27/04/20

Gli audiolibri

Un aspetto positivo di questa interminabile quarantena è che ho ripreso ad ascoltare audiolibri macinandoli come niente fosse.
Nelle prime settimane non ci riuscivo, il momento dedicato all'ascolto era ben definito, ossia durante il sonno dei Bambini o della Neonata, molto raramente in altre situazioni, perché al di fuori di quei momenti che ho detto, mi distraevo facilmente.
Poi ho ricominciato, ho iniziato da una cosa facile, poi sono andata avanti e sono arrivata a nove libri in 6 settimane.

24/04/20

Nel silenzio

Lo facevo anche io, talvolta. Soprattutto quando stavo ancora a Bagheria, ma anche qui a Torino. Per parlare al telefono mi sposto in balcone.
Il chiasso delle strade, il rumore delle auto, garantisce una certa privacy.
Il problema è, però, che adesso non c'è più rumore, ma proprio per niente. Io sento sospirare quelli che abitano nel palazzo dall'altro lato della strada.
E stamattina ho origliato la telefonata del ragazzo che abita al piano di sotto, scoprendo cose molto interessanti su certi aspetti della sua vita intima che non motivo dalla voglia di sapere.
Per fortuna che abbiamo tutti gli infissi coi vetri-camera, quindi l'ho ascoltato solo io che stavo in balcone.

23/04/20

Cosa stiamo imparando

Da questo periodo stiamo imparando tante cose.
Anche a tagliarci i capelli da soli.


22/04/20

C'è speranza

Finché ci sarà un nuovo germoglio, un nuovo ramo, un nuovo bocciolo, un nuovo fiore, allora ci sarà ancora speranza.


(L'edera in foto proviene da Palermo, s'è fatta tre traslochi e non si è mai arresa)

21/04/20

Letture ad alta voce

Angelica ed io stiamo partecipando ad una delle mille iniziative di lettura ad alta voce per bambini e ragazzi. Ovviamente il nostro punto di forza, rispetto ai colleghi che leggono da soli, è che noi due leggiamo insieme, drammatizzando.
Stiamo riscuotendo un discreto successo, in effetti. Tuttavia temo e aver esaurito il mio catalogo di storie per bambini in forma di dialogo, quindi forse la nostra avventura finisce così.

20/04/20

Stranezza

Mio fratello abita a 2,8 km da me, ma non ci siamo più incontrati dopo il 24 febbraio.
Due giorni fa è passato davanti casa mia, facendo il giro largo rientrando dalla spesa, per venire a prendersi le mascherine di cotone che ho cucito per loro.
E' stato strano.
Come un incontro clandestino, io che scendo al portone, allungo il braccio, gli porgo la bustina, poi lui che resta lì, qualche minuto, appoggiato alla macchina, chiacchierando rapidamente.
Due pensieri, mentre lo guardavo: ah, ma allora esiste ancora, davvero, non vive soltanto dentro i miei device durante le videochiamate di famiglia, e il secondo: ma a cosa siamo arrivati?
E fortissimo il disagio, il senso di trasgressione delle regole.

Finirà, prima o poi.

17/04/20

Improving my English

Vi ricordate? Lo scorso ottobre avevo iniziato a frequentare un corso d'inglese tenuto dal più affascinante professore dell'universo.
Chiaramente, il 24 febbraio, anche il corso ha chiuso... temporaneamente, ancora un altro po', vediamo cosa dice il governo, ok, rassegnamoci che il corso è finito.
Lo ammetto: per tutto il primo mese-mese e mezzo ha bellamente ignorato le lezioni e gli esercizi che lo zelante professorino continuava a mandarci per email, un po' perché covavo il desiderio segreto di tornare in aula a seguire le lezioni e godere della sua presenza, un po' perché ero depressa e scoraggiata e di tutto sentivo il bisogno, men che meno che di un altro impegno da sobbarcarmi da sola. E poi io ormai lo come come funziono: da ragazza era diverso, ma ormai ho capito che per imparare ancora, ho bisogno di qualcuno che le cose me le spieghi. Non è più il tempo dell'autodidattica, quella andava bene a vent'anni.
A fine marzo, una volta capita l'entità del danno, e anche un po' per dare l'esempio soprattutto ad Angelica, ho recuperato tutti gli esercizi passati e mi sono messa lì, di buzzo buono, a farli.

Non sono ancora riuscita a recuperare gli arretrati (ieri sono arrivate le lezioni e gli esercizi sul tempo del futuro ed io ho appena iniziato il past simple dei verbi regolari: sono indietro di due step) ma poco a poco mi sono accorta che ce la posso fare.
Mi aiuta Matilde, che è quella che sa l'inglese meglio di tutti i famiglia (dopo mio fratello che è laureato in lingue).
Matilde non vede l'ora di correggere i miei esercizi e da qualche tempo, dopo che l'ho pesantemente cazziata, ha anche smesso di sganasciarsi dalle risate quando mi corregge o mi ascolta leggere con la mia pronuncia incerta.

