07/03/19

Il fantasma

I Bambini dormono. Mi metto anche io in standby. Inizio ad ascoltare l'audiolibro che ho iniziato nei giorni scorsi, ma lo sto trovando lento e noioso. Apro Spotify, scelgo Pollini che suona Chopin. Mi distendo sul divano, ho un po' di mal di testa, spero che i due mi lascino riposare almeno un'ora. Metto gli auricolari e chiudo gli occhi.
Inizia un notturno. Non è tra quelli che conosco a memoria, dunque ascolto con attenzione, provando a visualizzare le mani del pianista che si muovono sui tasti, ma qualcosa distoglie la mia attenzione. Ho sentito un rumore.
Metto in pausa, mi alzo, tolgo gli auricolari, vado in camera dei Bambini. Dormono.
Torno in soggiorno. Mi dico che sarà stato un rumore al piano di sopra. Rimetto auricolari e musica. Chiudo di nuovo gli occhi, ma nemmeno il tempo di riprendere l'ascolto che sento di nuovo un rumore. Mi metto a sedere e guardo nella direzione della cameretta. Nessun movimento, la porta è chiusa. Eppure lo sento. Sembra un respiro, un sospiro, un singulto. Abbasso il volume negli auricolari e mi muovo per casa, per scoprire da dove arriva, perché se riesco a sentirlo insieme alla musica dev'essere molto forte, e invece no, scompare.
Rimetto il volume alla stessa altezza di prima ed è allora che lo sento di nuovo. Ed è allora che capisco.
È Maurizio Pollini che sospira, mentre suona. Ed è cosi che lo vedo tutto, non soltanto le sue mani, e la poesia mi avvolge in pieno, nel doloroso ricordo di com'è faticoso suonare il pianoforte.

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