23/07/13

La più strana delle cose che penso

Per vari motivi che non sto qui a scrivere, le mie prime due figlie sono venute al mondo in un particolare quadro psicologico materno.
Ho odiato tutti i nove mesi della gravidanza. Ho guardato con terrore al parto. Non mi sono mai scoraggiata, nè lasciata sopraffare dalle difficoltà iniziali di gestione del neonato, nè la prima volta, nè la seconda, quando c'era pure la gestione di una sorella maggiore.
Le ho accudite, cresciute, amate, accompagnato nella crescita con fiducia e rassegnazione, non mi sono mai lasciata prendere dal panico sapendo che quasiasi cosa facessero, nel bene e nel male, prima o poi sarebbe passata.
Alla fin fine ho AMATO il mio essere mamma, pur avendo detestato il viaggio per diventarlo.
Ho odiato essere incinta. Avrei preferito di gran lunga avere subito un neonato da crescere, e basta.

Ora è diverso. Ora è al contrario.
Ora ho una voglia pazzesca di gravidanza. Ho un desiderio sfrenato di quel viaggio, di quel cammino lento. Voglio tornare ad avere la nausea per giocare agli indovinelli di trovarne un rimedio, anche palliativo. Voglio tornare a sentire la tensione nel ventre. I doloretti, i crampi. Vorrei avere ancora qualcuno che mi si agita dentro, puntando da un lato e dall'altro, costringendomi a posizioni innaturali per dormire o riposare, e a fare una goccia di pipì ogni 10 minuti.
La curiosità di immaginare il viso del bambino, sceglierne il nome.
Voglia di coccolare la pancia e me stessa, come non ho fatto abbastanza in nessuna delle due volte precedenti. La prima perché avevo la strana idea di non volermi comportare da donna incinta, la seconda perché avevo più preoccupazione per rendere la cosa più soft possibile a Matilde per occuparmi di me stessa.
Vorrei partorire di nuovo. Sentire l'antico potere femminile affiorare nel mio corpo per mettere in movimento il processo del dare alla luce.

Ma un altro figlio no.
Non ce la farei.
Non lo sopporterei.
Un altro neonato da allattare, accudire, cambiargli il pannolino, occuparmi di lui, del bagnetto, dei pasti, dei vestiti. Cullarlo. Insegnargli a parlare, a camminare, a comportarsi bene.
No. Non ne ho le forze.

E' esattamente l'opposto di prima. Vorrei una gravidanza, ma non un bambino.
Per la serie, non siamo mai contenti.

3 commenti:

Unknown ha detto...

beh tu sei una che sa bene il significato delle parole e il tuo incipit é stato " le mie prime due figlie" quindi "grammaticalmente" si sottintende la presenza (o il concreto desiderio futuro ;) ) almeno di un terzo frugoletto…mi sa che il subconscio é meno stremato dalle fatiche rispetto al fisico ;)

dolcezzedimamma ha detto...

Allora. ..ho aspettato 8 anni prima di
imbarcarmi nella terza (in realtà quarta) gravidanza e mi rendo conto che avrei dovuto farlo prima. Quel desiderio di cui tu parli cosi bene l'ho vissuto pure io, praticamente parola x parola, finché non è arrivato il mio cucciolo. È un cucciolo che in realtà vuoi e lui crescerà da sé, come il mio, e non ricorderai più nottate e pannolini e finalmente ti sentirai completa. In bocca al lupo e scusa il sermone

dolcezzedimamma ha detto...
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