18/06/25

Io mi ricordo...

...no, non è vero. Non ricordo nulla del giorno prima degli esami di maturità. Non ricordo gli eventuali incoraggiamenti o interrogatori ansiogeni dei miei genitori, non ricordo rituali né riti propiziatori, né ipotetici gesti di celebrazione dopo.
Ricordo, però, che molti miei compagni avevano i genitori fuori da scuola, che li aspettavano all'uscita, invece io non ho trovato nessuno dei miei, e ammetto che questa cosa l'ho sempre rinfacciata a mia madre, un po' scherzandoci su e un po' no.

Matilde è appena uscita per andare a sostenere la prima prova scritta degli esami di maturità e l'ho abbracciata forte e lei si è lasciata abbracciare.
Ieri sera ci siamo esibite nella nostra versione, ovviamente strampalata e tragicomica, di "Notte prima degli esami" di Venditti, con me che la suonavo malissimo alla chitarra e lei che la cantava improvvisando anche una coreografia a metà tra la trasposizione in LIS e l'espressione della propria angoscia.

Sembra ieri che la tenevo con una mano sola, e adesso se ne va a fare gli esami di maturità. A prescindere da tutto, dall'effettiva importanza del diploma che otterrà, questa è una pietra miliare nella sua vita ed io sono molto felice di aver creato con lei questo ricordo.
Io passerò la mattinata pensando a lei, chiedendomi quale traccia sceglierà, e cucinandole il pasticcio di lasagne che le piace tanto.

17/06/25

Sette mesi

Oggi sono esattamente sette mesi che il Capitano ed io ci baciamo.

Sembra ieri. Sembra una vita.

16/06/25

La manipolazione

Per esperienza personale, se un osteopata vi chiede se può manipolarvi e voi acconsentite, sappiate che NON si tratterà di un piacevole massaggio per impastare i muscoli incriccati e sciogliere le tensioni accumulate, no. Si insinuerà, anche attraverso i vestiti, cercando di inserire le dita dentro le vostre articolazioni, ma solo per consolidare la presa sul vostro ignaro corpo, e poi con rapidità, forza e precisione farà scrocchiare tutto lo scrocchiabile di quell'articolazione.
La sensazione sarà soprattutto di sgomento, forse un po' di dolore, forse un po' di disagio, auspicabilmente di sollievo.

L'effetto sorpresa è comunque la chiave fondamentale dell'obiettivo terapeutico.

13/06/25

Woodstock15

Quindici anni da quando ho incrociato i tuoi occhi per la prima volta, mentre tutta umida e appiccicosa stavi poggiata sulla mia pancia e hai sollevato la testa per guardarmi.
Quindi anni in cui ci siamo scambiate amore e odio sotto ogni forma e con imprescindibilità.

Sei diventata una piccola grande donna portando all'estremo ciò che già mostravi con estremismo fin dal primo giorno: un'immensa dolcezza, un'irremovibile forza di volontà, un'invidiabile consapevolezza del tuo potenziale, una tenera fragilità. Sei il Tutto e il Niente, il bianco e il nero, il miele e il fiele.

La tua bellezza esteriore è il perfetto riflesso di quello che sei dentro, e basta stare in tua compagnia per pochi minuti per capirlo. Sei grande. Sei sempre stata grande, ed io ho sempre guardato a te con orgoglio e meraviglia.

Tanti auguri Angelica, piccolo uccellino giallo e spettinato che tra pochi anni spiccherà il volo. Chissà se riuscirò mai, in questa vita, ad esprimere quanto io mi senta fiera di essere stata il tuo nido.

12/06/25

La soddisfazione dell'ego

Il regista del corso di teatro mi ha detto che sono stata ammessa direttamente al quarto anno senza dover passare per il terzo.
Ci ho riflettuto molto, poi ho deciso che mi iscriverò da ripetente al secondo per continuare a condividere l'esperienza con i miei attuali compagni. Siamo un gruppo molto variegato, tutti pezzi unici anche diversissimi tra loro, ma messi insieme siamo una potenza.
Non ho ambizioni di carriera nel teatro, non ho aspettative "terze" da onorare: lo faccio solo ed esclusivamente per il mio piacere, per avere una cosa che sia solo ed esclusivamente mia senza secondi fini professionali (come mi succede nella maggior parte delle attività ricreative che mi concedo, tipo il corso d'inglese, gli albi illustrati, i ritiri e i corsi di formazione yoga ecc).

E poi sono stata ammessa al quarto anno senza nemmeno chiederlo, per meriti sul palcoscenico: la regista del quarto anno mi ha notata e mi ha approvata.
Tanto mi basta a soddisfare il mio ego.

