29/09/25

Dentro

Ho iniziato ufficialmente la gestione totale del centro yoga che ho iniziato a frequentare da allieva. Ho ricevuto il passaggio di consegne, ho tenuto le prime due lezioni.

Non era la prima volta, ovviamente. Già lo scorso anno avevo un'intera classe, ma non avevo mai avuto un intero centro. Ho conosciuto allievi che non avevo mai incontrato perché seguivano lezioni diverse da quelle che seguivo e tenevo io.

Ci sono dentro. Speriamo che non mi buttino fuori.

27/09/25

La migliore

Ho ricominciato a lavorare con le famiglie.
Quasi non mi ricordavo più come si fa. Ero tesa e nervosa, mi tremava lievemente la voce, ho dovuto sbirciare un paio di volte la scaletta perché non me la ricordavo a memoria.
Poi ho letto gli albi illustrati che avevo portato, e mi sono rilassata, mi sono ritrovata, perché in effetti quello della lettura è sempre stato il momento in cui mi sono sentita più capace e competente.

Poi una bambina di 4 anni si è alzata ed è andata a toccare senza permesso le mie cose, la chitarra, il Meddy Teddy, mi ha scombinato le pagine del quaderno delle lezioni e si è messa a picchiare ripetutamente sulla campana tibetana.
Io non l'ho uccisa, e sono riuscita a non uccidere nemmeno sua madre che, con un'invidiabile nonchalance, si disinteressava completamente a quello che faceva.

Sono la migliore insegnante di yoga per bambini e famiglie sulla faccia della terra.

26/09/25

Una speranza

La psicologa di Angelica è incinta.

Quando ce l'ha detto ho pensato che se lei, che probabilmente ha visto e sentito un ampio campionario di problematiche, criticità, comportamenti disfunzionali e casini vari che investono le famiglie - tutte le famiglie - ed ha comunque deciso di provarci pure lei, ecco, forse significa che c'è sempre una speranza.

25/09/25

La sindrome dell'impostore

In tutti i millemila percorsi di psicoterapia, counseling ecc che ho seguito in vita mia (e - li ho contanti - sono davvero tanti: quattro terapie individuali, una terapia di coppia, un percorso di counseling) una cosa che ho capito è che il primo passo verso la "trasformazione" (ché "guarire" non si può, non si può mai) è dare alle cose il proprio nome. 

La "sindrome dell'impostore" è quando pensi di non meritarti le cose che hai, quando vivi e dai il meglio di te sottostimandolo, credi di occupare un posto troppo in alto per quello che sei e che fai, e stai con la sensazione costante che prima o poi qualcuno se ne accorgerà. E poi saranno ca##i.

Ecco, io la sindrome dell'impostore non ce l'ho sul piano professionale, ché so benissimo che mi sono guadagnata e meritata ogni millimetro del percorso che ho fatto e che continuo a fare, studiando e sperimentando, sbagliando e correggendomi, provando e riprovando.
Sono una brava insegnante di yoga per bambini e anche per gli adulti, ho una formazione completa e varia che continuo a potenziare e ampliare.
Sono brava a gestire burocraticamente piccole strutture culturali e ricreative, so gestire i rapporti con le istituzioni, coi privati, coi fornitori e con i clienti. Persino con i condòmini ostili.

E' il mio cuore che non funziona più.

La sindrome dell'impostore io ce l'ho sul piano personale e sentimentale. Non penso di meritare l'amore che ricevo. Perché, nonostante io abbia una buona stima di me, non mi amo. Mi piaccio, ma non mi amo. In pratica mi friendzono da sola.
E nella teoria lo so che finché non sarò io la prima ad amarmi sarà impossibile riuscire a percepire l'amore degli altri, ma la teoria è una cosa, la pratica è un'altra.

Penso di non meritare l'amore che ricevo. E questa cosa mi sta avvelenando l'anima.

24/09/25

Tanto poi ricrescono

E' quello che mi dico ogni volta che mi taglio i capelli e non vengono esattamente come avrei voluto, ossia quasi sempre.

