31/07/25

Me la sono cercata

Da un po' di tempo mi è tornato il pallino della musica, e per me è inevitabile tuffarmi con corpo, anima e mente in qualcosa che amo: è proprio nella mia natura, non esistono mezze misure, attività condotte in modo tiepido e moderato. Se una cosa mi piace, diventa pervasiva.

Riguardo la musica, la mia difficoltà maggiore sta in una mancanza di vero talento naturale (o forse nell'averlo soffocato fino a farlo sparire) che riesco male a sopperire con quelle conoscenze tecniche di "dottrina musicale" date dagli studi di teoria fatti in gioventù.
Quando suono con il Capitano e ci ritroviamo a commentare la sequenza di alcuni accordi, a lui semplicemente "suona bene" all'orecchio (talento naturale), io invece me ne esco con discorsi del tipo "Beh, è ovvio perché il Sol è la quinta del Do, per cui se ci vogliamo mettere il Re dobbiamo per forza metterci il La" (dottrina parruccona di chi la musica la fa sulla carta - come è stato insegnato a me). 

Il mio obiettivo principale, un anno fa, era migliorare la mia capacità di suonare la chitarra per poter anche suonare ai ritiri spirituali che faccio una volta l'anno, e in effetti ci sono riuscita (anche se ci sono ancora ampissimi margini di miglioramento), però il nuovo cruccio che ho è quello di recuperare gli accordi dei Kiirtan che non so suonare, dei quali ho solo le registrazioni live, quindi nemmeno in alta definizione.

Ho provato a rivolgermi all'intelligenza artificiale. Mi avrebbe fatto comodo che mi scrivesse le note su pentagramma e non lo sa fare. O meglio: dice che lo fa e poi mi ha generato immagini incomprensibili che tutto sono fuorché un pentagramma.
Dice che mi crea il midi (che posso poi importare su un software che lo trascriverebbe in pentagramma) ma no, improvvisamente si rende conto che le hanno disattivato gli strumenti per generare midi.
Dice che mi scrive la trascrizione testuale e lo fa, in modo disordinato e incompleto.
Insomma: mi sono stancata non tanto del fatto che NON possa fare determinate cose, ma soprattutto del fatto che prima me le propone come alternative e poi, quando io le dico di farlo, mi dice che non le può fare oppure mi fa delle c@c@te senza senso.
Quindi stamattina ho voluto essere chiara.


Ecco... in effetti me la sono proprio cercata! :-D 


30/07/25

Asana all'alba


Secondo me non riuscirò mai a trovare a Torino un background meraviglioso come questi, per le mie pratiche mattutine.

29/07/25

Intrattenimento alternativo

 


Eppure, come avevo già detto, dopo 30 anni sto scoprendo il piacere di tradurre dal latino. E' proprio vero che, a volte, bisogna solo dare tempo al tempo e che certe cose siamo costretti ad affrontarle quando non siamo pronti né predisposti.

28/07/25

Paincajanya

 


La meditazione delle 5 del mattino (ma la foto l'ho scattata alle 5.40, quando avevo finito)

27/07/25

Pomelia


Ci ho provato per ben tre volte in questi anni e tutte e tre le volte le piante di pomelia che ho portato a Torino non sono sopravvissute. L'ultima l'avevo persino tenuta dentro casa, eppure in primavera si è seccata.

 

26/07/25

Fico vuoto


Le formiche sono arrivate prima di me.

25/07/25

Ustica


 

24/07/25

La partenza

Una battuta vecchia come il cucco dice che quando torni in Sicilia piangi tre volte, la prima quando arrivi, la seconda quando riparti, la terza quando ti pesi sulla bilancia.
Ok, è una battuta, ma per me è ancora oggi, a distanza di 8 anni, una ferita ancora viva che si riapre, al punto che quella cosa della bilancia è solo una scemenza che poi riesco a recuperare in un paio di settimane, ma il dolore, quello no, non se ne va.

