31/01/08

Un cane, un gatto, un cucco e un chiù

Studiavo DAMS. Amavo visceralmente l'opera lirica e mi meravigliavo di rimanere affascinata dalla musica vocale del '400-'500.

Oggi è "giovedì grasso" e mi sono ricordata di un brano incredibile, scritto da Adriano Banchieri come parodia delle composizioni della sua epoca. Una specie di Checco Zalone di 500 anni fa.

Ve la faccio ascoltare









E vi metto anche le parole:

Da: "Festino della sera del giovedì grasso, avanti cena"

Capricciata e contrappunto bestiale alla mente
Adriano Banchieri

Nobili spettatori,
udrete or ora
quattro belli humori:
un cane, un gatto,
un cucco, un chiù, per spasso
far contrappunto a mente
sopra un basso.

Fa la la la...

Cucco: Cucù, cucù
Chiù: Chiù chiù
Gatto: miau, miau
Cane: bau, bau

Basso: Nulla fides gobbis
similiter est zoppis.
Si squerzus bonus est,
super annalia scribe.

Fa la la la...


 




Mi sale la commozione, nonostante si tratti di un brano satirico. Mi ricordo chiaramente la prof. di Forme di poesia per musica, i miei colleghi, e in special modo la mia collega C. che studiava da soprano ed aveva una gran bella voce, ma un cervello troppo semplice. Prima o poi farò un post sui miei ex colleghi di università: c'erano personaggi indimenticabili.

Ma tornando ad oggi: comincia il carnevale. Mettiamo mano ai coriandoli e via!

30/01/08

...qualche volta un naso raffreddato vale quel tesoro che cerchi tu!

Chi non ricorda il Mago Pancione?

"C'è una favola di mago che sta in un vaso, con la moglie e con la figlia, stragrande meraviglia. Basta fargli uno starnuto, si precipita in aiuto, prima mette fuori il naso, e poi la pancia!! Etccì!"

Se quella storia, che tanto mi ha divertita da bambina, fosse vera, a quest'ora sarei in vacanza in una qualche sperduta isola tropicale, spaparanzata sulla spiaggia, baciata dal sole e carezzata dalle onde del mare sul bagnasciuga.

Purtroppo, però, si trattava di un semplice cartone animato. E allora sono qui, con le occhiaie che mi arrivano alle ginocchia, dopo una nottataccia passa a tossire e starnutire continuamente, al punto che ricordo chiaramente di aver guardato, esausta, l'orologio e aver pensato: "Sono ancora *solo* le 3 e mezza????"

Ma siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Facciamoci una bella botta di nostalgia!

Il Mago Pancione Etcciù!





"C'è una favola di mago che sta in un vaso, che se mette fuori il naso, felice ti farà!"

A-ulì-ulè Tuli-lem-blem-blù. Eeeeeeeeeeeeetcciùùùùùùù!

28/01/08

L'amore non è bello...

Stamattina c'erano due ragazzi, avranno avuto 16-17 anni, che litigavano, vicino il portoncino di casa di mia madre.
Lei diceva cose del tipo "Ma io te l'avevo detto!"
Lui se ne stava immobile, a gambe larghe e le mani in tasca, in una specie di postura da onnipotenza, e il viso serio.
Solo a guardarlo, lui, si sarebbe detto che aveva torto marcio. Aveva quell'espressione ostinata di chi di dice di avere ragione, ma in realtà la sua è una ragione dispotica, perché non ammette che *potrebbe* avere ragione lei.

Non mi sono soffermata molto, anche se mi sarebbe piaciuto. Anche solo per dire a lei: "Sono convinta che abbia ragione tu, a prescindere, qualunque cosa sia successa".

Mentre mi allontanavo, ho visto lui che le posava malamente un pacco sulla sella del motorino. Lei lo prendeva e glielo ridava.
Alla fine lui gliel'ha strappato di mano e l'ha buttato a terra, ha voltato le spalle e si è allontanato.

E lì il putiferio.

Lei ha raccolto il pacco ed è corsa verso di lui e gliel'ha sbattuto letteralmente addosso. Finalmente erano arrivati alle mani. Lei è diventata una furia, ha preso a colpirlo e schiaffeggiarlo, urlandogli addosso probabilmente tutta rabbia e i bocconi amari che aveva dovuto mandar giù, mentre lui cercava goffamente di ripararsi. Si vedeva lontano un miglio che avrebbe voluto "attaccare", ma che si sentiva moralmente castrato. Ed io ho pensato che era vero: aveva ragione lei.

Alla fine ho visto lui allontanarsi, con la faccia nera e non solo per gli schiaffi. Lei si è dignitosamente asciugata le lacrime, ricacciandole indietro, ha aperto la sella del motorino schiaffandovi dentro il pacchetto e richiudendola con violenza. Poi ha messo in moto e se n'è andata.

