24/12/20

Quindici anni

 Sei arrivata a 15 anni ed io sono ancora pazzamente innamorata ed esasperata di te. Ti è toccato un momento storico ben particolare per tuffarti nel cuore dell'adolescenza, dove tutti i tuoi maremoti interiori trovano nella tua pelle e nelle tue ossa l'unica separazione dai maremoti esteriori, fatti di paura, immobilità forzata, incertezza. Come se non fossero sufficienti i mostri che ti abitano dentro, devi fare i conti anche con quelli che stanno lì fuori. Ti barrichi nel tuo spazio, per difenderti, per proteggerti, per tirarti fuori da queste cose pazzesche che ci succedono intorno. 

Quindici anni fa mi hai trasformato in mamma, con tutte le meraviglie e disperazioni che questo comporta. L'unica certezza non è l'amore che ho per te, ma l'amara consapevolezza che mai, in nessun modo, riuscirò a spiegarti quanto è grande e immenso.

Nemmeno dopo aver trascorso un intero pomeriggio a decolorarti i capelli e poi tingerteli di viola.

Buon compleanno Matilde mia.



18/12/20

Non ce la sto facendo

 E mi dispiace.

Ci tengo a questo blog. Raccoglie 13 anni della mia vita. Ma non ce la faccio più a tenerlo aggiornato. Ho difficoltà a farlo dal telefono e questa cosa mi condiziona molto.

Mi dispiace proprio tanto.

23/11/20

La mia nuova ossessione

Ormai mi conoscete, sapete che non sono capace di mezze misure. Ho una nuova ossessione-fissazione: i libri per bambini.

Oddio, li ho sempre amati, letti, comprati, regalati, ma adesso la cosa mi sta sfuggendo di mano. Ormai convoglio tutto il budget per i libri solo esclusivamente in libri per bambini, ché tanto ormai ho deciso che i libri "da adulti" me li ascolto in audiolibro. Ma il vero problema è che i libri per bambini sono TANTI, e quasi tutti BELLISSIMI, e LI VOGLIO!

La fregatura sta nel fatto che ormai basta cercare un qualsiasi libro per bambini su youtube per trovare almeno una maestra/educatrice/appassionata che lo ha letto durante lo scorso lockdown, e questo da un lato aiuta a fare acquisti mirati (mi è capitato purtroppo di comprare libri che inizialmente mi sembravano imperdibili mentre si sono poi rivelati deludenti), ma dall'altro lato toglie ogni possibilità di freni inibitori nella compulsione degli acquisti. Mi suggeriscono un libro? Lo cerco su youtube. Leggo il testo, guardo le immagini, ne valuto il potenziale. Mi piace. Lo voglio. Chiedo a un paio di librerie del mio quartiere se ce l'hanno, e purtroppo spesso non lo hanno disponibile. Ma io devo averlo, ormai lo conosco, mi è piaciuto, non posso più vivere senza. Faccio il giro di tutti i siti online che vendono libri finché non lo trovo e lo compro.

Così. Senza freni. Senza ritegno.

Chissà come se ne esce.


20/11/20

Origliare

 Il mio lavoro da casa è pressoché silenzioso. Sto al pc, scrivo email, creo grafiche, rispondo a qualche telefonata, leggo, studio, programmo le attività online, le lezioni di yoga, cerco informazioni utili e inutili, ma fondamentalmente sto in silenzio quasi sempre.

Gli altri, invece, vociano. Se non loro, gli interlocutori.
L'unica con le cuffie è Matilde, che non mi fa sentire cosa dicono i professori e i suoi compagni, ma la sento quando risponde alle interrogazioni sui promessi sposi.

Angelica è proprio en plein air, microfono ambientale e casse a palla per poter far sentire a tutto il palazzo quanto male leggono ancora alcuni suoi compagni in quinta elementare.

L'altro è il Compagno Rerun, rintanato in camera da letto nello spazio tra l'armadio e il balcone, con porta chiusa e auricolari. Non sappiamo a chi fa i cazziatoni, ma talvolta li fa in inglese.

Ed io in cucina, in un open space su cui affacciano tutte le porte chiuse degli altri, a lavorare, disperarmi, e rassicurare mia madre al telefono che no, non sto male, se parlo a bassa voce è solo per non disturbare gli altri.

19/11/20

Sogno

 Sogno la pandemia. Sogno nella pandemia.

Faccio sogni normali, sogni in contesti quotidiani, eppure ci sono mascherine e distanziamenti. Questa cosa sta permeando dentro di me (e come me, tanti altri) senza che riusciamo a contrastarla, a difenderci, a opporci. Io voglio tornare a una vita normale, dove posso abbracciare un amico che non vedo da tempo, o semplicemente stringere la mano quando mi presento a qualcuno che non conosco. Non voglio sognare che indosso la mascherina appena esco sul pianerottolo dietro la porta di casa.

Ne usciremo, prima o poi, in qualche modo. Bisognerà capire in che modo, e soprattutto quando.

18/11/20

Prendo l'impegno

 Devo prendere più seriamente l'impegno che ripropongo ogni volta che scrivo qui, di continuare a scrivere. Eppure non lo faccio.

Ci sono altre cose che assorbono la mia presenza mentale e - sarò anche noiosa e autodichiaratamente vecchia nel dirlo e ridirlo - ma l'interfaccia mobile di blogger fa schifo. Per scrivere sul blog devo farlo da un pc.

Ok, non mi mancano i pc, ne ho esattamente due a mia disposizione. Il problema è che , forse, ho perso l'abitudine. O gli argomenti.

Ma andiamo a noi.

Stiamo bene, siamo tutti in buona salute. Tutti a casa tra DAD, DDI, smartworking e chiusura cautelativa delle attività in zona rossa.

Abbiamo chiuso la ludoteca a inizio mese, anche se in realtà forse potevamo restare aperti, ma tanto non veniva quasi nessuno (ma ti pare che qualcuno si prende la briga di farsi un'autocertificazione per portare il bambino in ludoteca un'ora?) e stiamo provando a fare qualcosa online. I risultati ovviamente sono scarsi, perché noi ci rivolgiamo soprattutto a bambini molto piccoli, e a 2-3 anni è difficile far seguire qualcosa online, è molto più semplice che guardino i cartoni.

Ma pazienza, dobbiamo sperare che vada meglio. Prima o poi finirà tutto questo, in un modo o nell'altro, no?

14/10/20

Gli aneddoti non mancheranno

 "Buongiorno! Oh, ma che bello qui, e bla bla bla, vorrei iscrivere mio figlio di 8 mesi, e bla bla bla, in genere lo porto con me in negozio, ma credo che sia meglio per lui frequentare anche luoghi più adatti, bambini della sua età, e bla bla bla, perché vede io ho un negozio di derivati della canapa, quindi la mia clientela è quasi totalmente adulta, ed è vero che chiunque lo vede ci gioca, ma non è certo la stessa cosa dello stare insieme ad altri bambini, e bla bla bla, che poi, lo vede com'è tranquillo? E' un bambino tranquillissimo, socievole, sorride sempre a tutti, e bla bla bla, Non so se lei lo sa ma esiste anche una linea specifica per neonati, di olio di canapa, noi aggiungiamo al bagnetto e la pediatra si meraviglia sempre della pelle liscia, non ha mai fatto una dermatite, un arrossamento, nemmeno nel pannolino, e bla bla bla, però prima la vendevo anche io questa linea per neonati, ma l'ho tolta perché credo ci sia ancora troppo pregiudizio in giro, si figuri che quando l'ho detto alla farmacista ci mancava poco che chiamasse i servizi sociali, e bla bla bla, e posso dirle che ci sono anche le goccine da dare una volta al giorno, è un dosaggio minimo, con la pediatra abbiamo anche calcolato l'effettiva quantità di principio attivo ed è proprio irrisorio, però lui sta bene, cresce bene, e poi, lo vede, è tranquillissimo..."

Il bambino ha un viso che è il ritratto della serenità, della salute, del benessere. Si guarda in giro dalle braccia del padre, sorride, si sofferma con lo sguardo sui giochi e sorride, guarda me e sorride, il padre lo ripone nel passeggino e lui sorride. Davvero è la perfetta rappresentazione di un bambino sano e sereno.

E grazie tante! I genitori lo drogano!

Comunque in questi pochi giorni di apertura al pubblico ho capito una cosa: prima avevo una sola, ma moooooooooooolto importante, fonte di aneddoti tragicomici (il famigerato PapàDeiBambiniCheAccudivo) che quasi quotidianamente mi dava modo di raccontare aneddoti più o meno ridicoli, drammatici o scandalosi. Ora sono i grandi numeri che mi aiuteranno. Forse non incontrerò mai più una fonte tanto generosa di aneddoti, ma tante piccole sorgenti.

Avere a che fare con gli esseri umani è sempre un scoperta.

11/10/20

Quarantadue

 E tredici. Ché a scriverli a lettere sembrano ancora più importanti, ancora più "roboanti".

Oggi compio 42 anni e posso dire che è in assoluto il compleanno a cui sono arrivata con la maggiore distrazione, indifferenza e noncuranza. Ma non perché abbia perso la capacità di festeggiare e apprezzare i festeggiamenti, tutt'altro, bensì perché nelle ultime settimane ho davvero avuto la testa così tanto piena di altre informazioni, nozioni, incombenze, preoccupazioni, problemi da risolvere ecc, che sul serio non c'era spazio per l'entusiasmo della data che si avvicinava. Ci pensava spesso Matilde, che in casa è la più attenta al calendario e alle date, ogni tanto a ricordarmelo, ma nella mia testa l'informazione veniva quasi subito spazzata via da un "Vabbè, c'è ancora una settimana, poi ci penso". Ecco, e questo "poi" è diventato "adesso".

Compio 42 anni, dunque. Ho raccolto una bella percentuale di capelli bianchi di cui vado molto orgogliosa, forse qualche ruga della quale non mi curo proprio (ma sul serio: ce mi fermo a riflettere penso che do molto più peso ai capelli bianchi che alle rughe) e mannaggiallapupazza un chilemmezzo in più ancora ereditato da un'estate di bagordi gastronomici in Sicilia.

In fin dei conti, se penso a quando avevo 24 anni, mi piaccio molto di più adesso, non c'è proprio paragone.

Ma anche rispetto a 13 anni fa, quando ho aperto questo blog, mi piaccio infinitamente di più.


Boh, che dire? Forse è vero che l'erosione è un fenomeno non soltanto fisico ma anche metafisico. Tutti gli ancoli, le spigolosità, le rigidezze del passato si sono smorzate, addolcite, smussate e ammorbidite, e la vera rivelazione è che io, a 24 anni, non mi sarei mai immaginata così come sono adesso, e se fossi, invece, diventata come immaginavo all'epoca, non mi piacerei come invece mi piaccio oggi.

Beh, questo è quanto. Tanti auguri a me, tanti auguri al blog e tanti auguri a chi continua imperterrito a seguire la mia vita su questo canale. <3

01/10/20

Ci sono ancora

Non saprei dirlo adesso, ma posso supporre che questo 2020 sia l'anno con minor numero di post in assoluto. Certo, non è ancora finito.

Ci sono ancora, quindi, ci sono sempre. Sto bene, stiamo tutti più o meno bene, è solo che ho avuto davvero molte altre occupazioni e pensieri, e purtroppo devo ammettere che questa nuova interfaccia di blogger mi ostacola parecchio perché, come già detto, non mi funziona bene dal cellulare.

Ho trascorso giornate intere al computer, è vero, ma non mi sono mai seduta con la sufficiente libertà di testa e di contesto da poter tornare a scrivere. Eppure di cose da raccontare ne ho parecchie.

