Per il mio compleanno lei mi ha mandato un messaggio di auguri, senz'altro sincero e sentito. Non ce la vedo a fare gesti d'affetto controvoglia. Oggi io ho fatto altrettanto, le ho mandato un messaggio di auguri e lei mi ha risposto ringraziandomi.
Qualche giorno fa l'ho sognata, ma non è stata la prima volta. Soprattutto negli ultimi tempi l'ho sognata diverse volte. La verità è che io questa cosa non l'ho accettata. Sto assecondando e rispettando la sua necessità di allontanarsi da me, perché non si sentiva più capita, apprezzata, accettata da me.
Io, dal canto mio, potrei dire lo stesso, con la differenza che non mi sono mai aspettata di essere apprezzata da lei, ma voluta bene quello sì. Ascoltata senza giudizio, quello sì.
Lei mi ha salvato la vita quando mi sono separata da Schroeder, mi è sempre stata vicina quando ho preso decisioni difficili e - a differenza di Gandalf - ha accettato la mia decisione di trasferirmi a Torino, accettando di condividere con me il dolore della distanza. Mi ha ascoltato nei momenti critici, mi ha offerto punti di vista esterni a me per vedere meglio le situazioni in cui stavo impantanata.
Da qualche tempo non è più stata disposta a farlo.
Mi manca.
Mi manca tremendamente.
Mi manca lei come persona, mi mancano le telefonate infinite che ci facevamo, dove ridevamo e piangevamo, ma quando chiudevamo eravamo entrambe un po' più leggere.
Quanto avrei bisogno, in questo periodo, della sua leggerezza.
Nei giorni scorsi mi ero ripromessa di approfittare di questo giorno per chiederle se potevo telefonarle. Mi manca persino il suo accento fortissimo. Non ci sono riuscita. Non ne ho avuto il coraggio.
Adesso mi prendo in giro da sola dicendomi che ci riproverò a Natale, che siamo tradizionalmente tutti più buoni, magari non mi manda a quel paese, ma so già che non lo farò.
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