Stasera partirò per tornare in Sicilia, piango già da tre giorni alla sola idea di dovermene, poi, andare di nuovo.

23/07/25

Sempre

"Devo dirti una cosa... è una cosa un po' stupida ma voglio dirtela lo stesso"
"Ti ascolto"
"Ogni volta che io ti scrivo qualcosa, mi firmo con "Tutta tua, solo tua". Penso spesso che vorrei aggiungerci anche "Sempre tua", ma ormai la parola "Sempre"... boh, non me la sento più... però la penso. E' solo che non mi sento più capace di dirla o di scriverla. Ecco, e anche questo è un momento in cui la penso, mentre ce ne stiamo qui abbracciati stretti, ma non ci riesco a dirtela, anche se lo vorrei, anche se la sto pensando. Perché questo momento è proprio uno di quelli che mi fa desiderare che possa durare per sempre. Ma proprio per sempre-sempre, proprio per tutta l'eternità, per tutte le future vite. Che poi... chissà, magari è già così e noi non lo sappiamo. Magari stiamo così bene insieme proprio perché siamo legati nell'eternità, e ci siamo semplicemente ritrovati in questa vita dopo esserci già amati in quelle precedenti".

E la conferma mi è data dal fatto che lui non pensa che io sia strana in questi miei pensieri, ragionamenti e riflessioni.

22/07/25

Il lavoro che amo di meno

Quello con il centro estivo è il lavoro che amo di meno. Non mi sento gratificata e riconosciuta per la professionista che ormai ho deciso di essere, ossia l'insegnante di yoga.
Alla fine ricopro un ruolo che si piazza a metà tra la mamma, la maestra e l'addetta alle pulizie.

Lo so fare, e lo so fare bene. I bambini e le bambine stanno con piacere con noi, le famiglie sono contente, abbiamo sempre feedback positivi e non per niente, nonostante siamo abbastanza costose, quasi sempre ci riportano i figli negli anni successivi fino al superamento del limite di età, e talvolta vorrebbero poterlo fare anche oltre.

Però non mi piace. Mi diverto, e - paradossalmente - mi riposo perché tra le 8.30 e le 16.30 non mi devo scapicollare da nessun altra parte, non faccio la trottola da un capo all'altro della città. Al massimo portiamo i bambini al parco giochi o al museo.

Ciò che non amo affatto è sentirmi l'alternativa alla famiglia. Per quanto il più delle volte i bambini non vogliano andare via a fine giornata, spesso fanno fatica anche ad arrivare. Ci sono e ce ne sono stati in passato che salutavano tranquillamente i genitori e se ne andavano subito a giocare, ma il più delle volte lo fanno con un sottile dolore nascosto, quasi soffocato; hanno solo 4 anni e sanno già che devono ingoiare la loro tristezza.
Poi, per fortuna raramente, capita la scenata.
Stamattina è successo, e tra me e la mia collega sono sempre io quella che ha questa mansione (perché fisicamente sono più forte e contenitiva: strappare letteralmente una bambina aggrappata con tutte le sue energie alle gambe della madre che non riusciva a divincolarsi ed era più isterica della figlia.
Perché nemmeno ai genitori piace del tutto l'idea di dover lasciare i propri figli, penso.

Ecco, quando questo capita io mi chiedo se veramente tra i miei ricordi voglio che ci siano tutti i corpicini scalcianti che ho ormai imparato ad avvolgere e disinnescare, contenere, confortare con il mio di corpo. Se veramente voglio tornarmene a casa indossando una maglietta che è stata intrisa di lacrime e moccio disperato di una bambina che voleva solo restare con la sua mamma.

Quello con il centro estivo è il lavoro che amo di meno. E' quello che mi strazia di più.

