13/01/20

Quello sguardo lo conosci...

Quando ho seguito la mia prima psicoterapia, a 22 anni, ero ancora in casa e figlia di famiglia, e sarebbe stato praticamente impossibile non comunicarlo ai miei genitori.
Mia madre inizialmente si sentì offesa, quasi come se mi sarebbe stato sufficiente "confidarmi" con lei per risolvere quell'enorme disagio esistenziale che già si manifestava in modo prepotente e violento e del quale - forse - soltanto adesso, a vent'anni e altre tre terapie di distanza, ne sono venuta a capo. Dopo la prima seduta, ovviamente, lei mi ha sottoposto ad un interrogatorio serrato al quale io, per la prima volta in vita mia, mi sono rifiutata di rispondere. In un impeto di forzata comprensione, mi ha chiesto: "Almeno dimmi se avete parlato di me"
Io ho risposto di no. Lei ha institito perché glielo giurassi. Ho giurato.

Già da solo, questo episodio scrive un'enciclopedia a 16 volumi sulla stortura del mio rapporto con gli altri in generale e con mia madre in particolare, sull'influenza devastante sulla mia personalità ecc ecc, tutta roba che ormai ho digerito e che non ho voglia di riesumare, anche perché non era questo l'argomento principale del post.

Matilde va da una psicologa. Oddio, non va in terapia, ma frequenta lo sportello d'ascolto psicologico della sua scuola. C'è andata di sua volontà, mi ha detto che era passata la circolare e lei era interessata, e si è prenotata.

Dopo il primo incontro le ho chiesto come fosse andata, e mi ha risposto un evasivo "Bene".
Dopo il secondo incontro mi ha guardata aspettandosi che le chiedessi qualcosa e sperando che non lo facessi. Conosco bene quello sguardo.
E' lo sguardo di chi non vuole dire a sua madre che all'incontro con la psicologa non ha fatto altro che parlare di sua madre.

Io lo dico spesso, alla mia dottoressa: credo di essere una madre decente, con eccelsa, ma nemmeno pessima, ma tanto, sicuramente, arriverà il giorno in cui le mie figlie scatafasceranno davanti a uno psicologo tutte le nefandezze che ho fatto patire loro. Forse il momento è arrivato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mio figlio mi ha chiesto di firmare il modulo
l'ho fatto
ho cercato di fare tutto il possibile per non essere come mia madre
non credo sia bastato
come diceva mio figlio da piccolo: ho fatto come sono brava capace
adesso è tutto nelle mani della psicologa
e speriamo bene per lui
:)
marina da torino

Anonimo ha detto...

A 22 anni ho fatto, di nascosto, psicoterapia per il rapporto con la mia famiglia.
Non è bastato: ancora dopo 25 anni le dinamiche non sono affatto cambiate.
Anch'io come Marina ho sperato e cercato di essere quanto più diversa da mia madre.
Se, forse è meglio essere realista e dire "quando", mio figlio mi dirà qualcosa sul ns. rapporto che mi farà male spero solo di non reagire come lei.
L'ho già avvertito che non dovrà mai sentirsi in colpa a causa mia: "io ti ho donato la vita
con immenso amore e non dovrai mai sentirti in debito con me". L'esatto opposto dei miei.
Cinzia