"Lucy, ma tu scrivi davvero così?"
"Così come?"
"Così male. Disordinato, incomprensibile, ingarbugliato"
"Hai descritto perfettamente il mio essere"
"Ma finiscila. Probabilmente è perché non ti sei laureata"
"Eh?!"
"Se tu avessi finito l'università di sicuro avresti imparato a scrivere più pulito e ordinato, a prendere appunti, a presentare testi agli insegnanti..."
"A parte il fatto che la tua è una discriminazione razzista che non sta neanche in piedi perché, senza scomodare i luoghi comuni sui medici, conosco tanta gente laureata che ha una calligrafia scarabocchiata più della mia; ma poi da quale piedistallo pretendi di conoscere le cause della mia grafia disordinata? Stai asserendo che dovuta a una mia presunta mancanza di esercizio. Ebbene, ragazzino insolente del quale proteggo l'identità perché sono una signora, sappi che io ho scritto a mano su quadernoni i miei primi romanzi, che ho scambiato centinaia di lettere vere di carta con almeno una decina di corrispondenti diversi, italiani e stranieri, e che ad oggi prediligo carta e penna ai supporti tecnologici per prendere appunti, liste della spesa ecc"
"Uh, e non c'è bisogno che ti arrabbi"
"Che poi, scusami, ma adesso voglio vedere com'è la tua di calligrafia"
"Io scrivo pulitissimo e ordinatissimo"
"È vero. Sembra scritto coi trasferelli"
"Ecco"
"Beh, dai. La calligrafia è la perfetta rappresentazione del nostro essere. La tua rispecchia la tua mania ossessiva per il perfezionismo, la mia riflette il senso di disagio e inadeguatezza che ha da sempre accompagnato la mia vita"
Il "ragazzino insolente" non è neppure tanto ragazzino, ma io sono troppo buona.
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