31/01/20

E' finita

E' finita. La mia avventura con i Bambini è finita.
Mentirei se dicessi che non mi sento angosciata, che non mi importa, che sono contenta, che non mi mancheranno, che l'ho fatto solo per soldi ecc. Quelle due pesti sono stati i miei figli per due anni e mezzo. Li ho presi in carico che nemmeno gattonavano e li ho lasciati che vanno all'asilo e conoscono tutte le lettere e i numeri.
Nei giorni scorsi ho pensato spesso che avrebbero sentito molto la mia mancanza, ma in realtà il senso di perdita ce l'ho io.
Mary Poppins, proprio alla fine del film, risponde al pappagallo che sta sul manico del suo ombrello una cosa del tipo: "Che ne sarebbe di me se mi affezionassi a tutti i bambini di cui mi occupo?". Ecco, Mary, che ne è di noi? Perché lo so, anche tu, come me, in realtà ti affezioni ai bambini di cui ti prendi cura, ma quell'affetto, quell'orgoglio per i loro progressi, quell'apprensione per i loro malanni, la tieni sepolta, come faccio io. Che ne sarebbe di noi se ci lasciassimo prendere dall'amore che difficilmente si può evitare di provare per un bambino?

Poi ci sono i genitori. Ed io, a differenza di Mary, non posso dire di essere fiera del mio Signor Banks, tutt'altro.
In due anni e mezzo ho ricevuto più gratificazioni e riconoscimento del mio lavoro da parte degli estranei, dei nonni, della ragazza delle pulizie, della portinaia, che non dai genitori. Qualcosa, qui, l'ho raccontata, ma avrei tonnellate di aneddoti tragicomici da raccontare a riguardo.
No, questo lavoro non mi apparteneva più. E' stato importante trovarlo, farlo. Mi ha permesso di vivere per più di due anni, ma no, non è più un lavoro che fa per me.
E poi, la ciliegina sulla torta. Il TFR.
Non me lo dovevano, ma persino io, che sono povera&pazza, ho sempre "arrotondato" generosamente l'ultimo compenso alle varie babysitter che si sono susseguite con le mie figlie, anche di poco, ma l'ho fatto. Loro no. Proprio zero. Il mio ultimo compenso è stato calcolato con la precisione dei 5 euro.

I due Bambini, Silvia e Matteo, altresì detti  il Biondo e la Riccia, resteranno per sempre nella mia memoria e un po' anche nel mio cuore. I loro genitori, anche. Mi resteranno nella memoria di certo, e sul fegato.

30/01/20

Trentanove di febbre

"Mamma, ah ecco, sei sveglia, no perché ti volevo dire che sono stata tutta la notte ad alternare sonno e agitazione, perché avevo sonno, ero stanca, ma non riuscivo ad addormentarmi e allora c'è stata una parte della notte in cui guardavo l'orologio in continuazione, e poi, ma solo poi, finalmente verso le 4, mi sono addormentata ma facevo sogni strani, anzi in realtà uno solo, sempre lo stesso, ossia che c'era una mostra di arte preistorica proprio qui, nella mia camera, e c'erano tutti i visitatori che parlavano chiassosamente ed io mi chiedevo ma cosa hanno da urlare così, perché c'ero pure io nel sogno, ma non come visitatrice, ero tipo la padrona della mostra, che a ben pensarci ha senso, visto che si svolgeva tutto nella mia camera, e poi insomma, finalmente solo alla fine, una mezz'ora fa, nell'ultimo episodio di sveglia e riaddormentamento, finalmente ho cambiato sogno anche se non saprei dire di che si trattava e..."
"Matilde"
"Si?"
"Misurati la febbre"

È sempre stata così: la temperatura corporea proporzionale alla velocità della sua parlantina.

29/01/20

La tata e il tato

Appuntamento alle 15.50 sotto casa dei Bambini. Incontrerò la mia successora e le farò da tutor per il recupero a scuola dei pargoli, gestione a casa e accessori vari incluso il corso di cucina per il pranzo del PadreDeiBambini all'indomani.

Io arrivo puntuale, ma loro sono già lì. Una lei e un lui. Il marito. Che porta con sé sé  zaino con le ruote come i ragazzini delle medie.
Ci presentiamo e andiamo a scuola.
Lì presento entrambi alle maestre, recuperiamo i Bambini e andiamo a casa. Lei mi fa domande pratiche, lui prende nota delle mie risposte su un taccuino, continuando a trascinarsi dietro lo zaino con le ruote che sa lui cosa contiene.