Inizio dalla più importante: ho cambiato lavoro definitivamente. Ho colto un'occasione insperabile, ho trovato una collega accollativa, ho preso in gestione una ludoteca in pieno centro a Torino, praticamente a 100 mt dalla Mole Antonelliana.

Suppongo che chi mi segue su altri lidi lo sapesse già. Ebbene, sono contentissima, è quasi l'occasione di una vita. Un lavoro vero, un'occupazione vera e seria. Soprattutto un titolo professionale di cui le mie figlie non si vergognano.

Già perché, l'ho scoperto solo ora, le mie figlie hanno sempre risposto sottovoce quando qualcuno ha chiesto loro che lavoro facesse la mamma. Probabilmente non sono mai state in grado di immaginare quanto avrebbe potuto essere peggio dire "la spacciatrice" o "la b*tt@na". Io facevo la baby sitter, e loro non ne erano contente. Mi sono lungamente interrogata sul senso di questa scoperta, anche con l'aiuto della mia psicoterapeuta, e alla fine sono giunta alla conclusione che non voglio occuparmene. La storia è cambiata e va bene così.

La ludoteca è bellissima. La stiamo riempiendo di corsi e laboratori e sembra quasi che si riempirà anche di bambini (covid permettendo).

Per fatti miei ho anche ripreso a dare lezioni di yoga per famiglie, e anche qui ho deciso di rivalutare il mio lavoro e il mio compenso, ché va bene farlo per divertimento, ma adesso è il mio lavoro, e il lavoro va pagato.

Insomma, è stato un mese di settembre pieno di cose da fare, da organizzare, delle quali occuparmi e preoccuparmi. E alla fine è arrivato ottobre, e con lui il frescolino autunnale e le prime foglie gialle sui prati ancora verdi.

Sarà un bell'autunno, me lo sento.

02/09/20

La doppia cittadinanza

Questo post avevo iniziato a scriverlo martedì scorso, il 25 agosto.
Non so perché negli ultimi mesi faccio così fatica a dedicarmi al blog. Non è che mi manchi il tempo, tutt'altro, e non è nemmeno che non ho niente da dire, anzi!, è un momento in cui sono sommersa di pensieri e riflessioni, avvenimenti pochi ma significativi, quindi di materiale ne avrei in abbondanza. E' che mi manca la parola. E' che mi manca la capacità di fermarmi e trasformare in parole tutti quei pensieri, quelle riflessioni, quegli avvenimenti.

Il titolo del post, se l'avessi pubblicato martedì scorso, sarebbe stato riferito alla battuta che ci ha fatto l'autista NCC(*) che ci ha portato in aeroporto quando ci ha chiesto se eravamo "arrivate" o "tornate".
Poi, durante la settimana, quella frase, quella definizione di "doppia cittadinanza" mi è tornata in mente diverse volte, proprio mentre tornavo a muovermi per le strade di Torino.

Oggi sono esattamente 3 anni da quando siamo partite. 
In questi 3 anni ho visto Bagheria cambiare poco, qualche negozio chiude, qualcunaltro apre, cambiano alcuni sensi di marcia nelle strade, hanno costruito un paio di nuovi palazzoni ecc. Una cittadina dove ho vissuto per 39 anni e mi accoglie sempre, anche se ogni volta con qualche novità. Non posso dire di non sentirmi più padrona del territorio, tuttavia quei cambiamenti mi spiazzano ogni volta, e ogni volta mi sento sempre meno "di casa".
Torino la sto imparando. Giorno dopo giorno mi è un po' più familiare, ma di fondo non ho mai quella sensazione di essere "a casa".
Quindi, in definitiva, più che una "doppia cittadinanza" mi sembra quasi di non averne nessuna: come se stessi lentamente perdendo la prima pur non riuscendo ad acquisirne appieno la seconda.

Se penso alle mie figlie, poi, ho la sensazione che giù abbiano "le persone", mentre su abbiano "i luoghi".

Per oggi reisto alla tentazione di tornare a rileggermi qualche post vecchio, di 3-4 anni fa, quando il trasferimento era solo un progetto, perché temo la nostalgia. Non tornerei mai sui miei passi, quello mai, tanto più che seriamente io qui a Torino ho trovato terreno fertile per la mia realizzazione professionale, però ogni tanto qualche pensiero buio mi prende... Ma forse è solo che oggi piove.

(*): ho iniziato a utilizzare un servizio di NCC per i trasferimenti per e dall'aeroporto: mi costa solo 9 euro in più rispetto ai mezzi pubblici, con un risparmio enorme di tempo e fatica, e comunque costa 20 euro meno del taxi preso al momento.

24/08/20

La valigia

"Promemoria per i prossimi viaggi: sei più forzuta di quel che credi" disse quella che, non trovando nella casa di campagna dei suoi genitori né un pesabagagli né una bilancia pesa persone, ha trascorso tutta la serata della domenica a fare e disfare la valigia di 20 auspicabili chili da imbarcare in stiva l'indomani mattina, soppesandola e dicendosi che no, non era possibile che pesasse più di 20 chili e lei riuscisse a sollevarla così facilmente e invece, giunta in aeroporto, ha scoperto che di chili ne pesava 23,6.

14/08/20

Dieci giorni

Mancano esattamente 10 giorni alla nostra ripartenza dalla Sicilia. 

Le ragazze avevano già fatto queste vacanze così lunghe negli scorsi anni, ma io no, io avevo sempre lavorato a luglio e parzialmente anche ad agosto. Ma non è mentre guardo il mare che mi chiedo come sarà tornare a Torino dopo 7 settimane in Sicilia. Me lo chiedo al buio, di notte, quando mi affaccio dalla terrazza e guardo le stelle.

Che manchi il mare, a Torino, è risaputo. Ma le stelle, no. Ecco, quelle non me l'aspettavo.

13/08/20

La nuova interfaccia di blogger

 Lo so che ci siete ancora, vi vedo anche se non interagite. 

Dovete sapere che blogger ha cambiato (ancora) interfaccia, e stavolta faccio fatica ad abituarmi. Progressivamente c'è sempre meno possibilità di modificare i parametri di pubblicazione (ad esempio sulla data e ora di pubblicazione di un post) e credo sia scomparsa la possibilità di entrare nell'HTML (o per lo meno io non vedo più il bottoncino) che era una cosa molto utile, specialmente quando si faceva qualche casino con le immagini.

Questo solo per dire che è possibile che ogni tanto vi arrivi la notifica di pubblicazione di post che in realtà non erano ancora pronti per la pubblicazione.

Poi una cosa che non sopporto è che quando vado a capo mi crea automaticamente un nuovo paragrafo invece di creare, semplicemente, una nuova riga.

Vabbè, sono fisime da blogger della vecchia guardia, quelli che facevano i "webmaster" sporcandosi le mani dentro la meccanica testuale dell'HTML. 

12/08/20

Continua lo sgombero

 Anche se dalle mie parti si dice "sbarazzo".

Oggi ho "sbarazzato" 1 metrocubo di roba. Tutto il mio arsenale di stoffe e materiale creativo.

Ho salvato soltanto quelle americane, da patchwork, perché davvero sono costate così tanto e sono così poche e di piccolo taglio, che non ho voluto perderle. Tutto il resto, tutta la tonnellata di stoffe da sartoria (velluto, seta, maglia, tessuti tecnici vari e cotonine) le ho regalate a Filly Cusenza, la stilista per la quale lavoravo, che sono certa che ne farà un uso migliore di me, mentre le altre attrezzature varie (avevo ancora un sacco pieno di pannolenci di tutti i colori, una raccolta infinita di riviste di punto croce e di cartamodelli sartoriali) le ho donate alla Caritas.

E' un colpo al cuore. Non soltanto per tutti i soldi che ci ho speso negli anni per comprare il materiale, quanto per il significato simbolico, il potenziale che avrei voluto concretizzare da quel materiale e non ne ho avuto il tempo, né la capacità.

Boh, spero che a qualcuno possa tornare utile.

11/08/20

Sulla guida

 Certe volte rifletto sul mio rapporto con la guida.

Ho preso la patente più tardi rispetto alla norma, avevo quasi 21 anni. Il ritardo è stato dovuto al mio blando interesse per l'autonomia (facevo una vita tanto banale e povera che per quello che mi serviva, bastavano i miei piedi e - al massimo - il treno per andare all'università). 

Per anni ho avuto la patente, ma non guidavo. Quando mi sono sposata, avevamo soltanto una macchina e la usava quotidianamente Schroeder, quindi io continuavo a muovermi a piedi.

Non posso negare che un altro degli aspetti positivi della fine del mio matrimonio è stato proprio il mio "lanciarmi" seriamente nella guida, da sola o in compagnia, in autostrada o nei sentieri di campagna, in salite, discese, tornanti e rettilinei, di giorno e di notte, col bello e col cattivo tempo.

Ho imparato a guidare a Palermo, grande e inarrivabile palestra di guida. Ho sempre detto che una volta sopravvissuta alla guida a Palermo, niente può spaventare, non in Italia almeno, non so, forse potrebbe essere peggio soltanto l'India, o il Sudamerica, insomma luoghi così.

Ho imparato a guidare con la grandissima Julie, la buonanina della Panda del 2001, cambio manuale, sterzo ingrippato, ma nessuna paura. E penso che tra poco anche Matilde inizierà a cimentarsi alla guida, magari anche solo per gioco, per cominciare a capire i meccanismi, tanto ormai è alta quanto me e arriverebbe benissimo ai pedali. Però lei avrebbe a disposizione macchine molto più nuove, facili e automatiche di quelle che ho avuto io. Mi domando, quindi, queste nuove generazioni impareranno a guidare soltanto col servosterzo, col cambio automatico, con la telecamera posteriore?

Il vero problema non è tanto il contenuto della mia domanda, lo so. Quanto il fatto stesso che io me la ponga in questi termini. Ci manca un pelo perché io dica: "Ai miei tempi dovevi parcheggiare a orecchio, sentire col corpo la vicinanza del paraurti della macchina dietro...".

Bei tempi...!

07/08/20

Le mie fotografie segnanti

Tutte e tre ritraggono il portabagagli di una macchina.

La prima è quella che ritrae le valigie di Schroeder quando se n'è andato di casa. 

La seconda raffigura il portabagagli della buonanima della Panda quando ci siamo trasferite a Torino.

La terza è questa:


Sto liberando la vecchia casa. Non ci tornerò/ei più a vivere dunque non ha senso continuare a tenerla piena di roba che non uso (ciò che uso si trova già a Torino) soltanto per pagarci l'Imu (sad true story).

Ho iniziato dai vestiti e da alcuni vecchi giocattoli. La Caritas ha ringraziato.

06/08/20

Col freschetto

Col freschetto di questi giorni ho ripreso a fare yoga. 
Mi sono ritrovata arrugginitissima, dopo un mese di fermo, ma potersi concedere la pratica col panorama del mare è tutta un'altra cosa.

05/08/20

La reunion

Ci siamo rivisti coi compagni del liceo, dopo 23 anni dal diploma e 2 dalla volta precedente.
Il lato positivo è che, nonostante siamo sempre la stessa metà della classe originale, fa piacere rivedersi e soprattutto sembra che ci siamo salutati il giorno prima.
L'aspetto negativo è che vedo sui miei ex compagni gli effetti che lo scorrere del tempo ha su di me.

