Credo sia l'esperienza più comoda che abbia fatto negli ultimi 5 anni.
Arriva la volontaria e mi dice che c'è un nuovo iscritto, un bambino che partecipa già ad un altro corso organizzato da loro, ha 8 anni ed è cardiopatico.
Ok.
Ho bisogno di parlare coi genitori, ho bisogno di capire cosa posso e cosa non devo assolutamente fargli fare.
Parlo con il padre (catanese, manco a dirlo) che cade nel primo grande equivoco che riguarda lo yoga in generale e quello per bambini in particolare.
"Mio figlio può fare tutto, tanto è yoga e nello yoga si sta fermi, no?"
Ecco. No.
Io stessa, da allieva, ho momenti ti affaticamento e tachicardia nello yoga standard degli adulti; lo yoga per bambini - proprio perché è *per bambini* - è ancora peggio: ci muoviamo molto, saltiamo, facciamo corsetta sul posto, ci rotoliamo, ci trasciniamo...
Comincio quindi a fare domande più specifiche su cosa può e cosa non deve fare, elencandole. Il padre, bello sereno e tranquillo, mi dice che:
- il bambino ha un solo ventricolo
- può correre e saltellare ma per pochissimo tempo
- non deve cadere o sbattere perché prende un farmaco che interferisce con la coagulazione del sangue quindi può andare incontro a emorragie interne
- se si affatica va in desaturazione, impallidisce e le labbra gli diventano blu.
Quindi conclude con "Ma stia tranquilla, non perde i sensi, basta solo farlo fermare e calmarsi e si riprende da solo".
Tranquilla, certo, come no. Tranquilla che il bambino mi schiatta durante la lezione di yoga, certo.
Comunque il bambino ha tenuto botta fino alla fine, si è divertito, ha partecipato, ha fatto tutto ed era molto contento di stare con altri bambini.
Tranquilla no, non lo sono stata, ma felice e grata un poco sì.
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