31/03/25

La gonna jeans

Questa storia inizia parecchi anni fa, esattamente con questo post.

La nonna dei Bambini che accudivo in quegli anni era una signora dolcissima e gentilissima con me, ma non è riuscita a fare a meno di squadrarmi le gambe un giorno che ci ha incontrato mentre eravamo a giocare ai giardinetti, ed io indossavo la gonna jeans quella corta.

Solitamente mi cambiavo d'abito quando andavo da loro: uscivo da casa mia vestita carina e poi mi cambiavo per stare coi Bambini (avevano come tutti i bambini la pessima abitudine di spalmare su di me, sui miei capelli e i miei vestiti tutto il materiale organico e inorganico che si può trovare facilmente sulle mani dei bambini), ma quando andavamo ai giardinetti mi cambiavo di nuovo con i vestiti "da uscire", tanto per terra non mi ci rotolavo io.

Ecco, da quello sguardo della nonna io ho deciso che forse quella gonna era troppo corta.
Oggi me ne sbatterei altamente, ma all'epoca ero ancora una giovane ingenua di 40 anni suonati, ma con disagi e insicurezze inenarrabili, dunque - come racconto nel post - me ne sono comprata una più lunga.

Orbene, nell'ultimo anno sono rifiorita, ho ripreso contatto con la mia vita, il mio corpo, il mio desiderio ecc, ma negli ultimi anni ho inconsciamente attuato una campagna militare contro tutte le espressioni della mia femminilità. A quanto pare quella gonna jeans è stata annoverata tra i caduti perché non la trovo. Devo averla data via insieme a tante altre gonne e qualche abitino, alle scarpe coi tacchi e ad alcuni capi intimi che non indossavo più e non credevo che avrei avuto più voglia e occasione di utilizzare.

Il problema è che io mi sentivo proprio a mio agio con la gonna jeans: sono una figlia del jeans, ho difficoltà ad abbinare maglie e magliette con pantaloni o gonne non jeans (tanto che banalmente se non indosso jeans indosso il nero). Il corollario al problema è che a quanto pare in questo momento storico non è di ultima moda la gonna jeans: trovo solo minigonne (con le quali io stessa, adesso, non mi sentirei a mio agio) oppure i gonnelloni (con i quali manco per sogno mi sentirei a mio agio).

Vorrei tanto comprarla in negozio, come ai bei vecchi tempi, ma mi sa che l'unica è amazon, dove si trova la qualunque.

30/03/25

La domenica piena

E' stata una domenica piena.

Piena d'impegni, piena di parole, piena di sguardi, di gesti. Piena d'amore.

29/03/25

L'allievo famoso

Ho scoperto che un mio piccolo allievo di yoga fa l'attore in tv, nelle produzioni di Rai Cinema.
Ecco come mi sono sentita:



28/03/25

La trappola dell'ego

Ho sempre avuto la tendenza a strafare. 
E' una trappola dell'ego in cui sono incappata mille volte e delle quali mi sono resa conto solo dopo anni e anni e soltanto grazie alla pratica costante dello yoga e della meditazione. Non mi sono assolutamente immunizzata, il rischio sta sempre in agguato, mi ci ritrovo costantemente... l'unica differenza è che adesso, quando passa un po' di tempo in cui ci sguazzo beatamente e disperatamente, comincio ad accorgermene e - spesso - a rimediare, e per la prima volta, ieri, l'ho riconosciuta prima ancora che mi agguantasse e l'ho evitata.

Ho sempre avuto la tendenza a strafare perché sono stata cresciuta ed educata a questo: strafare. 
Niente era mai sufficiente, niente di quel che facevo era mai abbastanza, avrei sempre potuto fare di meglio se solo lo avessi voluto, e quindi la convinzione che la mia era pigrizia e cattiva volontà, con conseguente senso di colpa e di inadeguatezza.
A volte penso che anche il fatto di essere nata figlia femmina in una famiglia di soli maschi mi abbia svantaggiato ancora di più: partivo svantaggiata fin da subito, le aspettative su di me erano contemporaneamente astronomiche e insignificanti. Il messaggio che mi è arrivato fin da quando ho memoria è: devi fare sempre di più, ma tanto sarai sempre di meno.
Come se una giuria sadica si divertisse a vedermi ammazzare di fatica e di sforzi per poi liquidarmi con un 6.

