Forse è la classica immagine del trovarsi immerso in qualcosa e non farci caso. Mica ci rendiamo conto di essere circondati dall'aria. Ecco, forse è proprio così.
Dopo più di 11 anni letteralmente "l'ultimo arrivato" mi fa notare certe evidenti contraddizioni del mio comportamento nei riguardi di Schroeder, ed io dapprima scatto sulla difensiva, penso che nessuno può davvero capire certe situazioni così intime perché le vede solo dall'esterno, ma poi ci rifletto, mi soffermo a pensare e - ammetto - anche grazie a quel tono duro e secco che mi arriva quasi giudicante e aggressivo, mi fermo veramente per un istante.
Ok, la persona in questione ha uno sguardo molto esterno; io - paradossalmente - oriento lo sguardo all'interno, ma proprio fin nei meandri più profondi e oscuri della mia persona, del mio sentire, dei miei pensieri. Ed è lì che arriva la sorpresa. Nonostante sia l'ultimo arrivato, ha ragione.
E allora non vado in crisi, non mi colpevolizzo, non recrimino e niente di tutto questo, ma mi esplode una domanda in testa: in questi 11 anni in quanti hanno pensato queste cose di me? Probabilmente in molti. Ma nessuno me l'aveva mai detto in maniera così secca.
Io continuo a vivere il rapporto con Schroeder come facevo quando ero sua moglie, tranne che per tutti gli aspetti amorosi del caso.
Il sudditismo servile, la reverenza adorante, il facilitargli tutto il possibile. Non è cambiato niente.
"Lui con te si è comportato in modo orribile e disgustoso e tu ancora ti comporti con lui come se fossi la sua casalinga".
Ecco, questa è stata la frase-bomba.
Allora ho cominciato col riconoscere che quello che io chiamo "affetto", o "stima reciproca", o "affinità intellettiva", in realtà non è altro che una dipendenza. La mia.
La prima risposta che mi sono data è che io pago ancora lo scotto di essere economicamente dipendente da lui, ma poi mi sono chiesta: ma davvero io economicamente dipendo da lui? Ma ne sono proprio sicura?
E allora ho deciso che da oggi si cambia registro.
Voglio liberarmi di lui davvero.
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