29/11/19

Lo riconosci

Lo riconosci dalle vibrazioni nell'aria, l'amore. Quando passi accanto a due ragazzi non più giovani, dopo aver visto da lontano che lui baciava lei, e lei rigida e immobile sorreggeva la sua bici, ma da vicino la vedi sorridere, con le guance arrossate e gli occhi luccicanti, e quasi senti il suo cuore battere fortissimo nel suo petto.
Passi accanto e quasi vengono le lacrime agli occhi anche a te.
Lo riconosci dalle vibrazioni nell'aria.

28/11/19

Il primo passo del granchio

Ok. L'ho fatto.
È la quarta volta in vita mia che lo faccio.
Mi sono licenziata dalla famiglia dei Bambini.
Non con effetto immediato, chiaramente, ma dando loro due mesi interi di preavviso. Mi occuperò del Biondo e della Vipera fino al 31 gennaio, poi addio e grazie per tutto il pesce (anche se io non lo mangio perché sono vegetariana).
Ho bisogno di avere i pomeriggi liberi perché voglio buttarmi nello yoga per bambini e farne il lavoro con cui arrivare all'età della pensione. Mi mette paura l'idea di rinunciare ad un'entrata fissa e sicura, ma io non ho affrontato il trasferimento a Torino per invecchiare crescendo i figli degli altri e facendo la casalinga in casa loro. Merito di meglio e so fare molto meglio.

Il piccolo granchio ha fatto il primo passo verso il mare.

27/11/19

Il conto delle minne

di Giuseppina Torregrossa.

La parola "conto" in italiano indica una quantità, in siciliano è il racconto. Nel titolo del libro ha entrambi i significati: il racconto del martirio di Sant'Agata, alla quale furono strappati i seni, che da vita ai famosi dolcetti, "le minne di Sant'Agata", e il conto dei seni rimasti nella famiglia protagonista del romanzo: tre seni per tre donne.

Il romanzo mi ha lasciato perplessa. Inizia bene, prosegue benissimo, ma nella seconda metà perde, crolla rovinosamente, distrugge tutta la poesia che aveva creato fino a quel momento trasformandosi in una squallida versione delle 50 sfumature, e non riuscendo nemmeno a riprendersi nel finale.
È la prima volta che leggo Torregrossa, mi dispiace essermi fatta questa idea. Le darò un'altra opportunità in futuro, perché amo il modo in cui racconta Palermo, ma non mi ha convinto.

26/11/19

Il piccolo granchio

Succede che fai un sogno, un sogno in cui (metaforicamente) osi molto, senti paura per ciò che vorresti fare, che stai per fare, e nel sogno trovi una soluzione che ti dia coraggio.
Succede che, nella vita reale, tu abbia preso una decisione che ti fa sentire esattamente come nel sogno, che ti mette addosso una non indifferente paura. Paura di fallire, di sbagliare, di non riuscire, di essere inadeguata e incapace. Nella vita reale hai, in effetti, l'aiuto che ti dà coraggio, ma non è sufficiente.
Incentri su questo argomento - la paura - tutta un'intera seduta di psicoterapia, e ne esci ottimista e propositiva.

Poi succede che hai una mattina libera e decidi di andare in quella libreria fantasmagorica che sta abbastanza vicina a casa tua perché tu possa andarci facilmente, ma non abbastanza vicina dal poterla frequentare troppo spesso, per fortuna, ché altrimenti diventerebbe un crollo per le tue finanze.
Ci compri due cosette e poi ti fai un giro. E lo vedi.
Sta lì, seminascosto sul suo ripiano, con una parola in bella vista che sembra chiamarti.


Succede che lo apri, lo leggi, e capisci che il piccolo granchio sei tu.


Il piccolo granchio che ha paura del mare, perché fa le onde alte alte e lui è piccolo piccolo, ma restandosene lì in disparte, bloccato dalla paura, si perde la meraviglia del mondo sommerso. E allora si fa coraggio, poco a poco, un passo alla volta. E si butta.

Succede che le cose non succedono quasi mai per caso. 

"Anche il libro è un regalo? Faccio un pacchetto?"
"No, grazie, il libro è per me. Nel senso che è proprio stato scritto per me".