04/08/20

Va a finire sempre così

"Lucy sono in ritardo"
"Ah, va beh, io sono quasi arrivata. Ti aspetto qui, davanti al portone"
"Guarda, ho bisogno di almeno 15 minuti, ti conviene fare una passeggiata"

E così mi ritrovo a dover riempire 15 minuti lungo il corso pedonale della mia cittadina, passeggiando tra vetrine di negozi vecchi e nuovi. Ha aperto una nuova profumeria. In effetti dovrei comprare una nuova matita nera per gli occhi. Però quasi di fronte c'è una libreria.
E come sempre, va a finire che spendo 7 volte di più.

03/08/20

Quello che mi preoccupa

Quello che mi preoccupa è che erano anni che non vivevo per così tanto tempo in riva al mare, e ancora ci sono tre settimane prima di tornare a Torino. Sarà un trauma.


31/07/20

La storia infinita

Ho ascoltato l'audiolibro. 
Premetto che prima di adesso io avevo soltanto visto il film, nemmeno sapevo che ci fosse un libro e, soprattutto, non sapevo che fossi così corposo. Quindici ore di lettura. Una storia infinita davvero.
Ma la vera sorpresa è stata quando tutti gli avvenimenti del film si sono esauriti nelle prime 4-5 ore di lettura, e a quel punto mi sono chiesta cosa diamine avrebbe ancora dovuto succedere. Ed è stato lì che mi sono documentata, ed ho scoperto che i film, infatti, sono tre.

Ma parliamo del libro.

Di sicuro è un vero peccato che soltanto la prima parte della storia sia quella più conosciuta e famosa. Nel regno di Fantàsia, Bastiano vive una trasformazione, una crescita, una maturazione attraverso apici e baratri che rendono la storia davvero affascinante, con un insegnamento alla base che è molto positivo.
L'invito a sondare i propri desideri, con l'intenzione di lasciare emergere quella che è la propria volontà autentica, al di là dei capricci e delle necessità illusorie.
È una storia per adolescenti, ma anche per adulti che non hanno ancora capito cosa vogliono.
Se avete tanto tempo a disposizione, lo consiglio :-)

30/07/20

L'astrazione

Mio nipote di tre anni ha scoperto che il lockdown mi ha regalato uno strato aggiuntivo di morbidezza che viene messo letteralmente a nudo quando andiamo insieme al mare. 
Seduti sul bagnasciuga, mi "manipola" la pancia con grande soddisfazione, nemmeno fosse Didò. Al che gli chiedo:
"Stai impastando il pane?"
"No"
"La pizza?"
"No"
"La focaccia?"
"No"
"Il panettone"?"
"No"
"E allora che cosa stai impastando?"
"La tua pancia!"

Ovvio.

29/07/20

L'opportunità

A volte la vita riserva delle sorprese inaspettate. 
Trascorri anni e anni a credere che la tua condizione del momento sia l'unica possibile; un evento in famiglia ti spinge a riconsiderare tutto, la tua stessa esistenza, le tue capacità acquisite e mai riconosciute, le tue potenzialità mai saggiate, ma per prima cosa la tua forza; poi scopri anche di avere coraggio, e lo usi tutto per fare una scelta forte, importante, determinante. Una scommessa. Che vinci.
E ancora, ti sembra di aver raggiunto un nuovo, più soddisfacente e gratificante, equilibrio, e ti prepari ad andare avanti in questo nuovo modo.
Poi arriva lei. L'opportunità.
L'occasione che aspettavi da anni. La cogli.

In autunno ci sarà una nuova scommessa da vincere. Stay tuned ;-)

28/07/20

Il battesimo del pelo

Ho portato Matilde dalla mia estetista per fare la prima mezza ceretta della sua vita.
Fino a prima di scendere dalla macchina non ha fatto che dirmi che si riconosceva autonomamente il diritto di andarsene anche solo dopo una striscetta nel caso in cui il dolore si fosse rivelato peggio del previsto. Si è sdraiata sul lettino continuando a farneticare come suo solito quando è agitata. Ha voluto che le tenessi la mano durante tutto il tempo della procedura.

"Ma dai, mi aspettavo di peggio!"

E così è andata.

27/07/20

Ritorno alle origini


E te pareva che dopo 3 settimane non si trovava qualcosa da farmi rattoppare/modificare/accorciare? :-D

24/07/20

Un altro posto magico

Oggi sono stata in un altro posto magico.


Quella che si vede è "L'isola delle femmine", un isolotto il cui nome ha svariate origini con storie e leggende che si perdono nella notte dei tempi.
L'omonimo paesino sulla terraferma è uno dei luoghi da cui si può vedere il sole tramontare sul mare.

23/07/20

Estate

(Ha sempre avuto i piedoni, Angelica)


22/07/20

La fuggitiva

In un manuale per l'allevamento delle tartarughe ho letto che la loro natura è quella di andare, scappare, muoversi in eterno lungo una direzione, a prescindere da dove si trovano e dalla qualità dell'ambiente. Loro vanno, e non puoi sperare che non lo facciano. Puoi dargli tutto il cibo e tutte le comodità che vuoi, loro proveranno sempre ad andarsene. Che siano tartarughe di terra, di mare o d'acqua dolce, loro vanno.

Nella casa di campagna dei miei genitori c'è una vasca con pesci rossi e tartarughe d'acqua dolce. I pesci si susseguono nelle generazioni da più di 30 anni, mentre la più anziana delle tartarughe l'abbiamo comprata nel 1993.
I pesci stanno lì, fanno la loro vita da pesci.
Le tartarughe stanno lì, nel costante tentativo di uscire dalla vasca.

Ne ho beccata una per miracolo. Guardavo la vasca proprio nel momento esatto in cui ho visto qualcosa cadere pesantemente giù dal bordo. Non poteva essere un gatto, non poteva essere un uccello.
Non ho fatto in tempo ad avvicinarmi che la vedevo correre, alla faccia dei modi di dire sulle tartarughe, scappando verso l'orto, in mezzo alla terra e all'erba e ammetto che mi sono sentita vagamente stupida quando ho realizzato che stavo inseguendo una tartaruga in mezzo all'orto. Sono riuscita a riacchiapparla, mannaggiallei peserà almeno un chilo ormai, e l'ho sgridata. Lei si è rintanata dentro il guscio, facendo l'offesa. Non avessi guardato, o ci fossimo sbagliate anche solo di un secondo, chissà dove andava a finire, dispersa in campagna o peggio ancora schiacciata da qualche auto lungo la strada vicina.

Non mi bastano le figlie, mi ci voleva pure la tartaruga d'acqua che si crede di terra.



21/07/20

I compiti per le vacanze

Il mio professore di inglese ci ha lasciato i compiti per le vacanze.
Se non fosse che non vedo l'ora di rivederlo per sbavargli dietro, mi arrabbierei.

20/07/20

In vacanza

Per la prima volta dopo non so quanti anni sono stata in vacanza, per ben 5 giorni. 
Non mi sono dovuta preoccupare di nulla se non di scegliere la metà da visitare, giorno per giorno, e il posto dove andare a mangiare.

Siamo stati in un resort a Ragusa, in una parte di Sicilia a me sconosciuta, ricalcando le orme del commissario Montalbano, immergendoci nel barocco siciliano, godendo un paesaggio che non si trova da nessun altra parte.

Tre cose notevoli: 
1) nessuno mi crede siciliana
2) su certe provinciali sperdute tra le campagne, il navigatore segnalava il livello arancione di traffico perché eravamo 3 macchine a percorrerle contemporaneamente, ossia il triplo del traffico medio consueto
3) ho comprato a Ragusa l'ultimo libro di Camilleri, nel giorno della sua uscita, facendomelo anche timbrare, e questa sì che è una vera chicca

Una cosa che ho imparato per le prossime vacanze: scegliere una struttura con la piscina ha senso soltanto se ci si va per una vacanza di famiglia, perché ti ritroverai ugualmente circondata da bambini.

10/07/20

Un posto magico

Oggi ho avuto la possibilità di visitare un posto magico che si trova a circa 5 km da dove ho vissuto per 39 anni, ma che, per tutta una serie di motivi noti e meno noti ma facilmente intuibili, era inaccessibile ai comuni mortali.


Si chiama "Arco Azzurro" ed è una meraviglia della natura.

09/07/20

Signorina

"Mamma, credo di essere diventata signorina"

Ho trovato il testo di questo messaggio un'ora dopo che Matilde me l'ha mandato.
Ero in spiaggia, avevo il telefono scarico e l'ho lasciato a casa, tanto ero in compagnia.
Le ragazze sono con il papà dal momento in cui siamo atterrate a Palermo.

Ma in realtà quello di Matilde non è stato il primo messaggio cui ho dato priorità una volta tornata a casa, perché mi aveva scritto anche Schroeder ed ho letto prima il suo. Dunque, tecnicamente, che mia figlia avesse le mestruazioni l'ho saputo dal mio ex marito.

Un anno fa questa cosa mi avrebbe fatto malissimo. Un evento così importante nella vita di mia figlia non me lo sarei perso per niente al mondo. L'anno scorso, quando le lasciavo qui a Palermo ed io tornavo a Torino perché dovevo lavorare, dicevo sempre scherzando "Aspettami però prima di farti venire il ciclo!"
Ormai non più, anzi le ho apposta comprato un pacco di assorbenti visto che per due settimane intere non le vedrò, e non si sa mai. E infatti alla fine si è saputo.
Fino a un anno fa mi sarebbe sembrato un furto, mi sarebbe sembrato di essere derubata dell'emozione, dell'unicità dell'evento, lei che trova per la prima volta del sangue ed io che non sono lì vicino con lei, a portata di mano per dare consigli, festeggiare, coccolare. Ci sarei rimasta dimmerda.
E invece sono stata serena, e piacevolmente sorpresa del fatto che lei se la sia cavata alla grande, radunando virtualmente tutto il giureconsulto delle sue amiche per farsi spiegare come aprire gli assorbenti, come appiccicarlo agli slip, ecc.
È stata grande e capace, come sempre, e sono contenta che abbia fatto a suo padre questo regalo, che dopo sei interi mesi di distanza gli abbia fatto dono del privilegio di assistere ad una delle fondamentali tappe della sua vita. Molto spesso sono ricordi che io da sola ho vissuto in prima persona mentre a lui sono stati solo riferiti e condivisi dopo.

E quindi è andata così.

08/07/20

Imbucata

Sono uscita di casa con l'intento di trascorrere una giornata di relax al mare, insieme alla mia amica storica che abita in una borgata marinara della periferia di Palermo, e ho concluso la serata imbucata alla festa di compleanno di una sessantunenne, dentro un laboratorio artistico alternativo, in un palazzo storico nel cuore di Palermo, piluccando ad un buffet dove il cibo senza glutine stava accanto a quello vegan, separati tra loro dai wurstel, frequentato da gente strampalata e chiacchierona, e dove la più anziana e disagiata ero io.
Queste cose mi possono accadere soltanto qui :-D

07/07/20

La ragazza di città

Io ci sono cresciuta qui, in questa campagna, sporcandomi con questa terra. Questa casa e questa campagna erano dei miei nonni materni, prima che dei miei genitori, ci ho trascorso le estati e alcuni inverni, quasi tutte le domeniche e le restanti feste comandate dal 1986 ad oggi. Conosco la posizione di tutti gli alberi di ulivo, la storia di quelli di gelsi, di melograno. So perché il mandorlo è morto, e so anche che diamine ci faccia qui uno spaesato albero di mango, che si guarda col ciliegio e sospirano insieme sconsolati.
Questa terra mi scorre nelle vene.
So a memoria la mappa di tutti i formicaio. Conosco le tane dei topolini e il luogo dove nidificano le rondini. Ho visto susseguirsi generazioni di tortore che cominciano a romperci il ca...ehm... Cominciano a tu-tubare alle 5 del mattino. Care tortorelle.
So quali erbe infestanti spopolano, e dove si concentrano famiglia per famiglia.
So tutti i posti dove mio nonno aveva seppellito i cani.
Questa terra, questa campagna, mi rappresenta, mi sento parte di essa.
Sono cresciuta prendendone cura e imparando rudimenti di agricoltura e botanica.
Sono qui da tre giorni.
Aiuto mio padre nell'orto da tre giorni, strappando manualmente le erbacce che crescono a ridosso delle piante di pomodori e zucchine. Da tre giorni.
Sono cresciuta qui, dal 1986, ma in tre giorni ho dolori ovunque, le mani escoriate, e una fashionissima abbronzatura da muratrice.
Devo rassegnarmi: sarò anche cresciuta qui, ma ormai sono una dannata ragazza di città.