Tanto poi crescono.
Ed è vero che crescono, e forse a me crescono anche più velocemente che ad altre, ma non sempre è sufficiente dirselo per crederci veramente, e stamattina guardandomi allo specchio è stata dura resistere alla tentazione di provare ad aggiustarli io. Se non l'ho fatto è solo perché ho un'altra frase che mi accompagna costantemente, e a questa invece credo fermamente: statti ferma che fai danno.

23/09/25

Dichiarazione di stima

"Perché non è che tu sei l'unica insegnante di yoga che conosco... ma sei l'unica a cui mi sento di affidare il mio centro".

La mia collega, insegnante di yoga nel centro che frequento da allieva, dopo avermi progressivamente chiesto dapprima di sostituirla saltuariamente, quindi dopo avermi affidato un corso, dal mese prossimo mi affida tutto il centro per intero, perché alcune vicissitudini personale la portano a scegliere tra il chiuderlo o affidarlo a qualcun altro.
E a scelto me.

Non ho un "centro yoga tutto mio", ma ci lavorerò tutti i pomeriggi, mi gestirò le iscrizioni, i pagamenti, le presenze.
Credo sia un grande passo avanti sul mio piano professionale, e ne sono felice soprattutto per quella enorme dimostrazione di stima che ho ricevuto.
 Credo che festeggerò, appena mi passa il panico.

22/09/25

La vita dentro e fuori

Ci sono voluti due giorni interi per riprendere il filo della mia vita al di fuori dell'ashram che mi ha ospitato.
L'esperienza è stata grandiosa, anche se molto intensa e stancante. 
Da oggi ho ripreso ufficialmente a lavorare, al momento solo in backoffice.
Mentre ero lì ero convintissima che, una volta tornata a casa, mi sarebbe mancata quella vita così pacifica e a contatto con la natura, pur con la fatica, ma che sento molto vicina al mio concetto ideale di "vita".
Svegliarsi alle 4.50 per la meditazione, e poi il bagno al mare (che loro chiamano "oceano"), e poi l'altra meditazione, e il lavoro nell'orto e nel giardino, e il servizio di pulizia e riordino, e ancora la meditazione, e la musica condivisa, e le passeggiate, e i gatti da coccolare e le stelle da osservare... E le persone. Persone con cui ho trovato molta sintonia (con alcuni di più, con alcuni di meno), e la sensazione di sentirmi "nel mio posto".
Quando la macchina che ci ha accompagnato in stazione si è accesa, mi è scesa una lacrima.

Tornando a casa, però, al caotico mondo "fuori", dopo un viaggio che manco Ulisse verso Itaca... alla fermata del bus nel bronx di Torino a notte fonda, le prime braccia che mi hanno accolto sono state quelle del Capitano che è venuto a prendermi, e proprio lì, in quell'abbraccio avvolgente, ho sentito che sì, la vita in ashram è stupenda, ma anche qui nel mondo esterno ho una vita stupenda, e mi sono resa conto solo in quell'istante di quanto mi sia davvero mancata mentre non c'ero.
Quando ho rivisto e riabbracciato le mie figlie, ho capito che ho bisogno di loro almeno quanto loro ne hanno ancora di me.

Alla gattina ho portato una ghianda raccolta nel bosco. Chissà quanti profumi nuovi ci ha potuto trovare sopra. Ci ha giocato per tutta la notte.

Mi sono sentita davvero grata per quello che ho. Per quello che ho a casa, soprattutto, e anche per quello che ho potuto vivere al di fuori di essa.

19/09/25

Il ritorno

Il progetto è finito, con grande successo di pubblico e di critica. 

Iniziamo il lungo rientro verso casa.

18/09/25

In ashram danese 7/7

Lungo uno dei corridoi c'è questo murales particolare. Ci sono diversi murales dentro l'ashram, ma questo è proprio particolare, sa vagamente di Kung-fu Panda. Non so chi lo abbia fatto, se qualche ospite occasionale della struttura o uno dei residenti.
Di sicuro chi ha messo lì il cuscino preferito di Satya, uno dei due gatti del luogo, è stato proprio un genio.