Ora sono stanca. Ora lo so. Ora riconosco il meccanismo quando è in atto, e talvolta anche prima che si inneschi. 

Ho sempre avuto la tendenza a strafare, ora devo darmi una calmata.

27/03/25

Questo blog mi piace ancora

Ieri ho avuto un paio d'ore libere e le ho impiegate leggendo vecchi post di questo blog.
Devo ammettere che amo questo posto con sentimento sincero. E' davvero la mia autobiografia. Racconta più di 17 anni della mia vita, con tutte le sue meraviglie, le tragedie, i sorrisi, i dolori, le lacrime e i batticuore.
Ci sono raccontati aneddoti che non ricordavo nemmeno, pensieri che ormai non condivido nemmeno più, e tanta, tantissima me.

Sono proprio contenta di averlo ripreso in mano, sono proprio contenta di averlo preservato e salvato. Ci sono molti post e molte categorie che mi fanno provare stati d'animo spiacevoli, ma ce ne sono altri che sono una risata continua.

Ecco, lo volevo solo dire.

26/03/25

La magnolia è fiorita


La primavera è arrivata

 

25/03/25

Il gesto della mano sulla gamba

Quando sono stata seduta in macchina sul sedile passeggero accanto al mio fidanzato o marito, io gli ho sempre tenuto la mano sinistra poggiata sulla sua gamba destra.
Sempre.

Mi sono resa conto che è un gesto che mi è sempre venuto spontaneo e che ho sempre fatto.
Per forza di cose, è un gesto che non compio da più di 11 anni, da quando mi sono separata da Schroeder, perché l'Ingegnere non guidava e - a memoria - non credo di essere mai stata in macchina, sedile passeggero, con nessuno degli altri uomini con cui ho avuto storie e storielle dopo la separazione.

E' come se fosse il mio modo - boh - di affidarmi all'uomo, letteralmente "alla sua guida".

Stanotte ho sognato di farlo. Ero serena e spensierata e allora non mi sforzo nemmeno più di tanto ad interpretarne il significato; prendo per buona quella sensazione associata alla persona che guidava, e va bene così.

23/03/25

Partorire

Stanotte ho sognato di partorire.
Da qualche tempo ho smesso di sognare la maturità, o il rientro a scuola nel giorno di un compito in classe di matematica (che è stato il mio sogno ricorrente più frequente). Ora il mio incubo standard è diventato partorire.

E' proprio vero che si cresce sempre.

22/03/25

Il re della commedia proprio

"Ma quando te la puoi tenere la bambina per una settimana? La sua mamma è piemontese... un po' di sicilianità di vuole"

Io quest'uomo non lo sopporto più.
E' il padre di una bambina di 3 anni che fa yoga con me, e siccome anche lui è siciliano (non mi ricordo e non me ne frega di dove) crede di potersi prendere con me certe libertà "da paesani".
Il problema è che si crede divertente.

Purtroppo io devo almeno sorridere. Non rispondo, non dico nulla, anche perché se dovessi davvero rispondere gli direi una di quelle belle frasi che in quella sala solo lui e io possiamo capire, ma devo mantenermi sul neutrale-calmo.
Perché mi paga, ed ho bisogno che continui a farlo.

20/03/25

L'albero di magnolia

C'è un albero di magnolia nel cortile del condominio a fianco al mio.
E' del tipo di magnolia che prima fiorisce e poi mette le foglie. Non so come si chiami questa varietà, ma l'ho sempre trovata meravigliosa.
Torino è piena di questi alberi. Li vedi spogli e insignificanti per mesi e mesi, poi intorno a la seconda metà di febbraio cominciano a mettere delle piccole gemme, e tu ti aspetteresti che fossero le foglioline, invece col passare dei giorni e delle settimane crescono ma diventano bianche ed hanno l'aspetto di piccole uova all'insù.
A marzo diventa evidente che si tratti di boccioli di fiori: si ingrossano alla base e sfumano al rosa in punta.
Restano lì ancora un po', in attesa. A volte continuano solo a scurire e cambiare colore, diventando sempre più fucsia, o magari si rincicciottiscono un po'.
E quando, poi, sbocciano è uno spettacolo stupendo.

