Ci ho pensato ogni giorno, ma ho considerato sciocco sforzarmi di scrivere se non sentivo di avere nienre da dire. A dire il vero, non sentivo proprio niente.
Ho avuto un picco discendente. Non lo definirei propriamente "crollo", perché quelle come me non possono permettersi di crollare, o meglio, hanno troppo buon senso per costringersi a non farlo, perché sanno che insieme a loco andrebbe giù tutta la baracca.
Non dormo bene. Faccio fatica ad addormentarmi. Sono esausta, ma sto le ore a girarmi e rigirarmi nel letto, e quando mi addormento faccio sogni agitati, angoscianti, come minimo siamo malati, oppure stiamo fuggendo, o, più spesso, ci inseguono per controllarci l'autocertificazione che non abbiamo, roba che quando glieli racconto le mie figlia si rotolano dal ridere per l'assurdità di certi contesti. Le giornate sono faticose e difficili. Mi trascino di stanza in stanza, resistendo alla voglia di dormire nella speranza che la sera possa addormentarmi, e invece no, appena mi metto a letto sono sveglia come un grillo.
Di cosa ha paura?
mi ha chiesto proprio ieri la psicologa. Ecco: di cosa ho paura? Di ripartire.
Il blocco totale è stato soffocante, ma dopo i primi tempi di destabilità, si è rivelato uno stato dai contorni ben chiari e definiti: devi stare a casa, rassegnati, non c'è alternativa.
Adesso, però, si avvicina l'apertura, la ripresa, ed io non ho le forze per ripartire. Il "là fuori" mi preoccupa e mi spaventa.
Mi spaventa l'eventualità di ammalarmi, io o qualcuno dei miei cari. Mi spaventa l'incertezza lavorativa che ancora mi tiene in pugno: si potrà ricominciare, prima o poi, a fare attività ludico motoria in gruppo? E se anche si potesse, quante famiglie sarebbero disposte a rischiare - comunque - di far entrare potenzialmente in contatto i propri bambini con il coronavirus? Lo yoga vale questo rischio?
E quindi ecco la paura, di nuovo quella, sempre quella, ancora una volta: che ne sarà di me?
Ma su consiglio di chi mi assiste, sono ripartita.
Ho ripreso a svegliari tutte le mattine mezz'ora prima degli altri per riprendermi il mio spazio di solitudine, che in questi mesi mi è mancato come l'aria. Magari basta così, magari ce la faccio.
Nel dubbio, ho anche comprato una confezione di integratori di melatonina.
1 commento:
io ho sempre lavorato in smartworking, e pure mio marito.
Di fatto, quindi, non ci siamo mai fermati
però sono stata in casa. Tantissimo. Non sono mai uscita nemmeno per la spesa perchè ho fatto tutto online.
Eppure la ripartenza mi terrorizza.
Prima facevo fatica a stare in casa mezzo pomeriggio, ora invece mi sta proprio piacendo, mi godo le mie cose e casa mia e la mia famiglia. Faccio tutto con più calma, anche cose come cucinare o fare le pulizie.
E non riesco a vederla come una cosa negativa, a dir la verità
Forse questa pandemia ci insegnerà a vivere in modo più "rilassato"?
Posta un commento