A Bagheria avevamo una chiesa vicinissima, quasi dentro casa, al punto che quando suonavano le campane non potevamo fare nulla oltre ascoltare: non si sentiva la TV, la musica, non si poteva parlare al telefono né far addormentare le bambine. Era fastidioso oltre ogni limite.
Per parecchi anni, inoltre, il salone parrocchiale estata la sede della banda cittadina, dunque nelle sere primaverili, estive e autunnali, ossia quando sia loro che noi tenevamo le finestre aperte, ascoltavamo le loro prove. Era noioso sentirli ripetere più e più volte lo stesso attacco, ma erano bravi e diventava piacevole.
Durante il primo anno a Torino, abitando su un grande incrocio, l'unico suono proveniente da fuori erano le sirene Delle ambulanze e i rumori di traffico a tutte le ore del giorno e della notte.
Qui a casa nuova, invece, essendo su una traversa, in una zona più ritirata e a maggiore distanza dai semafori, non sentiamo quasi nulla (tranne la neonata del primo piano con le coliche del lattante).
Abbiamo anche una chiesa vicinissima, ma queste chiese piemontesi sono perfettamente in linea con la personalità degli abitanti: discrete. Le campane suonano solo due o tre volte al giorno, e per pochissimo tempo.
Ma dall'altro lato della strada, la grande rivelazione è l'accademia di danze popolari. La banda "classica" dal repertorio poliedrico è stata soppiantata dalla fisarmonica a palla. E se mi affaccio al balcone della cucina li vedo anche gli arzilli vecchietti che si spaccano di mazurche. Adorabili.
Siamo tornate a vivere in un vontcont simile a quello di Bagheria, ma con la caratterizzazione torinese. Non è malaccio.
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