Brava, ragazza. Mi sei piaciuta.

26/01/08

Filastrocche col nodo in gola

Nei mari della Luna
tuffi non se ne fanno,
non c'è una goccia d'acqua,
pesci non ce ne stanno.
Che magnifico mare
per chi non sa nuotare!


Gianni Rodari


Gianni Rodari è il poeta della mia infanzia. Già tempo fa scrissi su questo blog della famosa poesia "La Luna al guinzaglio".
Stasera sono stata a cena da mia madre e, insieme a mia figlia, abbiamo sfogliato e leggiucchiato il primo volume dei famosi "Quindici", il volume dedicato, appunto alle poesie e alle filastrocche.

Non so se capita solo a me, ma quando mi trovo a sfogliare un libro della mia infanzia, mi sembra di non averlo mai messo da parte. Le immagini mi tornano subito alla memoria, le parole, come se l'ultima volta che l'avessi letto fosse stato il giorno prima.
E anche stasera è accaduto così... Mi sono subito ricordata la gran pena che provavo nel leggere "Il grillo e la formichina", specie quando la formichina "prese le zampine e se le ficcò nel cuore" e c'è l'immagine di questa formichina vestita da sposa, con le zampine piantate nel petto e una goccia di sangue che ne stilla.

Tutte le immagini, i disegni e le fotografie, le avevo già pronte in mente, per essere richiamate, non appena le avessi viste. La mamma sulla sedia a dondolo, il famoso Pimpirulin (quello che piangeva perché voleva mezza mela), Cincirinella, i bimbi che giocano sotto l'acqua, l'uovo di cartoncino nella pagina degli indovinelli, Pierino Porscospino e il vecchietto di Caltagirone. Tutti lì.

E mia figlia seduta al mio fianco, a ricordarmi che non è vero che l'ho posato ieri quel libro, ma è passato un po' più di tempo.
"E questa la leggiamo?" mi chiedeva continuamente, ed io la leggevo, con piacere (adoro la passione di mia figlia per i libri. Ha solo 2 anni ed una capacità di concentrazione sui libri che non riuscirei a immaginare se non la vedessi continuamente con i miei occhi.)
Ma la nostalgia mi ha preso... e un po' di senso di vecchiaia.

Mi sembra ieri che passavo i miei pomeriggi sui Quindici, e adesso sono già qui, e totalmente diversa da come mi immaginavo e sognavo allora.

Stasera è una sera un po' col magone. Ma poi mi passa.



22/01/08

Il fruttivendolo

Lo odio. Lui e tutta la sua tribù di fratelli, figli, nipoti, cugini o quel che sono.
Gli ho chiesto un paio di chili di mele. "Mature, per favore, da mangiare anche oggi stesso"
Lui, il ciccione, con la sigaretta su un lato della bocca, fa finta di sceglierle. Pago. Arrivederci.
Due chili di mele sono 10 mele. Una è maturissima e anche un po' ammaccata. Le altre sembrano di marmo, che non si possono neanche tagliare a metà: la polpa sembra colorata con l'evidenziatore verde e anche solo a sbucciarle si sente "Crack!", sono insipide e durissime da masticare.

Che faccio? Gliele vado a tirare in testa una per una???

21/01/08

Buonanotte al gufo

"Buona notte al coniglietto, buona notte alla bambola, buona notte al pesciolino, buona notte a Snoopy, buona notte a Woodstock, buona notte a Giulio Coniglio e buona notte al re leone..."
"Mamma! ...e buona notte a Pippo Baudo!"

Già... l'avevo dimenticato...

I miei fratelli

Lucy van Pelt ha due fratelli minori: Linus e Rerun (tradotto in italiano Ripresa o Replica).
Con i suoi fratelli, Lucy ha due rapporti completamente diversi. Con Linus è capricciosa, prepotente, violenta e demolitrice, con Rerun è materna.