Quando vanno via, dopo circa un'ora, sia la Mamma che il Papà dei Bambini mi telefonano per sapere com'è andata, che me ne pare, se mi sembrano brave persone ecc. Io, ovviamente, do un feedback positivo, soprattutto su di lui visto che le maggiori riserve erano nei suoi riguardi e, da quel che ho capito, la sua presenza è data dalla sua eventuale disponibilità a sostituire la moglie casomai fosse impedita.

I Bambini, quindi, avranno una tata e un tato.
Vedremo quanto resisteranno in due, considerando che io ho resistito da sola per due anni e mezzo, ma io ho un'innata vocazione al martirio, è risaputo.

28/01/20

Il compagno preferito

"Signorina..."
"..."
"Signorina, mi scusi..."
Alzo gli occhi
"Signorina, mi scusi, il posto accanto a lei è libero?"

È un mio ottuagenario compagno di corso d'inglese. Mi alzo per lasciarlo passare.
Mi ha chiamata "Signorina" ed è ufficialmente diventato il mio compagno preferito ^_^

27/01/20

Yoga teen

Siccome sono un'insegnante di yoga brava e attenta, accurata e precisa, ci tengo a questo lavoro che credo sia proprio quello che voglio fare da grande, ma fondamentalmente sono una spendacciona incallita, mi sono fatta un corso di approfondimento (appartenente alla mia "scuola" di yoga per bambini) per proporre lo yoga anche agli adolescenti, e ne sono uscita così entusiasta e carica di idee che nelle prime due ore subito dopo la fine del corso ho speso 100 euro in libri e materiali.

24/01/20

Devi farlo tu

"Ma l'avete detto a scuola dai Bambini che la prossima è la mia ultima settimana di lavoro?"
"No, in effetti no... Puoi dirglielo tu lunedì?"
"PadreDeiBambini, io glielo posso anche dire, ma credo che sia più opportuno che siano i genitori a dare una comunicazione di questo tipo... Anche perché dovete fare la delega per il ritiro alla nuova tata..."
"Eh, sì, quello già l'abbiamo pronto, dobbiamo solo consegnarlo. Ma perché pensi che dobbiamo farlo noi? Credi che se glielo dai tu non lo accettino?"

Io credo che mi sono rotta le scatole di essere la MadreAcquisita dei Bambini, ché ve li ho cresciuti, svezzati, vaccinati, istruiti, spannolinati, nutriti, gestiti, portati al mare, in montagna, alle feste di compleanno, lavati, vestiti e arginati per due anni e mezzo, e mi avete delegato il 90% degli aspetti educativi nonché di quelli medici e pratici, e invece non sono figli miei, e se io l'ho fatto è stato solo perché per prima cosa avevo bisogno di questo lavoro, e per seconda cosa perché mi faceva pena lasciarli a loro stessi, o sovraccaricare i nonni, e non ce l'ho con la Mamma ché quella povera donna esce di casa alle 7 di mattina e rientra alle 8 di sera e si fa anche 150 km di strada per andare e tornare da lavoro, ma tu, Padre, sei stato davvero l'esempio lampante di come NON si fa il padre, nel senso che non hai fatto proprio niente che non sia stato il narcotizzarli con il tuo smartphone quando io vado via, oppure pagarmi per occuparmi io dei tuoi figli anche quando tu eri a casa in ferie, ecco quindi proprio no, forse è il momento che ti dai una mossa e che capisci che ci sono certe cose che devono essere fatte dai genitori, e non dagli estranei.

"Non credo, PadreDeiBambini, in genere è una questione delicata di responsabilità... capisci... Devi farlo tu".

23/01/20

Una parte del corpo

"Mmmh... Matilde, ma cos'è questo profumo?"
"La crema che mi hanno regalato a Natale"
"La crema che era abbinata al bagnoschiuma?"
"Sì"
"E dove te la spalmi, di grazia?"
"Sul viso, no?"
"Matilde, quella è una crema per il corpo"
"Ah"
"C'è scritto"
"E vabbè... Tanto il viso è comunque una parte del corpo, no?"

Vuole fare la donna, ma è ancora una picciridda :-D

22/01/20

Cose strane che vedo in giro #4

Una donna che, sul tram in corsa, tira fuori dalla borsa una macchinetta e degli aggeggini, si sparatrappa una cosa sul dito, prende una cartina, ci versa una goccia di sangue e infila la cartuccia nella macchinetta, lì davanti a tutti, per misurarsi la glicemia su un tram in corsa, traballante.

