"Ne sei sicuro?"
"Sì, voglio che resti"
Ieri sera ho passato la notte dal Capitano.
Ho avuto due mezzi attacchi di panico, uno al mattino presto e uno mentre salivo in ascensore a casa sua, e poi poco fa, tornando a casa mia, ma tutto nella norma.
E' stato tutto molto bello, molto naturale, molto divertente. Io mi meraviglio ogni momento di più della assurda sintonia che ho con quest'uomo, anche nelle cose più sceme.
Io ho lavorato sia al mattino che al pomeriggio, sono arrivata a casa mia alle 18, mi sono resa presentabile, ho ficcato pigiama e spazzolino in una borsa e sono andata da lui, ma ero distrutta.
Lui è stato dolcissimo e accudente, esattamente come avrei desiderato. Dopo cena ha suonato la chitarra per me, alcune delle canzoni che gli fanno pensare a noi, ed io ho cantato con lui. E' stato meraviglioso.
Tenevo a stento gli occhi aperti ma non mi volevo perdere nemmeno un istante di quella notte che, parafrasando Hitch, spero proprio che sia "l'ultima prima notte".
Non ho dormito granché e non certo per quei motivi hard che è facile immaginare. Era l'ansia, l'agitazione, il letto nuovo, la situazione nuova. Ma abbiamo parlato molto, abbiamo riso tantissimo e ci siamo amati con leggerezza.
Di questo avevo bisogno: di leggerezza. Che non è certamente superficialità, ma è la capacità di ridere insieme, di guardarsi e prendersi senza paranoie inutili, senza aspettative, senza pensieri pesanti, con gioia e con il sorriso sulle labbra. E come va, va. Chissenefrega del risultato, l'importante è essere stati insieme, presenti l'uno per l'altro, a viversi reciprocamente.
Io sono innamorata persa.
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