Anch'io ho due fratelli più piccoli: uno più piccolo di me di 5 anni e l'altro  di 12. Chiamiamo T il più grande e P il più piccolo.
Con T è sempre stata guerra. Ricordo che quando aveva 3-4 anni mi divertivo a dargli schiaffi, senza motivo. Mi stava proprio sul c....osiddetto. Ritornando con la mente a quei tempi, mi verrebbe da dire che non sono stata una sorella maggiore "gelosa" del fratellino, ma forse, a ben rifletterci, ho mostrato la mia gelosia in maniera diversa da quel che si aspettavano gli altri.
Ricordo con precisione quando mia madre fece il test di gravidanza. Mio padre mi chiamò e mi spiegò cosa stava accadendo e mi disse "Se spunta un pallino blu significa che arriverà un fratellino o una sorellina". Io guardai lì dentro ed ho ancora davanti agli occhi l'immagine di quel pallino blu su sfondo giallo. Che a ben rifletterci non ha senso, probabilmente mischio quei colori confondendoli nei ricordi... così come ho la sensazione di aver guardato *dentro* qualcosa, in un oculare o roba simile, ma forse è solo perché mio padre mi faceva guardare spesso dentro il suo microscopio. Insomma, sono sicura di aver rielaborato e confuso con altri eventi tutto ciò che mi ricordo di quel momento, ma me lo ricordo. E mi ricordo anche che la notizia mi lasciò indifferente. Non ricordo né gioia né preoccupazione.
Ricordo quando nacque T, in clinica. C'era una bambina, figlia di un'altra neomamma, che correva con me nel corridoio della clinica. Si chiamava Virginia ed aveva un anno in più di me. Ricordo che suo padre ci rimproverò e ricordo con chiarezza che le mi bloccò al muro, proteggendomi dai rimproveri di suo padre, facendomi scudo col suo corpo.
Oggi direi che forse suo padre era un po' violento, ma può anche darsi che confonda gli avvenimenti.

E' incredibile: ricordo persino il nome di quella bambina ma non ricordo il viso di mio fratello.
Credo di aver lasciato che la nascita di un fratellino mi scivolasse addosso, forse sentivo che non c'era già più nulla da fare, che non potevo intervenire, chissà.

Poi crescendo, in qualche maniera abbiamo trovato un nostro equilibrio. Lui giocava con le bambole insieme a me e alle mie amichette, e gli davamo sempre la bambola più brutta. Mi ricordo che, quando mia nonna mi insegnò a cucire le gonne delle barbie, imparò anche lui e me ne fece un paio.

Il periodo peggiore, credo sia stato quello della mia pre-adolescenza e della sua infanzia, quando 5 anni di differenza facevano una ENORME differenza. Quando io avevo 12-13 anni e lui ne aveva 7-8... Ma poi, crescendo, ci siamo trovati ad un punto comune, ed oggi posso dire che ho un rapporto così forte e goliardico con lui, che sfido qualunque altra coppia di fratello e sorella ad essere così affiatati.

Con P è stato tutto diverso. Un giorno mia madre mi disse: sono incinta, ed io le risposi, infastidita, Auguri. Del rapporto con mia madre ne parlerò in un prossimo ciclo in 60 episodi, perché ne avrei da dire all'infinito.
Quando nacque P ricordo che aveva il naso pieno di piccoli puntolini bianchi, mi dissero che erano accumuli di grasso. Nemmeno di P ricordo emozioni particolarmente definite. La delusione, senza dubbio, di aver saputo che era maschietto, quando mio padre ci telefonò mentre eravamo da mia nonna per comunicarci la nascita.
Col senno del poi, sono felice che sia stato un maschietto, perché la mia proprietà privata è rimasta inviolata, al contrario di T che ha dovuto condividere con lui ogni cosa, dai vestiti, alla stanza, ai giocattoli.
Per me P è stato una specie di figlio. Lo dico sempre: lui è il mio primo figlio. Ero abbastanza grande e responsabile quando è nato, tanto che gli cambiavo i pannolini, gli davo il biberon, le pappine.... lo accudivo in tutto e per tutto, insomma. Anche per questo credo che più se ne fanno e più diventa facile crescere i figli, perché ci sono anche i fratelli maggiori che danno una mano.
Ricordo una volta, lui poteva avere 2-3 anni, che mi disse: miiiiiiiiiiih, peccato che siamo fratello e sorella e non ci possiamo sposare!
Anche lui mi vedeva come figura materna di secondo livello.

Nel 2008 io compirò 30 anni, T 25 e P 18. Età "storiche" per tutti e tre. Quindi abbiamo deciso che partiremo insieme per un viaggio, probabilmente in Danimarca, a vedere la città dei Lego, l'unico gioco che ci ha sempre coinvolti in tre e ad ogni età.

Metto tranquillamente i miei fratelli al primo posto nella graduatoria degli uomini della mia vita, a pari merito con mio marito. Forse se avrò un figlio maschio, li scalzerà tutti e tre dalla pole position, ma staranno sempre lì, in cima alla classifica.
T e P. Che per Natale mi hanno regalato una padellina di forma fallica... e mi hanno anche detto di averla ordinata su internet, perché nessuno dei due avrebbe mai avuto il coraggio di andarla a comprare di persona!!

Li ho detestati all'infinito, mi hanno fatto inca##are millemila volte, T e le sue irrequietezze mentali, P e la sua testardaggine, ma se non li avessi avuti mi sarebbe mancata metà della mia vita.
Chiaramente non darò mai loro la soddisfazione di dirglielo! ;-)

Da Gian Burrasca a Piccola Katy

Ho deciso di inaugurare una nuova stagione per questo blog.
Quando nacque, volevo che fosse il mio mondo segreto, ed in effetti lo è. Nessuno, nella mia vita reale, sa di questo mio blog, e negherei anche sotto tortura di essere io, proprio io, la Lucy van Pelt che scrive qui.

