Seduta sull'aereo, dal lato del finestrino, con le lacrime agli occhi al momento del decollo, mentre l'aereo è ancora a terra ma si muove e accelera e accelera e accelera, guardando fisso l'orizzonte oltre il mare, col preciso intento di memorizzare quel momento, quell'istante, aspettando che la velocità raggiunga la soglia adatta a staccarsi da terra, e sentire il sangue scendere mentre le ossa salgono, e gli occhi ancora fissi sull'azzurro e sui riflessi del sole che tramonta, accecante e dorato, mi chiedo: che cosa mi mancherà?
E forse l'ho capito. Non c'è qualcosa di concreto che mi manca, è tutto concettuale, sentimentale, ideale.
E' la sensazione di "casa" che mi manca. Perché è come il momento del decollo: le ossa, che sono solide e ancorate all'aereo, salgono partono, vanno, ma il sangue, che è liquido, prova a restare giù, a terra, ad opporsi al movimento.
Non passerà mai.
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