 

17/09/25

In ashram danese 6/7

...e di cibo buono!


 

16/09/25

In ashram danese 5/7

 Questo luogo è pieno di bellezza.






15/09/25

In ashram danese 4/7

 

Oggi ho tenuto una lezione di hatha yoga per i miei colleghi di corso. Ovviamente in inglese.
E' andata bene: avevo studiato.


14/09/25

In ashram danese 3/7

 Oggi il bagno al mare lo abbiamo fatto al pomeriggio, perché siamo andati tutti insieme approfittando delle previsioni meteo favorevoli.

Sì, da queste parti, quando il cielo è di questo colore, le previsioni meteo sono favorevoli quindi è il momento buono per andare al mare.



13/09/25

In ashram danese 2/7

 

C'è uno stagno qui fuori dall'ashram. Stamattina ho fatto due passi dopo colazione, prima di iniziare le attività, e avvicinandomi allo specchio d'acqua per fare questa foto ho probabilmente disturbato un airone cenerino che si è alzati in volo proprio davanti a me.
Non ho fatto in tempo a riprenderlo o a fotografarlo. E' stato un dono della natura che potrò solo conservare nella memoria.


12/09/25

In ashram danese 1/7

Mi trovo in Danimarca da due giorni e ci resterò per altri 6. Non sono qui in vacanza, ma per una formazione "non convenzionale". Si chiama proprio così, il certificato che ci daranno alla fine è di "Unconventional education". 
Semplificando al massimo: la mia scuola di formazione di yoga per bambini partecipa a un progetto di Erasmus+. Ecco.

Sono qui da appena 24 ore ed ho già:
- fatto due ore in bici di passeggiata rilassante che in realtà è stata una corsa contro la pioggia (che alla fine abbiamo preso lo stesso), pedalando a fatica su una bici con le marce che non funzionano benissimo, con discese ma soprattutto salite infinite e attraversando un bosco fittissimo di faggi, che sembrava che da un momento all'altro avremmo potuto scorgere il lupo che adescava cappuccetto rosso.
- ritrovato l'energia potente del kiirtan e della meditazione di gruppo in presenza
- spiegato a un'austriaca la differenza tra "arancina" e "arancino", in inglese ma stando a lei in modo comprensibile
- fatto il bagno al mare, prima dell'alba e totalmente nuda, con 10° fuori dall'acqua e chissà quanti dentro, insieme ad altre 4 donne nude (3 delle quali fanno quotidianamente questa pratica)
- raccolto delle bellissime ossidiane, che va a finire che ci sono più ossidiane sulle spiagge del mare del nord che non a Lipari

E siamo solo al primo giorno.

10/09/25

Manco da una settimana

Sono stati giorni pieni. 
Pieni di lavoro, pieni di cose da fare, pensare, pianificare, organizzare.

E non è che non avrei avuto cose da scrivere, tutt'altro. Mi sono successe un paio di cose anche abbastanza "forti"; episodi che mi hanno turbato non poco e che non ho avuto possibilità di metabolizzare come avrei voluto.

Mi manca Rosanna. Mi manca quell'alter ego che era la mia Amica Palermitana.
Certe cose non riesco a scriverle qui. Non mi è nemmeno sufficiente scriverle sul diario cartaceo dove scrivo le peggio nefandezze. Ho bisogno di un confronto, di un interlocutore.
Ci sono cose che vanno dette ad alta voce per essere elaborate.

A volte penso che vorrei tornare in terapia, ma non credo che potrò permettermelo in tempi brevi. E poi, forse, non è proprio di una terapia che ho bisogno. Avrei solo bisogno di un'amica, di qualcuno con cui sentirmi libera di parlare senza essere giudicata.
E lei no, non era più disposta a farlo. A non giudicarmi, intendo.

Che poi chissà perché conosco centinaia di persone ma non mi sento di confidarmi e aprirmi con nessuna...

