttavia, mi ha spalancato già così mille porte.
Non mi manca niente per riuscire. Solo il coraggio di tentare.
E nell'attesa di trovarlo, continuerò a fare la sprecata.
Tua figlia la piccola tossire, e ritossire, e ritossire fino a vomitare platealmente, a 10 centimetri dalla tavola di casa tua, durante una cena con amici che non hanno figli.