Nel ciclo vegetativo degli alberi, ho sempre amato quelli che prima fioriscono e poi mettono le foglie. Mi hanno sempre fatto immaginare che per loro la cosa più importante sia dimostrare al mondo intero che la bellezza ancora esiste; quella bellezza che torna a dopo il freddo e buio inverno a dirci che sì, c'è ancora speranza, c'è ancora gioia, c'è ancora meraviglia intorno a noi.

L'albero di magnolia nel cortiletto qui accanto non ha ancora aperto i suoi fiori. Ogni mattina è il mio appuntamento fisso del buongiorno, la seconda cosa che guardo quando mi alzo. Quando mi regalerà la sua fioritura sarà una giornata bellissima, me lo sento.

19/03/25

Le mutande gialle

Stasera ho sostituito la mia insegnante in una lezione di hatha yoga con 6 allievi a me quasi tutti sconosciuti.
La lezione è andata bene ma l'unico uomo in mezzo a 6 donne (comprendendo me) alla fine della lezione, tutto allegro e sorridente, si è cambiato in sala. E va bene che prima si è tolto la maglietta flexando gli addominali (come direbbero le mie figlie), ma a un certo punto si è tolto pure i pantaloncini per mettersi i jeans, restando disinvoltamente in mutande in mezzo a 6 donne.
C'è un comodo a grazioso spogliatoio, ma no, lui si è cambiato lì, davanti a tutte.
Evidentemente non riusciva a trattenersi dal mostrarci le sue mutande gialle.

Devo ricordarmi di diffidare dagli allievi sconosciuti.

17/03/25

Si può essere più felici di adesso?

Ho passato il fine settimana con il Capitano, da lui.
In realtà non siamo stati insieme nemmeno 24 ore, ma dico che sono stati due giorni di felicità. 
Io non lo so che cosa mi sta succedendo, se per davvero c'è un tempo per ogni cosa e il mio tempo "per l'amore" è arrivato solo adesso, dopo più di 46 anni, ma seriamente non riesco a credere che stia succedendo davvero, e in questo modo così sorprendente. 
Esattamente oggi sono 4 mesi dal "secondo primo bacio", ché un "primo primo bacio" non aveva avuto nessun seguito interessante, se non quello di dimostrarci che i tempi non erano ancora maturi, che anche solo a distanza di pochi altri mesi c'erano ancora evoluzioni da fare, scelte da prendere, decisioni e consapevolezze da maturare.
Sembra tutto così magico, nel senso proprio di irreale.

Ancora oggi, dopo 4 mesi, ridiamo e piangiamo, ci commuoviamo, ci confortiamo, ci amiamo e ci emozioniamo insieme, tenendoci per mano e con leggerezza.
In 4 mesi mai una volta ho desiderato andarmene, mi sono sentita fuori luogo, ho sentito il bisogno di scappare. In 4 mesi mi sono sentita sempre accettata e accolta per quel che sono.
Mi sento amata.
Mi sento felice.

13/03/25

Non ho più 9 anni

Durante la lezione di yoga fly kids, Maya, 9 anni:
"Maestra, guarda cosa so fare!", sale sull'amaca con entrambi i piedi, va in Baddha Konasana, esce in avanti con spalle e braccia, impugna l'amaca sopra le spalle e si inarca.
"Wow! Ma è fantastico! Non ci ho mai pensato! Aspetta che voglio provarlo pure io!", salgo sull'amaca con entrambi i piedi, vado in Baddha Konasana, esco in avanti con spalle e braccia, impugno l'amaca sopra le spalle, mi inarco e CRACK! Mi si spezza la schiena.

Promemoria: puoi anche essere insegnante di yoga per bambini, ma mai, MAI, potrai avere la loro stessa elasticità. Non più.

12/03/25

Orecchini spaiati

All'incirca un anno fa ho perso un orecchino. Era il compagno di quello a forma di orologio, ma a sua volta era a forma di coniglio col panciotto: di Bianconiglio. Il Bianconiglio e l'orologio, una coppia di orecchini perfetta, e perfetta per me, che sono sempre assillata dal tempo che scorre e che vivo un po' in una sorta di Paese delle Meraviglie.
Una volta perso il Bianconiglio, l'altro non aveva più senso, l'ho messo in un cassetto e via.