21/07/25

La non mia vicina

Arrivo davanti al cancelletto, vedo un giovane uomo che fa la spola dalla macchina trasportando buste della spesa; una giovane donna tiene per mano un bambinetto biondo e mi precede.
Ne avevo già il sospetto, perché avevo riconosciuto la sua voce dopo averla sentita urlare diverse volte attraverso la parete, ma quando li ho visti entrare dal portoncino ne ho avuto la conferma: i vicini di casa del Capitano.
L'ascensore è già al piano terra, faccio finta di nulla e resto indietro per dare loro la possibilità di prenderlo prima di me, ma lui ci dice di salire prima noi tre. Cavaliere, lui. Bistrattato di sicuro vocalmente da lei, e forse non solo vocalmente a sentire certe cose che lei gli ha urlato in passato a un volume di voce che per cui era impossibile non sentirle. E che gli ha fatto, sul pianerottolo delle scale.

Continuo a fingere di non capire, entro in ascensore con lei e il bambino e chiedo a che piano vanno.
Oh, che combinazione, lo stesso a cui vado io.
A quel punto lei mi fa: "Ah, allora abitiamo accanto e non ci siamo mai incontrate"
"Io non abito qui"
"Ah, siccome ho conosciuto il Capitano, ho visto qualche volta anche i suoi figli..."
"..."
"...non ho ancora conosciuto la moglie".

Io ho continuato a sorridere cordialmente in silenzio, senza aggiungere altro, senza qualificarmi ecc.
Non lo so se si è resa conto del discorso sconclusionato che ha fatto, ma d'altro canto da una che una sera d'inverno ha buttato letteralmente fuori dalla porta di casa il marito/compagno urlandogli addosso le peggiori parole, il tatto e la delicatezza è una delle ultime cose che ci si potrebbe aspettare.

18/07/25

Lividi

Nell'immaginario collettivo, lo yoga è tutto relax, peace & love, condito da contorsionismo estremo e un po' di spirito new age fricchettone.
No, lo yoga *può* anche essere così, o solo con una o alcune delle precedenti peculiarità, o anche tutte, perché no? E' estremamente soggettivo in base - principalmente - all'insegnante, al metodo e allo stile praticato.

Io ho praticato davvero quasi tutti gli stili: alcuni li ho odiati e tuttora me ne tengo alla larga, altri mi hanno risuonato così tanto e così bene al punto da aver approfondito la loro pratica fino a diventarne insegnante. I "miei" stili sono sicuramente hatha e aerial (oltre al balyayoga, per bambini, che è il mio ineluttabile imprinting da insegnante), anche se comincio a voler approfondire Yin (per il quale ho anche fatto un workshop di formazione, ma che non sono ancora riuscita pienamente a inserire nelle mie lezioni) e Nidra, che ho praticato per anni e vorrei approfondire per la formazione professionale.

Hatha e aerial sono due pratiche estremamente diverse, eppure io le amo entrambe. Certo, aerial è molto "contaminato" come yoga, ma il mio modo di declinarlo non è altro che una lezione che si svolge per metà sul tappetino, faticando con il corpo ma soprattutto con la mente, per poi passare al tessuto, che è la parte più divertente, giocosa, acrobatica e che lavora su emozioni difficilmente lavorabili con il solo hatha: ci vorrebbe molto più tempo.

In 4 anni di pratica di yoga aereo ho lavorato sulla mia paura, sulla mia mania di controllo e sulla mia autostima almeno il triplo più velocemente di quanto non abbia fatto il 12 anni di yoga sul tappetino.
L'unico problema sono i lividi che, inevitabilmente, compaiono il giorno dopo, dovuti allo strofinio del tessuto sulla pelle, a volte anche alla pressione o alle strozzature... ovviamente sono tutti segni di errori, di prese sbagliate, di mancata forza delle braccia... ma credo sia una delle caratteristiche che accomuna noi delle "discipline aeree". E se ci fanno persino i meme sull'argomento, vuol dire che succede a tutti.