06/07/20

Rinata

Io non ho capito se si tratta semplicemente del luogo o di quello che simboleggia e rappresenta, ma è innegabile che da un paio di giorni, ossia da quando mi trovo nella casa di campagna dei miei genitori, mi sento rinata.


23/06/20

Riproviamoci

Lo so, lo avevo promesso e, per poco tempo, c'ero riuscita.
Il problema è che non ho la predisposizione d'animo adatta a scrivere. Non è che non mi siano successe "cose", anzi!, il problema è che mi sono così tanto impegnata a interiorizzare, a "restare chiusa" metaforicamente e non, che adesso, aprirmi, diventa molto più difficile.

Vivo nell'attesa di partire, di tornare a Palermo. Nei mesi passati ho avuto l'illusione di poterlo fare, e la ripetuta delusione ogni volta, un volo cancellato dietro l'altro, un decreto dopo l'altro, un "siamo spiacenti di comunicarle" dietro l'altro.
Al momento attuale abbiamo un volo per inizio luglio, un volo che è già stato cambiato d'orario due volte.
Io fino a quando l'aereo non staccherà le ruote da terra, non mi sentirò al sicuro.

Mai come in questi mesi ho sentito bruciante la necessità di tornare a Palermo.
La paura, non tanto per noi, quanto per tutto il resto della famiglia che sta lì, mi ha tenuto stretta per la gola. La consapevolezza che se, malauguratamente, fosse successo qualcosa ai miei genitori loro sarebbero stati da soli a gestirsela ed io qui, a 1500 km, bloccata.
E poi quel senso sconfortante di inutilità, nell'inattività.
Una cosa buona è che sto proseguendo il mio percorso di formazione. Ormai non faccio altro che seguire webinar. Sono anche riuscita a prendere altre due specializzazioni per lo yoga, ma il prezzo da pagare è stata la cronica - ormai - dipendenza di entrambe le mie figlie dai device elettronici.
Per avere io la possibilità di studiare 4-5 ore al giorno, loro hanno iniziato a vivere ciascuna sdraiata sul proprio letto, con lo smartphon in mano ad intrattenerle. C'è ancora molta prudenza in giro, soprattutto per quanto riguarda i bambini e i ragazzi. Matilde avrebbe avuto tutti i permessi che avesse chiesto per uscire con gli amici, ma i genitori dei suoi amici hanno centellinato i permessi ai propri figli. Boh, sarò strana io, ma credo che sia molto più dannoso per la salute starsene inattivi in casa piuttosto che uscire a fare una passeggiata all'aperto. Angelica non la prendiamo nemmeno in considerazione: abbiamo fatto tante cose, passeggiate, pedalate, uscite, ma sempre insieme a me, e torniamo al problema che se io ho voluto avere tempo per me, dovevo toglierlo a lei, e lei ha sempre e soltanto ripiegato sul computer o sullo smartphone.
Pazienza, è andata così. Non ce lo dimenticheremo mai.

Ma parliamo di cose belle.

No. A dire il vero non riesco a coglierne.
Oddio, siamo stati tutti in salute sempre, e questa già è una cosa immensamente importante. In fin dei conti non c'è mai mancato da mangiare, e anche questa cosa non è da sottovalutare.
Il mio problema è il lavoro. Che non ho più, che non ho ancora, che non so se mai lo avrò.

Vabbè, ecco. Ero partita con tutte le buone intenzioni, mi ero detta "Ora scrivo un post vero, che sono settimane che non ne scrivo" e sono finita, ancora una volta, a piangermi addosso.
Il problema è che, al momento, non ho molti appigli per evitarlo. Per certi versi vorrei che quest'estate non finisse mai, perché ho la sensazione che sia l'ultima bolla di serenità che mi sarà data da vivere; per altri aspetti non vedo l'ora che sia settembre, per capire di che morte dovrò morire.

Ho trovato lavoro come baby sitter, a partire da novembre. Ancora. E lo odio. Perché non è il lavoro che voglio fare. E' il lavoro che so fare, che non ho mai avuto difficoltà a trovare e che, seppure mal pagato, mi permetterà sempre di racimolare qualche soldo per campare. Ma io non voglio più fare questo lavoro, non mi ci riconosco, non mi diverto più. E' l'unica prospettiva professionale ed economica che ho al momento: fare la baby sitter a partire da novembre.
Ora ditemi voi come si fa a non deprimersi.

13/06/20

Dieci

Come hai fatto a crescere così in fretta?
Quanto sei diventata matura, autonoma, responsabile, capace? Più i giorni passano e più mi meraviglio di scoprire cosa sai fare, dell'indipendenza con cui prendi certe decisioni, della tua capacità di affrontare i problemi e risolverli. E poi, un attimo dopo, ti fai piccola piccola, ansiosa, piagnona, irascibile, violenta. Sei sempre stata estrema, non hai mai saputo vivere nel mezzo. Sei capace allo stesso modo di gesti di una tenerezza e di una bontà d'animo infinite, per poi mostrarti subito dopo la più spietata e categorica pesrona al mondo, irremovibile, inarrivabile.
Tu e i tuoi capelli lisci spaghetti, le tue ossa spigolose in evidenza, le tue lentiggini che compaiono non appena spunta un po' di sole.
Buon complenno Angelica. Da oggi hai riempito tutte e due le mani.

21/05/20

E' difficile

E' difficile ripartire. Ci provo, ci sto provando, ma come si vede anche dallo stato di abbandono di questo blog, non ci sto riuscendo.

E' il lavoro il mio incubo peggiore.

Mi ritrovavo in procinto di spiccare un salto dall'altra parte del burrone, vedevo l'altro lato lontano ma raggiungibile, sentivo che avrei potuto farcela, le gambe erano forti, tese, pronte a dare al massimo la loro potenza, e proprio un istante prima di farlo, di volare, mi hanno afferrato per la giacca e mi hanno detto di fermarmi e aspettare.
Tutta quell'energia compressa prima del rilascio è implosa. Mi sono afflosciata, come un pupazzo al quale tolgono l'imbottitura.

E il vero problema è che l'argomento "bambini" e collaterali, ossia il mio ambito di auspicato lavoro, naviga ancora in un marasma di caos e incertezza.
Il 21 febbraio scorso ero sicura che al prossimo settembre avrei potuto fare di lavoro soltanto l'insegnante di yoga per bambini.
Oggi mi ritrovo, ancora una volta, a spulciare gli annunci per babysitter, con una nausea che mi fa male, non solo professionalmente.

RIpartire, sì. Ma quando? E soprattutto, in che modo?

Vabbè, questo per dire, umore a parte, stiamo ancora tutti bene.

05/05/20

La ripartenza

Ci ho pensato ogni giorno, ma ho considerato sciocco sforzarmi di scrivere se non sentivo di avere nienre da dire. A dire il vero, non sentivo proprio niente.
Ho avuto un picco discendente. Non lo definirei propriamente "crollo", perché quelle come me non possono permettersi di crollare, o meglio, hanno troppo buon senso per costringersi a non farlo, perché sanno che insieme a loco andrebbe giù tutta la baracca.

Non dormo bene. Faccio fatica ad addormentarmi. Sono esausta, ma sto le ore a girarmi e rigirarmi nel letto, e quando mi addormento faccio sogni agitati, angoscianti, come minimo siamo malati, oppure stiamo fuggendo, o, più spesso, ci inseguono per controllarci l'autocertificazione che non abbiamo, roba che quando glieli racconto le mie figlia si rotolano dal ridere per l'assurdità di certi contesti. Le giornate sono faticose e difficili. Mi trascino di stanza in stanza, resistendo alla voglia di dormire nella speranza che la sera possa addormentarmi, e invece no, appena mi metto a letto sono sveglia come un grillo.

Di cosa ha paura?
mi ha chiesto proprio ieri la psicologa. Ecco: di cosa ho paura? Di ripartire.
Il blocco totale è stato soffocante, ma dopo i primi tempi di destabilità, si è rivelato uno stato dai contorni ben chiari e definiti: devi stare a casa, rassegnati, non c'è alternativa.
Adesso, però, si avvicina l'apertura, la ripresa, ed io non ho le forze per ripartire. Il "là fuori" mi preoccupa e mi spaventa.
Mi spaventa l'eventualità di ammalarmi, io o qualcuno dei miei cari. Mi spaventa l'incertezza lavorativa che ancora mi tiene in pugno: si potrà ricominciare, prima o poi, a fare attività ludico motoria in gruppo? E se anche si potesse, quante famiglie sarebbero disposte a rischiare - comunque - di far entrare potenzialmente in contatto i propri bambini con il coronavirus? Lo yoga vale questo rischio?
E quindi ecco la paura, di nuovo quella, sempre quella, ancora una volta: che ne sarà di me?

Ma su consiglio di chi mi assiste, sono ripartita.
Ho ripreso a svegliari tutte le mattine mezz'ora prima degli altri per riprendermi il mio spazio di solitudine, che in questi mesi mi è mancato come l'aria. Magari basta così, magari ce la faccio.
Nel dubbio, ho anche comprato una confezione di integratori di melatonina.

27/04/20

Gli audiolibri

Un aspetto positivo di questa interminabile quarantena è che ho ripreso ad ascoltare audiolibri macinandoli come niente fosse.
Nelle prime settimane non ci riuscivo, il momento dedicato all'ascolto era ben definito, ossia durante il sonno dei Bambini o della Neonata, molto raramente in altre situazioni, perché al di fuori di quei momenti che ho detto, mi distraevo facilmente.
Poi ho ricominciato, ho iniziato da una cosa facile, poi sono andata avanti e sono arrivata a nove libri in 6 settimane.

24/04/20

Nel silenzio

Lo facevo anche io, talvolta. Soprattutto quando stavo ancora a Bagheria, ma anche qui a Torino. Per parlare al telefono mi sposto in balcone.
Il chiasso delle strade, il rumore delle auto, garantisce una certa privacy.
Il problema è, però, che adesso non c'è più rumore, ma proprio per niente. Io sento sospirare quelli che abitano nel palazzo dall'altro lato della strada.
E stamattina ho origliato la telefonata del ragazzo che abita al piano di sotto, scoprendo cose molto interessanti su certi aspetti della sua vita intima che non motivo dalla voglia di sapere.
Per fortuna che abbiamo tutti gli infissi coi vetri-camera, quindi l'ho ascoltato solo io che stavo in balcone.

23/04/20

Cosa stiamo imparando

Da questo periodo stiamo imparando tante cose.
Anche a tagliarci i capelli da soli.


