12/09/25

In ashram danese 1/7

Mi trovo in Danimarca da due giorni e ci resterò per altri 6. Non sono qui in vacanza, ma per una formazione "non convenzionale". Si chiama proprio così, il certificato che ci daranno alla fine è di "Unconventional education". 
Semplificando al massimo: la mia scuola di formazione di yoga per bambini partecipa a un progetto di Erasmus+. Ecco.

Sono qui da appena 24 ore ed ho già:
- fatto due ore in bici di passeggiata rilassante che in realtà è stata una corsa contro la pioggia (che alla fine abbiamo preso lo stesso), pedalando a fatica su una bici con le marce che non funzionano benissimo, con discese ma soprattutto salite infinite e attraversando un bosco fittissimo di faggi, che sembrava che da un momento all'altro avremmo potuto scorgere il lupo che adescava cappuccetto rosso.
- ritrovato l'energia potente del kiirtan e della meditazione di gruppo in presenza
- spiegato a un'austriaca la differenza tra "arancina" e "arancino", in inglese ma stando a lei in modo comprensibile
- fatta il bagno al mare, prima dell'alba e totalmente nuda, con 10° fuori dall'acqua e chissà quanti dentro, insieme ad altre 4 donne nude (3 delle quali fanno quotidianamente questa pratica)
- raccolto delle bellissime ossidiane, che va a finire che ci sono più ossidiane sulle spiagge del mare del nord che non a Lipari

E siamo solo al primo giorno.

10/09/25

Manco da una settimana

Sono stati giorni pieni. 
Pieni di lavoro, pieni di cose da fare, pensare, pianificare, organizzare.

E non è che non avrei avuto cose da scrivere, tutt'altro. Mi sono successe un paio di cose anche abbastanza "forti"; episodi che mi hanno turbato non poco e che non ho avuto possibilità di metabolizzare come avrei voluto.

Mi manca Rosanna. Mi manca quell'alter ego che era la mia Amica Palermitana.
Certe cose non riesco a scriverle qui. Non mi è nemmeno sufficiente scriverle sul diario cartaceo dove scrivo le peggio nefandezze. Ho bisogno di un confronto, di un interlocutore.
Ci sono cose che vanno dette ad alta voce per essere elaborate.

A volte penso che vorrei tornare in terapia, ma non credo che potrò permettermelo in tempi brevi. E poi, forse, non è proprio di una terapia che ho bisogno. Avrei solo bisogno di un'amica, di qualcuno con cui sentirmi libera di parlare senza essere giudicata.
E lei no, non era più disposta a farlo. A non giudicarmi, intendo.

Che poi chissà perché conosco centinaia di persone ma non mi sento di confidarmi e aprirmi con nessuna...

03/09/25

Il professor Biondino

Lo chiameremo Il Biondino: è un bambino di quasi 5 anni che frequenta il nostro centro estivo; aveva già frequentato lo scorso anno, facendoci vedere i sorci verdi, ma proprio di tutte le sfumature di verde, ed è tornato anche quest'anno. E' cresciuto, ma è rimasto uguale.
Dal basso della mia ignoranza credo che abbia delle capacità cognitive almeno il triplo più sviluppate dei suoi coetanei, e ci scommetterei qualunque cosa che riuscirebbe a far mangiare la polvere anche a molti bambini di 7-8 anni. Ha una proprietà di linguaggio impressionante, un lessico sconvolgente, una capacità di riassumere e raccontare con dovizia di particolari non soltanto le esperienze che ha fatto (quello è quasi facile), ma soprattutto storie che gli sono state raccontate o documentari che ha visto. E anche nella produzione narrativa, quando deve inventare una storia, approfondisce la psicologia e lo stato d'animo dei suoi personaggi in un modo che secondo me risulterebbe difficile persino a molti adulti. A 4 anni.
Però ha una disregolazione emotiva preoccupante. Non è nemmeno il classico bambino che dà di matto quando si arrabbia, no, anche quello era facile. Lui colpisce con precisione e crudeltà, con ragionata cattiveria nell'intento di fare male laddove fa più male col (suo) minore sforzo possibile. Una specie di torturatore dell'Inquisizione. A 4 anni.
Gli ho visto fare cose a un bambolotto (per fortuna) che mi hanno fatto pensare che potesse essere il caso di dire ai genitori che se stanno pensando a un fratellino o sorellina forse è meglio che desistano.