03/09/25

Il professor Biondino

Lo chiameremo Il Biondino: è un bambino di quasi 5 anni che frequenta il nostro centro estivo; aveva già frequentato lo scorso anno, facendoci vedere i sorci verdi, ma proprio di tutte le sfumature di verde, ed è tornato anche quest'anno. E' cresciuto, ma è rimasto uguale.
Dal basso della mia ignoranza credo che abbia delle capacità cognitive almeno il triplo più sviluppate dei suoi coetanei, e ci scommetterei qualunque cosa che riuscirebbe a far mangiare la polvere anche a molti bambini di 7-8 anni. Ha una proprietà di linguaggio impressionante, un lessico sconvolgente, una capacità di riassumere e raccontare con dovizia di particolari non soltanto le esperienze che ha fatto (quello è quasi facile), ma soprattutto storie che gli sono state raccontate o documentari che ha visto. E anche nella produzione narrativa, quando deve inventare una storia, approfondisce la psicologia e lo stato d'animo dei suoi personaggi in un modo che secondo me risulterebbe difficile persino a molti adulti. A 4 anni.
Però ha una disregolazione emotiva preoccupante. Non è nemmeno il classico bambino che dà di matto quando si arrabbia, no, anche quello era facile. Lui colpisce con precisione e crudeltà, con ragionata cattiveria nell'intento di fare male laddove fa più male col (suo) minore sforzo possibile. Una specie di torturatore dell'Inquisizione. A 4 anni.
Gli ho visto fare cose a un bambolotto (per fortuna) che mi hanno fatto pensare che potesse essere il caso di dire ai genitori che se stanno pensando a un fratellino o sorellina forse è meglio che desistano.

Come è consuetudine nella nostra coppia di fatto, la mia collega ed io, i bambini "impegnativi" me li smazzo sempre io, sia perché sono fisicamente quella più forte, sia perché credo di essere quella che ha un minimo (ma proprio minimo) di competenza teorica in più.
In soli 2 giorni l'ho dovuto contenere fisicamente 7 volte per allontanarlo dal bambino vittima di turno dei suoi pizzicotti sulle palpebre, o dei suoi calci sulle orecchie, o sul cui viso si siede chiudendo la bocca con le chiappette e le narici con le dita. A 4 anni.

Ma andiamo a noi.

Al parco giochi la prima volta che intervengo per contenerlo e portarlo via dal gruppo è perché ha dato un calcio in fronte alla bambina che spingeva l'altalena, perché gli aveva detto che se lui continuava a chiamarla "Topina" lei non lo spingeva più.
Tralascio la conversazione che ne è scaturita a riguardo, è una perla che serberò per me, ma gli prometto che lo lascerò tornare tra gli altri a giocare solo se mi promette a sua volta che non picchierà più nessuno. Lui promette, ma io pretendo la famigerata Promessa Col Mignolino, lo spauracchio degli spergiuri, la Promessa che se non la mantieni ti cade il dito mignolo.
Lui è la prima volta che ne sente parlare, ma accetta. Conoscendolo gli racconto che il bidello della scuola dove andavo io da piccola aveva una mano dove gli mancavano due dita, proprio perché da bambino aveva fatto due promesse che non aveva mantenuto. Io ce l'avevo davvero un bidello con una mano mutilata, ma era un reduce di guerra e gli era scoppiata una granata in mano, ma vabbè.
Lui si incuriosisce e mi chiede di mostrargli una foto. Gli rispondo che non sono sicura di avercela, si tratta di cose di tanti anni fa, di sicuro non ce l'ho lì al parco giochi, forse l'ho nel computer, poi magari quando torniamo in ludoteca la cerco. A questo punto avrei già dovuto accorgermi dell'errore, ma quando si ha a che fare con bambini e con esseri umani in generale non si è mai "arrivati", c'è sempre una nuova lezione da imparare, un nuovo errore da non ripetere ecc.