22/11/19

Ho sfidato

Ho sfidato il freddo, ho sfidato la pioggia, ho sfidato lo sciopero del mezzi pubblici per andare ad un appuntamento con un commercialista che mi illuminasse ed istruisse sul come rendere più professionale la mia attività, attualmente di similvolontariato (=nero), di yoga con bambini e famiglie.

Dal freddo mi sono difesa con sciarpa e giubbotto.
Dalla pioggia mi hanno protetto il cappuccio e l'ombrello.
Lo sciopero dei mezzi pubblici l'ho affrontato con un disagio paragonabile ad un giorno di non sciopero dei mezzi pubblici a Palermo.
Il commercialista è stato gentilissimo, chiaro, paziente, mi ha spiegato tutto parola per parola, ha risposto alle mie domande, mi ha dato alcuni suggerimenti interessanti, si è dimostrato competente e preparato, e anche in materia di yoga. Tuttavia, dal suo preventivo per l'assistenza fiscale, non mi ha difeso nessuno.

21/11/19

Allegro occidentale

di Francesco Piccolo.

Ho ricominciato con gli audiolibri, dopo il centenario che era di carta. Per me Piccolo è stata proprio una scoperta piacevolissima di questi ultimi mesi, non lo conoscevo e nel n lo avevo mai letto, ma mi piace sempre più e credo che poco a poco recupererò la lacuna.
E non è solo per i temi di cui racconta e nemmeno per la lieve ironia con cui ne parla, ma per la capacità spudorata di dire a voce alcuni tra i pensieri che tutti noi facciamo e che non sapremmo mai esprimere con una tale aperta trasparenza e un tale candore che li rendono normali.
Lui racconta episodi che possono essere successi a tutti, ma che ciascuno terrebbe per sé o censurerebbe nel parlarne ad altri, e lo fa partendo dal presupposto implicito che sia normale, e che tutti abbiano fatto, almeno una volta nella vita, un'esperienza analoga.
L'imbarazzo per una manifesta reazione di eccitazione sessuale durante un massaggio terapeutico, o il senso di frustrazione dopo aver fatto l'elemosina ad un bambino e quello è scappato via senza ringraziare perché altrimenti gli altri bambini gli prendono ciò che ha ricevuto, o il senso di disagio quando ci si trova ad essere gli unici, in un gruppo che fa una certa esperienza, a non averla mai fatta prima, ecco lui racconta tutto questo con un candore spudorato che non fa altro che farci pensare che sì, anche noi ci sentiamo così.
Lo consiglio. La parte dedicata all'Australia, poi, è davvero esilarante.

20/11/19

Pro e contro

Vai a lezione di inglese ad un corso serale dedicato esclusivamente ad adulti che non frequentano altre scuole pubbliche o istituti di formazione professionale.

Pro: l'età media dei tuoi compagni di classe è 86 anni dunque anche se sarai sbattuta e devastata dalla giornata lavorativa, sarai sempre la più fresca tra gli studenti.
Contro: l'età media dei tuoi compagni di classe è 86 anni, dunque sono sordi. Chiacchierano ad alta voce illudendosi di non essere sentiti e incuranti del fatto che impediscono a te e alle tuoi giovani orecchie di sentire la lezione del prof.

La prossima settimana mi siedo al primo banco, e non solo per ammirare il professorino figo, ma proprio perché altrimenti non sento niente.

18/11/19

Il centenario che voleva salvare il mondo

Avevo letto il primo libro, anni fa, e - come dice lo stesso autore nella premessa - non sembrava che ci sarebbe stato un seguito. Anche perché era già pazzescamente rocambolesca la vita di un centenario, figuriamoci cos'altro avrebbe potuto combinare nel suo centounesimo anno di vita.

Il libro è carino, godibile, a tratti divertente. Sono presenti alcuni leader mondiali (Trump, Merkel, il nordoreano, Putin... il mio preferito è Putin, comunque!) che fanno e dicono cose inventate (?) ma assolutamente credibili e verosimili, ma manca di quella genialità nuova che c'era stata nel primo libro. Dunque, mentre consiglierei a chiunque di leggere "Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve", questo secondo episodio non è così imperdibile.
Spero che non ce ne sia anche un terzo in programma (anche se la fine del secondo episodio potrebbe far sorgere il dubbio), anche perché sto Allan Karlsson si deciderà a tirare le cuoia prima o poi, no?

