Quando alla fine dell'estate 2018 Matilde mi ha chiesto di portarla al concerto di Ed Sheeran, io non l'ho escluso a priori. Le ho detto: vediamo le date, vediamo dov'è e poi decidiamo.
Poi sono state pubblicate le date e le città e la più comoda è stata quella di Firenze, dove c'è mio fratello, l'ex sKafazzato, che da un paio d'anni vive e lavora lì.
La data però, il 14 giugno, era una scommessa contro la sorte per quel che riguardava gli esami a scuola. Il costo, inoltre, non era proprio proibitivo, ma nemmeno incoraggiante. Lo zio sKafazzato ha assunto il ruolo di "zio d'America" e ha detto che gliela portava e i biglietti glieli regalava lui. Tanto, se per qualche ragione (esami a scuola) non si sarebbe potuto più fare lui ci avrebbe messo un minuto a rivenderseli.
E così passano i giorni e i mesi e questo pensiero del concerto di Ed Sheeran è stato la carota appesa al bastone davanti all'asinello per farlo camminare. L'ansia per gli esami si era trasformata in ansia perché nessuno scritto fosse calendarizzato per il 14, perché altrimenti Matilde il treno lo doveva prendere nel pomeriggio e sarebbe arrivata la sera e magari non avrebbe fatto in tempo a trovare un buon posto sul prato.
A fine aprile il calendario degli esami ci rasserena e compriamo il biglietto del treno. A costo di spendere di più, scegliano un frecciarossa. In tre ora arriva, fa solo tre fermate, passeggeri soltanto per lunghi tragitti. Insomma, fermo restando che il mostro si annida ovunque, era la soluzione più sicura perché una ragazzina di 13 anni e mezzo andasse e tornasse viva e senza perdersi chissaddove.
Arriva la mattina del 14. Nei suoi occhi c'erano l'entusiasmo e la paura di chi sta per fare una cosa bellissima che desidera da tempo ma che non ha mai fatto prima.
"Ciao Matilde, buon viaggio. Divertiti e goditela, ma mi raccomando: torna sana, salva e illesa nel corpo e nello spirito".
Ebbene, l'ha fatto.
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