Nell'immaginario collettivo, lo yoga è tutto relax, peace & love, condito da contorsionismo estremo e un po' di spirito new age fricchettone. E lividi. Tanti lividi.

17/07/25

Otto mesi

Oggi sono otto mesi che il Capitano ed io ci baciamo.

15/07/25

I fossili alati

Che fate? Scavate?
"Stiamo cercando i dinosauri per portarli al museo"
Interessante.
"Cerchiamo i peledatti"
"Ma no, i peledatti hanno le ali, non li possiamo trovare sottoterra!"
"Ah"

Non ho ancora capito se meravigliarmi del fatto che si siano capiti storpiando una parola in modo indubbiamente soggettivo eppure evidentemente universalizzabile, oppure se alzare gli occhi al cielo per avvistare fossili di pterodattilo nascosti tra le nuvole.

 

14/07/25

Il latino

"Non voglio mai più avere a che fare con il latino", dissi ingenuamente il giorno in cui completai il mio passaggio di corso di laurea da "Lettere moderne" a "DAMS Musica".

Poi Matilde si è iscritta al liceo scientifico. Il primo anno è andato molto bene, il secondo è stato tragico. Ho rispolverato il mio latino per provare a darle una mano, ma alla fine ha scelto di cambiare scuola e passare al liceo linguistico dove il latino si fa solo per i primi due anni.

"Non avremo mai più a che fare con il latino", dicemmo insieme quando fu promossa per passare al terzo anno.

Poi lo scorso anno Angelica si è iscritta al liceo delle scienze umane, e a giugno è stata rimandata in latino.

Evidentemente lui ed io abbiamo ancora un conto in sospeso.

Eppure, come molte cose in età matura, sto scoprendo che mi piace e che mi affascina. 
Sono sempre più convinta che la scuola sia la peggior nemica del piacere di imparare, perché ne ho solo ricordi orribili: sensazione di incapacità, fatica alla quale non sapevo dare un senso, tutto solo obbligatorio. Io a scuola ci sono andata solo per senso del dovere, e mai per la gioia di scoprire cose nuove; quella è venuta molto tempo dopo.

E niente, dopo 30 anni sono ancora qui a tradurre sed etiam.


12/07/25

Un anno

E' passato un anno, in effetti, e - anche se non proprio allo stato dell'arte - possiamo dire di essere sopravvissute.
In questo anno ci sono state molte lacrime e moltissime risate, tonnellate di fatica, ma anche tanta gioia e gratitudine. Qualche bella persona è entrata a far parte della mia vita, qualcun'altra se n'è andata, forse per sempre.
 
Ho ricevuto molti aiuti concreti, incoraggiamenti, gesti e parole di supporto. Ho posto le basi per la mia professione ed ho scoperto di avere delle buone probabilità di farcela, nonostante la sensazione perenne che invece no, perché la stabilità e la sicurezza non apparterranno mai a questa mia vita, magari alla prossima, chissà.

Ho imparato come si fa una riunione di condominio.
Ho adottato una gatta.
Ho mappato buona parte delle piste ciclabili di Torino nord.

Ho toccato il fondo, ma mi sono data la spinta per risalire e ho ripreso a respirare. Tante volte sono caduta, inciampata, scivolata, altrettante mi sono rialzata o aggrappata al primo appiglio disponibile per evitare il disastro.
 
Ho imparato ad ascoltare di più, ho imparato a chiedere di più. Ho avuto paura, ho scoperto di avere coraggio. Ho creduto di essere morta, ho appurato di essere ancora viva.

Ho riaperto la porta alla musica ed ho scoperto che non se n'era mai davvero andata, e che - un po' come Bruno Madrigal - si era solo nascosta quatta quatta nelle intercapedini tra me e il mondo.
In questo anno è come se mi fossi riscoperta e avessi ritrovato la mia identità.

Per festeggiare, stasera pizza.