Ma le fotografie coincidono...!
Fissarie. Dev'essere qualcuno che me le ha fregate con google immagini.

Da oggi si cambia, da oggi voglio scoprirmi davvero. Voglio riportare questo blog sul cammino che aveva iniziato quando l'ho creato. Il mio primo respiro, la mia valvola di sfogo.

Mi vengono in mente Gian Burrasca e la piccola Katy: entrambi, ad un certo punto della loro vita, hanno dovuto creare un diario parallelo. Gian Burrasca lo fa perché i suoi scoprono quello vero, con tutte le marachelle raccontate, e lo incriminano di quei misfatti ancora irrisolti. Piccola Katy non so, ma in una sola notte brucia "tutti i ricordi del tuo passato, tutte le bambole con cui dormivi, ed il tuo diario, che sempre riempivi solo con ciò che faceva piacere a chi, di notte, l'andava a vedere".

Questo mio blog era nato con queste intenzioni: essere un diario parallelo, nascosto, crudo e senza censure. Per la "facciata" ci sono altri diari e altri blog.
Qui io sono solo io. Non a caso ho scelto l'identità di Lucy: la più egocentrica bambina mai apparsa nel mondo dei fumetti.

Non il mondo, ma l'intero universo creato gira intorno a lei. Lei, che distribuisce a ciascuno dei suoi amici l'elenco dei propri difetti: perché vuole vivere in un mondo migliore.
Adoro Lucy. Per tanti versi ci somigliamo, per molti altri *vorrei* somigliarle. Vorrei la sua immensa autostima, la sua capacità di trovare sempre un buon motivo per giustificare i suoi sbagli ("Scusa coatch, non ho preso la palla perché avevo il sole negli occhi", "Ma oggi è nuvoloso!", "Avevo le nuvole negli occhi..."), la sua cattiveria, la sua schiettezza...
Ed è grazie a lei, e al suo modello, che questo blog inaugura una nuova stagione.

Abbiamo deciso che tra un anno esatto riprendiamo la caccia alla cicogna. Ho un anno di tempo per ricostruire me stessa, prima di demolirmi di nuovo.

19/01/08

Il mio gufetto


"Grazie mamma! Hai fatto un bellissimo gufo tutto per me!" mi dice mia figlia, che ormai si è affezionata all'idea di una mamma-sartina.
"Dobbiamo scegliere un nome, adesso" - dico io - "Come la chiamiamo?"
La bimba tentenna, interviene il padre: "Pippo Baudo"
E La bambina conferma: "Pippo Baudo!

Bisogna precisare che "Pippo Baudo" è il primo nome in assoluto che viene in mente a mio marito. Chiedetegli "Dimmi un nome" e lui risponderà così. Saranno le sue origini catanesi, chissà?



Quando la colla è asciutta, faccio tenere in mano a mia figlia il gufetto, e lei è contentissima di questa sua nuova creatura. Le mostro il sito internet da cui ho preso il tutorial (questo) e lei tutta contenta vede le foto di tutti gli altri gufetti e mi dice che ne vuole uno rosso, uno marrone, uno verde.... e poi ce n'è uno nascosto, ma lei non ne vuole uno così (quello "nascosto" sarebbe quello in alto a sinistra che non ha gli occhi). Insomma, lei è innamoratissima del gufetto, ed io sono orgogliosa della mia capacità di far felice mia figlia con un niente.
"E allora" - le ripeto - "abbiamo deciso come si chiama?"
"Si: Pippo Baudo" risponde lei sicura, anzi guardandomi un po' storta, rimproverandomi per averlo chiesto di nuovo.
"Ah, già, Pippo Baudo... scusami, l'avevo dimenticato...."
"Eh - rincara la dose lei - questa mamma.... è un poco distratta..."
"Hai ragione - sospiro io, guardando il pavimento - ogni tanto sono un poco distratta".
Quindi me ne torno, silenziosa, sul divano.



17/01/08

L'oscar!!!!!!!!!!!

Incredibile! Ho ricevuto ben due "oscar" per il blog "del buongiorno"! Da parte di Silvia e Laura.
Grazie, grazie grazie!!! :-D




"Dai il premio a 10 persone che hanno un blog capace di trasmetterti gioia ed ispirazione, un blog che ti faccia sentire bene quando lo visiti.

Fai sapere a queste persone di averlo vinto lasciando un commento sul loro blog.

Attenzione: puoi vincerlo piu' volte!"


Ed ecco, quindi, i miei Oscar:


E adesso vado a comunicare lo che hanno ricevuto il premio!!
 