11/06/25

La buona azione

Sento il rumore del motore già appena svoltato l'angolo della strada, ma non vedo la macchina. E' molto distante dal marciapiede e viene coperta dalla macchina parcheggiata davanti. 
Cammino con passi pesanti, portando due buste della spesa. Nel tempo che impiego ad arrivare alla sua altezza ha già fatto avanti e indietro altre tre volte: cerca di stringersi ma ha poco spazio di manovra; probabilmente è proprio entrato male fin dall'inizio.
Mi fermo e, mentre sta andando indietro per la quarta volta fermandosi dopo pochi centimetri, gli dico "Puoi andare ancora, hai almeno mezzo metro".
Mi guarda, si fida.
"Vai ancora, vai ancora... ancora un po'... ecco basta"
Finalmente si è avvicinato al marciapiede con le ruote posteriori: può raddrizzarsi.
Mi ringrazia, io gli sorrido. 
Penso che potrebbe essere mio figlio. Penso che mi piace pensare che un giorno uno sconosciuto possa aiutare anche le mie figlie a fare un parcheggio stretto.
Penso a quanto è stato bravo il mio istruttore di scuola guida, che poche cose mi ha davvero insegnato bene e una di queste è stata fare i parcheggi in condizioni estreme.

E anche oggi ho fatto la mia buona azione quotidiana.

10/06/25

Gli intermezzi

"Mamma, ma tu chi hai avuto prima dell'Ingegnere?"
"Papà"
"E dopo papà?"
"L'ingegnere"
"E tra papà e l'Ingegnere?"

Non ho risposto.
Ogni tanto alle mie figlie prende un attacco di inaspettata curiosità sui retroscena della mia vita. 
Non sempre ho voglia di condividerli; quasi mai penso che sia proficuo condividerli.

09/06/25

Cosa hai imparato?

Ieri sera ho avuto il saggio del corso di teatro. Questo è stato il secondo anno che ho frequentato e devo ammettere che è stato un po' più faticoso del primo, ma non per il programma in sé, quanto per tutto quello che c'era intorno, a cominciare dall'orario delle lezioni.
Però è bello. E' l'unico vero capriccio che mi concedo per provare a vedere cosa avrei potuto essere se le cose della mia vita fossero andate diversamente.
Fin da bambina ho avuto lo spettacolo nel sangue, la musica, la danza, la recitazione... ma non sono stata incoraggiata a sostenuta e quindi è andata com'è andata.

Nella vecchiaia - come dico sempre - ho deciso di concedermi il lusso di frequentare un corso di teatro, e sono anche piuttosto brava! Il professore, lo scorso anno, mi aveva detto che sono ad un livello nettamente superiore agli altri, e anche quest'anno non ha fatto altro che farmi i complimenti ogni volta che ha potuto. Mi aveva accennato di una compagnia teatrale seria che la scuola stava cercando di mettere in piedi, ma poi non mi ha più detto niente, né io ho chiesto.
Sembrerà un paradosso, ma io non ho ambizioni in tal senso. So che sono brava e mi va bene quel che già faccio per dimostrarlo agli altri.

Tornando a casa dopo lo spettacolo, Matilde mi ha chiesto che cosa avevo imparato in più quest'anno rispetto allo scorso.
Devo ammettere che ho migliorato la mia consapevolezza sulla dizione, ma il grosso del lavoro l'ho fatto l'anno scorso. Forse mi sono sbloccata ancora un po' sul corpo, ma secondo me anche lì partivo già da un livello alto, perché io ci lavoro col mio corpo, lo muovo, lo so muovere e non mi vergogno di muoverlo.

Forse quello che ho imparato di più è stato impegnarmi a fare bene una cosa che non sentivo mia. Mi è stato assegnato un pezzo difficilissimo che non ho mai sentito davvero mio, ma l'ho interpretato in modi eccellente seguendo le direttive del regista; è vero che il personaggio l'ho costruito io per buona parte, soprattutto sul corpo e sul tono della voce, ma la sua personalità è stata molto diversa da quella che avevo immaginato io. Eppure l'ho fatto. Eppure è andata benissimo.

Altra cosa importantissima: ho imparato ad accettare la fallibilità degli altri. Su quella mia ci ho lavorato per anni, so di poter fare errori ed ho imparato ad accettare di rimediare, se possibile, e soprattutto a perdonarmi. Ma con gli altri è più difficile. Mi sono sempre arrabbiata di fronte alla mancanza d'impegno degli altri, alla loro distrazione, ai loro errori. E' assurdo ma è così.
Ecco, ho imparato ad accettare che anche gli altri fanno errori.

