Lo so che non si fa, che non è carino e che dimostra che tutto il percorso di psicoterapia da poco concluso non ha aggiustato proprio nulla, ma è servito solo a prendere consapevolezza di quei comportamenti che mi portano all'infelicità, ma è stata davvero una sottile e immensa goduria, stamattina, vederlo camminare verso di me, per una scadenza ormai improcrastinabile che lo ha messo alle strette, e notare il suo incedere doloroso, trascinando quasi i piedi, per poi rivolgermi la parola con imbarazzo e grande disagio dipinto sul volto.
Lui che fino a 24 ore fa asseriva che mai e poi mai si sarebbe relazionato con me, che si pavoneggiava dicendo che ero io che avrei dovuto strisciare verso di lui se proprio era necessario parlarsi.
Bene, è stato un duello molto crudo che è andato avanti per un mese mezzo, una battaglia fatta di sguardi, di tentativi di intercessione, fino allo scontro finale, ieri, con una bella e mortificante comunicazione scritta con anticonvenzionale ricevuta di ritorno. E oggi la resa. La sua.
Durante il nostro breve dialogo lui non ha avuto la forza (le palle?) di guardarmi negli occhi. Invece io, alla fine, gli ho rivolto il più tenero dei miei sorrisi e l'ho ringraziato. Io che ho vinto. Io che sto in una condizione di superiorità rispetto alla sua e per la quale lui mi deve il massimo riguardo.
Non sono io quella che "striscia". Io sono quella che sorride e ringrazia gli altri, mentre strisciano verso di me.
(Dottor Mercurio, mi perdoni. Lo so, lo so, è stato un passo indietro, se non addirittura due, ma certe persone mi fanno partire il " chitemmuorto", come dice il mio amico nerd, e allora torno indietro. Mi perdoni. Non lo farò più. Ma quant'ho goduto non lo può capire nessuno)
1 commento:
Ti capisco benissimo.
E, secondo me, è da rifare ogni volta che lo riterrai necessario e/o opportuno. E senza sentirsi in colpa.
Quanno ce vo', ce vo'.
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