Come è consuetudine nella nostra coppia di fatto, la mia collega ed io, i bambini "impegnativi" me li smazzo sempre io, sia perché sono fisicamente quella più forte, sia perché credo di essere quella che ha un minimo (ma proprio minimo) di competenza teorica in più.
In soli 2 giorni l'ho dovuto contenere fisicamente 7 volte per allontanarlo dal bambino vittima di turno dei suoi pizzicotti sulle palpebre, o dei suoi calci sulle orecchie, o sul cui viso si siede chiudendo la bocca con le chiappette e le narici con le dita. A 4 anni.

Ma andiamo a noi.

Al parco giochi la prima volta che intervengo per contenerlo e portarlo via dal gruppo è perché ha dato un calcio in fronte alla bambina che spingeva l'altalena, perché gli aveva detto che se lui continuava a chiamarla "Topina" lei non lo spingeva più.
Tralascio la conversazione che ne è scaturita a riguardo, è una perla che serberò per me, ma gli prometto che lo lascerò tornare tra gli altri a giocare solo se mi promette a sua volta che non picchierà più nessuno. Lui promette, ma io pretendo la famigerata Promessa Col Mignolino, lo spauracchio degli spergiuri, la Promessa che se non la mantieni ti cade il dito mignolo.
Lui è la prima volta che ne sente parlare, ma accetta. Conoscendolo gli racconto che il bidello della scuola dove andavo io da piccola aveva una mano dove gli mancavano due dita, proprio perché da bambino aveva fatto due promesse che non aveva mantenuto. Io ce l'avevo davvero un bidello con una mano mutilata, ma era un reduce di guerra e gli era scoppiata una granata in mano, ma vabbè.
Lui si incuriosisce e mi chiede di mostrargli una foto. Gli rispondo che non sono sicura di avercela, si tratta di cose di tanti anni fa, di sicuro non ce l'ho lì al parco giochi, forse l'ho nel computer, poi magari quando torniamo in ludoteca la cerco. A questo punto avrei già dovuto accorgermi dell'errore, ma quando si ha a che fare con bambini e con esseri umani in generale non si è mai "arrivati", c'è sempre una nuova lezione da imparare, un nuovo errore da non ripetere ecc.

Passano 20 minuti e Il Biondino picchia una bambina che stava dietro di lui in fila per arrampicarsi su un gioco. Lo vado a recuperare e lo allontano dal gruppo e mentre lo tengo in braccio (scalciante) noto che improvvisamente si ferma e si guarda le mani. Mi siedo sulla panchina tenendolo in braccio e vedo che si sta contando le dita. "Sono ancora tutte!" mi dice trionfante.
A questo punto rincaro la dose: "Guarda che non cade subito il mignolo. Il bidello della mia scuola ci raccontava che quando non aveva mantenuto la promessa, subito non gli succedeva niente, ma poi l'indomani mattina si svegliava che gli mancava un dito".
Il Biondino accusa il colpo con malcelata preoccupazione, ma insiste sulla foto, vuole vedere questa storpiatura della realtà; io insisto su come non sia affatto gentile picchiare gli altri e insomma - a farla breve - lo accompagno a chiedere scusa, lo reinserisco nel gruppo e fine.

Arrivati in ludoteca, ogni 5 minuti viene a chiedermi se ho trovato la foto del bidello. 
Ogni 4 minuti io mi sbatto la testa al muro chiedendomi come diamine mi sia venuto in mente di raccontare una cosa del genere proprio a lui, perché era prevedibile che non me l'avrebbe lasciata passare.

Apro il computer, vado su chatgpt e gli chiedo di crearmi l'immagine di un uomo anziano con una mano integra ed una con solo 3 dita. Non ho voluto cercare su google perché ero sicura che avrei trovato solo roba vera, drammatica, cruenta e splatter, e ci mancava solo questo.

L'intelligenza artificiale, però, è pure lui meno sveglio del Biondino stesso e mi fa l'immagine di un vecchio con 4 dita. Apro photoshop e l'altro dito glielo cancello io.


Il Biondino se l'è bevuta. Gli ho detto che il mio bidello si chiamava "il signor Salvatore". Lui vuole anche perché io gli racconti in che modo ha perso le dita, vuole sapere quali erano le promesse che non aveva mantenuto, ma a questo punto io - avendo imparato la lezione - gli dico che non ce l'ha mai voluto raccontare.