Non vedo l'ora di ricominciare a ottobre.

06/06/25

Il tempo della scrittura

Una cosa che mi sta capitando sempre più spesso è quella di leggere i post del passato remoto di questo blog. 
A volte apro la pagina, magari con l'idea di scrivere qualcosa, e invece mi perdo tra i post del 2012, oppure mi rileggo tutta la categoria dei "sassolini nelle scarpe" ecc.
Avevo una capacità veramente notevole di scrivere su cose insignificanti, roba quotidiana che, oggi, passerebbe inosservata; ci ricamavo sopra una narrazione accattivante che faceva venir voglia di sapere come andava a finire.

Non so se la chiave fosse la creatività della giovinezza, oppure se in realtà nell'età matura faccio sempre meno caso alle cose.
Sta di fatto che mi sento prosciugata, confusa e distratta. O forse tartassata da più cose da fare e pensare di quante realmente riesca a gestire. 
Poi ci sono i dolori. Dieci anni fa ero capacissima di stare anche due o tre ore davanti al pc; lo facevo. Quando scrivevo romanzi ero capacissima di stare tutta una mattina a scrivere e riscrivere senza nemmeno alzarmi a fare pipì. Oggi, dopo mezz'ora mi formicola la mano, mi fa male il gomito, mi viene il mal di schiena, mi si incricca il collo, mi si stancano gli occhi, e devo interrompermi, alzarmi, muovermi, e perdo il filo.

Forse la verità è che c'è un tempo per ogni cosa, e il tempo della scrittura, per me, è passato.

04/06/25

Il cinghiale indemoniato dentro la mia spalla

Da qualche mese ho un problema alla spalla destra, che - aggravandosi - si è esteso al braccio fino al gomito.
Ho ignorato le prime avvisaglie a gennaio-febbraio, e mi sono dovuta fermare ad aprile. Sono quasi del tutto ferma da due mesi.
Ho iniziato con un approccio farmacologico che non ha sortito risultati, sono passata alle infiltrazioni, mi sono rivolta ad un osteopata e adesso sto tornando ai farmaci perché - come sempre - il mio quadro clinico non è chiaro.
Il mio quadro clinico non è mai stato chiaro a nessuno, ma non era di questo che volevo parlare, bensì del capo dei cinghiali del film "La principessa Mononoke".

Quando l'osteopata mi ha fatto il primo trattamento, ha toccato il muscolo incriminato e in me è esploso un dolore rabbioso, da animale ferito e abusato. Man mano che le settimane sono passate e i trattamenti si sono susseguiti, il mio muscolo incriminato si è rassicurato sempre di più.
Ecco, l'immagine che mi è venuta in mente è proprio quella del cinghiale ferito e "indemoniato", che quando viene curato - quando qualcuno si prende cura di lui e della sua ferita, del suo trauma - lentamente ma inesorabilmente si purifica, guarisce.

Il mio braccio non è ancora del tutto guarito, ma ho capito che lo amo anche così, ferito, dolorante e invalidante, perché fa parte di me. Sono io che ho la responsabilità di prendermene cura per evitare che diventi preda dei demoni della foresta.

01/06/25

Il silenzio

Io sono stata cresciuta ed educata con il silenzio punitivo.
Ho ricevuto poche botte dai miei genitori (perlopiù da mia madre che comunque ci andava giù pesante e poi lo negava, asserendo che quelle fossero carezze), ma quando facevo qualcosa di sbagliato venivo punita sempre con il silenzio imposto. 
Non il mio, ovviamente, ma quello di mia madre. Che - a sua volta - lo aveva imparato dal padre, mio nonno materno, che era capace di ignorare in modo totale qualcuno che si era comportato in modo diverso da come lui avrebbe voluto: stava mesi e mesi senza parlare anche ai figli che vivevano ancora in casa con lui. C'è stato un momento della mia vita in cui persino io ho rischiato il suo silenzio, e lì mi ha difeso mio padre.
Dunque ho sempre avuto un pessimo rapporto con il silenzio, soprattutto nelle relazioni. L'ho sempre desiderato e cercato, ma poi ne sono stata spaventata. Forse è per questo che parlo tanto, che mi sono cercata un lavoro dove devo parlare tanto, e lo faccio - oh, se lo faccio!

Da un po' di tempo, però, sto cambiando. Mi sembra di aver iniziato un processo di pacificazione anche nei confronti del silenzio, ho iniziato a non vederlo solo come qualcosa di allarmante, negativo e negante. Sto imparando che il silenzio può anche essere presenza.