22/04/20

C'è speranza

Finché ci sarà un nuovo germoglio, un nuovo ramo, un nuovo bocciolo, un nuovo fiore, allora ci sarà ancora speranza.


(L'edera in foto proviene da Palermo, s'è fatta tre traslochi e non si è mai arresa)

21/04/20

Letture ad alta voce

Angelica ed io stiamo partecipando ad una delle mille iniziative di lettura ad alta voce per bambini e ragazzi. Ovviamente il nostro punto di forza, rispetto ai colleghi che leggono da soli, è che noi due leggiamo insieme, drammatizzando.
Stiamo riscuotendo un discreto successo, in effetti. Tuttavia temo e aver esaurito il mio catalogo di storie per bambini in forma di dialogo, quindi forse la nostra avventura finisce così.

20/04/20

Stranezza

Mio fratello abita a 2,8 km da me, ma non ci siamo più incontrati dopo il 24 febbraio.
Due giorni fa è passato davanti casa mia, facendo il giro largo rientrando dalla spesa, per venire a prendersi le mascherine di cotone che ho cucito per loro.
E' stato strano.
Come un incontro clandestino, io che scendo al portone, allungo il braccio, gli porgo la bustina, poi lui che resta lì, qualche minuto, appoggiato alla macchina, chiacchierando rapidamente.
Due pensieri, mentre lo guardavo: ah, ma allora esiste ancora, davvero, non vive soltanto dentro i miei device durante le videochiamate di famiglia, e il secondo: ma a cosa siamo arrivati?
E fortissimo il disagio, il senso di trasgressione delle regole.

Finirà, prima o poi.

17/04/20

Improving my English

Vi ricordate? Lo scorso ottobre avevo iniziato a frequentare un corso d'inglese tenuto dal più affascinante professore dell'universo.
Chiaramente, il 24 febbraio, anche il corso ha chiuso... temporaneamente, ancora un altro po', vediamo cosa dice il governo, ok, rassegnamoci che il corso è finito.
Lo ammetto: per tutto il primo mese-mese e mezzo ha bellamente ignorato le lezioni e gli esercizi che lo zelante professorino continuava a mandarci per email, un po' perché covavo il desiderio segreto di tornare in aula a seguire le lezioni e godere della sua presenza, un po' perché ero depressa e scoraggiata e di tutto sentivo il bisogno, men che meno che di un altro impegno da sobbarcarmi da sola. E poi io ormai lo come come funziono: da ragazza era diverso, ma ormai ho capito che per imparare ancora, ho bisogno di qualcuno che le cose me le spieghi. Non è più il tempo dell'autodidattica, quella andava bene a vent'anni.
A fine marzo, una volta capita l'entità del danno, e anche un po' per dare l'esempio soprattutto ad Angelica, ho recuperato tutti gli esercizi passati e mi sono messa lì, di buzzo buono, a farli.

Non sono ancora riuscita a recuperare gli arretrati (ieri sono arrivate le lezioni e gli esercizi sul tempo del futuro ed io ho appena iniziato il past simple dei verbi regolari: sono indietro di due step) ma poco a poco mi sono accorta che ce la posso fare.
Mi aiuta Matilde, che è quella che sa l'inglese meglio di tutti i famiglia (dopo mio fratello che è laureato in lingue).
Matilde non vede l'ora di correggere i miei esercizi e da qualche tempo, dopo che l'ho pesantemente cazziata, ha anche smesso di sganasciarsi dalle risate quando mi corregge o mi ascolta leggere con la mia pronuncia incerta.

Oggi ho fatto una prova. Proprio mentre provavo a memorizzare il past simple mi sono accorta che, a differenza di pochi mesi fa, guardando un testo in inglese sento molto meno il senso di spaesamento. Riconosco molte più parole - soprattutto i verbi - e ne capisco molto di più. Lo sto imparando per davvero. Quindi - dicevo - ho voluto fare una prova.
Matilde aveva dei libricini di narrativa che le erano stati assegnati come compiti per la vacanze tra la seconda e la terza media. L'indicazione in copertina è il livello A2, che è esattamente il corso che sto seguendo.
Ho voluto iniziare con "Little Women", soprattutto perché lo conosco molto bene in italiano. Ho iniziato a leggerlo.
Sono molto lenta. Mi fermo tantissimo su alcune frasi per ricostruirne il significato, soprattutto se ci sono parole che non conosco, ma posso dire di averlo capito. E non è tutto.
Riponendolo sullo scaffale e leggendo il dorso della copertina, mi sono resa conto che il titolo è - ovviamente - al plurale. Può sembrare una sciocchezza, ma per me è un segno trionfante di speranza per un traguardo che, forse, non è così irraggiungibile come credevo.

16/04/20

Sepùlveda

E così è morto anche Sepùlveda.
Per il post di oggi avevo pensato a ben altro argomento, ma avendo da poco letto la notizia mi è partito una magone soffocante in gola e credo che non riuscirei ad esprimermi come avrei voluto su un argomento tragicomico come quello che avrei voluto trattare.

Io ho "conosciuto" Sepùlveda tramite un mio ex fidanzato. In realtà moltissimi scrittori che ho amato li ho conosciuti tramite lui. Uno dei suoi pochi pregi era la sua passione per la lettura, e a lui devo davvero molto in questo senso. Forse è anche per questo che il magone per la notizia della scomparsa di Sepùlveda mi colpisce così tanto. Non tanto per un'ipotetica nostalgia di lui (che non c'è proprio) quanto, forse, per la nostalgia di quei tempi, di quando potevo permettermi di stare 3 giorni interi a leggere, senza occuparmi di altro che di mangiare e andare in bagno. Esempio classico di come non ero capace, all'epoca, di apprezzare ciò che avevo: tempo a volontà e nessuna responsabilità verso terzi.

Sono molto dispiaciuta per Sepùlveda, non era tra i miei autori preferiti, ma alcuni dei suoi libri mi sono piaciuti tanto che li ho anche riletti; con il suo recente filone di narratore per bambini, avevo anche iniziato a leggerlo con mio fratello piccolo, dapprima, e le mie figlie poi. Tra l'altro, quella per andare a vedere "La gabbianella e il gatto" è stata una delle ultime uscite al cinema in coppia con lui, il mio fratellino piccolo.

Ecco, questa notizia di oggi mi colpisce.
Ma per evitare piagnistei inutili e poco costruttivi, chiudiamo con la sua citazione più famosa, che sia di augurio per tutti. Vola solo chi osa farlo.

15/04/20

La coda al supermercato

Per varie ragioni, sono io quella deputata a fare la spesa in casa. Inizialmente faceva parte di un accordo tra Rerun e me, all'interno del paragrafo sulla suddivisione dei carichi economici nel nostro "accordo tra coinquilini" (non è vero, è una citazione da The big bang theory!), poi è diventata una necessità, visto che lui è stato - nell'ordine - malato, moribondo, ricoverato, convalescente, ma da qualche tempo si era trasformata nella mia opportunità di fuga da casa, di cinque-minuti-di-solitudine.
Non fosse che ormai, da qualche settimana, davanti al supermercato vicino casa c'è la fila. Lunga. Lenta. Anziana.

Sì, perché io non so se davvero abitiamo in un quartiere di anziani (ma in teoria non dovrebbe, visto che è una zona nelle adiacenze del politecnico, quindi - al contrario! - dovrebbe essere piena di giovani) oppure se è vero quello che si legge in giro, cioè che i più indisciplinati sono proprio gli anziani, che escono mille volte al giorno con ogni pretesto, e vanno a ingolfare la fila al supermercato.
Un po' li capisco. Sicuramente sono soli, e pur di non stare da soli in casa preferiscono stare due ore in piedi in fila al supermercato, però non sempre riescono a farmi tenerezza, non tutti.
Perché gli anziani hanno quella straordinaria capacità, che è propria anche dei bambini, di far passare l'interlocutore attraverso tutta la gamma dei sentimenti possibili, dal migliore al peggiore, nell'arco di una manciata di minuti.
La vecchina tutta bianca, lievemente ingobbita, imbacuccata e truccata, pettinata, che la vedi in coda poco prima di te e ti fa tenerezza perché lo capisci che è da sola, sicuramente vedova, avrà i figli lontani, vede poco i nipoti, non ha nemmeno dimestichezza con la tecnologia quindi in questi tempi di isolamento il massimo a cui ha potuto ambire è stato la maggiore frequenza delle telefonate da parte dei familiari. Ti viene quasi da chiederle dove abita, per stare lì vuol dire che abitate vicine, e magari se vuole, se ha bisogno di qualcosa in urgenza, può chiamarti, che magari il figlio abita a 50 km e prima che arrivi lei fa in tempo a morire, ed ecco, sei lì col cuore gonfio di amore, di buone intenzioni, di desiderio di essere d'aiuto, che un giorno pure tu sarai vecchia e sola e magari avrai bisogno dell'aiuto di una sconosciuta, e stai lì - dicevo - a riempirti di calore umano pronto ad esprimersi quando la vecchina parla. E comincia a borbottare. Non ce l'ha con quelli in fila, e nemmeno con quelli del supermercato. Ce l'ha con "loro", quelli che governano, che tanto a loro gliela portano a casa la spesa, che sono bravi a dire che chiudono tutto perché tanto a loro lo stipendio non manca, e hanno chi fa tutte le cose al posto loro, e non hanno certo bisogno di andare nei negozi, non gli serve che i negozi siano aperti, perché anzi a loro fa comodo questa situazione, che si sta svecchiando l'Italia, che vedrai quanto risparmieranno nei prossimi anni di pensioni che non dovranno versare a tutti i vecchietti che hanno fatto morire, ma a lei mica la fregano, no, no, lei non muore, lei morirà soltanto quando lo decide lei, perché ha lavorato per 40 anni e ha deciso che deve prendersi la pensione per almeno 30 e sottolinea il concetto con un elegante gesto dell'ombrello.
Ecco, di per sé poteva essere quasi simpatica. Quasi. Ma da il via alla sagra delle ovvietà complottare da parte di tutti gli altri coetanei, per cui no, non è per niente simpatica. Lo spirito di Madre Teresa che ti aveva pervaso si trasforma in quello fuori stagione del Grinch.

Mi piace, in genere, fare la spesa, anche se significa fare la fila per almeno un'ora. E contro i discorsi dei vecchi mi sono schermata. Metto le cuffie e ascolto musica.

14/04/20

Il cambio stagione

Ci siamo barricati in casa che era pieno inverno. Oddio, un inverno mite persino qui, ma comunque indossavamo maglioni, giubbotti pesanti, avevamo i piumoni nel letto e i riscaldamenti accesi. Qualche giorno fa, uscendo di casa per fare la spesa a distanza di una decina di giorni dalla precedente, mi sono accorta che ero vestita troppo pesante.
Che ne è stato dell'inverno? Del freddo? Dell'umidità della notte?

E' stato assurdo fare il cambio stagione, riponendo vestiti nuovi, acquistati coi saldi, e indossati al massimo un paio di volte. Il cappotto. Mi ero comprata un cappotto e l'ho messo soltanto una volta.

Forse dovremmo riflettere sull'insegnamento che ci sta offrendo la natura: il tempo scorre, la vita va avanti, le cose cambiano, sempre e comunque, a prescindere dalle vicende umane singole e collettive.

11/04/20

Ci sono, anche se non sembra

Sono quasi 2 mesi che non scrivo, ma a guardami indietro sembra ieri. L'unico momento di buio totale precedente a questo era stato a cavallo tra il 2013 e il 2014, quando mi sono separata da Schroeder. Stanotte ci ho pensato: forse è il caso di riprendere le redini di questo blog, fosse anche soltanto per rassicurare sulla mia persistenza in vita di chi mi ha seguito.