Oggi ho fatto una prova. Proprio mentre provavo a memorizzare il past simple mi sono accorta che, a differenza di pochi mesi fa, guardando un testo in inglese sento molto meno il senso di spaesamento. Riconosco molte più parole - soprattutto i verbi - e ne capisco molto di più. Lo sto imparando per davvero. Quindi - dicevo - ho voluto fare una prova.
Matilde aveva dei libricini di narrativa che le erano stati assegnati come compiti per la vacanze tra la seconda e la terza media. L'indicazione in copertina è il livello A2, che è esattamente il corso che sto seguendo.
Ho voluto iniziare con "Little Women", soprattutto perché lo conosco molto bene in italiano. Ho iniziato a leggerlo.
Sono molto lenta. Mi fermo tantissimo su alcune frasi per ricostruirne il significato, soprattutto se ci sono parole che non conosco, ma posso dire di averlo capito. E non è tutto.
Riponendolo sullo scaffale e leggendo il dorso della copertina, mi sono resa conto che il titolo è - ovviamente - al plurale. Può sembrare una sciocchezza, ma per me è un segno trionfante di speranza per un traguardo che, forse, non è così irraggiungibile come credevo.

16/04/20

Sepùlveda

E così è morto anche Sepùlveda.
Per il post di oggi avevo pensato a ben altro argomento, ma avendo da poco letto la notizia mi è partito una magone soffocante in gola e credo che non riuscirei ad esprimermi come avrei voluto su un argomento tragicomico come quello che avrei voluto trattare.

Io ho "conosciuto" Sepùlveda tramite un mio ex fidanzato. In realtà moltissimi scrittori che ho amato li ho conosciuti tramite lui. Uno dei suoi pochi pregi era la sua passione per la lettura, e a lui devo davvero molto in questo senso. Forse è anche per questo che il magone per la notizia della scomparsa di Sepùlveda mi colpisce così tanto. Non tanto per un'ipotetica nostalgia di lui (che non c'è proprio) quanto, forse, per la nostalgia di quei tempi, di quando potevo permettermi di stare 3 giorni interi a leggere, senza occuparmi di altro che di mangiare e andare in bagno. Esempio classico di come non ero capace, all'epoca, di apprezzare ciò che avevo: tempo a volontà e nessuna responsabilità verso terzi.

Sono molto dispiaciuta per Sepùlveda, non era tra i miei autori preferiti, ma alcuni dei suoi libri mi sono piaciuti tanto che li ho anche riletti; con il suo recente filone di narratore per bambini, avevo anche iniziato a leggerlo con mio fratello piccolo, dapprima, e le mie figlie poi. Tra l'altro, quella per andare a vedere "La gabbianella e il gatto" è stata una delle ultime uscite al cinema in coppia con lui, il mio fratellino piccolo.

Ecco, questa notizia di oggi mi colpisce.
Ma per evitare piagnistei inutili e poco costruttivi, chiudiamo con la sua citazione più famosa, che sia di augurio per tutti. Vola solo chi osa farlo.

15/04/20

La coda al supermercato

Per varie ragioni, sono io quella deputata a fare la spesa in casa. Inizialmente faceva parte di un accordo tra Rerun e me, all'interno del paragrafo sulla suddivisione dei carichi economici nel nostro "accordo tra coinquilini" (non è vero, è una citazione da The big bang theory!), poi è diventata una necessità, visto che lui è stato - nell'ordine - malato, moribondo, ricoverato, convalescente, ma da qualche tempo si era trasformata nella mia opportunità di fuga da casa, di cinque-minuti-di-solitudine.
Non fosse che ormai, da qualche settimana, davanti al supermercato vicino casa c'è la fila. Lunga. Lenta. Anziana.

