07/07/20

La ragazza di città

Io ci sono cresciuta qui, in questa campagna, sporcandomi con questa terra. Questa casa e questa campagna erano dei miei nonni materni, prima che dei miei genitori, ci ho trascorso le estati e alcuni inverni, quasi tutte le domeniche e le restanti feste comandate dal 1986 ad oggi. Conosco la posizione di tutti gli alberi di ulivo, la storia di quelli di gelsi, di melograno. So perché il mandorlo è morto, e so anche che diamine ci faccia qui uno spaesato albero di mango, che si guarda col ciliegio e sospirano insieme sconsolati.
Questa terra mi scorre nelle vene.
So a memoria la mappa di tutti i formicaio. Conosco le tane dei topolini e il luogo dove nidificano le rondini. Ho visto susseguirsi generazioni di tortore che cominciano a romperci il ca...ehm... Cominciano a tu-tubare alle 5 del mattino. Care tortorelle.
So quali erbe infestanti spopolano, e dove si concentrano famiglia per famiglia.
So tutti i posti dove mio nonno aveva seppellito i cani.
Questa terra, questa campagna, mi rappresenta, mi sento parte di essa.
Sono cresciuta prendendone cura e imparando rudimenti di agricoltura e botanica.
Sono qui da tre giorni.
Aiuto mio padre nell'orto da tre giorni, strappando manualmente le erbacce che crescono a ridosso delle piante di pomodori e zucchine. Da tre giorni.
Sono cresciuta qui, dal 1986, ma in tre giorni ho dolori ovunque, le mani escoriate, e una fashionissima abbronzatura da muratrice.
Devo rassegnarmi: sarò anche cresciuta qui, ma ormai sono una dannata ragazza di città.

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