15/11/19

Fatte fa' sta pera

"Gandalf, hai presente il dolore ormai cronico e inguaribile al braccio destro che mi tormenta da mesi?
"Eh"
"Sono andata dal dottore"
"Alla buon'ora"
"Lo so che trascuro la mia salute, ma lo sai che..."
"Lo so, lo so, così come pure tu lo sai che male pe' te che te ne sei annata, che te faceva comodo avè n'amico fisioterapista che t'aggiustava tutti i giorni in cambio de n'orlo ai pantaloni ogni tanto"
"Vabbè, a parte che mi hai anche fatto spostare tutti gli stemmi e gli stemmini che avevi sulla vecchia giacca da moto a quella nuova e quello è un lavoro che ho fatto a mano e su tessuti tecnici durissimi, per non parlare del velcro che andava a finire che mi aggiustavi ma poi io peggioravo quando ti ripagavo con lavoretti di cucito"
"Vabbè, vabbè, e quindi? Che t'ha detto er dottore?"
"Che mi fa un'infiltrazione di cortisone"
"Al gomito?"
"Si. Che ne pensi tu?"
"E che ne devo pensà? Fatte fa' sta pera de cortisone e vedrai che starai meglio. Speramo che sto dottore la sappia fare, semmai"

Il dottore l'ha saputa fare.

14/11/19

Anche in privato

"Matilde, ma tu che cosa vuoi fare da grande?"
"Eh?"
"Voglio dire... non ne parli mai..."
"Boh... non lo so ancora..."
"Vabbè, tenendo presente il fatto che ancora c'è taaaaaaaanto tempo per decidere, facciamo finta che tu abbia la possibilità, oggi, di scegliere il mestiere che vuoi fare da grande con la garanzia di riuscirci. Cosa sceglieresti?"
"Boh... ma... non... boh..."
"Matilde, stiamo sono chiacchierando, va bene qualunque cosa. Puoi anche scegliere di fare la tiktoker..."
"No, non sceglierei di fare la tiktoker. Ci sono così tanti modi per rendersi ridicoli in privato... perché decidere di farlo anche in pubblico?"

Giusto.
E comunque, alla fine, non mi ha risposto.

13/11/19

Ho i capelli bianchi

Ho iniziato a tingermi i capelli intorno ai 21 anni. Avevo già qualche capello bianco, eredità genetica della nonna materna, ma soprattutto voglia di trasgredire.
Nel momento storico in cui ci si tingeva di nero corvino, io mi lanciavo sul rosso ciliegia, sul viola melanzana, sul fucsia ciclamino. Adoravo lo scintillio di quei colori quando venivano illuminati dal sole, che mi si riconosceva da lontano.
Poi mi sono calmata e sono scesa al rosso mogano. Per anni.

Per anni ho tinto i capelli per gioco, per voglia di scherzare, per avere l'illusione di poter decidere di essere diversa in un paio d'ore, come quando ho virato bruscamente al rosso carota, nel 2014, portandolo e curandolo con costanza per più di un anno prima di scendere di nuovo di uno scalino, verso un rassicurante castano dorato, molto simile al mio colore naturale anche se ormai non era più facile stabilire quale fosse.

Quando tingevo i capelli dovevo farlo ogni 2 mesi al massimo, altrimenti la e crescita diventava oscena, le punte sembravano paglia e i capelli bianchi cominciavano a farsi prepotentemente notare.

Ecco, forse è stato proprio per scoprire l'entità del danno, camuffata per anni e mai realmente appurata, che ho smesso di tingerli. Mi chiedevo quanti ne avessi davvero di capelli bianchi, perché dal 1999 circa non ne avevo idea (anche perché ho continuato a tingerli regolarmente anche in gravidanza, usando la tintura di hennè invece che quella permanente).
Così ad agosto 2018 ho fatto l'ultima tinta. Poi ho pazientato.
Ho continuato a tagliarli, mantenendoli sempre sul medio-corto. Non cortissimi, ma mai a toccare le spalle. Fino a quando, adesso, credo di aver tagliato l'ultimo centimetro che era rimasto con la traccia dell'ultima decolorazione, dunque sono al naturale.