16/01/08

Macramè e idillio spezzato

Al telefono, per descriverlo a mia suocera, l'avevo chiamato "pizzo", perché così ne chiamavano uno simile su una rivista.
Stamattina mercatino: e' mercoledì e nella mia città lo fanno il mercoledì.
Il commento di mio marito, immigrato dalla "metropoli": si vede che qui nessuno ha un ca##o da fare.... che senso ha fare il mercatino di mercoledì? Bisogna farlo il sabato! Quando la gente non va al lavoro!

Bene, vuol dire che nella nostra ridente cittadina, la gente non va al lavoro nemmeno di mercoledì, perché forse un lavoro non ce l'ha, o forse la gente che frequenta il mercatino è composta maggiormente da casalinghe, ma insomma, qual è il problema? E' sempre stato di mercoledì, vuol dire che sta comodo a tutti. Se volevi il mercatino del sabato te ne stavi a Palermo.

Il mercatino, dicevo. Stamattina ho lasciato la bimba a casa da mia madre e sono andata. Ho pensato di cercare del pizzo simile a quello già usato per il vestito da principessa, per aggiungerlo sull'orlo della gonna (e nascondere le onde della cucitura... sulle lunghe distanze, ho ancora problemi ad andar dritta). Arrivata davanti alla prima bancarella mi son ricordata di aver dimenticato a casa il campione. Bene.
Mi son detta che l'ho avuto con una tale frequenza sotto gli occhi, che se ne avessi visto uno simile l'avrei subito riconosciuto.

Mi son fatta un giro, anche per dare uno sguardo ai prezzi, alla fine son tornata dal più conveniente e mi son messa a guardare con interesse le bobine di macramè. Così c'era scritto sui cartelli.
Il ragazzo mi avvicina: "Posso aiutarti?"
(Fantastico quando mi danno del tu...) "Si, sto cercando un tipo di macramè simile a quello che ho già usato"
"Hai un campione?"
"No"
"L'hai comprato qui?"
"......................no........."
Lui nota il mio lieve imbarazzo e insiste "E dove l'hai preso?"
"Da un sacchetto di confetti"

E ora, moretto dagli occhi azzurri, dimmi quale altra cliente ti ha mai fatto una confessione simile guardandoti seria in viso.

E' vero: sono rimasta fulminata dal macramè che rifiniva il sacchetto di confetti del matrimonio di una figlia di un'amica di mia madre... Per fortuna mia madre aveva ancora quello suo così ne ho avuto a sufficienza per decorare il vestitino.

Il ragazzo, allora, mi sorride e mi chiede i dettagli, il colore, e cerca insieme a me, ignorando una signora che già da qualche minuto cerca di attirare la sua attenzione. Ma mi dispiace, cocco, se non ti sei ancora accorto dell'anello che porto al dito, dovrò fartelo notare io...

Mi fa vedere alcune bobine che rispondono alla mia descrizione, e poi mi dice dispiaciuto: "Sarà molto difficile trovarlo uguale..."
"Si, certo, specialmente considerando che non ho qui il campioncino... ma tanto non ha poi tutta questa importanza... - e qui la cruda verità - serve per il vestitino di carnevale di mia figlia, anche se non è uguale, ma ci somiglia un po' va anche bene...."

E l'idillio finisce tragicamente... Lui si ritira e si richiude, io lo avverto, si rivolge alla signora chiedendole se ha bisogno di aiuto,  e mi lascia da sola a scegliere il macramè.
Ne vedo uno che ci somiglia, glielo dico. Tre metri, grazie. Ecco. Grazie ancora e arrivederci.

E l'idillio, appena nato su una nuvola di stoffe, nastrini, pizzi e merletti, è finito miseramente, accartocciato malamente in una bustina di plastica, e pagato 3 euro.

15/01/08

Il mio primo RR

Io: "Sai cos'è un Round Robin?"
Lui: "Mmmmm.... un pettirosso che vola sempre in tondo...?"

Un Round Robin è una cosa piratesca. Richiama alla mente le scene delle battaglie sui mari, ammutinamenti, rombi di cannoni, il sale del mare negli occhi, e un brindisi alla vittoria con litri di rhum.
E il Cracken, lì sotto, che aspetta.

Si forma un gruppo di almeno 4 persone, ciascuna sceglie un tema e fornisce una tela. La spedisce alle altre tre che la ricameranno a turno, secondo il tema scelto.
Detto così sembra un'inutile perdita di tempo: se ti vuoi ricamare una cosa, fallo e basta, senza stare a scocciare altre persone.
Invece no. Invece per capire tutta la "magia" della cosa, bisogna immedesimarsi per un istante "nella tela". Che quando torna alla proprietaria, ha attraversato l'Italia in largo e lungo, passando per le mani di persone che forse la proprietaria non incontrerà mai. E insieme alla tela, viaggia anche un diario, dove ciascuna ricamatrice scrive ciò che vuole durante il periodo in cui la tela "dimora" presso di lei.
Partono insieme, un pezzo di stoffa e un quaderno, tornano "tesori" ricchi di un'esperienza che la loro padrona non farà forse mai, e gliela raccontano. La tela col ricamo, il diario con le parole.