21/01/20

Al telefono con l'altro mondo

"Pronto?"
"Signora, il corriere sono"

Per un attimo resto interdetta. Ho la sensazione che ci sia qualcosa di strano, qualcosa che non sta andando come dovrebbe, è come se quella voce la conoscessi, ma in realtà non la conosco.

"Sì..."
"Non c'è nnessuno a ccasa?"

Mi chiedo in quale casa, visto che io sono in cucina; mi chiedo se non abbia sbagliato numero, e sto quasi per dirglielo quando... l'illuminazione!

"Ah, sì, ha raggione, non c'è nnessuno. Vuole vedere se c'è qualche vicino?"
"Ma guardi, il pacco è piccolo, se vuole glielo butto dentro il giardino da qua, dal cancello"
"E ci passa? Certo, è un libbro, ci dovrebbe passare"
"Sì, sì, ci passa. Solo una cosa. Ma lei ha il cane? Non facciamo che glielo rovina?"
"No, vabbè, non si preoccupi, tanto tra mezz'ora al massimo arrivano i miei figli"
"Vabbene, come dice lei"

Avevo ordinato un libro per conto della mia AmicaPalermitana, ma visto che l'ordine era stato fatto dal mio account, ovviamente il numero di telefono era il mio.
Ecco perché credevo di conoscerlo. Era l'accento palermitano, fortissimo, che ha anche ritirato fuori il mio.

(Comunque alla fine il cane non ha rovinato il libro)

20/01/20

Cose strane che vedo in giro #3

La ragazza che lavora al bancone di un bar, spalancare la finestra scorrevole dietro di lei e brandire uno smartphone in direzione della strada.

(Forse voleva attivare il collegamento bluetooth con la sua auto per sa-lei-cosa, ma io ho temuto che qualcuno passasse da lì e glielo strappasse di mano)

17/01/20

Le filastrocche che uccidono la matematica

"Sei per sette...?"
"Quarantadue! Più due quarantaquattro!"
"Sei per otto...?"
"Quarantotto! Viva l'asino col cappotto!"
"E otto per sei...?"
"Quarantasei!"
"Viva l'asina che sei!"

La matematica non va mai imparata attraverso le canzoncine dello zecchino d'oro, né aiutandosi con le rime.

16/01/20

La tata di Ronaldo

Bambino è bravissimo a calcio. Ma proprio un talento naturale. Dovreste vederlo con quale sicurezza e spontaneità si butta per parare la palla.
Suo padre, chiaramente, non sta più coi piedi per terra, se lo vanta, lo esibisce ai giardinetti e gongola con malcelata falsa modestia il suo orgoglio di padre di campioncino in miniatura, di soli 3 anni e 4 mesi, che gliele da ai bambini più grandi che frequentano già i corsi di calcetto.
La madre è un po' meno entusiasta e vagamente preoccupata, sia per il figlio che per il marito.

Ieri pomeriggio, mentre io tiravo i rigori e Bambino li parava, pensavo a tra vent'anni, quando magari per davvero lui sarà una nuova stella del calcio.
Chissà quanto riuscirò a spillare ai giornali scandalistici vendendo loro le storiacce della sua infanzia! XD

15/01/20

Non è detto

"Mamma mi serve un abito elegante"
"Eh? E per fare che?"
"La foto di classe. Abbiamo scelto il tema del red carpet. Mi presti un abito elegante?"
"Matilde, tu mi conosci come una che ha abiti eleganti? Quello che ho, è estivo. E poi ti verrebbe troppo grande"
"Almeno una maglietta elegante, una camicia..."

Frughiamo nell'armadio e selezioniamo due maglie eleganti, una camicia e un abito. L'abito, indosso a lei, sembra un sacco. La camicia le sta troppo lunga di maniche. La maglia lamè argento le casca dalle spalle. Resta una maglia di pizzo elasticizzato, con fodera e rinforzo sul seno che, nella visione del mondo di una quattordicenne ancora tutta bambina, significa avere le tette finte ma credibili.
Si ammira e rimira, di fronte, di profilo, da un lato e dall'altro.

"Mamma questa maglietta è bellissima, tu non la indossi mai. Potresti regalarla a.me, ad esempio"
"Matilde chi ti conosce sa che quella è un'imbottitura e non il tuo vero petto."
"Non è detto! I miei compagni mi vedono sempre con indosso le felpone larghe, potenzialmente potrei avere davvero queste belle tette"

Non ce la posso fare.

14/01/20

Inglisc

"Please, translate! Traducete: quella cartella non è mia"
"Professore, come si dice cartella?"
"Non lo sapete? Non è difficile..."
"...?"
"È molto semplice... Si traduce praticamente da solo..."
"...cartel!"