Quindi: ci sono. Sono viva e anche in ottima salute, che - per quanto sia sempre un parametro importante dell'esistenza - in questi tempi lo è ancora di più.

Anche le mie figlie stanno bene, perfettamente in salute. Sclerate, isteriche, depresse, stufe, annoiate come tutti, ma in perfetta salute fisica, nemmeno un raffreddore o un colpo di tosse. Hanno avuto, entrambe, una lieve irritazione alla pelle di mani e polsi, perché dobbiamo ammettere che non erano mai state delle maniache dell'igiene personale, e l'aver incrementato tipo del 400% le occasioni di lavarsi le mani ha dato questo effetto. E NON usiamo disinfettanti, il semplice sapone liquido che abbiamo sempre usato (e che - in effetti - prima ci durava anni, mentre adesso dobbiamo ricaricarlo ogni 3-4 settimane). Niente di grave: un po' di burro di karité e passa.

Anche Rerun sta bene. Oddio: sarebbe meglio dire che sta meglio.
Già, perché in casa abbiamo provato l'ebbrezza dell'allarme covid, con tutto il circo al completo. A metà febbraio, dopo la lieve influenza che hanno avuto a turno Matilde e Angelica, anche lui si è ammalato. Risparmio tutti i dettagli dell'iter medico, ma ha tirato a casa con assistenza telefonica fino al 2 marzo, poi lo hanno ricoverato per una polmonite di una certa gravità, ma è risultato negativo al covid.
Quando le parole: "E' una polmonite interstiziale, ma batterica" è assurdamente una diagnosi positiva che ti fa tirare un sospiro di sollievo.
Ne avrà ancora fino a fine aprile, ma fondamentalmente sta bene.

Io, chiaramente, sono disoccupata. Totalmente.
La Neonata è stata portata in salvo dai nonni già il 21 febbraio. Io ho fatto in tempo a fare solo due lezioni di yoga, quando è iniziata la chiusura totale. Abbiamo persino mancato il brevissimo viaggio a Palermo, per l'appuntamento di Matilde dal dentista che le cura l'apparecchietto dei denti.

Sono giorni strani. Noi, in Piemonte, abbiamo appena concluso la settima settimana di chiusura. Le ragazze sono uscite da scuola il 21 febbraio, contente perché ci sarebbero stati 3 giorni di vacanza per il carnevale, invece non ci hanno più rimesso piede, e probabilmente non lo faranno fino a settembre.
Sono giorni che non scorrono tutti uguali. In queste sette settimane abbiamo dovuto reinventarci una quotidianità, un equilibrio, nonché una capacità di coabitazione che avevamo perso da anni. Siamo passati dall'isteria alla depressione, dall'iperattività repressa alle crisi di pianto, dall'apatia alla rinascita. Già, perché c'è voluto del tempo, almeno 4-5 settimane, prima che ci arrendessimo all'evidenza che non sarebbe tornato tutto come prima, non subito, non presto. E forse non sarà mai più com'era prima.
Però siamo ragazze toste, lo siamo sempre state, e tutte e tre abbiamo sviluppato la capacità di reagire costruttivamente. Ci siamo disperate, ognuna coi suoi tempi e i suoi modi, ma ci siamo adattate.
Matilde ha iniziato con la didattica a distanza con capacità e impegno paragonabili a quelli che ci metteva dal vivo.
Angelica ha avuto bisogno di più tempo, molto più tempo, perché per lei l'aspetto sociale della scuola era il vero punto fermo delle sue giornate. Ci trascorreva 10 ore, con maestre e compagni, ed è quella che soffre di più in assoluto della mancanza degli altri. Da qualche tempo ha imparato a gestirsi in autonomia l'accesso al registro elettronico per le nuove lezioni, e si impegna coi compiti.

Io ho mancato per poco la possibilità di lavorare. Ero stata contattata da due medici che, con l'asilo nido chiuso, avevano bisogno di qualcuno che si prendesse cura della loro figlia di un anno. Mi avrebbero strapagata, ma ho dovuto rifiutare. Non potevo rischiare di portare a casa un virus che, probabilmente, non sarebbe stato grave per me e le ragazze, ma avrebbe potuto avere effetti devastanti su Rerun, già convalescente e debilitato. Ci sentivamo miracolati che fosse andata bene, sarebbe stata un'incoscienza, un andarsela a cercare.
Dopo i primi momenti di disperazione, però, ho avuto la reazione.
Ho iniziato con un canale youtube sul quale ho caricato alcuni video di attività di yoga. Ammetto di aver iniziato a farlo solo per mantenere il contatto (e la fidelizzazione) con i bambini che frequentavano già il mio corso, nonché per avere qualcosa con cui impiegare il tempo, infatti era un canale privato e mandavo i link soltanto ai genitori.
Poi hanno iniziato a chiedermi il permesso di condividerli con altri, e allora ho pensato che sarebbe stato meglio renderlo pubblico. In effetti quei video fanno un numero di visualizzazioni ben superiore ai bambini del corso :-D
Alla fine, consultandomi con altre colleghe, ho deciso di convertire il corso in lezioni online. Mi sono fatta l'account premium su zoom e ogni sabato faccio un'ora di lezione. E mi pagano lo stesso, e sono contenti di farlo.

Insomma, queste 7 settimane sono state cariche di evoluzioni e rivoluzioni. Noi la noia non l'abbiamo proprio vissuta, anzi! Io sento più forte di tutte le altre la necessità di stare da sola, altroché.

Va bene. Direi che come post di aggiornamento è sufficiente. Da lunedì riprenderò la pubblicazione quotidiana, lo prometto. Perché la voglia di normalità riguarda anche questo blog.

21/02/20

L'equilibrio dell'universo

C'è chi chiama in causa la Provvidenza, chi altre forze più o meno sovrumane, più o meno divine, più o meno magiche, più o meno hippy. Io lo definisco "l'equilibrio dell'universo": quella inaspettata capacità della vita di mandarti le situazioni difficili da affrontare in quei momenti in cui sei in una fase di risalita, o di serenità.

Ho appena saputo che sarò completamente libera (=non retribuita) per un mese e mezzo, da inizio marzo fino a dopo pasqua. Anche solo tre mesi fa una notizia del genere mi avrebbe gettato nella disperazione, dato che avevo un affitto da pagare. Adesso no, non più. Anzi, ne approfitterò per incrementare la promozione del mio lavoro di yoga con le famiglie.

ADDENDUM DI DOMENICA 23 FEBBRAIO 2020
Se il coronavirus non ci blocca T.T

20/02/20

Neanche un po'

Sono passate 3 settimane da quando ho smesso di lavorare coi Bambini.
Sarà cinismo, sarà protezione, ma anche quando riguardo le foto mi rendo conto che non mi mancano neanche un po'.

19/02/20

Di nascosto

Visto che sono una mamma giovan(il)e, mi considero simpatica quando mando a Matilde alcuni meme, tipo questo:


Lei, generalmente, mi risponde con emoji che conosce soltanto lei, o con altrettanta simpatia.
Oggi le ho girato un video di Julia Elle, una che fa video ironici sull'essere mamma, che parla di come sarebbe la vita se le mamme non mentissero mai. E allora c'è la scena in cui la bambina porta alla mamma un disegno e la mamma, non potendo mentire, dice che è orribile ma che la ama lo stesso, oppure la scena in cui la bambina chiede dove sia finita la sua bambola e la mamma dice di averla buttata due mesi prima anche se tutte le volte che le chiedeva dove fosse lei rispondeva che non lo sapeva, ecc.
E c'è la scena in cui la bambina chiede alla mamma di poter mangiare le patatine e la mamma risponde che non può, perché è ora di cena, e perché in realtà le patatine se le mangia lei di nascosto quando tutti vanno a dormire.

Quello che segue e il dialogo di commento tra Matilde e me:
Io: "Tu lo sai che anche io faccio così, vero?
Lei: "Sì, lo immagino"
"Solo che non mi mangio le patatine di nascosto, ma quando c'è ne andate a dormire, tu e Angelica, io mi mangio il cioccolato"
"Sì, capisco, anche io lo faccio"
"Eh?"
"Quando sono a casa da sola, il pomeriggio, mi mangio di nascosto il tuo cioccolato"

Vedi cosa succede a non averla opportunamente sculacciata quando era piccola...!

18/02/20

Quanta?

Quanta pazienza deve avere il Professorino Charmant del corso d'inglese per ottuagenari per continuare a sorridere dopo la centomiliardesima volta che spiega che no, "di fronte" non si traduce con "in front of", ma con "opposite", perché in front of significa davanti e non di fronte, visto che per dire di fronte si usa opposite, e ancora un'altra volta lo diciamo di nuovo e ancora sorridendo. Quanta pazienza, quanta?

17/02/20

Ve lo dico

Da un paio di mesi ci siamo trasferite a casa di Raffaele, altresì noto come AmicoNerd, ma che adesso deve trovare un altro nome più adeguato.
Certo, volendoci mantenere in ambito peanuts, per coerenza, è molto difficile trovare un personaggio adatto a cedergli il nome. Per tanti versi, anche per alcuni trascorsi, potremmo chiamarlo Rerun, utilizzando l'inequivocabile nome in originale bypassando le due traduzioni italiane "Replica" e "Ripresa". L'unico inconveniente è che Rerun è il fratellino di Lucy, e non il suo compagno, ma non si può forzare a tutti i costi la coincidenza drammaturgica.
Comunque, io ve l'ho detto.

13/02/20

La mamma bellissima

C'è una ragazza bellissima che accompagna il figlio alla stessa scuola che frequenta Angelica. La vedo da tre anni, e fin dal primo momento ho notato non solo la sua bellezza, ma la sua cura nel vestire.
Alle 7.30 del mattino è impeccabile, coi tacchi alti, elegante, capelli sempre perfetti, trucco appropriato. Mi sono sempre chiesta che lavoro faccia, di sicuro un lavoro di rappresentanza, ma ad alto livello.
Oggi pomeriggio, mentre la guardavo all'uscita da scuola, anche alle 16.30 sempre perfetta, mi sono chiesta come la viva questa sua quotidiana necessità dell'apparenza. Secondo me, alla pari come ambisco io alla sua eleganza e al suo aspetto curato, lei mi guarda e mi invidia perché posso permettermi (sono obbligata?) di andare al lavoro vestita come se dovessi trascorrere tutti il tempo in casa, seduta sul pavimento, col rischio di beccarmi una cucchiaiata di pastina col formaggino sui pantaloni e che qualcuno mi rigurgiti la colazione sulla felpa (ah, già, ma in effetti è proprio questo il lavoro che faccio) e magari pensa "Beata lei che indossa sempre i tennis".

