Ieri sera ho avuto il saggio del corso di teatro. Questo è stato il secondo anno che ho frequentato e devo ammettere che è stato un po' più faticoso del primo, ma non per il programma in sé, quanto per tutto quello che c'era intorno, a cominciare dall'orario delle lezioni.
Però è bello. E' l'unico vero capriccio che mi concedo per provare a vedere cosa avrei potuto essere se le cose della mia vita fossero andate diversamente.
Fin da bambina ho avuto lo spettacolo nel sangue, la musica, la danza, la recitazione... ma non sono stata incoraggiata a sostenuta e quindi è andata com'è andata.
Nella vecchiaia - come dico sempre - ho deciso di concedermi il lusso di frequentare un corso di teatro, e sono anche piuttosto brava! Il professore, lo scorso anno, mi aveva detto che sono ad un livello nettamente superiore agli altri, e anche quest'anno non ha fatto altro che farmi i complimenti ogni volta che ha potuto. Mi aveva accennato di una compagnia teatrale seria che la scuola stava cercando di mettere in piedi, ma poi non mi ha più detto niente, né io ho chiesto.
Sembrerà un paradosso, ma io non ho ambizioni in tal senso. So che sono brava e mi va bene quel che già faccio per dimostrarlo agli altri.
Tornando a casa dopo lo spettacolo, Matilde mi ha chiesto che cosa avevo imparato in più quest'anno rispetto allo scorso.
Devo ammettere che ho migliorato la mia consapevolezza sulla dizione, ma il grosso del lavoro l'ho fatto l'anno scorso. Forse mi sono sbloccata ancora un po' sul corpo, ma secondo me anche lì partivo già da un livello alto, perché io ci lavoro col mio corpo, lo muovo, lo so muovere e non mi vergogno di muoverlo.
Forse quello che ho imparato di più è stato impegnarmi a fare bene una cosa che non sentivo mia. Mi è stato assegnato un pezzo difficilissimo che non ho mai sentito davvero mio, ma l'ho interpretato in modi eccellente seguendo le direttive del regista; è vero che il personaggio l'ho costruito io per buona parte, soprattutto sul corpo e sul tono della voce, ma la sua personalità è stata molto diversa da quella che avevo immaginato io. Eppure l'ho fatto. Eppure è andata benissimo.
Altra cosa importantissima: ho imparato ad accettare la fallibilità degli altri. Su quella mia ci ho lavorato per anni, so di poter fare errori ed ho imparato ad accettare di rimediare, se possibile, e soprattutto a perdonarmi. Ma con gli altri è più difficile. Mi sono sempre arrabbiata di fronte alla mancanza d'impegno degli altri, alla loro distrazione, ai loro errori. E' assurdo ma è così.
Ecco, ho imparato ad accettare che anche gli altri fanno errori.
Non vedo l'ora di ricominciare a ottobre.