In molti mi hanno chiesto il perché. Boh?
Mi piacerebbe dire che sto lanciando una mia personale battaglia in favore dell'accettazione del tempo che passa e lascia i segni, oppure contro la dittatura dell'apparire che impone alle donne di mantenere sempre un alto livello di cura estetica, finalizzata al contrastare i segni del tempo e fingere di essere più giovani, più toniche, più felici di quel che si è, ma non è così. Non me ne importa niente. Semplicemente mi sono stancata (e annoiata) del gioco.
Prima non era una necessità, lo facevo perché mi piaceva farlo e in qualunque momento avrei potuto smettere. Ora non sarebbe più così, ora sarebbe una schiavitù.
E allora basta così, grazie. Ho avuto il mio periodo punk e poi quello "estetico".
Ora mi godo i miei raggi di luna.

12/11/19

Me lo dice in italiano?

La signorotta viene a lezione di inglese, ma lo parlicchia, probabilmente questo è il secondo o terzo anno che frequenta il corso, e da sempre le risposte, e fa la saputella, e spera di essere l'ammiccante milf che fa colpo sul professorino...
Il professore scrive una frase, la pronuncia, ma l'ha scritta su una tripla lavagna già piena di altre frasi e lei, alzando la mano, chiede in inglese dove sia stata scritta quella frase.
Io l'ho capito subito cosa aveva chiesto, ma probabilmente deve aver fatto qualche errore di grammatica o di pronuncia perché il professore finge di non capire, lei si arrabatta, riprova, cambia l'ordine delle parole, ma il professore la stronca: "Me lo dice in italiano, che forse è meglio?"

#LaCoccaDelProfIt'sMe :-)

11/11/19

Soddisfatta

Credo che la lezione di yoga che ho tenuto sabato pomeriggio sia stata la migliore finora. Era una lezione per genitori e figli e sono stata perfettamente nei tempi, ho ricevuto feedback positivi, li ho fatti cantare mantra e meditare per 3 minuti interi e, soprattutto, mi hanno pagato tutti.
So' soddisfazioni!

08/11/19

Fatto

E comunque sappiatelo: la porta dell'anima di una donna sta nel suo collo dell'utero, e se certe parti del corpo, in natura, vengono tenute chiuse, protette, rivestite e non accessibili, un motivo ci sarà.

(E' andata bene, credo anche meglio di tre anni fa, ma l'aria - santocielo! - certe cellule del corpo umano non sanno nemmeno che esiste l'aria e quando lo scoprono, perché qualcuno gli ha piazzato nei pressi uno strumento medico che serve proprio ad aprire e allargare ciò che normalmente sta chiuso e, se si allarga, è solo perché viene "riempito" e non divaricato, certe cellule, dicevo, reagiscono e urlano chiedendo "ma che diamine sta succedendo, cos'è questo freddo?!" e urleresti pure tu insieme a loro, ma non lo fai, perché sei una donna adulta e sana di mente e hai pagato la persona che ti sta facendo questo, proprio perché ti facesse questo, ma le cellule lì sotto e lì dentro - dentro, soprattutto dentro - non lo sanno e insomma, allora per fortuna è finita e se ne parla di nuovo tra tre anni)

07/11/19

Wow

"Pronto?"
"Signora Lucy? Sono la segretaria della ginecologa con cui ha appuntamento domani per sostituire la spirale"
"Oh, sì, mi dica"
"Le telefono per dirle che la dottoressa si è accorta di aver esaurito le spirali e di non fare in tempo a rifornirsene, dunque voleva sapere se può acquistarla lei in farmacia, così la dottoressa gliela inserisce soltanto, oppure se vuole spostare l'appuntamento al mese prossimo"
"No, no, non lo sposto. La prendo io in farmacia. Ci vediamo domani"


"Buongiorno, avevo chiamato per ordinare un dispositivo intrauterino, mi avevate detto che lo avrei potuto ritirare dopo le 17..."
"Sì, certo, è arrivato. Eccolo"
- SBAM -
"Wow!"
"Non si preoccupi, in realtà la spirale è molto più piccola. La confezione contiene anche tutto l'occorrente monouso per inserirla"
"Sì, lo so, ne ho già inserita una tre anni fa, lo so che di per sé è piccola, ma ammetterà che vedere una confezione di queste dimensioni, sapendo cosa contiene, fa un certo effetto"


06/11/19

Non poteva saperlo

Neonata compirà un anno tra 10 giorni: gattona in modo spedito, si aggrappa ad ogni appiglio e si solleva, si fa i chilometri poggiandosi al muro, alla sedia, al mobile, alle mie gambe, all'armadio, al lettino ecc.