12/02/20

Dopo 12 anni

"Mamma, non per essere accusatoria, ma devo dirti una cosa che avrei dovuto dirti tanti anni fa"
(Obbeddamatri)
"Dimmi, Matilde, che c'è?"
"Sappi che, quando mi hai raccontato la storia dei morti che vengono a grattugiare i piedi dei bambini che restano svegli, mi ha molto traumatizzato"
(Si riferisce a una storia che si racconta nel palermitano ai bambini, per rendere più rosea la loro infanzia: la notte tra l'1 e il 2 novembre, per noi "la notte dei morti", i cari estinti vanno a fare visita ai bambini portando in loro un regalo. Per noi è una tradizione forte al pari del Natale: i bambini all'indomani devono cercare dove è stato nascosto il regalo, ed è una tradizione molto poetica, secondo me, non fosse che, per evitare che i bambini si sforzino di restare svegli per avvistare il fantasma della nonna, o semplicemente per fare in modo che, almeno una volta, vadano a letto presto, si dice che se i morti li trovano svegli, gli grattugiano i piedi con la grattugia del formaggio)
"Matilde, era una storia della tradizione..."
"Lo so..."
"E non erano davvero i morti che ti portavano i regali, lo sai?"
"Lo so, mamma"
"E nemmeno Babbo Natale esiste davvero, né il topino dei denti, o la fatina dei ciucci... ero sempre io, lo sai vero?"
"Certo che lo so"
"In effetti, a ben rifletterci, forse da qualche parte a Bagheria ci sono ancora i tuoi ciucci che hai confezionato..."
"Aspè, in che senso a Bagheria?"
"A casa, a Bagheria"
"I miei ciucci?"
"Non ti ricordi? Li avevamo confezionati insieme in modo che la Fatina dei Ciucci venisse a prenderli..."
"...e li portasse a Ludovico"
"Eh"
"Ma se sono a Bagheria, significa che non li hai dati davvero a Ludovico"
"Figlia mia, dopo 12 anni è giunto il momento che tu sappia una grande verità... siediti..."
"Mamma, l'ho capito! Lo so che la fatina eri tu, ma io credevo che li avessi dati a Ludovico!"
"Ma ti pare che davo al neonato i ciucci masticati e predigeriti da te?!"
"Ah no?"

Eppure l'aspetto più significativo di questo racconto è che ho potuto linkare il post che raccontava, 12 anni fa, l'accaduto. In questo blog c'è davvero una grande porzione della mia esistenza su questa terra.

11/02/20

Cose strane che vedo in giro #5

C'è un uomo anziano, alla fermata dell'autobus, che inveisce contro l'Argentina, il Frecciarossa, i drogati, urlando frasi sconnesse della serie "Ma poi che mi dici, che hanno ammazzato Allende?", ""Ha fatto settecento kilometri sul Frecciarossa, che vuoi che ne sappia io?!", "Che poi mi dici che queste cose te le ha dette la CIA?", "Guarda che tu non ci vieni più in campeggio con me!" che viene da chiedersi il mestiere impersonato dal suo interlocutore immaginario, e la cosa sarebbe già curiosa così se non fosse che a metà di un'invettiva contro i drogati (che non possono mica passargli l'AIDS se lui non li conosce) gli squilla il telefonino.
Cala il silenzio tra gli astanti alla fermata. Lui risponde a voce pacata, e annuncia che arriverà per le 22.30.
Poi torna a sbarellare contro gli argentini.

10/02/20

Tornare a casa

Lo so che l'avevo già detto in passato, ma quanto è forte la sensazione di "tornare a casa" durante un "om chanting" insieme ad altri.
Ho iniziato a frequentare un centro yoga, qui a Torino. Non avevo ancora iniziato. Da quando sono qui sono andata avanti (arrancando) con una pratica individuale solitaria, sempre più esigua, sempre meno motivata, fino al tracollo, due mesi fa, durante il trasloco. Ecco, da allora non ho più ripreso nemmeno la pratica individuale ed ho capito che, invece, io ho assoluto bisogno di praticare insieme ad altri, soprattutto sentirmi seguita da un insegnante.
Dopo il parrucchiere, il secondo tradimento dell'emigrata :-D

07/02/20

Il messaggio nascosto

Angelica ha l'influenza. La maestra ha chiesto ad un compagno di scrivere le consegne dei compiti del fine settimana su un foglio di carta da riciclo: lo fanno sempre per gli assenti del venerdì, poi vengono distribuiti i foglietti e i libri e quaderni necessari (che in genere restano a scuola durante la settimana) in base alla vicinanza di abitazione. Adesso noi abitiamo a 50 metri da casa del più affezionato e datato spasimante di Angelica, lo chiameremo il Messinese, perché i genitori (manco a dirlo) sono messinesi.
Dunque venerdì pomeriggio arriva lui, tutto contento, con la busta di libri e quaderni per Angelica. Gli leggo negli occhi il dispiacere per non poter salire a casa, ma non era il caso di introdurlo nel covo di germi che è per ora casa nostra. Scendo al portone, prendo la borsa, ringrazio e risalgo a consegnare il tutto alla destinataria.
I compiti non sono pochi. Angelica riconosce la grafia del bambino che solitamente scrive i compiti per gli assenti:


Poi giriamo il foglio:


Io commento: "Ah, però!"
Lei: "Questa è la grafia del Messinese".

Angelica è sempre stata una rubacuori tra i coetanei almeno al pari di quanto, poi, non gliene frega niente. Matilde la chiama la "Regina della friendzone".

06/02/20

La compresenza

Una delle condizioni che ho sempre detestato al lavoro (di tata) è quando mi tocca stare in compresenza con qualcuno della famiglia, che siano i genitori o i nonni, o altri parenti, specialmente quando i bambini che ho in carico hanno meno di 2 anni.
Trascorro la totalità del tempo non ad occuparmi di loro, bensì affannandomi a tenerli lontani dagli adulti in questione.
Perché una bambina di 14 mesi non ha nessun motivo per voler stare a giocare con me sul tappeto in cameretta quando c'è suo padre seduto sul divano in soggiorno.
Mi succede raramente, per fortuna, ma ogni volta è un supplizio.

Fino a poco tempo fa mi dannavo l'anima e mi inventavo centomila diversivi, poi mi son detta: ma chi me lo fa fare? Mi pagano meno di quanto meriterei, ma faccio il mio lavoro molto meglio di quanto è pagato, e allora mollo. La bambina vuole stare a rompere il ca##o al papà, che si è preso un giorno di ferie per rilassarsi sul divano mentre - illuso faraone - la Serva intrattiene la figlioletta? La Serva non sa più cosa inventarsi, che non sia la detenzione forzata, per impedire alla frugoletta di andare a saltare sulla pancia e sul telecomando del papà, quindi la lascia fare.
"Vuole stare con te", spiego "D'altro canto ti sente, ti sente parlare al telefono, è normale che tra te e me preferisca te".
Quindi io ho rimediato una giornata lavorativa durante la quale ho guardato un padre tentare di divincolarsi dalla figlia. E' riuscito a farlo solo inventandosi una commissione da fare e uscendo.

Non so, più il tempo passa e più mi accorgo che ho sempre meno voglia di avere a che fare con gli adulti.

05/02/20

Influenza

Matilde sta male.
Angelica ha la febbre alta.
Io non è che mi senta poi tutto questo fiore.

04/02/20

Unica

Come potrebbe, il dottore, dimenticarsi della 14enne che è andata a farsi visitare perché ha un fortissimo mal di gola che non le permette di parlare, ma che si esprime per iscritto?


"Signora, sua figlia è unica"

03/02/20

Alle 16.20

Considerando che oggi è stato il primo giorno in cui la nuova tata andava a prendere i Bambini a scuola, e considerando che l'orario di uscita è tra le 16 e le 16.15, a che ora ho ricevuto la telefonata che aveva come scopo quello di tranquillizzare Bambino che piangeva disperato, urlando il mio nome, coprendo la voce della tata al punto che non capivo cosa diceva, ma capivo perfettamente qual era il messaggio?

31/01/20

E' finita

E' finita. La mia avventura con i Bambini è finita.
Mentirei se dicessi che non mi sento angosciata, che non mi importa, che sono contenta, che non mi mancheranno, che l'ho fatto solo per soldi ecc. Quelle due pesti sono stati i miei figli per due anni e mezzo. Li ho presi in carico che nemmeno gattonavano e li ho lasciati che vanno all'asilo e conoscono tutte le lettere e i numeri.
Nei giorni scorsi ho pensato spesso che avrebbero sentito molto la mia mancanza, ma in realtà il senso di perdita ce l'ho io.
Mary Poppins, proprio alla fine del film, risponde al pappagallo che sta sul manico del suo ombrello una cosa del tipo: "Che ne sarebbe di me se mi affezionassi a tutti i bambini di cui mi occupo?". Ecco, Mary, che ne è di noi? Perché lo so, anche tu, come me, in realtà ti affezioni ai bambini di cui ti prendi cura, ma quell'affetto, quell'orgoglio per i loro progressi, quell'apprensione per i loro malanni, la tieni sepolta, come faccio io. Che ne sarebbe di noi se ci lasciassimo prendere dall'amore che difficilmente si può evitare di provare per un bambino?

Poi ci sono i genitori. Ed io, a differenza di Mary, non posso dire di essere fiera del mio Signor Banks, tutt'altro.
In due anni e mezzo ho ricevuto più gratificazioni e riconoscimento del mio lavoro da parte degli estranei, dei nonni, della ragazza delle pulizie, della portinaia, che non dai genitori. Qualcosa, qui, l'ho raccontata, ma avrei tonnellate di aneddoti tragicomici da raccontare a riguardo.
No, questo lavoro non mi apparteneva più. E' stato importante trovarlo, farlo. Mi ha permesso di vivere per più di due anni, ma no, non è più un lavoro che fa per me.
E poi, la ciliegina sulla torta. Il TFR.
Non me lo dovevano, ma persino io, che sono povera&pazza, ho sempre "arrotondato" generosamente l'ultimo compenso alle varie babysitter che si sono susseguite con le mie figlie, anche di poco, ma l'ho fatto. Loro no. Proprio zero. Il mio ultimo compenso è stato calcolato con la precisione dei 5 euro.

I due Bambini, Silvia e Matteo, altresì detti  il Biondo e la Riccia, resteranno per sempre nella mia memoria e un po' anche nel mio cuore. I loro genitori, anche. Mi resteranno nella memoria di certo, e sul fegato.

30/01/20

Trentanove di febbre

"Mamma, ah ecco, sei sveglia, no perché ti volevo dire che sono stata tutta la notte ad alternare sonno e agitazione, perché avevo sonno, ero stanca, ma non riuscivo ad addormentarmi e allora c'è stata una parte della notte in cui guardavo l'orologio in continuazione, e poi, ma solo poi, finalmente verso le 4, mi sono addormentata ma facevo sogni strani, anzi in realtà uno solo, sempre lo stesso, ossia che c'era una mostra di arte preistorica proprio qui, nella mia camera, e c'erano tutti i visitatori che parlavano chiassosamente ed io mi chiedevo ma cosa hanno da urlare così, perché c'ero pure io nel sogno, ma non come visitatrice, ero tipo la padrona della mostra, che a ben pensarci ha senso, visto che si svolgeva tutto nella mia camera, e poi insomma, finalmente solo alla fine, una mezz'ora fa, nell'ultimo episodio di sveglia e riaddormentamento, finalmente ho cambiato sogno anche se non saprei dire di che si trattava e..."
"Matilde"
"Si?"
"Misurati la febbre"

È sempre stata così: la temperatura corporea proporzionale alla velocità della sua parlantina.

29/01/20

La tata e il tato

Appuntamento alle 15.50 sotto casa dei Bambini. Incontrerò la mia successora e le farò da tutor per il recupero a scuola dei pargoli, gestione a casa e accessori vari incluso il corso di cucina per il pranzo del PadreDeiBambini all'indomani.

Io arrivo puntuale, ma loro sono già lì. Una lei e un lui. Il marito. Che porta con sé sé  zaino con le ruote come i ragazzini delle medie.
Ci presentiamo e andiamo a scuola.
Lì presento entrambi alle maestre, recuperiamo i Bambini e andiamo a casa. Lei mi fa domande pratiche, lui prende nota delle mie risposte su un taccuino, continuando a trascinarsi dietro lo zaino con le ruote che sa lui cosa contiene.