Ieri ho perso un orecchino. Era il compagno di quello rotondo con l'albero. Due orecchini con un albero, una coppia perfetta di orecchini e perfetta per me, che amo gli alberi e le foglie, al punto che li ho declinati in diversi modi persino nei tatuaggi sulla mia pelle.

Una volta perso l'orecchino rotondo con albero, ho deciso che da domani l'altro albero e l'orologio diventano i miei orecchini perfetti, perfetti tra loro in coppia e perfetti per me, che continuo ad essere assillata dal tempo che scorre, che amo gli alberi e le foglie, che perdo gli orecchini ma mai il senso dell'ironia, dell'umorismo, della stramberia.

Quei due orecchini, indossati insieme, fanno proprio di me la migliore rappresentazione di me.



11/03/25

Faccio paura

Per la prima volta, ieri, una mia allieva adulta ha avuto il coraggio di esternare quello che, probabilmente, anche altri pensano, ma non riuscivano a dire o a confidare nemmeno all'insegnante titolare del centro yoga, ossia che io faccio paura.

Parliamo di lezioni di yoga aereo, disciplina per la quale ho un debole più egoico che yogico - lo ammetto - ma per la quale sembro anche abbastanza portata.

Ieri avrei dovuto seguire la lezione da allieva, invece qualche ora prima l'insegnante ha avuto un imprevisto e mi ha chiesto di sostituirla. Ovviamente ho accettato, nonostante fossi stanchissima, nonostante io voglia frequentare lezioni di yoga anche da allieva, ma quando le ragazze sono arrivate, mi hanno vista ed hanno notato che c'ero io a tirare giù le amache da utilizzare e l'insegnante si stava cambiando, ho sentito una di loro dire all'altra: "Quando c'è Lucy io ho paura".
L'ha detto a voce bassa ma non troppo, quindi non ho avuto difficoltà a riderne dimostrandole che l'avevo sentita. Le ho detto di stare tranquilla, avremmo fatto una lezione normale e tranquilla perché ero già abbastanza stanca.

L'episodio mi ha fatto riflettere, però.
Ho sempre pensato, da insegnante, di dover essere "di più", invece devo solo essere quello di cui gli allievi hanno bisogno. E' stato un bell'insegnamento.

09/03/25

25 anni

Oggi mi concedo un piagnisteo come ai vecchi tempi. Sono passati 25 anni da quel giorno, quando ho ricevuto a casa la telefonata di una  mia ex compagna di scuola che mi comunicava che Andrea era morto.
Non so che tempo faccia oggi a Bagheria, a Torino è cupo, grigio e nuvoloso, ma quella mattina di 25 anni fa splendeva il sole. Io ho guardato ammutolita fuori dal balcone della mia stanza quel panorama di mare che tanto piaceva ad Andrea e il primo pensiero che ho avuto è stato che non lo avrebbe mai più potuto guardare davvero, per sempre.
L'inesorabilità della morte è stato ciò che mi ha colpito di più di tutto. La presa di coscienza dell'irreversibilità del processo. Il "mai più" che era improvvisamente diventato un mai più per davvero. Non ci potevo ripensare, non c'era più speranza di rimediare, di recuperare, di pentirsi, di scusarsi, di riavvicinarsi.
Mai più.
Mentirei se dicessi che gli ultimi 25 anni della mia vita non sono stati fortemente condizionati da quel momento, da quella presa di coscienza. Da quel dolore che esplodeva con tutta la sua magnificenza, marchiandosi senza pietà su ogni cellula del mio corpo, della mia anima, dei miei pensieri e dei miei sogni.
Lo sappiamo solo noi e la persona che mi ha accompagnato che, quando ho organizzato "il commiato" alla mia terra, prima di trasferirmi a Torino, io sono andata di nuovo su quella tomba, e non ci andavo dal giorno del funerale. Sono andata a rileggere il post di allora e lo trovo ancora vero, autentico. Ci stava.
25 anni sono tanti, ma non sufficienti a farmi dimenticare di lui, da vivo, né di lui da morto.
E' stato il primo vero amore tormentato della mia vita. A metà tra un amore corrisposto e non, a metà tra un'amicizia totalizzante e non, tra l'essere vittima e carnefice. Il primo enorme senso di colpa che mi porto ancora dentro e che - in virtù del "mai più" della morte - non si esaurirà; un "buco nel cuore" l'ho sempre definito, ed è ancora così.
Sono passati 25 anni e non riesco a smettere di ricordare la sua voce, il suo sorriso, la sua bravura nel disegno. L'amarezza nel suo sguardo, la rabbia soffocata che qualche volta esprimeva contro se stesso.
Ed io, che affacciata al balcone della mia stanza, lo aspettavo quasi tutti i pomeriggi per studiare insieme, e lo riconoscevo da lontano dal giubbino azzurro, e mi batteva forte il cuore.