Quando si ha a che fare con bambini non si è mai "arrivati", c'è sempre una nuova lezione da imparare, un nuovo errore da non ripetere e i migliori trainer sono proprio loro: i bambini. Per tutti gli anni a venire potrò dire che per me Il Biondino è stato una specie di professore di un master specialistico.

02/09/25

Otto anni fa

Otto anni fa lasciavo la mia casa per costruirne una nuova.

A sentire il dolore residuo sembrano passati otto giorni. 
A guardare tutto quello che ho fatto e disfatto, costruito, demolito, reinventato e ricostruito sembrano passati ottant'anni.

Fa e farà ancora malissimo, ma non tornerei sui miei passi nemmeno per un istante. Non ho mai rimpianto quella decisione, neanche nei momenti più difficili.
E' la mia vita, ed è fatta anche di momenti difficili e di scelte dolorose, come le vite di tutti.


01/09/25

La puntura del mirtillo

Per tutta una serie di collegamenti, mi ritrovo a parlare coi bambini del centro estivo del sangue che fuoriesce dalle nostre ferite, sbucciature, graffi, punture di insetti grattati con troppa forza ecc.
Di solito, quando parliamo di malanni o infortuni, il passo da "centro per l'infanzia" ad "RSA" è brevissimo, tutti si tirano su pantaloni e maniche per mostrare croste e cicatrici, lividi e tutti i segni di dove si sono fatti male.
Si avvicina Alice, 5 anni, tira su la manica della maglietta e mostra la parte alta del braccio mostrando un microscopico puntino e dicendo "Maestra a me il sangue è uscito da qui".
- Cos'era? Una puntura di zanzara?
"No, è stato il mirtillo"
- Il mirtillo?

Si avvicina Luna, di 4 anni, sbracciandosi pure lei e mostrando il braccio: "Sì, anche a me il mirtillo mi ha fatto uscire il sangue! E' stata la puntura"

Ci rifletto. Penso alle spine dei rovi, ma che io sappia le piante di mirtillo non hanno spine. Mi dico che forse si riferiscono alle more, ma prima ancora che possa indagare meglio Alice spiega: "Sì, esatto. La puntura del mirtillo che mi ha fatto la dottoressa"

Ok, tutto chiaro. Il vaccino MPR. Magari lo ribattezziamo "Mirtillo - Patatine - Rosellina" :-D

31/08/25

Lucy goes to the mountain

Cieli azzurri, aria fresca, immersione nella natura, cibo buono, acqua che scorre, vita che fluisce e qualche parentesi di yoga.
E piedi a mollo a qualsiasi fiumiciattolo nei paraggi.

Sono una creatura del mare che ha capito il modo con cui interfacciarsi con la montagna. Ho messo da parte la paura e la diffidenza che mi avevano accompagnato finora, trasformandoli in cauto timore reverenziale; ciò che ho ricevuto in cambio è stata una delle esperienze migliori degli ultimi tempi, in cui mi sono sentita libera ma protetta, forte ma minuscola, in pace con me stessa e tanto, tanto grata.



25/08/25

Il dolore

Io soffro di dolori vari e costanti che, tra fasi acute e fasi latenti, mi accompagnano ormai da alcuni anni.
I miei dolori sono sempre stati eclettici e variegati, hanno investito un po' tutte le parti del mio corpo, specialmente le articolazioni, ma la loro area preferita è quella che va dalla mano destra alla spalla e al collo.
Sindrome (borderline non operabile) di tunnel carpale; rizoartrosi, epicondilite, episodi infiammatori acuti con edema, infiammazione della cuffia dei rotatori, contrattura del trapezio, più probabilmente qualcos'altro che non ricordo.

Nessuno ha mai capito che ca##o ho, nessun medico, di medicina tradizionale e non. Sono tante piccole cose che si sommano, si condizionano a vicenda e soprattutto provando ad aggiustarne una se ne sfascia un'altra, come mi è probabilmente successo trattando la rizoartrosi e finendo per innescare l'infiammazione di alcuni muscoli della spalla perché ho inconsciamente smesso di usarne altri.

