E così, Anna e Nicola, oggi si
sposano.
Qualche settimana fa, lei mi ha
chiesto di scrivere qualcosa per loro, da leggere durante la cerimonia, ma… io…
io non sono il tipo che legge in pubblico, e Anna lo sa! Tuttavia… Tuttavia me
l’ha chiesto, ed io, ad Anna, non riesco a dire di no.
Lei è Anna, la mia “Annuzza
Bedda”, la mia “Piccipucci”… come faccio a dirle di no? E’ la mia pittrice
preferita, la mia compagna di avventure e tatuature…
E Nicola… beh… lui è… è… Boh? Lui
è il millenario fidanzato nonché imminente marito della mia Annuzza Bedda, e
tanto gli basta.
Dunque ho accettato. Li odierò
per sempre, ma ho accettato.
Quindi eccomi qui, a scrivere un
testo per loro. Un testo alla mia maniera. Un testo che in questo preciso
istante viene pubblicato come post programmato sul mio blog.
Un testo che parla di matrimonio.
Ecco, il vero problema, è questo.
Lo so che millanto una brillante
carriera di scrittrice, e uno sfolgorante successo da blogger, ma… per un
matrimonio? Io? Per un matrimonio? Come faccio *io* a scrivere un testo per un
matrimonio?!
Io, che ho visto disintegrarsi
quello mio poco meno di un anno fa. Credo proprio di essere la persona meno
adatta per… Aspetta.
Forse, proprio il fatto che abbia
sulle spalle un matrimonio fallito, fa di me una delle persone più adatte a
parlare e scrivere di matrimoni. D’altro canto, di opinioni ed esperienza in
merito ne ho a bizzeffe. Fondate per lo più sulla mia esperienza personale,
certo, ma non per questo meno valida. Anche perché del matrimonio ho proprio
vissuto tutto, o quasi, nel bene e nel male.
Lo conosco bene il matrimonio. L’istituzione.
Il sacro vincolo.
Anche se, forse, non l’ho
conosciuto affatto.
Cos’è, in fin dei conti, un
matrimonio? Non è certo il semplice e freddo attenersi a quegli articoli della
costituzione che verranno letti tra poco. E non è nemmeno un giuramento
reciproco fatto sotto l’occhio benevolo di una qualsivoglia Entità Divina. No,
il matrimonio è ben altro.
Il matrimonio è pensare in due,
vivere in due, essere in due. Ecco il punto fondamentale e imprescindibile di
un matrimonio: il numero due. Un numero due che mai meglio di adesso è la somma
di uno più uno. E’ un due indivisibile. E tutta la sua forza, tutta la sua
essenza, tutto il suo potere sta nel segno “più” che unisce gli uno. E’ tutto
lì. Il segno “più”. Quel segno “più” che graficamente rappresentiamo come una
croce, e non a caso. Perché quando si decide di sommarsi a qualcuno, ci si
arricchisce, ci si guadagna, si aumenta e ingrandisce la propria persona e la
propria personalità, ma il tutto avviene sempre con qualche sofferenza, qualche
dispiacere, qualche croce, appunto.
Però è bellissimo. Quando i due
uno si sommano, così aguzzi, stretti e lunghi come sono, in piedi in bilico
sull’unico pixel che fa loro da base, diventano due, bello, pieno e rotondo in
cima e ben piantato sulla sua larga stanghetta alla base. Quant’è bello il due.
Quant’è solido.
Ecco, questo è l’unico augurio
che mi sento di fare ad Anna e Nicola: siate due, sempre. Belli rotondi e pieni
in cima e saldamente poggiati alla base. Finché sarete due, niente potrà
colpirvi.
A questo punto ho finito.
Adesso a voi la parola, la vita,
l’avvenire, tutto il futuro che abbiamo davanti.
Mi raccomando, fate i bravi. E
per l’impegno materiale e spirituale che mi avete fatto volontariamente
assumere per il vostro matrimonio, quando un giorno avrete dei figli, se
dovesse arrivare una femminuccia, il minimo che posso aspettarmi da voi è che
la chiamiate Lucy.
Voi chiamatela Lucy che poi, per
lo “psychiatric help”, la istruisco io.
3 commenti:
fantastica! !! ti voglio bene!
Pure io, tesoro! :-*
(Non ti venga in mente d'ingaggiarmi per fare l'omelia pure al tuo matrimonio, eh!)
mi risposerei anche io per avere una pagina come questa da conservare!
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