11/07/25

Il samurai

Il percorso ciclabile che mi porta da casa alla ludoteca, di svolge maggiormente sulla riva del fiume Dora Riparia, uno dei 4 fiumi di Torino.
La Dora è rappresentata come donna nelle due famose statue di Piazza CLN, e in effetti è molto "femmina"; le si addice anche il nome. In città ha un letto variegato, inizialmente attraversa selvaggiamente un parco, creando anche una micro spiaggia dove qualche secolo fa io mi sono persino immersa i piedi, poi viene regolata e instradata in modo molto urbano e controllato, con argini in muratura, ponti futuristici, piccoli dislivelli che creano movimento, fino a darle la gloria lasciandola tornare selvaggia, all'interno di un altro parco, detto "della confluenza", dove si trova il punto esatto in cui si immette nel Po.

Sul tratto che percorro io, a un certo punto il letto si allarga tantissimo e il flusso d'acqua è così placido da sembrare quasi fermo. A me ha sempre ricordato il mare.
Certo, il colore è molto diverso, ma la sua calma è rassicurante, nonché nascostamente infida, perché è comunque un fiume e la sua corrente è forte. E' proprio una donna.

Stamattina, proprio su quel tratto di fiume pacato, stava un uomo di etnia orientale, anziano. 
L'ho visto da lontano, tutto vestito di nero e bianco al punto che mi sembrava in smoking, invece poi da vicino ho visto che indossava una vestaglia, o forse il kimono.
Se ne stava in piedi, dritto e fermo, si sosteneva con una stampella e guardava il fiume.
Io stavo pedalando, l'ho visto bene solo per pochi secondi, ma mi ha colpito molto la sua compostezza e soprattutto quello sguardo. Era proprio assorto, quasi perso.
Mi sono commossa.
Ho immaginato che guardasse il fiume magari rievocando il fiume della terra che ha dovuto lasciare; o forse anche lui in quel tratto di fiume ci vede un'imitazione del mare, ed era al mare che pensava.

Quella visione mi ha colpito molto, sembrava proprio un samurai a riposo.

10/07/25

La vecchia in bicicletta

Buono: ho miracolosamente evitato un ragazzo che attraversava la strada mentre io percorrevo la pista ciclabile.
Meno buono: mi ha urlato che avrei dovuto andare più piano ed io gli ho replicato: "Ma mi vedi? Sono una vecchia in bicicletta! Come potrei andare più piano di così?! Sei tu che sei passato senza nemmeno guardare!"
Simpatico: mi ha dato della str*nza.
Ottimo: in realtà sono una vecchia in bicicletta che va veloce e che ha degli eccellenti riflessi.

09/07/25

Il ciclista umiliato

Non succede con tutti i maschi, ma quando succede è con un maschio.

Da maggio a settembre io mi muovo prevalentemente in bici. In questo periodo in cui lavoro con il centro estivo, esco di casa in bici poco prima delle 7 e ne faccio la mia attività di cardiofitness che dà l'avvio alla giornata.
Non corro davvero, non ne ho il fisico, ma vado spedita. 
Il tragitto è per lo più pianeggiante, tranne un paio di salite toste delle quali una breve ma intensa, l'altra meno in pendenza ma molto più lunga. Entrambe le affronto con grande impegno, prendendomi anche una buona rincorsa e preferisco sentire i quadricipiti urlare piuttosto che scalare la marcia (quello lo faccio solo durante la prima settimana in cui riprendo la bici, poi vado sempre e solo con la sesta marcia, ché altrimenti che ci stiamo a fare?).

Incontro spesso altri ciclisti, anche perché io preferisco sempre fare un giro un po' più lungo - se serve - ma viaggiare il più possibile sulla pista ciclabile.