Sì, perché io non so se davvero abitiamo in un quartiere di anziani (ma in teoria non dovrebbe, visto che è una zona nelle adiacenze del politecnico, quindi - al contrario! - dovrebbe essere piena di giovani) oppure se è vero quello che si legge in giro, cioè che i più indisciplinati sono proprio gli anziani, che escono mille volte al giorno con ogni pretesto, e vanno a ingolfare la fila al supermercato.
Un po' li capisco. Sicuramente sono soli, e pur di non stare da soli in casa preferiscono stare due ore in piedi in fila al supermercato, però non sempre riescono a farmi tenerezza, non tutti.
Perché gli anziani hanno quella straordinaria capacità, che è propria anche dei bambini, di far passare l'interlocutore attraverso tutta la gamma dei sentimenti possibili, dal migliore al peggiore, nell'arco di una manciata di minuti.
La vecchina tutta bianca, lievemente ingobbita, imbacuccata e truccata, pettinata, che la vedi in coda poco prima di te e ti fa tenerezza perché lo capisci che è da sola, sicuramente vedova, avrà i figli lontani, vede poco i nipoti, non ha nemmeno dimestichezza con la tecnologia quindi in questi tempi di isolamento il massimo a cui ha potuto ambire è stato la maggiore frequenza delle telefonate da parte dei familiari. Ti viene quasi da chiederle dove abita, per stare lì vuol dire che abitate vicine, e magari se vuole, se ha bisogno di qualcosa in urgenza, può chiamarti, che magari il figlio abita a 50 km e prima che arrivi lei fa in tempo a morire, ed ecco, sei lì col cuore gonfio di amore, di buone intenzioni, di desiderio di essere d'aiuto, che un giorno pure tu sarai vecchia e sola e magari avrai bisogno dell'aiuto di una sconosciuta, e stai lì - dicevo - a riempirti di calore umano pronto ad esprimersi quando la vecchina parla. E comincia a borbottare. Non ce l'ha con quelli in fila, e nemmeno con quelli del supermercato. Ce l'ha con "loro", quelli che governano, che tanto a loro gliela portano a casa la spesa, che sono bravi a dire che chiudono tutto perché tanto a loro lo stipendio non manca, e hanno chi fa tutte le cose al posto loro, e non hanno certo bisogno di andare nei negozi, non gli serve che i negozi siano aperti, perché anzi a loro fa comodo questa situazione, che si sta svecchiando l'Italia, che vedrai quanto risparmieranno nei prossimi anni di pensioni che non dovranno versare a tutti i vecchietti che hanno fatto morire, ma a lei mica la fregano, no, no, lei non muore, lei morirà soltanto quando lo decide lei, perché ha lavorato per 40 anni e ha deciso che deve prendersi la pensione per almeno 30 e sottolinea il concetto con un elegante gesto dell'ombrello.
Ecco, di per sé poteva essere quasi simpatica. Quasi. Ma da il via alla sagra delle ovvietà complottare da parte di tutti gli altri coetanei, per cui no, non è per niente simpatica. Lo spirito di Madre Teresa che ti aveva pervaso si trasforma in quello fuori stagione del Grinch.

Mi piace, in genere, fare la spesa, anche se significa fare la fila per almeno un'ora. E contro i discorsi dei vecchi mi sono schermata. Metto le cuffie e ascolto musica.

14/04/20

Il cambio stagione

Ci siamo barricati in casa che era pieno inverno. Oddio, un inverno mite persino qui, ma comunque indossavamo maglioni, giubbotti pesanti, avevamo i piumoni nel letto e i riscaldamenti accesi. Qualche giorno fa, uscendo di casa per fare la spesa a distanza di una decina di giorni dalla precedente, mi sono accorta che ero vestita troppo pesante.
Che ne è stato dell'inverno? Del freddo? Dell'umidità della notte?

E' stato assurdo fare il cambio stagione, riponendo vestiti nuovi, acquistati coi saldi, e indossati al massimo un paio di volte. Il cappotto. Mi ero comprata un cappotto e l'ho messo soltanto una volta.

Forse dovremmo riflettere sull'insegnamento che ci sta offrendo la natura: il tempo scorre, la vita va avanti, le cose cambiano, sempre e comunque, a prescindere dalle vicende umane singole e collettive.

11/04/20

Ci sono, anche se non sembra

Sono quasi 2 mesi che non scrivo, ma a guardami indietro sembra ieri. L'unico momento di buio totale precedente a questo era stato a cavallo tra il 2013 e il 2014, quando mi sono separata da Schroeder. Stanotte ci ho pensato: forse è il caso di riprendere le redini di questo blog, fosse anche soltanto per rassicurare sulla mia persistenza in vita di chi mi ha seguito.

Quindi: ci sono. Sono viva e anche in ottima salute, che - per quanto sia sempre un parametro importante dell'esistenza - in questi tempi lo è ancora di più.

Anche le mie figlie stanno bene, perfettamente in salute. Sclerate, isteriche, depresse, stufe, annoiate come tutti, ma in perfetta salute fisica, nemmeno un raffreddore o un colpo di tosse. Hanno avuto, entrambe, una lieve irritazione alla pelle di mani e polsi, perché dobbiamo ammettere che non erano mai state delle maniache dell'igiene personale, e l'aver incrementato tipo del 400% le occasioni di lavarsi le mani ha dato questo effetto. E NON usiamo disinfettanti, il semplice sapone liquido che abbiamo sempre usato (e che - in effetti - prima ci durava anni, mentre adesso dobbiamo ricaricarlo ogni 3-4 settimane). Niente di grave: un po' di burro di karité e passa.

