E' incredibile come cadiamo spesso nella trappola della presunzione di stare dalla parte della ragione, e come sarebbe sufficiente, invece, ascoltare il racconto sincero della versione della storia dal punto di vista della vittima per guardarsi allo specchio e riconoscersi per quel che si è: persone normali, come tutti gli altri, a volte vittime, a volte carnefici, di certo mai santi integerrimi e impeccabili.
Sono stata malissimo.
Per anni mi sono collocata da sola sul piedistallo della vittima, di quella che ha sempre e solo sopportato stoicamente fino all'attimo prima del punto di rottura e di avere, quindi, preso la situazione in mano in nome dell'amor proprio.
Non è vero.
Io sono una stronza come tutti quanti.
Nella fattispecie, con l'Ingegnere sono stata proprio orribile. Altro che vittima: sono stata proprio la più sanguinaria carnefice.
Sono stata malissimo e continuo a sentirmi così, ma la mia amica psicologa mi direbbe di stare.
Sentire e assaporare questa situazione, starci dentro, lasciarmi attraversare, pur con tutto il carico di dolore che porta con sé.
Impulsiva come sono, prenderei il telefono e lo chiamerei per raccontargli questa riflessione e chiedergli scusa, ma no. Ha (avrebbe) ragione la mia amica, che ogni tanto impersona un po' il Grillo Parlante.
Stacci, mastica bene, poi deglutisci. Solo a quel punto, decidi come agire.
Ok, lo faccio. Ma che fatica.
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