Mi sono iscritta al mio primo Round Robin e non vedo l'ora che la magia cominci.

14/01/08

Passano gli anni...

Stamattina, bella pimpante, con pargola al seguito, me ne andavo tranquillamente verso casa di mia madre, come quasi ogni mattina.
L'edificio in cui abitano i miei, ha al piano terra un istituto superiore, lo stesso che ho frequentato io. Sorvolo sulle mie opinioni riguardo il fatto di mettere un liceo in un condominio, e lascio ad altri post i miei aneddoti sulla vita da liceale e "condomina", e torno al fatto di stamattina.
Mentre camminavo sotto i portici dell'edificio, in lontananza vedo tre ragazzi affacciati dalla finestra-saracinesca (mica ci potevano lasciare solo le aperture da vetrina di negozio, ci sono le saracinesche...) ed uno di loro mi chiama:
"Senti!"
Io mi punto l'indice sul petto, per chieder conferma che stesse parlando proprio con me.
"Si, si, tu!"
Già il ragazzotto guadagna 100 punti, dandomi del "tu", specialmente visto che ho la bambina per mano. Mi capita sempre che mi diano del "Tu" quando mi vedono da sola e passano al "Lei" o "La signora", quando ho la bambina dietro... Quindi mi avvicino alla finestra, con una briciola di buonumore in più rispetto a tre secondi prima.
"Ce lo prendi il cancellino?"
Guardo a terra è vedo la ben nota "girella" fatta con lo stesso materiale del "riccio" delle spugne da cucina. Però è bianca. Ai miei tempi erano verdi.
Raccolgo il cancellino da terra e glielo porgo, accennando un lieve sorriso
"Sono cose che possono succedere..." mi sorride il giovine, "Specialmente quando il professore non c'è" fa eco un altro, e strappa il cancellino dalla mano del compagno per lanciarlo verso la schiena di un altro compagno, dall'altra parte dell'aula.

Passano gli anni, le generazioni si succedono, ma certe "abitudini" non cambiano.

11/01/08

Una parrucchiera "castrata"

E' così che mi sento, quando cerco di azzizzare in qualche maniera i capelli di mia figlia.
Da piccola sembravo un marines. I miei genitori mi facevano tagliare i capelli dal mio padrino: un barbiere con anni di esperienza alle spalle, ma pur sempre un barbiere, che me li tagliava cortissimi.
Non avevo nemmeno i buchi alle orecchie, nonostante dalle mie parti sia consuetudine farli alle neonate. Risultato: fino a 11-12 anni, senza orecchini e coi capelli cortissimi, mi scambiavano per un maschietto.

Quando ho saputo che il piccolo Alien che portavo in grembo era una femminuccia, ho subito deciso: buchi alle orecchie immediatamente e capelli lunghi, lunghissimi.
Chi non ha mai giocato "alla parrucchiera" con le bambole? Io avevo anche Barbie Tropicale (o qualcosa di simile) che aveva i capelli lunghi fino alle caviglie. Credo che anche la Panicucci l'avesse avuta da piccola....
Nella mia mente immaginavo la mia bambina e già pregustavo i giochi insieme, le treccine e le codine, le serate passate sul divano ad accarezzarle e spazzolarle i capelli... E gli orecchini! Che non le avrebbero mai creato il trauma dell'ambiguità sessuale.

Mia figlia è nata coi capelli a spazzola. Davvero! Aveva la testa piena di capelli lunghi mezzo centimetro, talmente corti che stavano ritti. I buchi alle orecchie li abbiamo fatti quando aveva tre settimane: un urlo straziante per ciascun lobo, ma subito dimenticato con la tetta della mamma.
E allora il trauma l'ho rivissuto io: la gente mi incontrava per strada e mi chiedeva "E' un maschietto?"
MA COME??????? Ha gli orecchini!!! Non vedete????????
Ho dovuto convertirmi al total-pink, che detestavo, pur di non fare bile...

Adesso mia figlia ha due anni e la gente mi chiede "Ma perché le tagli i capelli?"
Io non glieli taglio... sono ancora quelli della nascita, che in due anni sono cresciuti di 7 centimetri, non di più.
E vedo le altre bambine coi riccioli morbidi, le treccine, le codine, i cerchietti in testa, e mia figlia sembra la figlia una a cui da piccola tagliavano i capelli. La figlia di una che da piccola desiderava scoprire che effetto faceva sentire i capelli poggiare sulle spalle. La figlia di una che da piccola si diceva che se mai avesse avuto una figlia femmina le avrebbe lasciato la scelta di decidere cosa farne dei suoi capelli.