Anche Rerun sta bene. Oddio: sarebbe meglio dire che sta meglio.
Già, perché in casa abbiamo provato l'ebbrezza dell'allarme covid, con tutto il circo al completo. A metà febbraio, dopo la lieve influenza che hanno avuto a turno Matilde e Angelica, anche lui si è ammalato. Risparmio tutti i dettagli dell'iter medico, ma ha tirato a casa con assistenza telefonica fino al 2 marzo, poi lo hanno ricoverato per una polmonite di una certa gravità, ma è risultato negativo al covid.
Quando le parole: "E' una polmonite interstiziale, ma batterica" è assurdamente una diagnosi positiva che ti fa tirare un sospiro di sollievo.
Ne avrà ancora fino a fine aprile, ma fondamentalmente sta bene.

Io, chiaramente, sono disoccupata. Totalmente.
La Neonata è stata portata in salvo dai nonni già il 21 febbraio. Io ho fatto in tempo a fare solo due lezioni di yoga, quando è iniziata la chiusura totale. Abbiamo persino mancato il brevissimo viaggio a Palermo, per l'appuntamento di Matilde dal dentista che le cura l'apparecchietto dei denti.

Sono giorni strani. Noi, in Piemonte, abbiamo appena concluso la settima settimana di chiusura. Le ragazze sono uscite da scuola il 21 febbraio, contente perché ci sarebbero stati 3 giorni di vacanza per il carnevale, invece non ci hanno più rimesso piede, e probabilmente non lo faranno fino a settembre.
Sono giorni che non scorrono tutti uguali. In queste sette settimane abbiamo dovuto reinventarci una quotidianità, un equilibrio, nonché una capacità di coabitazione che avevamo perso da anni. Siamo passati dall'isteria alla depressione, dall'iperattività repressa alle crisi di pianto, dall'apatia alla rinascita. Già, perché c'è voluto del tempo, almeno 4-5 settimane, prima che ci arrendessimo all'evidenza che non sarebbe tornato tutto come prima, non subito, non presto. E forse non sarà mai più com'era prima.
Però siamo ragazze toste, lo siamo sempre state, e tutte e tre abbiamo sviluppato la capacità di reagire costruttivamente. Ci siamo disperate, ognuna coi suoi tempi e i suoi modi, ma ci siamo adattate.
Matilde ha iniziato con la didattica a distanza con capacità e impegno paragonabili a quelli che ci metteva dal vivo.
Angelica ha avuto bisogno di più tempo, molto più tempo, perché per lei l'aspetto sociale della scuola era il vero punto fermo delle sue giornate. Ci trascorreva 10 ore, con maestre e compagni, ed è quella che soffre di più in assoluto della mancanza degli altri. Da qualche tempo ha imparato a gestirsi in autonomia l'accesso al registro elettronico per le nuove lezioni, e si impegna coi compiti.

Io ho mancato per poco la possibilità di lavorare. Ero stata contattata da due medici che, con l'asilo nido chiuso, avevano bisogno di qualcuno che si prendesse cura della loro figlia di un anno. Mi avrebbero strapagata, ma ho dovuto rifiutare. Non potevo rischiare di portare a casa un virus che, probabilmente, non sarebbe stato grave per me e le ragazze, ma avrebbe potuto avere effetti devastanti su Rerun, già convalescente e debilitato. Ci sentivamo miracolati che fosse andata bene, sarebbe stata un'incoscienza, un andarsela a cercare.
Dopo i primi momenti di disperazione, però, ho avuto la reazione.
Ho iniziato con un canale youtube sul quale ho caricato alcuni video di attività di yoga. Ammetto di aver iniziato a farlo solo per mantenere il contatto (e la fidelizzazione) con i bambini che frequentavano già il mio corso, nonché per avere qualcosa con cui impiegare il tempo, infatti era un canale privato e mandavo i link soltanto ai genitori.
Poi hanno iniziato a chiedermi il permesso di condividerli con altri, e allora ho pensato che sarebbe stato meglio renderlo pubblico. In effetti quei video fanno un numero di visualizzazioni ben superiore ai bambini del corso :-D
Alla fine, consultandomi con altre colleghe, ho deciso di convertire il corso in lezioni online. Mi sono fatta l'account premium su zoom e ogni sabato faccio un'ora di lezione. E mi pagano lo stesso, e sono contenti di farlo.

Insomma, queste 7 settimane sono state cariche di evoluzioni e rivoluzioni. Noi la noia non l'abbiamo proprio vissuta, anzi! Io sento più forte di tutte le altre la necessità di stare da sola, altroché.

Va bene. Direi che come post di aggiornamento è sufficiente. Da lunedì riprenderò la pubblicazione quotidiana, lo prometto. Perché la voglia di normalità riguarda anche questo blog.