Passano 20 minuti e Il Biondino picchia una bambina che stava dietro di lui in fila per arrampicarsi su un gioco. Lo vado a recuperare e lo allontano dal gruppo e mentre lo tengo in braccio (scalciante) noto che improvvisamente si ferma e si guarda le mani. Mi siedo sulla panchina tenendolo in braccio e vedo che si sta contando le dita. "Sono ancora tutte!" mi dice trionfante.
A questo punto rincaro la dose: "Guarda che non cade subito il mignolo. Il bidello della mia scuola ci raccontava che quando non aveva mantenuto la promessa, subito non gli succedeva niente, ma poi l'indomani mattina si svegliava che gli mancava un dito".
Il Biondino accusa il colpo con malcelata preoccupazione, ma insiste sulla foto, vuole vedere questa storpiatura della realtà; io insisto su come non sia affatto gentile picchiare gli altri e insomma - a farla breve - lo accompagno a chiedere scusa, lo reinserisco nel gruppo e fine.

Arrivati in ludoteca, ogni 5 minuti viene a chiedermi se ho trovato la foto del bidello. 
Ogni 4 minuti io mi sbatto la testa al muro chiedendomi come diamine mi sia venuto in mente di raccontare una cosa del genere proprio a lui, perché era prevedibile che non me l'avrebbe lasciata passare.

Apro il computer, vado su chatgpt e gli chiedo di crearmi l'immagine di un uomo anziano con una mano integra ed una con solo 3 dita. Non ho voluto cercare su google perché ero sicura che avrei trovato solo roba vera, drammatica, cruenta e splatter, e ci mancava solo questo.

L'intelligenza artificiale, però, è pure lui meno sveglio del Biondino stesso e mi fa l'immagine di un vecchio con 4 dita. Apro photoshop e l'altro dito glielo cancello io.


Il Biondino se l'è bevuta. Gli ho detto che il mio bidello si chiamava "il signor Salvatore". Lui vuole anche perché io gli racconti in che modo ha perso le dita, vuole sapere quali erano le promesse che non aveva mantenuto, ma a questo punto io - avendo imparato la lezione - gli dico che non ce l'ha mai voluto raccontare.

Quando si ha a che fare con bambini non si è mai "arrivati", c'è sempre una nuova lezione da imparare, un nuovo errore da non ripetere e i migliori trainer sono proprio loro: i bambini. Per tutti gli anni a venire potrò dire che per me Il Biondino è stato una specie di professore di un master specialistico.

02/09/25

Otto anni fa

Otto anni fa lasciavo la mia casa per costruirne una nuova.

A sentire il dolore residuo sembrano passati otto giorni. 
A guardare tutto quello che ho fatto e disfatto, costruito, demolito, reinventato e ricostruito sembrano passati ottant'anni.

Fa e farà ancora malissimo, ma non tornerei sui miei passi nemmeno per un istante. Non ho mai rimpianto quella decisione, neanche nei momenti più difficili.
E' la mia vita, ed è fatta anche di momenti difficili e di scelte dolorose, come le vite di tutti.


01/09/25

La puntura del mirtillo

Per tutta una serie di collegamenti, mi ritrovo a parlare coi bambini del centro estivo del sangue che fuoriesce dalle nostre ferite, sbucciature, graffi, punture di insetti grattati con troppa forza ecc.
Di solito, quando parliamo di malanni o infortuni, il passo da "centro per l'infanzia" ad "RSA" è brevissimo, tutti si tirano su pantaloni e maniche per mostrare croste e cicatrici, lividi e tutti i segni di dove si sono fatti male.
Si avvicina Alice, 5 anni, tira su la manica della maglietta e mostra la parte alta del braccio mostrando un microscopico puntino e dicendo "Maestra a me il sangue è uscito da qui".
- Cos'era? Una puntura di zanzara?
"No, è stato il mirtillo"
- Il mirtillo?

Si avvicina Luna, di 4 anni, sbracciandosi pure lei e mostrando il braccio: "Sì, anche a me il mirtillo mi ha fatto uscire il sangue! E' stata la puntura"

Ci rifletto. Penso alle spine dei rovi, ma che io sappia le piante di mirtillo non hanno spine. Mi dico che forse si riferiscono alle more, ma prima ancora che possa indagare meglio Alice spiega: "Sì, esatto. La puntura del mirtillo che mi ha fatto la dottoressa"

Ok, tutto chiaro. Il vaccino MPR. Magari lo ribattezziamo "Mirtillo - Patatine - Rosellina" :-D