Tornerai su questo mondo un giorno, Andrea. Forse per allora il nostro destino sarà diverso, o forse no.

07/03/25

...no, ma stia tranquilla!

Premessa: nel centro culturale che gestisco da ormai 5 anni, ho da poco iniziato a tenere un corso di yoga per bambini organizzato da un'altra associazione. Loro pagano me e l'affitto della sala, fanno la pubblicità e raccolgono le iscrizioni. Io faccio solo l'insegnante di yoga per bambini. 
Credo sia l'esperienza più comoda che abbia fatto negli ultimi 5 anni.

Arriva la volontaria e mi dice che c'è un nuovo iscritto, un bambino che partecipa già ad un altro corso organizzato da loro, ha 8 anni ed è cardiopatico.
Ok.
Ho bisogno di parlare coi genitori, ho bisogno di capire cosa posso e cosa non devo assolutamente fargli fare.

Parlo con il padre (catanese, manco a dirlo) che cade nel primo grande equivoco che riguarda lo yoga in generale e quello per bambini in particolare.
"Mio figlio può fare tutto, tanto è yoga e nello yoga si sta fermi, no?"

Ecco. No.
Io stessa, da allieva, ho momenti ti affaticamento e tachicardia nello yoga standard degli adulti; lo yoga per bambini - proprio perché è *per bambini* - è ancora peggio: ci muoviamo molto, saltiamo, facciamo corsetta sul posto, ci rotoliamo, ci trasciniamo...

Comincio quindi a fare domande più specifiche su cosa può e cosa non deve fare, elencandole. Il padre, bello sereno e tranquillo, mi dice che:
- il bambino ha un solo ventricolo
- può correre e saltellare ma per pochissimo tempo
- non deve cadere o sbattere perché prende un farmaco che interferisce con la coagulazione del sangue quindi può andare incontro a emorragie interne
- se si affatica va in desaturazione, impallidisce e le labbra gli diventano blu.

Quindi conclude con "Ma stia tranquilla, non perde i sensi, basta solo farlo fermare e calmarsi e si riprende da solo".

Tranquilla, certo, come no. Tranquilla che il bambino mi schiatta durante la lezione di yoga, certo. 

Comunque il bambino ha tenuto botta fino alla fine, si è divertito, ha partecipato, ha fatto tutto ed era molto contento di stare con altri bambini. 
Tranquilla no, non lo sono stata, ma felice e grata un poco sì.

05/03/25

Al museo egizio

 


Vuoi non fare le cose stupidine da bambini?

04/03/25

L'ansia a mille

Oggi faccio fatica persino a respirare.

Dovevo dirlo, dovevo scriverlo da qualche parte.

02/03/25

Follemente

Ho visto al cinema "Follemente" ed è stata un'esperienza piena e completa.

Ho riso, ho pianto, mi sono soffermata a riflettere - a volte divertita, a volte amareggiata. Certe situazioni sono - comprensibilmente - un po' tirate per i capelli, ma nel complesso è un film molto carino, divertente e ben fatto. Gli attori sono tutti formidabili, non ce n'è uno fuori posto. Ho trovato molto più simpatici gli uomini che le donne (tranne Giannetta per la quale ho proprio un debole) e certe scene proprio esilaranti, ma mi ha fatto riflettere l'universalità delle paranoie che ci facciamo nella vita, nei rapporti con gli altri, nelle relazioni di coppia... paranoie tutte uguali per tutti quanti.

01/03/25

Il nasino chiuso

"Adesso stiamo tutti dritti dritti, nella posizione del soldato, e facciamo un bel respiro grande grande"
"Io non lo so fare"
"Non sai fare la posizione del soldato? Ma la stai facendo"
"No, sono raffreddata, ho il nasino chiuso, non so respirare"

Non esiste un altro lavoro che possa regalare quotidianamente simili perle.