Io ritengo di poterci convivere. Mi sono ormai rassegnata già da un po'. Non ho nulla di sufficientemente grave tale da richiedere un intervento medico vero e proprio, quindi va bene, lo accetto e basta.

C'è una cosa, però, che ho capito di non tollerare, ed è proprio il dolore in sé.
Sono disposta ad accettare di non poter più fare certe cose, di dovermi esercitare con costanza per tenere attivi quei muscoli che mi aiutano a mantenere stabili le articolazioni lasse, sono disposta ad indossare tutori durante il giorno e durante la notte, sono disposta a stare attenta, ad essere cauta, a concentrarmi prima di fare certi movimenti per essere sicura di farli in sicurezza, ma il dolore non lo sopporto proprio più.
Non sono più disposta a sopportare le fasi acute di questa cosa che non si capisce che cosa è.
Il dolore fisico mi annebbia proprio la mente, condiziona i miei pensieri, le mie decisioni, la mia meditazione.
Mi sono accorta che invece di ripetere in mente il mantra che mi è stato assegnato, me ne sto lì a sentire il dolore.

Ecco, avessi la possibilità di esprimere un desiderio, chiederei di non sentire dolore.

21/08/25

Sempre coi papà

Non voglio entrare nel merito dell'influenza che possono avere certi discorsi, certe frasi, certi concetti espressi dai genitori in presenza dei loro figli, perché purtroppo l'influenza c'è anche quando non vengono esplicitamente espressi, e vabbè, tutti abbiamo diritto ad andare in terapia per colpa dei nostri genitori prima o poi.
Ma la vera domanda che mi faccio è: ma se sei venuto a prendere tua figlia al centro estivo, e lei è già pronta per andarsene, scarpe ai piedi e zainetto sulle spalle, perché ti attardi a raccontare alla maestra (cioè io - povera me) la storia della tua vita e di quanto avresti voluto fare un certo tipo di studi e invece ti sei lasciato condizionare dai tuoi genitori e quindi vorresti che tuo figlio più grande facesse un certo tipo di studi non rendendoti conto di come tu stia esattamente replicando per tuo figlio quello che hai dovuto subire tu dai tuoi genitori? Va bene tutto, io ascolto e annuisco, ma perché lo racconti a me che aspetto che tu ti levi di torno per poter chiudere e tornarmene a casa? 
Perché?!

Non succede con tutti i papà, ma quando succede è con un papà.
Da tre giorni apro questa pagina, convinta di scrivere qualcosa, qualcosa di simpatico, accattivante, che faccia sorridere, e poi resto qui a fissare il post vuoto, chiudo e rimando a momenti migliori. 
Poi magari durante la giornata mi viene qualche idea, o mi succede qualcosa di vagamente simpatico e mi riprometto di scriverlo, ma poi me lo dimentico.

Quindi oggi scrivo questo post finto per dire che non ho argomenti su cui scrivere un post.
Come la so impiattare io la fuffa, nessun altro.

18/08/25

La fede

Non saprei se è perché è quella che non ne ha un ricordo "suo", ma solo per racconti o fotografie, o se è solo per sua indole, ma Angelica è stata da sempre quella più curiosa sul matrimonio con suo padre, sulla fine ecc.
Parlando e chiacchierando d'altro, siamo andate a menzionare la fede nuziale. Quando ha saputo che io la mia ancora la conservo, è rimasta sconvolta. Come se le avessi detto che conservo il Graal dentro il cassetto delle mutande.
L'ha voluta vedere, ci abbiamo ragionato su insieme: sulla misura (che ormai per me è troppo larga perché da allora sono dimagrita parecchio), sull'incisione al suo interno, sul peso (facendo anche un calcolo veloce e ignorantissimo su quanto ci potremmo ricavare vendendola) ecc.

Non so quando Schroeder abbia smesso di indossare la sua, non ricordo se lo avesse già fatto prima di andarsene di casa. Proprio perché ero dimagrita e rischiavo di perderla, io avevo smesso di indossarla già da un po', ma ricordo perfettamente che avevo ripreso a metterla proprio qualche mese prima che succedesse quel che è successo. Forse per me era stato un gesto scaramantico di cui non ero consapevole, chissà.

Alla fine l'abbiamo rimessa al suo posto. Bene rifugio casomai le cose dovessero mettersi male (ma non troppo male, ché mica pesa mezzo chilo)