15/04/20

La coda al supermercato

Per varie ragioni, sono io quella deputata a fare la spesa in casa. Inizialmente faceva parte di un accordo tra Rerun e me, all'interno del paragrafo sulla suddivisione dei carichi economici nel nostro "accordo tra coinquilini" (non è vero, è una citazione da The big bang theory!), poi è diventata una necessità, visto che lui è stato - nell'ordine - malato, moribondo, ricoverato, convalescente, ma da qualche tempo si era trasformata nella mia opportunità di fuga da casa, di cinque-minuti-di-solitudine.
Non fosse che ormai, da qualche settimana, davanti al supermercato vicino casa c'è la fila. Lunga. Lenta. Anziana.

Sì, perché io non so se davvero abitiamo in un quartiere di anziani (ma in teoria non dovrebbe, visto che è una zona nelle adiacenze del politecnico, quindi - al contrario! - dovrebbe essere piena di giovani) oppure se è vero quello che si legge in giro, cioè che i più indisciplinati sono proprio gli anziani, che escono mille volte al giorno con ogni pretesto, e vanno a ingolfare la fila al supermercato.
Un po' li capisco. Sicuramente sono soli, e pur di non stare da soli in casa preferiscono stare due ore in piedi in fila al supermercato, però non sempre riescono a farmi tenerezza, non tutti.
Perché gli anziani hanno quella straordinaria capacità, che è propria anche dei bambini, di far passare l'interlocutore attraverso tutta la gamma dei sentimenti possibili, dal migliore al peggiore, nell'arco di una manciata di minuti.
La vecchina tutta bianca, lievemente ingobbita, imbacuccata e truccata, pettinata, che la vedi in coda poco prima di te e ti fa tenerezza perché lo capisci che è da sola, sicuramente vedova, avrà i figli lontani, vede poco i nipoti, non ha nemmeno dimestichezza con la tecnologia quindi in questi tempi di isolamento il massimo a cui ha potuto ambire è stato la maggiore frequenza delle telefonate da parte dei familiari. Ti viene quasi da chiederle dove abita, per stare lì vuol dire che abitate vicine, e magari se vuole, se ha bisogno di qualcosa in urgenza, può chiamarti, che magari il figlio abita a 50 km e prima che arrivi lei fa in tempo a morire, ed ecco, sei lì col cuore gonfio di amore, di buone intenzioni, di desiderio di essere d'aiuto, che un giorno pure tu sarai vecchia e sola e magari avrai bisogno dell'aiuto di una sconosciuta, e stai lì - dicevo - a riempirti di calore umano pronto ad esprimersi quando la vecchina parla. E comincia a borbottare. Non ce l'ha con quelli in fila, e nemmeno con quelli del supermercato. Ce l'ha con "loro", quelli che governano, che tanto a loro gliela portano a casa la spesa, che sono bravi a dire che chiudono tutto perché tanto a loro lo stipendio non manca, e hanno chi fa tutte le cose al posto loro, e non hanno certo bisogno di andare nei negozi, non gli serve che i negozi siano aperti, perché anzi a loro fa comodo questa situazione, che si sta svecchiando l'Italia, che vedrai quanto risparmieranno nei prossimi anni di pensioni che non dovranno versare a tutti i vecchietti che hanno fatto morire, ma a lei mica la fregano, no, no, lei non muore, lei morirà soltanto quando lo decide lei, perché ha lavorato per 40 anni e ha deciso che deve prendersi la pensione per almeno 30 e sottolinea il concetto con un elegante gesto dell'ombrello.
Ecco, di per sé poteva essere quasi simpatica. Quasi. Ma da il via alla sagra delle ovvietà complottare da parte di tutti gli altri coetanei, per cui no, non è per niente simpatica. Lo spirito di Madre Teresa che ti aveva pervaso si trasforma in quello fuori stagione del Grinch.

Mi piace, in genere, fare la spesa, anche se significa fare la fila per almeno un'ora. E contro i discorsi dei vecchi mi sono schermata. Metto le cuffie e ascolto musica.

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