I capelli di mia figlia sono il mio contrappasso, per aver peccato di sognare.

10/01/08

La principessa

Il mio rapporto con la macchina da cucire sta evolvendo. Cominciamo a capirci. Non che andiamo sempre-sempre d'accordo, eh!, ma quanto meno cerchiamo di venirci incontro, nei limiti del possibile.

Sto preparando un vestitino da principessa per mia figlia. L'ho cucito e scucito - giuro! - tre volte, ma alla fine il risultato non è proprio male... a parte il fatto che è più lungo a destra...

Voglio immortalare la fotografia della scollatura, perché mi piace davvero molto, anche la qualità della foto in se.



Per il resto... ci penso altri 5 minuti e poi vado a scucire per la quarta volta l'orlo della gonna. Speriamo che stavolta sia l'ultima.

07/01/08

Scampoli di primavera

Oggi è una giornata primaverile, calda, assolata, mite, luminosa. Vien voglia di andare in campagna, a correre tra il velluto dell'acetosella, così verde e così gialla, che da piccola mi sembrava proprio il colore dell'evidenziatore.

E invece mi tocca starmene a casa, a rimettere in sesto lo sfacelo che c'è in casa, dopo la pigrizia cronica delle feste...
Anzi ieri ho fatto ben due lavatrici, ma c'è tutto il resto della casa da pulire e rassettare. Sembrerà strano, ma quando mio marito è in casa mi lascio contagiare dal "suo" spirito vacanziero, e faccio ancor meno che negli altri giorni, anche se in teoria avrei più tempo da dedicare alla casa, visto che la bambina la tiene d'occhio lui.

Intanto adesso mi tocca anche contattare il muratore che ci ha fatto i lavori in casa quattro anni fa, quando ci siamo sposati.... vedremo...

Mi sento avvilita e senza forze, al solo pensiero di smontare ogni centimetro smontabile della cucina... penso a frigorifero, che hanno fatto entrare dalla terrazza con la gru, perché dalle porte non ci passava.... mi sa che ci toccherà imballarlo completamente e lasciarlo lì, nel bel mezzo del cantiere. Tanto, a fregarselo non possono proprio portarlo via....

Penso alla ricostruzione che mi aspetta... la polvere che si sarà insinuata fin dentro i cassetti del piano inferiore... però avrò finalmente un po' di spazio vitale in più, e forse anche l'occasione per una vita più sociale, visto che abbiamo solo il posto per 4 coperti in cucina, e mettendoci la bambina che ormai mangia a tavola, significa che non possiamo invitare nessuno a casa...

Fuori splende il sole. Avrei voglia di uscire.
Guardo la montagna di piatti da lavare. Vado. Spero che la lavastoviglie riesca a trovar un posto accogliente in questa casa.

04/01/08

L'odissea della "crocettina"

In un raggio di 300 metri da casa mia ci sono ben 3 mercerie. Se allarghiamo il raggio a 500 metri ne compare anche una quarta. Molte mie "colleghe" mi invidierebbero, ma io non mi invidio molto.

Stamattina ho comprato il raso rosa per fare il vestito di carnevale a mia figlia, e già che c'ero avevo intenzione di fare scorta di tela aida da ricamare.

Chiamerò le tre mercerie più vicine: "L'asola", "I nipoti di don Pinuzzo", e "Le sorelle Mineo", per non far nomi veri (ma molto simili a quelli veri).

Per prima sono andata dall'Asola, perché hanno un maggiore assortimento e le commesse sono simpatiche e giovani, e anche il titolare è competente e affabile.
Entro, chiedo del raso, me lo danno, poi faccio la domanda difficile alla nuova commessa: posso vedere della tela aida?
Il suo discrimine è il colore, e considerando che lavora lì da poco, immagino che sia anche comprensibile. La chiedo ecrù, o avorio, o crema, o nocciola, insomma, chiara ma non bianco-sparato.
La troviamo insieme e mi fa il prezzo 13,50 al metro. Cara. So che i nipoti di don Pinuzzo l'hanno meno cara, ed in effetti l'ho sempre comprata da loro, ma sono fiduciosa nella ricchezza di assortimento e allora faccio l'altra domanda difficile: vorrei vedere quella da 62 o 64.
La ragazza impallidisce, quasi vacilla. Io la tranquillizzo e le spiego che è il numero di buchi in 10 cm, lei sembra riaversi e legge le etichette.... o finge di leggerle, visto che le etichette sono somplicemente degli adesivi con scritto il prezzo. E allora comincio a raccontarle che è l'aida più fine, i buchini più piccoli, la trama più fitta.... lei annuisce, dimostrando di capire il mio italiano, ma non ha la minima idea di cosa io stia dicendo. Poi si volta dove ci sono le bordure e ne mostra una molto fitta, mi dice che forse è quella. Beh si, in effetti potrebbe essere quella, ma che peccato che non ne abbiano a metraggio. Pago il raso, saluto e mi dirigo con sicurezza verso i nipoti di don Pinuzzo.

