L'esperienza è stata grandiosa, anche se molto intensa e stancante.
Da oggi ho ripreso ufficialmente a lavorare, al momento solo in backoffice.
Mentre ero lì ero convintissima che, una volta tornata a casa, mi sarebbe mancata quella vita così pacifica e a contatto con la natura, pur con la fatica, ma che sento molto vicina al mio concetto ideale di "vita".
Svegliarsi alle 4.50 per la meditazione, e poi il bagno al mare (che loro chiamano "oceano"), e poi l'altra meditazione, e il lavoro nell'orto e nel giardino, e il servizio di pulizia e riordino, e ancora la meditazione, e la musica condivisa, e le passeggiate, e i gatti da coccolare e le stelle da osservare... E le persone. Persone con cui ho trovato molta sintonia (con alcuni di più, con alcuni di meno), e la sensazione di sentirmi "nel mio posto".
Quando la macchina che ci ha accompagnato in stazione si è accesa, mi è scesa una lacrima.
Tornando a casa, però, al caotico mondo "fuori", dopo un viaggio che manco Ulisse verso Itaca... alla fermata del bus nel bronx di Torino a notte fonda, le prime braccia che mi hanno accolto sono state quelle del Capitano che è venuto a prendermi, e proprio lì, in quell'abbraccio avvolgente, ho sentito che sì, la vita in ashram è stupenda, ma anche qui nel mondo esterno ho una vita stupenda, e mi sono resa conto solo in quell'istante di quanto mi sia davvero mancata mentre non c'ero.
Quando ho rivisto e riabbracciato le mie figlie, ho capito che ho bisogno di loro almeno quanto loro ne hanno ancora di me.
Alla gattina ho portato una ghianda raccolta nel bosco. Chissà quanti profumi nuovi ci ha potuto trovare sopra. Ci ha giocato per tutta la notte.
Mi sono sentita davvero grata per quello che ho. Per quello che ho a casa, soprattutto, e anche per quello che ho potuto vivere al di fuori di essa.
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