Lo guardo continuamente quando fa lezione, sia perché è bono, sia perché spiega e devo stare attenta, ma ogni tanto mi sforzo di immaginare come si senta a insegnare a delle capre ottantenni che fanno e rifanno sempre le stesse domande, e gli stessi errori.

13/01/20

Quello sguardo lo conosci...

Quando ho seguito la mia prima psicoterapia, a 22 anni, ero ancora in casa e figlia di famiglia, e sarebbe stato praticamente impossibile non comunicarlo ai miei genitori.
Mia madre inizialmente si sentì offesa, quasi come se mi sarebbe stato sufficiente "confidarmi" con lei per risolvere quell'enorme disagio esistenziale che già si manifestava in modo prepotente e violento e del quale - forse - soltanto adesso, a vent'anni e altre tre terapie di distanza, ne sono venuta a capo. Dopo la prima seduta, ovviamente, lei mi ha sottoposto ad un interrogatorio serrato al quale io, per la prima volta in vita mia, mi sono rifiutata di rispondere. In un impeto di forzata comprensione, mi ha chiesto: "Almeno dimmi se avete parlato di me"
Io ho risposto di no. Lei ha institito perché glielo giurassi. Ho giurato.

Già da solo, questo episodio scrive un'enciclopedia a 16 volumi sulla stortura del mio rapporto con gli altri in generale e con mia madre in particolare, sull'influenza devastante sulla mia personalità ecc ecc, tutta roba che ormai ho digerito e che non ho voglia di riesumare, anche perché non era questo l'argomento principale del post.

Matilde va da una psicologa. Oddio, non va in terapia, ma frequenta lo sportello d'ascolto psicologico della sua scuola. C'è andata di sua volontà, mi ha detto che era passata la circolare e lei era interessata, e si è prenotata.

Dopo il primo incontro le ho chiesto come fosse andata, e mi ha risposto un evasivo "Bene".
Dopo il secondo incontro mi ha guardata aspettandosi che le chiedessi qualcosa e sperando che non lo facessi. Conosco bene quello sguardo.
E' lo sguardo di chi non vuole dire a sua madre che all'incontro con la psicologa non ha fatto altro che parlare di sua madre.

Io lo dico spesso, alla mia dottoressa: credo di essere una madre decente, con eccelsa, ma nemmeno pessima, ma tanto, sicuramente, arriverà il giorno in cui le mie figlie scatafasceranno davanti a uno psicologo tutte le nefandezze che ho fatto patire loro. Forse il momento è arrivato.

10/01/20

Cose strane che vedo in giro #2

Un uomo anziano che porta sottobraccio un quadro con il famoso ritratto di Beethoven, così, senza una confezione, una busta, un tentativo qualsiasi di imballaggio.

09/01/20

Aspè, ci ho ripensato

"Mamma, guarda che brava figlia che hai! Ho deciso di dividere con te gli ultimi quatradini della tavoletta di cioccolato!
"Oh, ma che generosità, Matilde"
"Eh? Non hai una brava figlia? Eh? Eh? Guarda, la divido a metà, così ce ne prendiamo due quadratini ciascuna"
"Molto gentile, grazie"
"E non è tutto! Siccome non sono riuscita a spezzarla in parti esattamente uguali, sono così brava che do a te la metà più grande!"
"Oooooh, questo è il vero colpo da maestra..."
"No, aspè, fammi vedere... No, ci ho ripensato, facciamo a cambio"

Unica.

08/01/20

La grammatica, questa sconosciuta

Da quando frequento il corso d'inglese ho imparato tante cose.
Sì, qualcosa d'inglese; anche qualcosa circa i miei ormoni e l'effetto che hanno sulla mia pressione quando va il suo ingresso in aula il professore...

Ma la più tragica di tutte è la scoperta di quanta gente italiana, di mezza età, dall'aspetto curato e colto, in realtà avrebbe bisogno di studiare la grammatica italiana prima di approcciarsi allo studio di una lingua straniera.
Gente che sembra uscita dall'ufficio di amministrazione o contabilità di chissà quale azienda, e che ha bisogno di potenziare l'inglese per non perdere il passo, per avanzare di ruolo o sarca##o perché, ma che scivola sulla difficoltà a distinguere *in italiano* un aggettivo possessivo dal relativo pronome. E l'aspetto più divertente è che si giustificano dicendo che vabbè, loro l'inglese non lo sanno mica bene, e stanno lì, a lezione, proprio per quello, per imparare, ma mannaggiallapupazza tu hai sbagliato *in italiano*, non in inglese.
Che nervi.

07/01/20