Ecco, se pedalando al massimo della mia velocità (che potrà essere... boh? 20 km/h? Non saprei nemmeno come misurarla) supero una donna, fosse anche una donna più giovane e più atletica di me, non succede nulla.
Se supero un maschio, di qualsivoglia età, prestanza fisica, etnia e convinzione mentale, niente da fare, dobbiamo gareggiare a tutti i costi.
Stamattina ce n'era uno, che probabilmente si è sentito eccessivamente umiliato, che mi ha tallonato al limite dell'infarto, e lo so perché lo sentivo dietro di me, che passava sopra le foglie secche dopo di me, e ne sentivo il rumore della catena in discesa e che ha avuto la faccia tosta di salire sul marciapiede per superarmi perché la pista ciclabile era impegnata dal furgoncino degli spazzini ed io ho dovuto rallentare quasi a frenare e "dribblarlo" tra le macchine parcheggiate accanto.

L'ho recuperato al semaforo. Sono scattata prima di lui al verde, umiliandolo per la seconda volta, e lui di nuovo mi ha superato passando dalle strisce pedonali invece che dalla pista ciclabile.
E peccato non avergli potuto fare un video mentre, davanti a me, pedalava come un forsennato, come a voler fuggire da questa femmina attempata che, con una city bike scrausissima, aveva avuto l'ardire di superarlo.

Non succede con tutti i maschi, ma quando succede è con un maschio.

08/07/25

Meglio di un horror

"Maestra mio nonno è andato al pronto soccorso!"
"Oh, mannaggia, e come mai, cosa gli è successo?"
"Gli è uscito un verme dalla bocca!"
"..."
"Sì, un verme lungo lungo gli è uscito dalla bocca!"

Ok, non è che dovete proprio raccontarci tutto tutto tutto delle vostre vite familiari...

(No, non ho indagato con i genitori, e non lo farò)

06/07/25

Al sicuro

Solitamente dormo male.
Non solo durante il sonno, ma la posizione da distesa, anche da sveglia se mantenuta a lungo, mi fa risvegliare tutti i dolori, a volte a uno a uno, ma anche tutti insieme. Il mio sonno è sempre disturbato dalla schiena che fa male, dalla spalla che fa male, dal braccio che fa male, dal piede che fa male, dal collo che fa male, dalla mano che fa male. A volte pure dall'anima che - per non essere da meno - fa malissimo e mi fa svegliare in preda a sogni che mi turbano e che mi fanno stentare a riaddormentarmi.

Fatte salve le prime 2 o 3 volte, che ero agitatissima per un miliardo di motivi seri e meno seri, tutto questo non mi succede quando dormo con il Capitano.

I dolori ci sono lo stesso, la spalla, il piede, la schiena ecc ecc. Anche i sogni allucinati e allucinanti ci sono sempre - non tutte le volte - ma ci sono. Però mi riaddormento subito.
Mi giro e rigiro, come sempre, anche avendo paura di disturbare il suo sonno, ma mi basta ascoltare il suo respiro o intuire nella penombra la sagoma del suo corpo disteso accanto a me per chiudere gli occhi e riaddormentarmi.

E tutte le mie paranoie esistono ancora - oh! se esistono! - e anche tutti i miei dolori e per di più c'è anche di sottofondo l'ansia mista a senso di colpa perché se io sto dormendo in quel letto, in quella camera, in quella casa, significa che le mie figlie dormono da sole nei loro letti della loro camera in casa mia, ma non mi intaccano. Ci sono, esistono, si manifestano, mi svegliano, ma basta così. Sento che lui è accanto a me e mi riaddormento.

E' come se, per la prima volta, mi sentissi al sicuro.

05/07/25

Le mie possibilità

Uno dei motivi più comuni che mi mettono in difficoltà rispetto alle relazioni che ho, è scoprire che ciò che generalmente io sono disposta a fare per gli altri non è un'abitudine universale.

Non riesco davvero a capire se il problema è "mio", proveniente dalla mia educazione, dalla mia tradizione familiare, dal mio condizionamento culturale, oppure se è più generale: io sono disposta a fare per gli altri cose che gli altri non farebbero per me.

