07/12/25

Quello che ho

Gli davo le spalle, tagliando l'insalata, e lo ascoltavo mentre, in casa mia, suonava le sue canzoni con la mia chitarra. 
Il Capitano non viene spesso a casa mia; è sempre affollata di adolescenti e scomoda, dunque il teatro della nostra relazione è quasi esclusivamente casa sua.
Non suona quasi mai nemmeno la mia chitarra, perché generalmente ognuno suona la propria.

Ecco, quella scena è stata una presa di coscienza potentissima sul quanto e come è cambiata la mia vita negli ultimi tempi.
Era anche la vigilia dell'Immacolata - giorno che tradizionalmente dalle mie parti segna l'inizio ufficiale delle feste natalizie, con tutti gli annessi e connessi di tradizioni familiari e gastronomiche - e io l'ho sempre un po' sofferta da quando sto a Torino, perché qui è un giorno come gli altri, mi è capitato anche di lavorare in passato, mentre "da noi" si mette tutto in standby perché c'è il fermento familiare da onorare.

Gli davo le spalle, lo ascoltavo suonare e mi sono commossa.

Mi sono resa conto che ho vissuto, finora, da fuori sede a tempo indeterminato. 
Non ci tornerei mai a vivere in Sicilia, ma mi sento sempre e comunque emigrata e mai impiantata in una nuova città e in una nuova vita. Sono sempre stata a rimpiangere il passato, a sentire il dolore della mancanza di ciò che non è più e mai più sarà. 

Suonava la sua musica con la mia chitarra ed io ho capito che, in realtà, sto costruendo nuovi ricordi, nuove abitudini, nuove tradizioni. 
Penso che posso cominciare a riconoscere quello che ho adesso, lasciando andare quello che non ho più. 

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