Succede che al mattino, quando arrivo a casa sua, trovo (quel gran figaccione de) il padre che mi aspetta per mollarmela e correre a prepararsi a uscire. Per comodità, discrezione e professionalità, io mi metto in cameretta con Neonata e chiudo la porta, sia per permettergli di andare in giro in mutande, sia per evitare che Neonata vada in giro intralciando le frenetiche operazioni di preparazione del padre.

Oggi è successo che lui, entrando in cameretta per salutare, abbia aperto la porta proprio mentre la figlia ci teneva le ditine tenere nei pressi, pizzicandogliele.
La bambina ha pianto, ovviamente, ma io l'ho rassicurato sul fatto che era stato un pizzichino di un millimetro, non si è fatta niente, e che comunque lui non poteva sapere che la figlia stava proprio lì, dietro la porta, mentre lui la apriva ecc...
Sono convinta che, comunque, una volta uscito da casa, abbia fatto harakiri.

05/11/19

La fata carabina

Quando ho scoperto che su audible era stato pubblicato "La fata carabina" di Pennac letto da Claudio Bisio, non ho potuto fare a meno di interrompere tutte le altre letture e mandarlo giù tutto d'un fiato.

Ho avuto modo di riflettere sul paragone che, generalmente, si fa tra il libro e il film, dove quasi sempre il libro esce vincitore (ma a volte ho il sospetto che sia solo uno snobismo congenito da lettore che vuole apparire colto, che non un effettivo livello inferiore del relativo film: voglio dire, sono cose diverse e se devo giudicare un film soltanto paragonandolo al relativo libro è ovvio che ne esce sminuito, ma è una caratteristica propria della differenza di linguaggio narrativo... Ma stiamo divagando...)
Ho avuto modo di riflettere, dicevo, sul paragone tra libro e audiolibro. Anche in questo caso trovo che il paragone vada preso con le pinze, perché ci sono alcune variabili che possono influenzare il giudizio sull'audiolibro e che potrebbero dare risultati differenti, se modificate, ma non di rado mi ritrovo a cercare la versione cartacea di un audiolibro che ho ascoltato con particolare piacere, oppure di ascoltare volentieri l'audiolibro di un libro che amato. Ecco, mentre la prima quasi sempre mi porta grande soddisfazione e gratificazione, la seconda è un rischio.
Ad esempio, ho provato ad ascoltare "Castelli di rabbia" di Baricco, ma non sono andata oltre i 3 minuti. Non lo puoi ascoltare. È un libro molto bello, ma devi leggerlo con i tuoi occhi, altrimenti lo perdi e ti perdi.

Ecco, con l'accoppiata Pennac-Bisio invece, vado sul sicuro. Trovo che Claudio Bisio sia la perfetta voce lettrice di Pennac.
Non vedo l'ora di ascoltare gli altri.

04/11/19

La finestra

L'autunno torinese è ormai entrato nel pieno delle sue caratteristiche, in particolare riguardo alla temperatura, dunque la nostra cara Isotta ha iniziato le procedure di letargo.
Chiaramente, non glielo faccio fare fuori in balcone, nonostante la sua casetta nuova fiammante sia dotata dei comfort che tutte le tartarughe vorrebbero avere, ma, come ogni anno, la trasferisco in una scatola più piccola che tengo nel punto più lontano dai riscaldamenti. Tuttavia, passando dagli 8° di fuori ai 20° di dentro, il suo metabolismo si risveglia e anche lei tira la testolina fuori dal guscio. Si aggira comunque sonnacchiosa nella piccola residenza invernale, e non mangia più, però quest'anno le ho sostituito la vecchia scatola di cartone con una gabbietta di legno, e lei ha scoperto che c'è una finestra dalla quale può affacciarsi di tanto in tanto.