Ripenso, ad esempio, ai motivi per cui da 4 mesi non sento più su nessun mezzo di comunicazione la mia Amica Palermitana. 
Mi manca? Sì, appena un pelino meno di quanto potrebbe mancarmi l'aria. 
Sono disposta a riprendere il contatto con lei? No.

L'amicizia con lei è nata nella primavera del 2010, io avevo Angelica nella pancia e avevo iniziato la formazione come consulente per l'allattamento al seno; lei era una delle formatrici, nonché la vicepresidente dell'associazione che gestiva un po' tutto quell'ambaradan. Sono 15 anni, mica poco. In questi 15 anni la sua vita è stata turbata da varie vicissitudini personali e professionali, ma la mia ha potuto annoverare eventi ben più tragici e difficili.

Non vuole - non ha mai voluto - essere una gara a chi se la passava peggio, ma io me la sono sempre passata relativamente peggio di lei, eppure sono sempre stata presente oltre i limiti delle mie possibilità. Solo quando stavo effettivamente lavorando, ossia facendo lezione oppure badando ai bambini, oppure al centro estivo ecc, mi sono negata a lei rimandando la telefonata, la videochiamata, la lettura di chilometri di messaggi o l'ascolto di ore di vocali a dopo, utilizzando i momenti di riposo. E lo facevo. Invece di riposarmi io le rispondevo, la ascoltavo, le offrivo il mio punto di vista esterno.

Centinaia di volte mi ha svegliato, mi ha distolto da una lettura, ha impegnato il mio raro momento di pace e silenzio. Eppure l'ho fatto, l'ho ascoltata sempre, l'ho accolta e contenuta sempre.

Anche io ho avuto spesso bisogno di lei, del suo punto di vista esterno o semplicemente del suo orecchio per sfogare la rabbia e la frustrazione delle mie vicissitudini personali, ma lei ha sempre centellinato il suo tempo a mia disposizione, offrendomi slot di disponibilità in base alla sua vita familiare, al clima, alla sua necessità di riposo ecc.

Non gliel'ho mai rinfacciato, né mai lo farò. Non sono pentita di essere stata sempre e comunque presente per lei, ma non posso fingere di non esserci rimasta male quando mi sono sentita dire che lei adesso è cambiata e non è più disponibile ad ascoltarmi sempre e su tutti gli argomenti.

Ecco, questa riflessione l'ho fatta proprio perché mi è capitato un altro episodio, con un'altra persona, alla quale io ho chiesto un favore e mi è stato rifiutato. Non entro nel merito del favore in sé, non è questo il punto. Si chiama assertività la grande capacità di saper dire di no a qualcosa che non ci si sente di fare. E' indice di maturità emotiva.
Però quello che ho pensato è: io, al contrario, lo avrei fatto e non ci avrei trovato nulla di male, così come non ci trovavo nulla di male nel rinunciare al mio tempo di riposo per ascoltare l'Amica Palermitana.

Il terzo giuramento che ho fatto durante la mia iniziazione nell'Ananda Marga è: io giuro di aiutare gli altri nei limiti delle mie possibilità. Il che significa che non posso/debbo mettere a rischio la mia sopravvivenza o la mia salute per aiutare gli altri (non è un genere di sacrificio che viene contemplato nella mia filosofia spirituale: la nostra vita e il nostro corpo sono preziosi e vanno preservati, perché è tramite essi che possiamo continuare ad agire e proseguire nel cammino di crescita spirituale), e allora mi chiedo se sono io che ho una percezione alterata di quali siano le mie possibilità, oppure se queste sono effettivamente superiori alla media degli altri esseri umani.

Io non penso di avere uno spirito particolarmente votato al sacrificio, o al martirio. Non sono una che si autocommisera. Magari a volte mi lamento, ma faccio quel che devo e quel che posso, riesco sempre a trovare le forze per farlo, e quando non le trovo mi fermo. L'ho fatto diverse volte.

