19/12/16

Il flauto

"Figlia mia, non puoi farmi questo. Sbaglia i congiuntivi, piuttosto. Dimentica le tabelline. Dimmi che non hai la più pallida idea di quale sia la capitale del Kornutistan... Ma no, la musica no. Non puoi andare male in musica, non se sei per davvero figlia mia. E lo sei, mannaggia, ho controllato e ricontrollato centinaia di volte i braccialetti dell'ospedale quando la notte non dormivi e speravo di avere qualcosa a cui potermi appellare per riportarti indietro e invece non ho potuto, perché figlia mia lo sei per davvero. Fammi tutto. Sii scarsa in tutto, ma non in musica. Non puoi andare male in musica. Non ti. Non una qualsivoglia persona che sia figlia mia".

Lei ride. Non mi prende (del tutto) sul serio, e riprendere a torturare le orecchie dei peluche, succube pubblico delle sue note fischiate, stonate, scompagnate, fuori tempo e asincrone.

Migliorerà. Spero.
Per lei. Per me. Ma soprattutto per i peluche.

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