I nipoti, in realtà sono due ragazze. Una non ha nemmeno voglia di vivere, figurarsi di lavorare. Strascica i piedi, ti ascolta distrattamente, non si sbilancia a dare consigli perché ha tutta l'aria di non essere nemmeno capace di fare un discrimine per colore, come la nuova commessa dell'asola (cui comunque va tutta la mia simpatia, perché infondo è nuova e si vede che cerca di mettercela tutta). Sono l'unica cliente e mi dico che per fortuna verrò servita dall'altra nipote, quella più sveglia, col viso da alano, forte accento siciliano e l'aria di chi ha preso la terza media serale.
Buongiorno vorrei della tela aida. Ecrù? Mi chiede l'alano. Eccola lì: anche lei col discrimine per colore. Rispondo di si e chiedo il prezzo. 8,20. Come supponevo, più economica dell'Asola.
Faccio anche all'alano la domanda difficile: ma da quanti punti è? Lei non ha il mancamento della nuova commessa dell'asola, piuttosto mi guarda come se avessi fatto una domanda in un'altra lingua. Ma la conosco e so che ci si può ragionare, e allora le spiego che si contano quanti buchi ci sono in 10 cm. Lei mi fa (in dialetto) "La prendiamo e la misuriamo?" Approvo, in dialetto anch'io.
Giuro che non ci credevo che l'avrebbe fatto.... ha preso il metro e mi fa "Ce la fai a contare?" Allora io comincio a contare, ma lei non tiene fermo il metro e mi distoglie continuamente lo sguardo, poi, con decisione, toglie via il metro e afferma "Secondo me è quella che dici tu da 55, perché non mi sembra da 44"
Boh? sono arrivata a contare 17 o 18 buchi. La prendo per buona, me la controllerò a casa... Chiedo se ne hanno di più fitta. No, non ne hanno. Pago ed esco.
Tornando verso casa, mi ricordo che le sorelle Mineo avevano la bottega aperta.

Le sorelle Mineo, in realtà sono una signorina di 276 anni e sua zia, che ne avrà almeno 318. Credo che le originarie "Sorelle" del nome, fossero la zia e sua sorella. Ormai in negozio ci sta praticamente la "nipotina". La loro bottega è esattamente sotto casa mia, il numero civico successivo al mio.
Dice: ma allora perché non vai direttamente lì, visto che puoi praticamente scenderci in vestaglia?
La nipotina Mineo ci vede poco e ci sente peggio, hanno ancora i prezzi in lire, e ci vogliono 10 minuti di orologio prima che trovino quello che cercano. Mi sono immaginata a far la stessa domanda sulla "caratura" della tela aida alla nipotina Mineo e mi son venuti i brividi. Per un metro di nastrino, qualche settimana fa, hanno smontato mezzo negozio perché non hanno capito se dovevano cercare per colore o per misura. Inoltre hanno prezzi carissimi: una cerniera, comprata dai nipoti di don Pinuzzo per 20 centesimi, da loro l'ho pagata 30, ed era anche il prezzo di favore, perché "Solitamente le vendiamo a mille lire".
Arrivo sotto il mio portoncino e vedo che quello loro è chiuso. La nipotina Mineo è così, ogni tanto si scoccia, chiude e se ne va.

Io intanto guardo meglio la tela che ho comprato.

...e allora facciamolo!

Progetti di mio marito per l'anno appena iniziato:
Lui: "Chiamiamo un paio di muratori e ci facciamo chiudere la terrazza, così raddoppiamo la cucina e possiamo traslocare la terrazza al piano superiore, sul tetto della nuova stanza che si verrà a creare"
Io: lo guardo allucinata
Lui: "Tanto non credo che potrà costare molto... si tratta solo di una stanza.... fino a 10 mila euro possiamo farcela"
Io: mantengo lo sguardo allucinato, ma nella mia mente comincia a materializzarsi la forma di un soggiorno, una stanza grande, in cui magari mettere un divano grande e comodo...
Lui: "Naturalmente chiederemo la licenza al comune, perché se ci sequestrano il cantiere non abbiamo dove andare a vivere..."
Io: lo sguardo allucinato si addolcisce lentamente, diventando sognante... una stanza in più, una cucina abitabile, un prolungamento della muratura e del piano di lavoro.... si verrebbe anche a creare.... si verrebbe anche a creare...!!! Il posto per mettere la lavastoviglie!!
Lui: "Che ne pensi?"
Io: "Facciamolo!"

L'anno nuovo, nasce nel segno della polvere.