Ok, questo post ci ho messo quasi una settimana intera a scriverlo. E' nato da una riflessione velocissima, ma le giornate complicate mi hanno impedito di scriverlo subito. 
E' rimasto in bozza per diverso tempo e ogni volta che lo ampliavo perdevo sempre di più il filo della riflessione iniziale, quindi ormai lo pubblico così, senza nemmeno ricordarmi che diamine avessi voluto dire.

Questa cosa mi ha fatto molto riflettere. Mi sono chiesta se è il mio grado di "gentilezza" nei riguardi degli altri che è superiore alla media o se, invece, non è

04/07/25

Amico/a del mio risveglio

Mi sveglio ogni mattina alle 5 per fare la meditazione paincajanya. 

A volte è facile, altre volte meno, raramente non ce la faccio, perché magari ho fatto particolarmente tardi la sera prima oppure perché - da grezza essere umana quale sono - ho voglia di dormire ancora un'altra oretta.

Il punto fermo dei miei risvegli antelucani, però, è lui/lei: il pianeta Venere, la stella del mattino.
Quando apro gli occhi alle 5, lui/lei è lì a guardarmi e dirmi che sì, quella è la mia strada.

Non a caso quando ho finito, intorno alle 5.40, non si vede più.



03/07/25

Cose che non vorresti mai vedere #48

La tavoletta del wc con delle allarmanti strisciate marroni e un pezzetto di carta igienica per terra che sembra coprire qualcosa di corposo e scuro di forma vagamente cilindrica, dopo che un bambino di 4 anni che frequenta il tuo centro estivo esce dal bagno sorridendo e dicendo: "Maestra ho fatto tanta cacca e mi sono pulito da solo!".

02/07/25

Ma come si fa?

"Maestra, non ci crederai! Mentre venivamo qui abbiamo visto un ragazzo sul motorino senza casco!"
"No, ma non mi dire!"
"Sì, nemmeno io ci potevo credere! E gliel'ho pure detto alla mamma!"
"Che assurdità! Ma come si fa ad andare in motorino senza casco?!"
"Eh, infatti... io gliel'ho detto alla mamma... ma come fa quel ragazzo ad andare in motorino senza casco!"

Piccolo bambino che frequenti il mio centro estivo... come potrei, io, raccontarti di quando a 15 o 16 anni sono stata la quarta passeggera portata da uno scooter molto in voga all'epoca, si chiamava Amico e non per niente, ma proprio perché ci si portavano su gli amici, e se il proprietario ne aveva tanti di amici, ecco, semplicemente ci si faceva secchi secchi e ci si andava tutti insieme.
Davanti, accucciata dietro il manubrio, la proprietaria che guidava praticamente coi denti, le due più rotondette si dividevano il sedile, tirandosi in dentro la pancia, ed io, la magrolina del gruppo, sedevo su quel vago accenno di portapacchi posteriore. La ragazza davanti a me mi teneva dalle ginocchia.
I caschi non si usavano. Forse non li avevano ancora inventati, o forse non erano cool perché rovinavano le acconciature. Vuoi mettere potersi fregiare del titolo "Ragazza più pettinata dell'obitorio"?

"Ma infatti, tesoro, ma come si fa?!"

01/07/25

L'uomo col cane

Un uomo vestito con pantaloni lunghi neri, camicia bianca a maniche lunghe, tutta abbottonata, e cravatta grigio scuro allacciata. Porta a spasso un cane, tenendolo al guinzaglio.
Ma non è tanto il suo abbigliamento, nonostante ci siano 37°. Non è nemmeno quello sguardo stralunato che gli caratterizza il volto (vestito in quel modo con questa temperatura...).
L'aspetto più strano e vagamente inquietante sono i guanti che indossa: rossi, da giardiniere, con il palmo gommato di nero.