C'è un signore seduto esattamente di fronte a me sull'autobus.
Avrà almeno 70 anni, indossa due auricolari bluetooth e guarda con aria assorta fuori dal finestrino. Ha lo sguardo lontano, come se fosse con la mente altrove; perso nei ricordi o nella loro assenza.
Il suo aspetto è ben curato, ha mani grosse e robuste di chi ha probabilmente fatto un lavoro fisico per tutta la vita, scarpe vissute ma di buona qualità.
Ogni tanto il suo sguardo riprende lucidità, segue la traiettoria di un monopattino che affianca l'autobus o si sofferma ad osservare la vetrina di un negozio all'incrocio dove siamo fermi al semaforo.
L'autobus si riempie sempre di più, ma lui sembra non farci caso, il suo mondo vive al di là del finestrino.
Poi l'imprevisto. Il suo sguardo si accende, il viso si illumina e un irrefrenabile sorriso compare sulle sue labbra. Muove la testa su e giù, al ritmo di qualcosa che sta ascoltando soltanto lui coi suoi auricolari.
È in quel preciso momento che mi commuovo. Vedere il potere pervasivo di un'emozione gioiosa che esplode ed emerge sul volto di un uomo non più giovane mi fa pensare che finché siamo ancora capaci di lasciarci prendere dalla passione e dalla vita, non saremo mai davvero finiti.
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