Quando vanno via, dopo circa un'ora, sia la Mamma che il Papà dei Bambini mi telefonano per sapere com'è andata, che me ne pare, se mi sembrano brave persone ecc. Io, ovviamente, do un feedback positivo, soprattutto su di lui visto che le maggiori riserve erano nei suoi riguardi e, da quel che ho capito, la sua presenza è data dalla sua eventuale disponibilità a sostituire la moglie casomai fosse impedita.

I Bambini, quindi, avranno una tata e un tato.
Vedremo quanto resisteranno in due, considerando che io ho resistito da sola per due anni e mezzo, ma io ho un'innata vocazione al martirio, è risaputo.

28/01/20

Il compagno preferito

"Signorina..."
"..."
"Signorina, mi scusi..."
Alzo gli occhi
"Signorina, mi scusi, il posto accanto a lei è libero?"

È un mio ottuagenario compagno di corso d'inglese. Mi alzo per lasciarlo passare.
Mi ha chiamata "Signorina" ed è ufficialmente diventato il mio compagno preferito ^_^

27/01/20

Yoga teen

Siccome sono un'insegnante di yoga brava e attenta, accurata e precisa, ci tengo a questo lavoro che credo sia proprio quello che voglio fare da grande, ma fondamentalmente sono una spendacciona incallita, mi sono fatta un corso di approfondimento (appartenente alla mia "scuola" di yoga per bambini) per proporre lo yoga anche agli adolescenti, e ne sono uscita così entusiasta e carica di idee che nelle prime due ore subito dopo la fine del corso ho speso 100 euro in libri e materiali.

24/01/20

Devi farlo tu

"Ma l'avete detto a scuola dai Bambini che la prossima è la mia ultima settimana di lavoro?"
"No, in effetti no... Puoi dirglielo tu lunedì?"
"PadreDeiBambini, io glielo posso anche dire, ma credo che sia più opportuno che siano i genitori a dare una comunicazione di questo tipo... Anche perché dovete fare la delega per il ritiro alla nuova tata..."
"Eh, sì, quello già l'abbiamo pronto, dobbiamo solo consegnarlo. Ma perché pensi che dobbiamo farlo noi? Credi che se glielo dai tu non lo accettino?"

Io credo che mi sono rotta le scatole di essere la MadreAcquisita dei Bambini, ché ve li ho cresciuti, svezzati, vaccinati, istruiti, spannolinati, nutriti, gestiti, portati al mare, in montagna, alle feste di compleanno, lavati, vestiti e arginati per due anni e mezzo, e mi avete delegato il 90% degli aspetti educativi nonché di quelli medici e pratici, e invece non sono figli miei, e se io l'ho fatto è stato solo perché per prima cosa avevo bisogno di questo lavoro, e per seconda cosa perché mi faceva pena lasciarli a loro stessi, o sovraccaricare i nonni, e non ce l'ho con la Mamma ché quella povera donna esce di casa alle 7 di mattina e rientra alle 8 di sera e si fa anche 150 km di strada per andare e tornare da lavoro, ma tu, Padre, sei stato davvero l'esempio lampante di come NON si fa il padre, nel senso che non hai fatto proprio niente che non sia stato il narcotizzarli con il tuo smartphone quando io vado via, oppure pagarmi per occuparmi io dei tuoi figli anche quando tu eri a casa in ferie, ecco quindi proprio no, forse è il momento che ti dai una mossa e che capisci che ci sono certe cose che devono essere fatte dai genitori, e non dagli estranei.

"Non credo, PadreDeiBambini, in genere è una questione delicata di responsabilità... capisci... Devi farlo tu".

23/01/20

Una parte del corpo

"Mmmh... Matilde, ma cos'è questo profumo?"
"La crema che mi hanno regalato a Natale"
"La crema che era abbinata al bagnoschiuma?"
"Sì"
"E dove te la spalmi, di grazia?"
"Sul viso, no?"
"Matilde, quella è una crema per il corpo"
"Ah"
"C'è scritto"
"E vabbè... Tanto il viso è comunque una parte del corpo, no?"

Vuole fare la donna, ma è ancora una picciridda :-D

22/01/20

Cose strane che vedo in giro #4

Una donna che, sul tram in corsa, tira fuori dalla borsa una macchinetta e degli aggeggini, si sparatrappa una cosa sul dito, prende una cartina, ci versa una goccia di sangue e infila la cartuccia nella macchinetta, lì davanti a tutti, per misurarsi la glicemia su un tram in corsa, traballante.

21/01/20

Al telefono con l'altro mondo

"Pronto?"
"Signora, il corriere sono"

Per un attimo resto interdetta. Ho la sensazione che ci sia qualcosa di strano, qualcosa che non sta andando come dovrebbe, è come se quella voce la conoscessi, ma in realtà non la conosco.

"Sì..."
"Non c'è nnessuno a ccasa?"

Mi chiedo in quale casa, visto che io sono in cucina; mi chiedo se non abbia sbagliato numero, e sto quasi per dirglielo quando... l'illuminazione!

"Ah, sì, ha raggione, non c'è nnessuno. Vuole vedere se c'è qualche vicino?"
"Ma guardi, il pacco è piccolo, se vuole glielo butto dentro il giardino da qua, dal cancello"
"E ci passa? Certo, è un libbro, ci dovrebbe passare"
"Sì, sì, ci passa. Solo una cosa. Ma lei ha il cane? Non facciamo che glielo rovina?"
"No, vabbè, non si preoccupi, tanto tra mezz'ora al massimo arrivano i miei figli"
"Vabbene, come dice lei"

Avevo ordinato un libro per conto della mia AmicaPalermitana, ma visto che l'ordine era stato fatto dal mio account, ovviamente il numero di telefono era il mio.
Ecco perché credevo di conoscerlo. Era l'accento palermitano, fortissimo, che ha anche ritirato fuori il mio.

(Comunque alla fine il cane non ha rovinato il libro)

20/01/20

Cose strane che vedo in giro #3

La ragazza che lavora al bancone di un bar, spalancare la finestra scorrevole dietro di lei e brandire uno smartphone in direzione della strada.

(Forse voleva attivare il collegamento bluetooth con la sua auto per sa-lei-cosa, ma io ho temuto che qualcuno passasse da lì e glielo strappasse di mano)

17/01/20

Le filastrocche che uccidono la matematica

"Sei per sette...?"
"Quarantadue! Più due quarantaquattro!"
"Sei per otto...?"
"Quarantotto! Viva l'asino col cappotto!"
"E otto per sei...?"
"Quarantasei!"
"Viva l'asina che sei!"

La matematica non va mai imparata attraverso le canzoncine dello zecchino d'oro, né aiutandosi con le rime.

16/01/20

La tata di Ronaldo

Bambino è bravissimo a calcio. Ma proprio un talento naturale. Dovreste vederlo con quale sicurezza e spontaneità si butta per parare la palla.
Suo padre, chiaramente, non sta più coi piedi per terra, se lo vanta, lo esibisce ai giardinetti e gongola con malcelata falsa modestia il suo orgoglio di padre di campioncino in miniatura, di soli 3 anni e 4 mesi, che gliele da ai bambini più grandi che frequentano già i corsi di calcetto.
La madre è un po' meno entusiasta e vagamente preoccupata, sia per il figlio che per il marito.

Ieri pomeriggio, mentre io tiravo i rigori e Bambino li parava, pensavo a tra vent'anni, quando magari per davvero lui sarà una nuova stella del calcio.
Chissà quanto riuscirò a spillare ai giornali scandalistici vendendo loro le storiacce della sua infanzia! XD

15/01/20

Non è detto

"Mamma mi serve un abito elegante"
"Eh? E per fare che?"
"La foto di classe. Abbiamo scelto il tema del red carpet. Mi presti un abito elegante?"
"Matilde, tu mi conosci come una che ha abiti eleganti? Quello che ho, è estivo. E poi ti verrebbe troppo grande"
"Almeno una maglietta elegante, una camicia..."

Frughiamo nell'armadio e selezioniamo due maglie eleganti, una camicia e un abito. L'abito, indosso a lei, sembra un sacco. La camicia le sta troppo lunga di maniche. La maglia lamè argento le casca dalle spalle. Resta una maglia di pizzo elasticizzato, con fodera e rinforzo sul seno che, nella visione del mondo di una quattordicenne ancora tutta bambina, significa avere le tette finte ma credibili.
Si ammira e rimira, di fronte, di profilo, da un lato e dall'altro.

"Mamma questa maglietta è bellissima, tu non la indossi mai. Potresti regalarla a.me, ad esempio"
"Matilde chi ti conosce sa che quella è un'imbottitura e non il tuo vero petto."
"Non è detto! I miei compagni mi vedono sempre con indosso le felpone larghe, potenzialmente potrei avere davvero queste belle tette"

Non ce la posso fare.

14/01/20

Inglisc

"Please, translate! Traducete: quella cartella non è mia"
"Professore, come si dice cartella?"
"Non lo sapete? Non è difficile..."
"...?"
"È molto semplice... Si traduce praticamente da solo..."
"...cartel!"

Lo guardo continuamente quando fa lezione, sia perché è bono, sia perché spiega e devo stare attenta, ma ogni tanto mi sforzo di immaginare come si senta a insegnare a delle capre ottantenni che fanno e rifanno sempre le stesse domande, e gli stessi errori.

13/01/20

Quello sguardo lo conosci...

Quando ho seguito la mia prima psicoterapia, a 22 anni, ero ancora in casa e figlia di famiglia, e sarebbe stato praticamente impossibile non comunicarlo ai miei genitori.
Mia madre inizialmente si sentì offesa, quasi come se mi sarebbe stato sufficiente "confidarmi" con lei per risolvere quell'enorme disagio esistenziale che già si manifestava in modo prepotente e violento e del quale - forse - soltanto adesso, a vent'anni e altre tre terapie di distanza, ne sono venuta a capo. Dopo la prima seduta, ovviamente, lei mi ha sottoposto ad un interrogatorio serrato al quale io, per la prima volta in vita mia, mi sono rifiutata di rispondere. In un impeto di forzata comprensione, mi ha chiesto: "Almeno dimmi se avete parlato di me"
Io ho risposto di no. Lei ha institito perché glielo giurassi. Ho giurato.

Già da solo, questo episodio scrive un'enciclopedia a 16 volumi sulla stortura del mio rapporto con gli altri in generale e con mia madre in particolare, sull'influenza devastante sulla mia personalità ecc ecc, tutta roba che ormai ho digerito e che non ho voglia di riesumare, anche perché non era questo l'argomento principale del post.

Matilde va da una psicologa. Oddio, non va in terapia, ma frequenta lo sportello d'ascolto psicologico della sua scuola. C'è andata di sua volontà, mi ha detto che era passata la circolare e lei era interessata, e si è prenotata.

Dopo il primo incontro le ho chiesto come fosse andata, e mi ha risposto un evasivo "Bene".
Dopo il secondo incontro mi ha guardata aspettandosi che le chiedessi qualcosa e sperando che non lo facessi. Conosco bene quello sguardo.
E' lo sguardo di chi non vuole dire a sua madre che all'incontro con la psicologa non ha fatto altro che parlare di sua madre.

Io lo dico spesso, alla mia dottoressa: credo di essere una madre decente, con eccelsa, ma nemmeno pessima, ma tanto, sicuramente, arriverà il giorno in cui le mie figlie scatafasceranno davanti a uno psicologo tutte le nefandezze che ho fatto patire loro. Forse il momento è arrivato.